SOLITUDINE
Ero nel letto, faceva molto freddo, fuori nevicava.
Mi alzai e mi avvicinai alla finestra.
Le vaste praterie che circondavano casa erano innevate.
Non sapevo che fare, se tornare a letto o stare li a guardare la neve, però dovevo andare a dormire, il giorno seguente mi sarei dovuto alzare alle 6 per fare i compiti e studiare, non come ogni bambino della mia età, che appena alzatosi alla vista della neve si sarebbe vestito velocemente e sarebbe uscito a fare le palle di neve e i pupazzetti, io no invece, la mattina seguente mi aspettavano espressioni e calcoli, la neve.... la vedevo solamente dalla finestra.
Ad un tratto sentii la porta cigolare.
"Gohan, cosa fai ancora in piedi, domani devi studiare e sai bene che se sei stanco non riesci, fila sotto le coperte!" disse la madre.
"Si mamma, scusa!" velocemente mi allontanai dalla finestra e mi misi sotto le coperte.
"Dormi bene amore!" mi disse la mamma baciandomi sulla fronte.
Chiusi gli occhi, ma non mi addormentai, pensavo alla mattina seguente, tra i libri e gli esercizi, mentre tutti gli altri bambini si divertivano.
Se ci fosse ancora papà, tutto sarebbe diverso, niente compiti e puro divertimento, ci saremmo tirati le palle di neve e ci saremmo rotolati tra essa, ma era inutile pensarci, papà non c'era.
Dedicai l'ultimo pensiero di quella giornata proprio a lui, al mio papà.
Era mattina, mi alzai velocemente dal letto, calzai le ciabatte e mi avvicinai alla finestra, la neve era alta, la tentazione di buttarsi su essa lo era ancor di più, poi mi voltai, vidi un libro di colore blu, con scritto algebra, allora capii che le mie speranze sarebbero rimaste tali.
"Gohan, vieni a fare colazione!" mi gridò la mamma.
"Arrivo!".
Arrivai in cucina con la testa bassa e mi sedetti sulla sedia.
"Che c'è amore, hai dormito male?" mi chiese subito preoccupata.
"No, ho dormito bene!" risposi.
"Bene, allora bevi il latte e poi iniziamo con un'espressione facile facile".
Pensavo che la mamma mi capisse, sono piccolo, ho bisogno di divertirmi, ma niente... solo lo studio esisteva nella mia vita secondo lei.
"Gohan, vuoi fare prima le equazioni o i problemi?" mi chiese.
"Equazioni" risposi sconsolato.
"Bene, allora tu vai e inizia a farle" disse la mamma.
Mi alzai con il capo chinato e mi incamminai verso la mia stanza.
Era vuota e fredda, spoglia solo i libri la riempivano.
Mi sedetti sulla sedia e aprii il libro.
Eravamo solo io e le equazioni, non ero concentrato, continuavo a guardare fuori dalla finestra.
"Perchè non posso uscire, nessuno mi cerca, voglio giocare, voglio divertirmi" pensai.
Presi dal porta penne la matita e iniziai a risolvere quei calcoli, mentre dalla cucina sentii la mamma, "Tutto bene? ti sei messo al lavoro?".
"Si mamma, le sto facendo" risposi.
La prima equazione risultò errata, non era proprio giornata, raramente le sbagliavo, di quella facilità poi...
"Ad un tratto sentii bussare, mi voltai verso la porta, ma dietro di essa non c'era nessuno, allora tutto felice mi voltai verso la finestra, era Crili.
Mi alzai di corsa e aprii la finestra.
"Ciao Crili".
"Ciao Gohan, anche oggi tua mamma ti fa studiare eh!" mi disse.
"Gohan con chi parli?" chiese la mamma dalla cucina.
"Sto facendo i calcoli ad alta voce!" risposi.
"Ti manca Goku vero?" mi chiese Crili.
"Già, avremmo giocato e ci saremmo divertiti un mondo!" risposi.
"Ascoltami bene, lasciamo la finestra aperta, usciamo e ci divertiamo se senti che arriva la mamma rientri, ci stai?" mi disse Crili.
"Grazie!".
Tutto contento saltai fuori dalla finestra, forse quella brutta giornata era diventata una splendida giornata.
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