Ciao sono BlahBlah questa è la mia prima one shot, non ho idea per il titolo, datelo voi. Faccio Kung Fu con Il Nicco. CND
due metri in una tutina aderente che si aggira ciondolante nei campi, non è certo roba da tutti i giorni in questa zona… ma quale zona, non so neanche dove mi trovo, non mi ricordo niente del mio passato, della mia famiglia, sempre che ne abbia una… di me. Quello che so è che mi sono svegliato ieri in un bosco. Ogni parte del mio corpo mi faceva patire le pene dell’inferno e mi sembrava di essermi svegliato dopo almeno un anno o più di sonno.
Il mal di testa mi riporta alla realtà.
Alcuni edifici iniziano a spuntare all’orizzonte. Una città. Una macchina sportiva mi sfreccia accanto. Dal mezzo una ragazza mi sorride per un attimo, poi scompare oltre la collina. Mi ricorderò sempre di lei. Un sorriso perfetto, occhi grandi e profondi, una folta chioma di lunghi capelli rossi. La sua folta chioma di capelli rossi. La mia folta chioma di capelli rossi. Mi portai subito la mano in testa. Niente. Ero un uomo alto più di due metri in una tutina aderente che si aggirava ciondolante nei campi e per più pelato. All’improvviso mi tornò un nome in testa, come raggio di sole fra le nuvole durante una tempesta al pescatore, mi diede una speranza:
il mio nome era Spopovitch.
Preso da un’infondata felicità mi misi a correre verso la città. Spopovitch, Spopovitch, Spopovitch! Ero come un bambino alla prima visita alle giostre. Smisi di correre solo dopo mezz’ora. Ero nel centro della città. Fra due palme era appeso un cartellone in sgargianti colori che recitava:
“26° Torneo Tenkaichi – iscrizioni aperte.”.
Guardai fra i cancelli dell’arena e vidi il ring. Mi tornarono alla mente alcune immagini. Il campione del mondo aveva vinto ancora una volta il titolo, si avvicinava al pubblico, si toglieva la giacca e la lanciava sulla folla esultante. Molti alzavano le mani per prenderla, ma alla fine fu un bambino con i capelli rossi a spazzola a ricevere il tesoro. La giacca del suo mito, il suo modello di vita, il ragazzino sarebbe diventato un lottatore, come il suo eroe, Jackie Chun. Quel bambino ero io. Tornato alla realtà notai alcuni bambini che mi guardavano dall’altro lato della strada. Inconsciamente, preso da chissà cosa, diede una testata al muro riducendolo in mille pezzi. I bambini urlarono festanti. Loro avevano bisogno di un eroe, un vero eroe.
2 Mesi Dopo: Mi affacciai sulla sala. Tutti i partecipanti del torneo Tenkaichi si stavano scaldando, mentre i giudici di gara preparavano i gironi di qualificazione. Guardai i lottatori, neanche uno era al mio livello. In questi due ultimi mesi mi ero allenato duramente e avevo capito che da quel giorno nel bosco non ero più lo stesso, qualcosa era diverso in me.
Mi avvicinai al campione del mondo in carica, Satan. Un buffone con una forza non paragonabile alla mia. Era inutile rimanere.
“Vorrei ritirarmi – dissi ad uno dei giudici di gara – il mio nome è Spopovitch”.
“Oh Spopovich! E’ dall’ultimo torneo che non ti si vede in giro”. Era uno dei nuovi allievi di Satan, Mutta. “Anche questa volta scapperai per non affrontare Satan, vero?”.
Con un improvviso calcio mi colpì al fianco, senza motivo. Non lo sentì neanche. Fece un salto mortale in aria e cadde in punta di piedi. Lo colpì con un pugno prima ancora che se ne rendesse conto. Attraversò la sala volando e si schiantò contro un muro. Tutta la sala mi guardava attonita.
“Vorrei ritirarmi per favore – dissi di nuovo ad un giudice di gara – il mio nome è Spopovitch”.
Mi avviai verso l’uscita della sala del torneo Tenkaichi, lì nessuno poteva competere con me. Dovevo cercare chi poteva sfidarmi, Jackie Chun. Ricordo con precisione che uscito dalla porta sentì da dietro un coro di sospiri di sollievo, fra tutti inconfondibile quello di Satan.
In questa situazione, il campione del mondo si era veramente dimostrato il migliore di tutti.
due metri in una tutina aderente che si aggira ciondolante nei campi, non è certo roba da tutti i giorni in questa zona… ma quale zona, non so neanche dove mi trovo, non mi ricordo niente del mio passato, della mia famiglia, sempre che ne abbia una… di me. Quello che so è che mi sono svegliato ieri in un bosco. Ogni parte del mio corpo mi faceva patire le pene dell’inferno e mi sembrava di essermi svegliato dopo almeno un anno o più di sonno.
Il mal di testa mi riporta alla realtà.
Alcuni edifici iniziano a spuntare all’orizzonte. Una città. Una macchina sportiva mi sfreccia accanto. Dal mezzo una ragazza mi sorride per un attimo, poi scompare oltre la collina. Mi ricorderò sempre di lei. Un sorriso perfetto, occhi grandi e profondi, una folta chioma di lunghi capelli rossi. La sua folta chioma di capelli rossi. La mia folta chioma di capelli rossi. Mi portai subito la mano in testa. Niente. Ero un uomo alto più di due metri in una tutina aderente che si aggirava ciondolante nei campi e per più pelato. All’improvviso mi tornò un nome in testa, come raggio di sole fra le nuvole durante una tempesta al pescatore, mi diede una speranza:
il mio nome era Spopovitch.
Preso da un’infondata felicità mi misi a correre verso la città. Spopovitch, Spopovitch, Spopovitch! Ero come un bambino alla prima visita alle giostre. Smisi di correre solo dopo mezz’ora. Ero nel centro della città. Fra due palme era appeso un cartellone in sgargianti colori che recitava:
“26° Torneo Tenkaichi – iscrizioni aperte.”.
Guardai fra i cancelli dell’arena e vidi il ring. Mi tornarono alla mente alcune immagini. Il campione del mondo aveva vinto ancora una volta il titolo, si avvicinava al pubblico, si toglieva la giacca e la lanciava sulla folla esultante. Molti alzavano le mani per prenderla, ma alla fine fu un bambino con i capelli rossi a spazzola a ricevere il tesoro. La giacca del suo mito, il suo modello di vita, il ragazzino sarebbe diventato un lottatore, come il suo eroe, Jackie Chun. Quel bambino ero io. Tornato alla realtà notai alcuni bambini che mi guardavano dall’altro lato della strada. Inconsciamente, preso da chissà cosa, diede una testata al muro riducendolo in mille pezzi. I bambini urlarono festanti. Loro avevano bisogno di un eroe, un vero eroe.
2 Mesi Dopo: Mi affacciai sulla sala. Tutti i partecipanti del torneo Tenkaichi si stavano scaldando, mentre i giudici di gara preparavano i gironi di qualificazione. Guardai i lottatori, neanche uno era al mio livello. In questi due ultimi mesi mi ero allenato duramente e avevo capito che da quel giorno nel bosco non ero più lo stesso, qualcosa era diverso in me.
Mi avvicinai al campione del mondo in carica, Satan. Un buffone con una forza non paragonabile alla mia. Era inutile rimanere.
“Vorrei ritirarmi – dissi ad uno dei giudici di gara – il mio nome è Spopovitch”.
“Oh Spopovich! E’ dall’ultimo torneo che non ti si vede in giro”. Era uno dei nuovi allievi di Satan, Mutta. “Anche questa volta scapperai per non affrontare Satan, vero?”.
Con un improvviso calcio mi colpì al fianco, senza motivo. Non lo sentì neanche. Fece un salto mortale in aria e cadde in punta di piedi. Lo colpì con un pugno prima ancora che se ne rendesse conto. Attraversò la sala volando e si schiantò contro un muro. Tutta la sala mi guardava attonita.
“Vorrei ritirarmi per favore – dissi di nuovo ad un giudice di gara – il mio nome è Spopovitch”.
Mi avviai verso l’uscita della sala del torneo Tenkaichi, lì nessuno poteva competere con me. Dovevo cercare chi poteva sfidarmi, Jackie Chun. Ricordo con precisione che uscito dalla porta sentì da dietro un coro di sospiri di sollievo, fra tutti inconfondibile quello di Satan.
In questa situazione, il campione del mondo si era veramente dimostrato il migliore di tutti.
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