Allora... dopo averci pensato e ripensato a lungo ho deciso di pubblicare anche qui la mia FF, chiamata "Dragonball SF" (Saiyan Force). Vi avverto subito che il mio stile di racconto é piuttosto lento, ma ci saranno anche i combattimenti...
Spero che la mia storiella vi piaccia, ho fatto del mio meglio per descrivere le mie idee che mi ronzavano in testa. Per la lingua ho avuto vari aiuti, dopotutto scrivere una cosa cosi lunga in italiano non mi é capitata dai tempi delle superiori (no, nemmeno lì )
Bene, diamoci dentro, prego leggete e commentate!
x chi interessa la versione originale in lingua tedesca: http://www.dragonballz.de/fanfics
Prologo: il rapimento
Ad un tratto il silenzio era ritornato in quel posto in cui, solo alcuni attimi prima, regnava il caos. Perfino gli animali sembravano trattenere il respiro, si solo sentiva lo spirare fragoroso del vento, improvvisamente molto più freddo. Poco prima, Radish aveva colpito suo fratello Kakaroth, o Son Goku, come veniva chiamato dai terrestri, con una gomitata in piena faccia, quando quest’ultimo in un secondo di pazzia gli aveva mollato la coda. L’opportunità forse unica per Goku ed il suo nuovo alleato Piccolo di sconfiggere questo nemico troppo potente, il Saiyan Radish, era stata mandata al diavolo. Piccolo era rimasto talmente sconvolto dall’indulgenza compiuta dal suo nemico mortale che aveva perso la parola. Il colpo aveva scaraventato Goku molti metri indietro; il giovane ora si teneva la faccia dolente, mentre Radish si stava riprendendo e si avvicinava pian pianino al fratello con una smorfia.
“Un diota del genere non si trova facilmente, Kakaroth…! Ma ora basta con questa sceneggiata! Niente paura, mi prenderò io cura di tuo figlio…. Promesso. Farò di lui un fiero e coraggioso guerriero Saiyan!”
“N-No! Non te lo permetterò mai!”, fu l’ovvia risposta. Goku pensò a suo figlio di quattro anni e mezzo, che era rinchiuso in quella capsula, e a cosa gli sarebbe potuto capitare se suo fratello lo avesse preso con sé come promesso.
“Peccato che non me ne frega un fico secco di ciò che pensi tu! Tanto non lo verrai mai a sapere!”, rideva il Saiyan con aria oscura, alzando la mano destra. Una sfera d’energia compavea, pronta a scagliarsi sul nemico a terra, ma poi cambiò opinione. “No… sarebbe uno spreco di energie. Ti finirò cosi!”
Con grande gusto colpì varie volte suo fratello, senza alcuna pietà. Dopo una dozzina di calci suo fratello, suo stesso sangue, giaceva a terra gravemente ferito e con poche ossa ancora intatte in corpo. Ma era ancora vivo, segno della grande resistenza fisica della sua razza. Ma col passare del tempo non sarebbe sopravvissuto così, di questo Radish ne era certo. Doveva proprio dargli il colpo di grazia?
Prima che potesse prendere una decisione, lo scouter emise un suono, avvertendolo dell’attacco a sorpresa del muso verde di nome Piccolo. Con grande facilità scansò il calcio, colpendo poi il nemico alle costole che si frantumavano. Il guerriero verde rantolava e sputava sangue viola, precipitando a terra.
“Ah, quasi mi dimenticavo di te… bene, se ci tieni tanto, ti manderò per primo all’Inferno!”
Con grande fatica Piccolo si era alzato in piedi, vedendo con orrore che Radish aveva alzato la mano e scagliava in raggio energetico su di lui. Qual raggio lo trafisse al petto e lo scaraventò alcuni metri in aria. Da quel buco grande come un pugno il sangue viola sgorgò a fiumi, ma Radish notò con stupore che, nonostante ciò, era ancora in vita! Ma quel poco di vita si stava per estinguere, al pari del sangue: il Saiyan decise freddo di lasciarlo morire dissanguato.
Ritornando a Kakaroth, la vergogna del suo clan e della sua razza: giaceva ancora privi di sensi, coperto di sangue e sembrava che stesse solo aspettando il colpo di grazia. Ma qualcosa in Radish lo stava trattenendo, nuovamente gli tornò in mente l’immagine di suo padre, cosi simile a Kakaroth… Ma cos’era questo strano sentimento che lo stava irritando? Rispetto per suo padre, quel grande guerriero? O perfino amore fraterno, se poteva essere chiamato cosi? Radish fece una smorfia di disgusto e abbassò il braccio che aveva alzato con intento omicida.
Si girò di scatto e camminò verso la sua capsula spaziale, che si trovava ancora in mezzo del cratere di atterraggio. Poteva distinguere dell’esterno una ombra che si muoveva agitata nel suo interno: era qual marmocchio di suo nipote. Nuovamente il solo pensiero gli fece venire il voltastomaco… nella furia non aveva considerato una cosa: avrebbe dovuto resistere ben due settimane di volo assieme a quella peste! Cosa fare? Doveva chiamare Nappa per chiedergli di venire con una capsula automatica? No… così avrebbe fatto una figuraccia tremenda… E se avesse cambiato le impostazioni di stasi della capsula, cosicché anche la peste si addormentasse come lui? Si, forse era quella la scelta giusta.
Radish aprì il portone d’ingresso e subito afferrò il mantello del bambino che stava ancora piangendo disperato.
“Waahaaa!!! Lasciami! Lasciami in pace!!!”, gridó Gohan con una voce assordante.
“Silenzio! Ma come fai tu stesso a resisterti?! Dio… e tu saresti un Saiyan? Che diamine aveva in testa quello stupido di mio fratello?!”
Con la mano sinistra teneva lontano il marmocchio, che nella disperazione gli colpiva ripetutamente le ossa dell’avambraccio, stranamente questo gli faceva male. Le dite della mano destra volavano abilmente sopra i comandi della capsula, lo esaminò brevemente per valutare il peso e infine terminò i suoi calcoli. Un segnale acustico lo confermò, provocando un breve sorriso di soddisfazione sul viso di Radish. Un altro segnale invece lo irritò. Era lo scouter, che insisteva nell’indicare una forza combattiva di 700 punti in Gohan.
“Non rompere anche tu!… ne ho abbastanza….”, brontolò e attivò la comunicazione con entrambi gli apparecchi dei suoi compagni. Con una mano tappava la bocca al bambino prima di cominciare:
“Radish chiama Nappa! Rispondimi!”
“Qui Nappa. Che diavolo stai combinando?! Kakaroth è lì con te?”, voleva sapere subito l’altro Saiyan.
“No… si è rifiutato di collaborare. Ho dovuto eliminarlo. Al suo posto ho qui con me suo figlio…”, raccontò, escludendo la parte di grazia verso Kakaroth. Non poteva proseguire perchè veniva interrotto bruscamente dal altro Saiyan, Vegeta.
“Suo… figlio?! Ma perché? E… e poi chi sarebbe la madre?”
“Sicuramente una donna terrestre… Kakaroth si sentiva più terrestre e si è fatto una nuova vita qua. Non voleva venire con me neanche con la forza! Soffriva di amnesia o come si chiama…”
“Bah… fa come ti pare, sarai tu il responsabile di questo marmocchio. Ci ritroviamo sul pianeta Freezer 299! Vegeta chiude!”
Questo indicò il termine della comunicazione.
Radish osservava di nuovo Gohan che nel frattempo si era calmato e che tra le lacrime lo osservava per conto suo con aria molto curiosa.
“Come ti chiami?”, voleva sapere il guerriero con tono possente.
Il bimbo singhiozzava alcune volte e rispose esitante: “Son… Son Gohan…”
“Bah… io sono Radish. Da questo momento sono io tuo padre! Tu verrai con me!”
“Cosa? No…! Come…? Dov’è mio papà? Papaaaà!!!”, e ricominciò di nuovo a gridare a squarciagola e ad agitarsi.
“Non ci credo…! Silenzio ho detto! Ancora una volta e ti becchi un bel cazzotto! Dimentica Kakaroth, lui è morto! Morto, hai capito? Da ora in poi sarò io a badare a te!!! Ora saluta questo strazio di pianeta, farò di te un valoroso guerriero Saiyan!”
Gohan si spaventò non poco e cercò di sopprimere con forza questi singhiozzi, ma alla fine le lacrime continuarono a scendere. Ad un tratto guardò lo strano uomo con curiosità tipicamente infantile.
“Che cos’è Kakaroth? E cos’è un Saiyan?”
Radish scosse la testa sorpreso, quasi cominciava a ridere. Senza risposta azionò i comandi della capsula spaziale, si sedette sulla sedia di pilotaggio tenendo il bambino fermo sulla sue possente gambe, mentre impostava i dati del viaggio.
“Silenzio ora! Atterreremo fra due settimane, arrivati lì ti presenterò i nostri due compagni. Azionare il protocollo di partenza per Freezer 299!”
Prima che Gohan potesse protestare, la capsula partì e si lanciò in alto, dove scomparve nel cielo blu terrestre. Gohan si meravigliò della improvvisa stanchezza che lo pervase; prima ancora di rendersene conto, si era addormentato sulle dure gambe di suo zio. Questo fece un respiro di sollievo, gustandosi quel bel silenzio. Ma il pensiero al futuro lo fece rabbrividire: doveva occuparsi di un figliastro, ancora uno. Sarebbero stati tempi duri, ma per ora si gustava quelle due settimana di tranquillità.
Spero che la mia storiella vi piaccia, ho fatto del mio meglio per descrivere le mie idee che mi ronzavano in testa. Per la lingua ho avuto vari aiuti, dopotutto scrivere una cosa cosi lunga in italiano non mi é capitata dai tempi delle superiori (no, nemmeno lì )
Bene, diamoci dentro, prego leggete e commentate!
x chi interessa la versione originale in lingua tedesca: http://www.dragonballz.de/fanfics
Prologo: il rapimento
Ad un tratto il silenzio era ritornato in quel posto in cui, solo alcuni attimi prima, regnava il caos. Perfino gli animali sembravano trattenere il respiro, si solo sentiva lo spirare fragoroso del vento, improvvisamente molto più freddo. Poco prima, Radish aveva colpito suo fratello Kakaroth, o Son Goku, come veniva chiamato dai terrestri, con una gomitata in piena faccia, quando quest’ultimo in un secondo di pazzia gli aveva mollato la coda. L’opportunità forse unica per Goku ed il suo nuovo alleato Piccolo di sconfiggere questo nemico troppo potente, il Saiyan Radish, era stata mandata al diavolo. Piccolo era rimasto talmente sconvolto dall’indulgenza compiuta dal suo nemico mortale che aveva perso la parola. Il colpo aveva scaraventato Goku molti metri indietro; il giovane ora si teneva la faccia dolente, mentre Radish si stava riprendendo e si avvicinava pian pianino al fratello con una smorfia.
“Un diota del genere non si trova facilmente, Kakaroth…! Ma ora basta con questa sceneggiata! Niente paura, mi prenderò io cura di tuo figlio…. Promesso. Farò di lui un fiero e coraggioso guerriero Saiyan!”
“N-No! Non te lo permetterò mai!”, fu l’ovvia risposta. Goku pensò a suo figlio di quattro anni e mezzo, che era rinchiuso in quella capsula, e a cosa gli sarebbe potuto capitare se suo fratello lo avesse preso con sé come promesso.
“Peccato che non me ne frega un fico secco di ciò che pensi tu! Tanto non lo verrai mai a sapere!”, rideva il Saiyan con aria oscura, alzando la mano destra. Una sfera d’energia compavea, pronta a scagliarsi sul nemico a terra, ma poi cambiò opinione. “No… sarebbe uno spreco di energie. Ti finirò cosi!”
Con grande gusto colpì varie volte suo fratello, senza alcuna pietà. Dopo una dozzina di calci suo fratello, suo stesso sangue, giaceva a terra gravemente ferito e con poche ossa ancora intatte in corpo. Ma era ancora vivo, segno della grande resistenza fisica della sua razza. Ma col passare del tempo non sarebbe sopravvissuto così, di questo Radish ne era certo. Doveva proprio dargli il colpo di grazia?
Prima che potesse prendere una decisione, lo scouter emise un suono, avvertendolo dell’attacco a sorpresa del muso verde di nome Piccolo. Con grande facilità scansò il calcio, colpendo poi il nemico alle costole che si frantumavano. Il guerriero verde rantolava e sputava sangue viola, precipitando a terra.
“Ah, quasi mi dimenticavo di te… bene, se ci tieni tanto, ti manderò per primo all’Inferno!”
Con grande fatica Piccolo si era alzato in piedi, vedendo con orrore che Radish aveva alzato la mano e scagliava in raggio energetico su di lui. Qual raggio lo trafisse al petto e lo scaraventò alcuni metri in aria. Da quel buco grande come un pugno il sangue viola sgorgò a fiumi, ma Radish notò con stupore che, nonostante ciò, era ancora in vita! Ma quel poco di vita si stava per estinguere, al pari del sangue: il Saiyan decise freddo di lasciarlo morire dissanguato.
Ritornando a Kakaroth, la vergogna del suo clan e della sua razza: giaceva ancora privi di sensi, coperto di sangue e sembrava che stesse solo aspettando il colpo di grazia. Ma qualcosa in Radish lo stava trattenendo, nuovamente gli tornò in mente l’immagine di suo padre, cosi simile a Kakaroth… Ma cos’era questo strano sentimento che lo stava irritando? Rispetto per suo padre, quel grande guerriero? O perfino amore fraterno, se poteva essere chiamato cosi? Radish fece una smorfia di disgusto e abbassò il braccio che aveva alzato con intento omicida.
Si girò di scatto e camminò verso la sua capsula spaziale, che si trovava ancora in mezzo del cratere di atterraggio. Poteva distinguere dell’esterno una ombra che si muoveva agitata nel suo interno: era qual marmocchio di suo nipote. Nuovamente il solo pensiero gli fece venire il voltastomaco… nella furia non aveva considerato una cosa: avrebbe dovuto resistere ben due settimane di volo assieme a quella peste! Cosa fare? Doveva chiamare Nappa per chiedergli di venire con una capsula automatica? No… così avrebbe fatto una figuraccia tremenda… E se avesse cambiato le impostazioni di stasi della capsula, cosicché anche la peste si addormentasse come lui? Si, forse era quella la scelta giusta.
Radish aprì il portone d’ingresso e subito afferrò il mantello del bambino che stava ancora piangendo disperato.
“Waahaaa!!! Lasciami! Lasciami in pace!!!”, gridó Gohan con una voce assordante.
“Silenzio! Ma come fai tu stesso a resisterti?! Dio… e tu saresti un Saiyan? Che diamine aveva in testa quello stupido di mio fratello?!”
Con la mano sinistra teneva lontano il marmocchio, che nella disperazione gli colpiva ripetutamente le ossa dell’avambraccio, stranamente questo gli faceva male. Le dite della mano destra volavano abilmente sopra i comandi della capsula, lo esaminò brevemente per valutare il peso e infine terminò i suoi calcoli. Un segnale acustico lo confermò, provocando un breve sorriso di soddisfazione sul viso di Radish. Un altro segnale invece lo irritò. Era lo scouter, che insisteva nell’indicare una forza combattiva di 700 punti in Gohan.
“Non rompere anche tu!… ne ho abbastanza….”, brontolò e attivò la comunicazione con entrambi gli apparecchi dei suoi compagni. Con una mano tappava la bocca al bambino prima di cominciare:
“Radish chiama Nappa! Rispondimi!”
“Qui Nappa. Che diavolo stai combinando?! Kakaroth è lì con te?”, voleva sapere subito l’altro Saiyan.
“No… si è rifiutato di collaborare. Ho dovuto eliminarlo. Al suo posto ho qui con me suo figlio…”, raccontò, escludendo la parte di grazia verso Kakaroth. Non poteva proseguire perchè veniva interrotto bruscamente dal altro Saiyan, Vegeta.
“Suo… figlio?! Ma perché? E… e poi chi sarebbe la madre?”
“Sicuramente una donna terrestre… Kakaroth si sentiva più terrestre e si è fatto una nuova vita qua. Non voleva venire con me neanche con la forza! Soffriva di amnesia o come si chiama…”
“Bah… fa come ti pare, sarai tu il responsabile di questo marmocchio. Ci ritroviamo sul pianeta Freezer 299! Vegeta chiude!”
Questo indicò il termine della comunicazione.
Radish osservava di nuovo Gohan che nel frattempo si era calmato e che tra le lacrime lo osservava per conto suo con aria molto curiosa.
“Come ti chiami?”, voleva sapere il guerriero con tono possente.
Il bimbo singhiozzava alcune volte e rispose esitante: “Son… Son Gohan…”
“Bah… io sono Radish. Da questo momento sono io tuo padre! Tu verrai con me!”
“Cosa? No…! Come…? Dov’è mio papà? Papaaaà!!!”, e ricominciò di nuovo a gridare a squarciagola e ad agitarsi.
“Non ci credo…! Silenzio ho detto! Ancora una volta e ti becchi un bel cazzotto! Dimentica Kakaroth, lui è morto! Morto, hai capito? Da ora in poi sarò io a badare a te!!! Ora saluta questo strazio di pianeta, farò di te un valoroso guerriero Saiyan!”
Gohan si spaventò non poco e cercò di sopprimere con forza questi singhiozzi, ma alla fine le lacrime continuarono a scendere. Ad un tratto guardò lo strano uomo con curiosità tipicamente infantile.
“Che cos’è Kakaroth? E cos’è un Saiyan?”
Radish scosse la testa sorpreso, quasi cominciava a ridere. Senza risposta azionò i comandi della capsula spaziale, si sedette sulla sedia di pilotaggio tenendo il bambino fermo sulla sue possente gambe, mentre impostava i dati del viaggio.
“Silenzio ora! Atterreremo fra due settimane, arrivati lì ti presenterò i nostri due compagni. Azionare il protocollo di partenza per Freezer 299!”
Prima che Gohan potesse protestare, la capsula partì e si lanciò in alto, dove scomparve nel cielo blu terrestre. Gohan si meravigliò della improvvisa stanchezza che lo pervase; prima ancora di rendersene conto, si era addormentato sulle dure gambe di suo zio. Questo fece un respiro di sollievo, gustandosi quel bel silenzio. Ma il pensiero al futuro lo fece rabbrividire: doveva occuparsi di un figliastro, ancora uno. Sarebbero stati tempi duri, ma per ora si gustava quelle due settimana di tranquillità.
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