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I Cavalieri dello Zodiaco: La Leggenda del Grande Tempio
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Visto giusto ieri sera al cinema (tra parentesi semi deserto, e poi ci lamenta del poco interesse che i publishers hanno nei confronti del popolo nostrano). Che dire? Troppo materiale da racchiudere in poco tempo, con conseguenti tagli "lineari" che personalmente fanno un po' storcere il naso. Concordo sulla funzionalità di personaggi come il nuovo Scorpion, meno sul discorso legato alla psicologia di Pegasus che, in fondo in fondo, si è sempre dimostrato una testa calda incline anche "al cazzeggio".
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Vi posto la recensione che ho scritto qualche giorno fa e che lo stesso Ivo De Palma (voce di Pegasus/Seiya) ha condiviso tra le tante:
Per celebrare il 40esimo anniversario di carriera del fumettista giapponese Masami Kurumada, è stato realizzato nel 2014 un film d’animazione in grafica computerizzata basato sulla sua opera più famosa, Saint Seiya, opera meglio conosciuta tra i confini nostrani come I Cavalieri dello Zodiaco. Nata negli anni ’80, la serie trovò presto il successo grazie ad un affascinante connubio tra la cultura occidentale, rappresentata dalla mitologia greca e dalla cavalleria medievale, e quella orientale, morale e spirituale. Ma il vero apice di popolarità, fu tuttavia raggiunto con la serie animata la quale, impreziosita in particolar modo dal character design del compianto Shingo Araki, rese celebre il lavoro di Kurumada in tutto il mondo. Noi bambini italiani, riferendoci alla generazione nata negli anni ottanta, non facemmo eccezione e, tramite la trasmissione dei Cavalieri dello Zodiaco sulle reti televisive private, ci innamorammo delle gesta dei protettori della dea Atena reincarnatasi per proteggere la Terra. Il trionfo fu poi tale da convincere l’azienda Giochi Preziosi a distribuire in Italia le statuine, con annesse armature, di tutti i cavalieri delle varie serie animate che compongono la saga, prodotti che nel tempo sono diventati veri e propri oggetti di culto per i fan. Ma ritorniamo al film.
La pellicola, realizzata l’anno scorso, e distribuita a gennaio 2015 in Italia, prende il nome de I Cavalieri dello Zodiaco: la leggenda del grande tempio. Come da titolo, la trama si ispira alla prima parte del fumetto/serie animata di Saint Seiya, per poi però proporsi al pubblico attraverso una rivisitazione narrativa della stessa, finalizzata chiaramente, per forma e tempi, ad un target cinematografico. La prima cosa da dire è che il lungometraggio in questione, è si un reboot, ma rimane fondamentalmente un prodotto per gli appassionati. Troppo poche infatti sono le variazioni a livello di personaggi ed eventi originali, per quanto i fan più fondamentalisti abbiano da ridire, per argomentare uno stravolgimento in positivo o in negativo della storia originale. Gli autori hanno lavorato di leggerezza e in linea di massima, evitando spoiler inutili, possiamo dire che l’evoluzione della storia è la medesima. Si può invece obiettare maggiormente per quanto concerne la semplificazione generale delle vicende tradizionali, semplificazione molto probabilmente eccessiva. Era palese che sintetizzare l’intreccio narrativo dei cavalieri, non tanto per complessità ma per la fitta miriade di citazioni e personaggi, sarebbe stato compito arduo e infatti così è stato. Nell’ora e mezza di proiezione totale, le vicende si susseguono facendo balzi impropri, non solo a livello di plot, ma anche a livello di montaggio avendo come risultante una regia che va avanti, alle volte per inerzia, alle volte per banalizzazione. Nella visione globale da spettatore, come reazione, nasce spontanea la necessità di ulteriori approfondimenti, se non nei personaggi di contorno, almeno nei protagonisti. Per esempio sarebbe stato interessante far più luce sul legame affettivo tra Pegasus e Lady Isabel, nel film solo suggerito, o sui rapporti tra i cavalieri di bronzo. Invece il pubblico viene letteralmente spostato da una parte e dall’altra con troppa facilità ed è anche per questo motivo che si può facilmente affermare che siamo davanti ad un lavoro fatto principalmente per gli appassionati ovvero coloro la cui conoscenza di base va a tappare tutte le eventuali falle e forzature. Ciò nonostante va annotato, allo stesso tempo, uno sforzo finalizzato a rendere più accessibile la serie a fette di pubblico differenti. Scegliere un character design meno adulto, rispetto alla fortunata controparte del passato, è sintomo di un tentativo architettato per far conoscere l’epopea dei cavalieri anche ad un bacino di fruitori più giovani. Del resto, gli stessi personaggi originari di Kurumada, per quanto addestrati e destinati ad una cruda logica del combattimento tragicamente greca quanto giapponese, erano dei ragazzini. Nella leggenda del grande tempio si fa quindi tutto più ironico e giocoso, per non dire grottesco, cercando di stabilire relazioni umane e tenzoni semplificati ma genuini, nel bene e nel male. Ogni duello, per esempio, porta sempre ad una rivalutazione in positivo di tutti gli antagonisti, anche del più malvagio e a tal proposito, anche in questa sede, gli estimatori più estremisti magari avranno da ridire, ma siamo davanti ad un prodotto indirizzato al formato, ai tempi e soprattutto alla platea del cinema.
Esteticamente non possiamo gridare al miracolo ma è altresì ingeneroso impostare paragoni con concorrenze straniere che possono vantare risorse economiche e risposte di pubblico inarrivabili. Fatta questa premessa, lo stile grafico scelto è comunque piacevole ed efficace. Concentrandoci sulle armature e sulle architetture, rispetto a quelle originali, si è deciso di inserire altri elementi. Mentre in passato conviveva un equilibrio tra tradizione giapponese e greca, rispettivamente nelle corazze e nelle scenografie, stavolta si sono aggiunti anche altre fonti d’ispirazione come per esempio il modernismo catalano della chiesa della Sagrada Familia di Barcellona, rintracciabile nel Santuario di Atena. Oppure il panorama stesso delle dodici case dello zodiaco, una metropoli tanto futuristica quanto esotica, più che un luogo della Grecia classica, fatto da ieratismo e sacralità. Le armature, per quanto fedeli formalmente a quelle originali, si fanno più organiche al punto da diventare veri e propri esoscheletri. Pegasus stesso, nel finale, si trasformerà letteralmente nel cavaliere del Sagittario lasciandovi immaginare, per chi non l’avesse ancora visto, cosa significhi. Dal punto di vista sonoro invece, si registrano musiche di sottofondo mai invasive ma neanche particolarmente memorabili. Io avrei optato per riproporre i temi ricorrenti della serie animata, noti sì ai fan, ma comunque molto funzionali. Probabilmente, l’operazione reboot ha riguardato anche queste scelte.
Arriviamo infine al doppiaggio premettendo che, il gran successo dei cavalieri in Italia, è stato contribuito anche per merito dei dialoghi e delle voci a suo tempo curate e dirette rispettivamente da Stefano Cerioni ed Enrico Carabelli. Anche per questo film, gli autori si sono affidati saggiamente alle stesse voci di sempre e, nonostante si crei un cortocircuito tra personaggi fanciulleschi e i rispettivi timbri adulti, il lavoro è riuscito. Se infatti in passato, la ricchezza del doppiaggio era stata nell’aggiungere un clima aulico e cavalleresco assente nella controparte giapponese, a questo giro, la sfida risiedeva nel liberarsi delle precedenti sovrastrutture poetiche per adattarsi a figure giovanili, gag demenziali e battute incisive. Come detto, la scelta si è rivelata saggia. Guidati dalla voce di Pegasus, Ivo De Palma, i professionisti in questione si sono dimostrati come sempre molto affiatati e pienamente a loro agio nei personaggi che, d’altro canto, loro stessi hanno concorso a plasmare riuscendo a passare da registri elevati a registri bassi senza perdere terreno sul lato introspettivo. Un applauso quindi a tutto il cast principale che tanto si è fatto amare nel corso di decenni: Danja Cericola, Marco Balzarotti, Luigi Rosa, Tony Fuochi, Andrea de Nisco.
Conclusione
I Cavalieri dello Zodiaco: la leggenda del grande tempio è un film fatto dai fan per i fan. Come già hanno detto in molti, un omaggio alla serie originale. Tuttavia è anche il primo film dei cavalieri che arriva in Italia e, per l’occasione esclusiva, andrebbe visto solo per questo anche per promuovere l’importazione futura in Italia di altri prodotti nipponici nei cinema. Non è affatto un capolavoro né un colpo di freschezza, ripercorre la struttura dei film animati che si sono susseguiti nel tempo, ed anzi, in più parti avrebbe meritato una maggior profondità. Se siete degli appassionati di lunga data, tuttavia, non potete assolutamente perdervelo. L’effetto amplificatorio della sala cinematografica, unico al ricordo, vi farà infatti commuovere. Sarete ancora una volta tutti lì, uniti in sala, per Atena.
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Io sono andato ieri sera.
Sono andato un po' privo di aspettative e di pregiudizi, così come ero andato a vedere Capitan Harlock. Per fortuna, dove sono andato io la sala era mezza piena, e non era proprio piccola.
Lo stile grafico a me non è piaciuto, troppo emo adolescenziale. In alcuni momenti mi sono chiesto cosa stessi guardando, tra il maggiordomo macchietta e Cancer ridicolo e imbarazzante anche per una parodia di un film Disney.
Il doppiaggio non sarebbe male, se non fosse che ragazzini di 16 anni hanno voci di 40enni, risultando totalmente irreali e senza la minima credibilità. Avrei preferito un cambio di voci piuttosto che sentir parlare dei ragazzini con voce da adulti.
Per me è un film che può andar bene per un pubblico di adolescenti.
Parlo da non fan sfegatato della serie.
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Ragazzi, è un film dei Cavalieri dello Zodiaco. Non potete aspettarvi nè la qualità dei film d'animazione di livello mondiale (non esiste una rispota di pubblico che finanzi la cosa) nè qualcosa di uguale al passato eh. Altrimenti ci rivediamo i vecchi film animati, di nicchia, e fine della predica. Purtroppo al cinema non conta la passione ma i numeri. Hanno provato a fare qualcosa di diverso, appunto, per avvicinarsi anche ai più giovani. E ne parlo da fan di lunga data. Se non andiamo a vedere sti film, è difficile poi che i distributori ne portino di migliori in Italia e ci dobbiamo cuccare Ralph Spaccatutto di turno.
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Io non mi aspettavo un film dello Studio Ghibli e di film mediocri, ma che avevano un qualcosa di interessante, ne ho visti tanti.
Capisco il discorso del supporto, e per questo sono stato contento di averlo visto al cinema e sicuro a febbraio andrò a vedere Lupin vs Conan, però questo non cambia il mio giudizio.
Ad esempio visto Capitan Harlock, e per me quello era un ottimo prodotto, nonostante le differenze con la serie.
Io non discuto la storia, ci mancherebbe, io discuto il modo di raccontarla e alcune scelte, che se fossero state fatte in maniera differente avrebbero reso il film godibile anche da chi ha passato la pubertà da almeno 10 anni.
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Originariamente Scritto da Samvise Visualizza MessaggioIo non mi aspettavo un film dello Studio Ghibli e di film mediocri, ma che avevano un qualcosa di interessante, ne ho visti tanti.
Capisco il discorso del supporto, e per questo sono stato contento di averlo visto al cinema e sicuro a febbraio andrò a vedere Lupin vs Conan, però questo non cambia il mio giudizio.
Ad esempio visto Capitan Harlock, e per me quello era un ottimo prodotto, nonostante le differenze con la serie.
Io non discuto la storia, ci mancherebbe, io discuto il modo di raccontarla e alcune scelte, che se fossero state fatte in maniera differente avrebbero reso il film godibile anche da chi ha passato la pubertà da almeno 10 anni.
Dopo siamo d'accordo, è un film per ragazzi perchè si è cercato anche di conquistare nuove generazioni ma il fatto che tu non sia un fan dell'opera in questione, secondo me, spega un po' il tuo disappunto in generale. Capitan Harlock è un personaggio adulto da sempre, solitario e profondo, quella è la sua natura e forza. È più facile creare una storia indipendente per Capitan Harlock. Al contrario i cavalieri sono degli adolescenti e nel manga erano dei veri ragazzini così come Lady Saori (Lady Isabel), non si è mai approfondita la loro personalità o vita. È stato nella serie animata, grazie anche al doppiaggio italiano, che gli si è conferita un'aura molto più adulta e drammatica. Come ho detto, questa pellicola è un omaggio alla serie, per i fan: non si potevano condensare 73 puntate da 25 minuti ciascuna in un film di un'ora e mezza, con tutte le semplificazioni del caso e ringiovanendo l'atmosfera, senza dare per scontato che gli spettatori già conoscessero il tutto.
Ma infatti, se ci fai caso, sono molto più belli i film su Capitan Harlock perchè molto più specifici grazie alla natura di un singolo, grande protagonista, su cui concentrarsi. Coi cavalieri invece non puoi non prescindere dai duelli, superficializzando un po' tutto il resto. Da sempre. Questo film al cinema non fa eccezione, con la differenza che è rivolto anche ai più piccoli.Last edited by H Sakuragi; 16 January 2015, 15:15.
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