Le coppie si stanno incontrando in modo lento e inesorabile mancano solo la coppia vegeta-bulma e forse yamcha-marron comunque è una storia appassionante da leggere continuala!
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Cuori Ardenti
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Originariamente Scritto da C18-Crilin 4ever Visualizza MessaggioEhh, per la Bulma-Vegeta ci vuole ancora un bel po' di tempo XDLa mia prima FF!http://gamesurf.tiscali.it/forum/showthread.php?t=89182
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Nuovo capitolo per voi ^^
Marion
La luce battè anche sulle imposte di una piccola locanda, situata in un villaggio vicino ad Hastings.
Con un grugnito il Conte si alzò dal suo letto.
Si guardò intorno, storcendo gli angoli della bocca. Muri di legno marcio, pavimento polveroso, coperte sporche e macchiate in più punti, materasso duro e con parecchi buchi.
Lui non era abituato a quella situazione!
Rimpiangeva la sua calda camera, sempre pulita e ordinata, col suo grande letto morbido.
Quello stesso letto su cui era arrivato al Paradiso in compagnia di C18…
Scosse la testa.
Doveva vergognarsi!
Ok, quella locanda era la peggior locanda del mondo, ma lui doveva trovare la sua amata.
Poteva anche rinunciare alle comodità, per lei.
Si alzò e si diresse fuori.
La locanda lasciava a desiderare, ma il panorama era stupendo.
Lì vicino vi era un bellissimo bosco, che, stando a quanto gli aveva detto Ianko, arrivava fino ad Hastings.
In lontananza era possibile scorgere la Manica, la luce che faceva risplendere le magiche acque rasserenò l’animo di Crilin.
Il suo amico lo raggiunse, posandogli una mano sulla spalla.
Lo sguardo ancora indolenzito, tipico di Ianko.
“Perché non siamo andati subito ad Hastings?”
Gliel’aveva chiesto anche la sera prima, ma non aveva ricevuto risposta.
Erano partiti da Barfleur appena si era fatto buio e in nottata erano arrivati alle rive dell’Inghilterra.
Il Conte avrebbe voluto aggiungere subito C18 ad Hastings, ma Ianko era stato categorico: avrebbero prima dormito.
“Perché ero stanco. Su, andiamo”
Avevano affiatato una camera doppia, per dimezzare i prezzi, anche se Crilin avrebbe preferito dormire da solo, in fondo i soldi non erano un problema.
Ianko aveva russato tutta la notte, impedendogli quasi di chiudere occhio.
Però durante la sera, subito dopo che si erano coricati, gli aveva spiegato il loro piano della giornata.
Sarebbero andati ad Hastings, perché Ianko doveva segretamente informare una spia che si sarebbero visti quella sera.
Stando a quello che gli aveva detto, la spia era una donna e loro due si incontravano sempre nel bosco per scambiarsi le informazioni e i soldi, però era lui che doveva avvertirla dei giorni nei quali avveniva questo incontro.
Inoltre avrebbero anche dovuto pensare ad un modo per incontrare C18.
Crilin sapeva che la sorella più grande, Bulma, era una anti-francese già da tempo, figurarsi come doveva essere dopo lo scoppio della guerra!
No, presentarsi in casa sua era fuori discussione.
Tra l’altro Crilin non sapeva dove abitasse la sua bella e avrebbe quindi dovuto chiedere a tutti, e chissà la gente cosa poteva pensare.
No, si sarebbero dovuti incontrare nel bosco, ma come comunicarglielo?
Il Conte De Blanchard non aveva interrotto i suoi ragionamenti nemmeno durante il viaggio in carrozza, ma, una volta arrivati a Hastings, doveva ammettere che non aveva ancora nessuna idea.
I due amici entrarono nel villaggio e si guardarono intorno.
Ianko conosceva ormai bene il posto, ma Crilin non era mai uscito dalla Francia, prima di quel momento, e per lui tutto ciò che vedeva era nuovo.
Sarebbe stata una bella giornata di conoscenze, per lui, se non avesse avuto in testa solo quel morbido viso, quelle calde labbra e quei soffici capelli.
Stare lontano da lei era diventata una vera tortura, che non riusciva più a sopportare.
Improvvisamente sentì qualcuno tirargli la manica della giacca.
Era Ianko.
Lo guardò e si accorse che l’amico aveva un sorriso stampato sulle labbra e gli occhi che luccicavano.
Seguì la linea tracciata dal suo sguardo.
L’amico stava guardando una ragazza con dei lunghi capelli blu.
Era una ragazza molto carina, con un lungo abito bianco che le nascondeva le forme.
Stava comprando delle mele da un fruttivendolo, a quanto sembrava.
Il Conte ebbe l’impressione di averla già vista, ma dove?
Portò una mano sul mento, per concentrarsi meglio, mentre l’amico scalpitava.
Ma perché quell’interessamento?
Sì, era una bella ragazza, ma l’amico sembrava intenzionato a completare il suo lavoro, prima di iniziare a divertirsi.
Che fosse…?
Ma sì, certo, quella doveva essere la spia con cui doveva incontrarsi.
Crilin la guardò con maggiore interesse, non dava proprio l’impressione di essere una spia.
Era veramente molto carina e aveva un viso rotondo e angelico, anche se qualcosa gli suggeriva che non era angelica.
Chissà, forse la linea dei suoi occhi, o la curvatura delle sue labbra.
Improvvisamente Crilin ricordò, ecco dove l’aveva già vista!
In Francia!
Gli occhi di Crilin si illuminarono.
Quella era Marion, la sorella maggiore di C18!
Dio, come aveva potuto dimenticare una persona così importante? In fondo era la sua futura cognata!
Improvvisamente arrossì. In effetti non era strano che non si fosse ricordato subito di lei, era impegnato a non staccare gli occhi di dosso alla sorella minore per tutto il tempo che era stato in loro compagnia.
Sì, ora la ricordava. Era il primo viaggio in Francia di C18, e la sorella l’aveva accompagnata.
Da quel giorno C18 aveva fatto altri due viaggi in Francia, ma da sola. Aveva qualcun altro a farle compagnia a Parigi.
Crilin sorrise.
“E’ la sorella di C18”
Sussurrò all’amico, lui sembrò sorpreso.
Crilin pensava che conoscesse le spie con cui era in contatto, ma evidentemente non era così.
Il moro partì, andando incontro a Marion e facendo gesto a Crilin di aspettarlo lì.
Con disinvoltura passò vicino a Marion e la urtò, facendole cadere il sacchetto di carta con le mele.
Marion lo guardò sorpresa, evidentemente l’aveva riconosciuto.
Si chinò per raccogliere le mele e Ianko fece altrettanto, fingendo di essere un innocuo passante che l’aveva urtata e ora stava rimediando al danno.
Le andò vicino e prese a sussurrarle poche parole, piano, per non farsi sentire da nessun’altro tranne lei.
“Stasera. E porta anche la tua sorellina, C18”
I grandi occhi azzurri di Marion si spalancarono, ma lei non disse niente.
Non era in condizione di controbattere.
Annuì leggermente e si diresse verso una grande abitazione. Trattenne il sacchetto con una mano e con l’altra aprì il pesante portone e scomparì all’interno dell’abitazione.
Crilin guardò il portone chiuso e fece scorrere lo sguardo su tutto l’edificio.
Quella doveva essere, quindi, la casa della sua amata.
Iniziò a guardare con speranza, forse lei era affacciata ad una delle finestre!
Ma si accorse subito che non era così.
Forse non era nemmeno in casa.
E se per caso avesse trovato un altro?
Crilin scosse la testa. No, C18 non gli avrebbe mai fatto questo.
Ianko arrivò in fretta e gli riferì tutto.
Quindi l’avrebbe vista quella notte.
Mancava una giornata intera!
Crilin si sentì morire.
Si riscosse. Ok, avrebbe aspettato tutto quel tempo, l’importante era riabbracciarla.
L’amico lo prese per un braccio e lo trascinò via, anche se lui avrebbe tanto voluto restare lì e vedere se gli riusciva di scorgerla dalle grandi finestre.
A malincuore si costrinse ad andarsene.
Ma quella notte l’avrebbe rivista.
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Quanto al continuare, state tranquilli.
Qui sono arrivata al capitolo 5 (questo), ma in un altro sito sono al 9, quindi almeno fino al 9 potete stare tranquilli che verranno postati con regolarità XDsigpic~E' meglio esser odiati per ciò che siamo, che essere amati per la maschera che portiamo~
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eh eh....sempre più bella la fanfic. Crili riuscirà a riabbracciare C18? Vedremo anche gli sviluppi di Goku-Kiki! Continua in fretta!
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niente da dire,bella come sempre.La mia prima FF!http://gamesurf.tiscali.it/forum/showthread.php?t=89182
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Infanzia ritrovata
La carrozza si fermò, con uno stridore assordante e i lamenti dei cavalli.
Una mano guantata di bianco fece leva sulla piccola porticina per aiutare il suo proprietario a scendere.
Vegeta Prince era arrivato a Hastings.
Si guardò intorno, alzando un sopracciglio.
Non era cambiato assolutamente niente, dalla sua infanzia.
Si avvicinò a grandi passi verso la piazza centrale, dove si teneva il mercato.
Ricordava ancora quando da piccolo si nascondeva tra le bancarelle e rubava qualche mela.
Il più delle volte per offrirla ad una delle sue amiche.
Era un gentiluomo, da bambino.
Sorrise. La bocca si storse in un ghigno.
Era cambiato col tempo.
I suoi occhi neri e profondi si fissarono su una ragazza poco distante.
Prince sorrise di nuovo.
A quanto pareva Marion aveva urtato un signore, che adesso la stava aiutando a raccogliere le mele.
Lo sguardo gli cadde su un ometto basso e pelato che si trovava lì vicino.
Aveva lo sguardo spaesato, quasi fosse uno straniero. Si guardava intorno, forse era la prima volta che veniva lì.
Marion si era rialzata ed era tornata a casa, mentre il tipo contro cui aveva urtato si diresse dallo straniero e prese a borbottargli qualcosa.
Non riuscì a sentire cosa, ma riuscì a sentire l’altro dire che andava bene.
Quell’accento era inconfondibile!
Il nanerottolo era un francese!
Lo osservò con maggiore intensità, cosa ci faceva lì un francese?
Un cane corse verso di lui e gli passò tra le gambe, facendolo quasi cadere.
Con un’imprecazione, Vegeta si sistemò.
Il francese e l’altro ragazzo erano spariti.
L’investigatore scosse le spalle, se l’avesse rivisto, l’avrebbe tenuto d’occhio.
Si sistemò al meglio la giacca e si passò una mano tra i capelli.
Adesso era il momento della recita.
Bussò al portone di casa delle Collins, sperando gli aprissero presto.
Marion era entrata da poco, quindi forse gli avrebbe aperto lei.
Sentì un brusio all’interno, ma non riuscì a dargli un significato.
Pochi secondi dopo la porta si aprì, rivelando una cascata di corti capelli biondi.
“Ciao Piccolina!” cercò di usare la voce più dolce e allegra che ricordasse.
In fondo, lui era un vecchio amico venuto per ritrovare le sue amiche di infanzia.
Quello era il suo ruolo in quella commedia.
Lei non rispose, guardandolo sprezzante.
In effetti, a quanto ricordava Vegeta, loro due non erano mai stati molto amici.
Sì, giocavano insieme, ma solo perché c’era Marion.
Vegeta sorrise. C18 gli era sempre sembrata la sua copia al femminile.
E il modo in cui lo guardava gli diede un’altra conferma.
Vedendo che non si decideva né a lasciarlo entrare né a cacciarlo, prese la parola.
“Ehm…posso entrare?”
La bionda alzò le spalle con noncuranza e si scostò per lasciarlo passare.
Con un sorriso lui scivolò all’interno dell’abitazione.
Marion stava prendendo un libro da uno scaffale e gli sorrise amabile appena lo vide.
Vegeta ricambiò il sorriso.
Quando erano bambini aveva l’impressione che lei avesse una cotta per lui.
E in fondo il modo in cui si era comportata quando l’aveva rivisto, arrivando addirittura a parlargli di faccende personali della sorella, gli confermavano il suo pensiero.
Però non poteva esserne sicuro.
Bulma era impegnata a tagliare le mele per preparare un dolce.
Si girò con un sorriso, pronta a ricevere l’ospite. Ancora non sapeva chi era.
Non appena si girò ed i suoi occhi cobalto incontrarono gli occhi scuri di lui, il sorriso le morì tra le labbra.
Alzò un braccio lungo e candido e, puntandolo con il dito, lo apostrofò con cattiveria.
“Tu!”
Vegeta la guardò, quasi spaventato.
Come aveva potuto dimenticarsi di lei?
Adesso si ricordava eccome di Bulma!
Era quella ragazza più grande che lo prendeva per le orecchie se si comportava male ed era sempre pronta a dargli uno schiaffo se per caso giocando con le due sorelline le sporcava.
A quel ricordo Vegeta indietreggiò di un passo.
Il modo in cui la ragazza l’aveva apostrofato lo fece sentire artefice di un tremendo delitto.
Gli occhi gelidi di lei mandarono un lampo.
“Che cosa ci fai qui?”
Prince fece un altro passo indietro, spaventato.
Il coltello che lei teneva in mano per tagliare le mele la rendeva ancora più terrificante.
In quel momento Vegeta non si sentiva più un uomo affermato e importante.
No.
Era ritornato ad essere un bimbetto spaventato che fuggiva al solo sentire la voce della sorella più grande delle sue amiche.
Cercò di darsi un contegno e di rientrare nel suo ruolo, ma la sua voce era incrinata a causa di quell’insensata paura.
“I-io…sono venuto a t-trovare…C18 e Marion, in fondo sono…due vecchie amiche”.
Lei posò il coltello e lo guardò con cattiveria.
Probabilmente stava per cacciarlo di casa, ma Marion intervenne a suo favore.
“Su, Buby, vedrai che farà il bravo! In fondo è stato gentile a venirci a trovare”
Adesso aveva la conferma.
Marion aveva una cotta per lui, altrimenti non si sarebbe messa contro la sorella.
La maggiore la guardò con lampi di fuoco al posto degli occhi, ma annuì, tornando ad occuparsi delle sue mele.
Vegeta proruppe in un sospiro di sollievo.
Non era stata una bella esperienza rivederla e riprovare quella paura infantile.
“Hai un posto dove stare, Vegeta?”
Il ragazzo si girò verso l’amica d’infanzia.
“Bè, non ancora, dovrò fare il giro delle locande vicine e trovarne una”
Anche questa era stata un’idea del Segretario di Stato.
In realtà aveva provveduto lui ad inviare una lettera ad una locanda, prenotando un posto con un nome finto.
Ma aveva detto a Vegeta di usare quella scusa, con la speranza che decidessero di ospitarlo.
Stare a contatto con gente del posto poteva essergli utile nelle sue ricerche.
La sua speranza venne premiata.
“Puoi restare qui! Può, vero Buby?”
La sorella proruppe in un grugnito che si poteva anche interpretare come un sì.
Bene, la faccenda stava prendendo la giusta piega.
L’investigatore lanciò un occhiata alla ragazza dai capelli bu più giovane.
Il fatto che avesse una cotta per lui poteva essere utile. Perché non approfittarne?
“Marion, ti andrebbe di fare una passeggiata, questa sera?”
La ragazza ebbe un sussulto, ma si riprese subito, con un sorriso.
“Questa sera non posso. Pensavo di fare una cavalcata nei dintorni”
Vegeta alzò le sopracciglia.
Una cavalcata?
Strano, per una ragazza sola…
Scosse debolmente la testa.
No, conosceva Marion, non poteva essere una spia.
“E non potrei venire con te?”
Le guance della giovane si imporporarono.
“No, grazie. Preferisco andare da sola. In ogni caso, C18 verrà con me”
La sorellina la guardo sorpresa.
Evidentemente, pensò Vegeta, non era stata avvisata di questo cambiamento di programma.
Un lampo di terrore avvolse il cuore di Vegeta.
C18 e Marion andavano a cavalcare…
Tenuto conto che era ospite lì ed era maleducazione sparire la sera per tornare solo per dormire…
Doveva passare tutta la serata con quella arpia???
Abbassò la testa, mogio mogio.
Sarebbe stato molto meglio affrontare un intero esercito per dei secoli, piuttosto che quella donna anche solo per dieci minuti…
Sconfitto seguì Marion su per le scale, per vedere in quale camera avrebbe alloggiato.sigpic~E' meglio esser odiati per ciò che siamo, che essere amati per la maschera che portiamo~
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Mi viene da ridere......ora ho capito perchè Vegeta si era dimenticato di Bulma!Ha cercato di reprimere il ricordo di lei di quando lo terrorizzava da piccolo! (riuscirà a sopravvivere? anche se penso che succederà qualcosa di imprevisto!)La mia prima FF!http://gamesurf.tiscali.it/forum/showthread.php?t=89182
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Ehehe, già, Vegeta è terrorizzato XD
Mi sa che per lui era meglio se continuava a non ricordarla XD
Ma siccome sono sadica... XD
Ecco un nuovo capitolo, questo dedicato alla coppia Goku-Chichi:
Attimi di passione
La sera era ormai calata sulla piccola città e il silenzio riempiva ogni strada e sigillava le case nella loro solitudine.
Ovunque solo le tenebre. Persino il bosco sembrava essersi zittito, quella notte, non si udiva nessun rumore, nemmeno quello degli uccellini, sembrava che quel villaggio fosse come morto.
Un carro avanzò, rompendo quel silenzio così faticosamente guadagnato.
Le ruote stridevano sull’asfalto e spaventavano i piccoli uccellini, che volavano qua e là producendo un gran rumore indistinto.
La tranquillità era rotta.
Il ragazzo che guidava il carro si guardò intorno.
Le luci della cittadina erano tutte spente.
Lanciò un’occhiata alla casa delle sorelle Collins.
Le luci erano spente, ma non tutti dormivano.
Si notava un vago movimento in una delle finestre.
Il conducente alzò le spalle.
I bagordi delle sorelle Collins non erano un problema suo.
Il carro si fermò davanti alla piccola casa del Dottor Morris.
Ne scese Goku Carter, aveva una consegna speciale da fare, quella notte.
Il piccolo ragazzino biondo conosciuto come Paul stava seduto sul carretto, intendo a prendere la merce e passarla al suo capo.
Goku aveva scelto lui perché era il più affezionato dei suoi compari, praticamente l’aveva cresciuto lui.
Sapeva che era leale, e che non avrebbe detto a nessuno di quella consegna fuori orario.
Gli fece un cenno di intesa e il ragazzino annuì.
Goku si poteva fidare di lui.
Il moro si avvicinò alla casetta e bussò leggermente.
Non dovette attendere molto, dopo pochi secondi una lieve figura si affacciò all’uscio.
Chichi Morris.
Indossava un semplice vestito bianco che metteva in risalto le sue forme.
Goku indovinò che doveva trattarsi di una sottoveste.
I piedini erano nudi e lasciavano le orme sullo sporco pavimento della casa.
Lui le sorrise, indicandole la merce che teneva in mano.
Lei annuì e aprì piano la porta, per farlo entrare.
Il capo dei contrabbandieri entrò, mentre Paul rimaneva di guardia, ben attento che non arrivasse nessuno, soprattutto il dottore.
Goku era stato chiaro: se fosse arrivato il Dottor Morris, doveva avvisarlo subito perché lui potesse andarsene alla svelta.
Il moro si guardò intorno.
La casa era piccola, ma molto accogliente.
Seguendo un cenno di Chichi, il contrabbandiere posò il sacco con la merce su una sedia scricchiolante.
Si girò verso di lei e la guardò con un sorriso aperto, avvicinandosi appena.
Lei indietreggiò.
Per il momento nessuno dei due aveva ancora detto una sola parola, fu la donna a rompere quell’agghiacciante silenzio.
“Vado subito a prendere i vostri soldi”
Si girò per avviarsi verso la credenza, dove teneva i soldi necessari per il pagamento.
Due forti braccia la fermarono, stringendole la vita.
Lei si girò, per incontrare i due grandi occhi dell’uomo.
“Esistono altri modi per ripagarmi” mormorò lui con voce roca.
Lei cercò di spingerlo via, senza metterci però troppa forza.
Lui sorrise e continuò a tenerla stretta a sé.
Lei lo guardo, i loro occhi si fusero insieme.
Quell’uomo era maledettamente affascinante e lei non riusciva a mandarlo via.
Lui posò gentilmente la testa contro il suo collo e con dolcezza le sussurrò all’orecchio poche e semplici parole.
“Dimmi di andare via, e io lo farò”
La strinse ancora di più a se e nuovamente le sorrise.
Scese dolcemente su di lei, per regalarle un bacio casto, appena accennato.
Quel leggero bacio fu sufficiente a far cadere tutte le resistenze della donna.
Lei si arrese tra le sue braccia, lasciando che lui le catturasse le labbra in un bacio molto più passionale del primo.
Era un rozzo, volgare contrabbandiere, ma non si poteva dire che mancasse di delicatezza.
Chichi lasciò che lui le baciasse il collo e le spalle, poi lo prese per mano e lo direzionò verso la camera da letto.
Lui la prese di peso e la appoggiò con delicatezza sul materasso.
Era ben fatto e solido, con delle coperte morbide e pulite.
Ben diverso da quelli su cui era abituato a dormire Goku.
Assaporò il profumo della donna, voleva essere sicuro che gli sarebbe rimasto impresso per sempre.
Quella donna era diversa dalle altre donne che aveva avuto.
Lei l’aveva stregato, per tutto il giorno non era riuscito a pensare ad altro se non a lei.
Doveva averla, per riuscire a togliersela dalla testa.
Era l’unico modo.
Se avesse passato la notte con lei, forse il giorno dopo non le avrebbe più pensato.
Iniziò a spogliarla, sperando ardentemente che il dottore fosse molto impegnato e non rincasasse ancora per molto.
Le tolse la sottoveste e la buttò per terra, quei tessuti erano solo un ostacolo.
Lei gli tolse la giacca, mettendo in mostra i pettorali scolpiti.
Era evidente che la vita nei boschi gli aveva fatto bene.
Le delicate dita di lei tracciarono i contorni dei muscoli di lui.
Le sue gote erano color cremisi, non aveva mai visto un uomo a petto nudo.
Escluso suo marito, ovviamente.
Lui ricominciò a baciarla, passando le labbra sul suo ventre.
Era estasiato dalla sua figura.
Non riusciva a resistere oltre, la voleva.
Con una mano le sganciò il corpetto, scoprendole i seni.
La ragazza arrossì dal pudore, ma non disse niente.
In fondo era quello che voleva.
Carter rimase a guardarla per qualche secondo, gli occhi illuminati.
Scese e prese a baciare con gentilezza quelle dolci curve.
Un rumore lo fece sobbalzare.
Paul stava fischiando ininterrottamente, questo significava che quel Morris era tornato.
Dannazione, non era riuscito ad avere la donna dei suoi desideri.
Bè, avrebbe preso un altro giorno quello che ormai considerava suo.
Si rimise la giacca in fretta e disse alla donna di rivestirsi.
“Ma…perché?”
La delusione era evidente sul suo visino angelico.
“Perché sta tornando tuo marito”
La donna spalancò gli occhi e rivestì in fretta, quindi entrambi tornarono al piano di sotto.
Fecero appena in tempo.
Erano arrivati da pochi secondi quando la porta si aprì e il viso allegro del Dottor Morris fece il suo ingresso.
“Oh, Carter, ancora qui?”
Goku annuì con un sorriso innocente stampato in volto.
Chichi corse alla credenza e gli diede i soldi.
Il contrabbandiere annuì e li prese.
Le loro mani si sfiorarono, regalando scariche elettriche ad entrambi.
Goku uscì e risalì sul carro, lasciando che questa volta fosse Paul a guidare.
Il carro scomparve nella notte.
Chichi tornò in camera, lasciando il marito a mangiare la cena che gli aveva preparato.
Portò le mani sul proprio corpo.
Ancora lo sentiva attraversato dalle mani e dalla bocca di quell’uomo.
Ancora shokkata, scosse la testa.
Quello che stavano per fare non era giusto.
Non andava fatto.
In futuro avrebbe dovuto ricordarsene, non doveva più trovarsi in quella situazione con Goku Carter.
Continuò a ripeterselo per tutta la notte.
Ma non riusciva a far sparire la sensazione di avere ancora Goku stretto contro di sé.sigpic~E' meglio esser odiati per ciò che siamo, che essere amati per la maschera che portiamo~
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