Nota dell’autrice:
Il personaggio di Ghiller è un’invenzione della mia amica Gt (un saluto), che ho preso in “prestito” con il suo consenso.
Questa fan fiction contiene un linguaggio e situazioni adulte, poco adatte ad un pubblico giovane o particolarmente sensibile.
No Name
Il personaggio di Ghiller è un’invenzione della mia amica Gt (un saluto), che ho preso in “prestito” con il suo consenso.
Questa fan fiction contiene un linguaggio e situazioni adulte, poco adatte ad un pubblico giovane o particolarmente sensibile.
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Monti della Città Del Nord. Una motorcycle sky, con a bordo un ragazzo e una ragazza, percorre a velocità sostenuta una delle tante stradine presenti in quella zona.
-Vuoi rallentare?!? – borbottò la ragazza, per la terza volta da quando si era messa in viaggio con il fratello.
- Non capisco perché hai voluto prendere questa strada invece della solita. Ci metteremo una vita ad arrivare a casa, e io sto morendo di fame… -
Il fratello rise allegramente.
- Rilassati! Dovresti imparare a divertirti e a prendere la vita un po’ più alla leggera. –
- Tu invece sei il solito spensierato! Non conosciamo bene questa strada e se ci perdiamo? Qui non c’è anima viva. –
- Accidenti: questo sì che è pessimismo. – la prese in giro.
- Il mio non è pessimismo ma realismo. –
Quando sentì il fratello ridere nuovamente, si offese.
- Guarda che dico sul serio. Se mamma e papà ci sgridano giuro che ti picchio! -
- Ma no che non ci succede niente. E VIA CHE SI VAAA!!! – urlò il ragazzo dando gas e facendo fare alla motorcycle sky una pericolosa impennata.
La sorella, che stava dietro di lui, strillò spaventata mentre con una mano, nel pudore dei suoi sedici anni, tenne giù la gonna della divisa scolastica.
- Sei un cretino!- sbraitò dando un pugno al casco del fratello, dopo che questo aveva concluso la sua bravata, ridendo.
Continuarono la loro scampagnata improvvisata su quelle montagne disabitate. Essendo estate il caldo era opprimente e l'assenza di vegetazione rendeva il sole ancora più insopportabile.
Il ragazzo fermò la moto in una radura e smontò.
- Che succede? Perché ti sei fermato? – chiese la ragazza.
- Sto soffocando con questo coso addosso. Ci fermiamo solo due minuti e poi andiamo. – le spiegò, mentre si toglieva il casco blu e azzurro.
Aveva limpidi occhi azzurri e lucenti capelli neri che gli sfioravano le spalle e al polso portava un fazzoletto rosso sangue che teneva nascosto sotto la manica della divisa durante le ore di scuola, dato che non gli era permesso indossarlo al collo durante le lezioni.
- E va bene… facciamo questa pausa. In effetti oggi fa più caldo del solito –
Concordò lei, togliendosi a sua volta il casco viola e rosa per passarsi una mano sui capelli biondi.
Erano gemelli e l’unica cosa che li differenziava, a parte il sesso, era il colore dei capelli. Entrambi avevano un corpo sottile ma atletico, erano i più bravi nello studio e nello sport, inoltre erano anche piuttosto avvenenti, di conseguenza erano i due tra i più amati e invidiati della loro scuola.
La ragazza appoggiò il casco sul sellino della moto.
- Bene. Allora visto che ci siamo fermati, io ne approfitto. -
- Per fare cosa? –
- Devo andare in bagno. – spiegò al fratello senza mezzi termini.
- Allora non allontanarti troppo, può essere pericoloso. –
- E che pericoli vuoi che corra? Non ci sono animali feroci in questa zona, il massimo che posso incontrare è una biscia… -
- Ah, ma allora non ne sai niente di quella storia… -
- Che storia? – chiese la bionda incuriosita.
Il ragazzo sorrise.
- Quello dello scienziato che si dice abiti proprio da queste parti. -
- Cos’è? Una nuova versione del maniaco con l’uncino? – scherzò lei.
- Guarda che è vero! Si dice che fosse uno scienziato estremamente brillante, ma il modo in cui portava avanti le sue ricerche era ritenuto per così dire… poco ortodosso, di conseguenza è stato radiato dell’albo Adesso pare che si sia costruito un laboratorio all’interno di una di queste montagne e che di tanto in tanto esca fuori per rapire qualcuno e usarlo per i suoi esperimenti! –
Pur mantenendo uno splendido contegno, la ragazza, sentì un gelido brivido di paura strisciarle sulla schiena.
- E dove avresti sentito questa storia assurda? -
Il ragazzo sorrise di nuovo.
- Beh, sai com’è, no? Un po’ qua, un po’ là… -
- Ho capito, lascia perdere… e dimmi un po’, non credi che se questa storia fosse vera lo avrebbero già arrestato da un pezzo? –
- E chi lo sa? Magari ha piazzato delle trappole. –
Rimasero a fissarsi negli occhi, fino a quando il ragazzo non la prese in giro:
- Embéh? Non dovevi andare in bagno? Oppure adesso hai troppa fifa per andarci? Se vuoi ti tengo la mano. -
Lei punta sul vivo minacciò, scherzosamente, di lanciargli il casco addosso, ma alla fine decise di avventurarsi ugualmente per trovare un posto appartato.
Si spinse verso l’unico boschetto che c’era in quella zona, da quella macchia verde in poi, verso nord, non c’erano nient’altro che rocce e qualche abete sporadico qua e là.
Pur ripetendosi più volte che era solo una stupida storiella dell’orrore, non poté fare a meno di tendere l’orecchio a ogni minimo rumore. Il colmo fu quando un uccello con lucide piume blu schizzò volando fuori da un cespuglio, facendole venire un colpo.
Dandosi della scema per quella figura pietosa, decise che nonostante tutto si era allontanata abbastanza.
***
Una snella figura stava su un alto spuntone di roccia con un binocolo in una mano e una ricetrasmittente nell’altra. Aveva notato l’arrivo dei due ragazzi da quasi una mezz’ora ormai, aveva perso di vista la ragazza subito dopo che questa era entrata nel boschetto, ma non era un problema. Il ragazzo, invece, era rimasto sempre accanto alla moto.
Si appoggiò all’albero sotto il cui si riparava e sorrise. Era un vero colpo di fortuna. Si sedette e dopo aver appoggiato il binocolo a terra si aggiustò sul naso gli occhiali puliti con perizia.
In quell’istante la ricetrasmittente gracchiò.
- Sono perfetti. – mormorò una voce maschile.
- Sì. – rispose il ragazzo. – in questo modo non dobbiamo nemmeno scendere in città per selezionare nuove cavie per la prima prova ufficiale dell’esperimento. -
- E hanno anche entrambi gli occhi azzurri… se non è un segno del destino questo… -
- Allora procediamo? –
- Sì! Procediamo subito, sono impaziente di iniziare! –
- Benissimo, allora. –
Il ragazzo sorrise nuovamente, prese la nove millimetri che stava sopra una valigetta di metallo e alzandosi in piedi la mise nel retro dei jeans.
***
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