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I Pullman

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  • I Pullman

    Insomma, era da un po' che mi frullava in mente questa storiella, e così mi sono deciso a buttarla giù: è un racconto senza grosse pretese, più un esperimento che altro, ma devo dire che mi sono divertito a scriverlo; spero possa piacere (e lasciate perdere il titolo, sono sempre stato negato)

    I PULLMAN

    Un giorno i pullman decisero di ribellarsi. O forse furono gli autisti stessi, a farlo. O forse tutti e due. Non è facile capire a chi fosse venuta per primo, l’idea. Avevano deciso di ribellarsi e basta. Con tatto, con delicatezza, in quel modo tutto particolare che distingue i pullman, e i loro autisti, dagli altri veicoli, ma l’avevano fatto.
    Senza grande clamore: avevano cominciato facendo scendere i passeggeri a pochi centimetri dalle fermate effettive, senza che se ne accorgessero, poi, a poco a poco, avevano aggiunto altri piccoli attacchi terroristici: colonne di pullman e tram (si sa, i tram sono più tardi a capire e a reagire rispetto ai loro cugini copertonati) che facevano scendere contemporaneamente i passeggeri anche se al massimo due di essi, più spesso uno solo, erano alla fermata, improvvisi cambiamenti del tragitto, che tuttavia ritornavano quelli consueti dopo un isolato; cose così, da nulla. Ogni giorno più marcate.
    Non è strano pensare che nessuno se ne accorse neppure quando mancavano le fermate di tre metri, nemmeno quando i passeggeri si vedevano aprire le porte del proprio pullman a un metro e mezzo dalla fermata, assieme a quelle di altri due, tre, quattro altri mezzi, nemmeno quando perdevano dieci minuti buoni a fare il giro dell’isolato prima di vedersi giunti al loro obiettivo: insomma, qualcuno, diversi si lamentavano, ma chi ha voglia di andare a protestare fino agli uffici competenti, magari solo per compilare un paio di moduli in triplice copia, scrivere quattro firme in triplice copia e poi magari manco un saluto… no, troppo faticoso per i più. Chi lo aveva fatto si sentiva la coscienza a posto, però: aveva fatto il suo dovere civico, diceva. Ma si lamentava degli autisti che non conoscevano il tragitto, non del tragitto improvvisamente mutato. Chi sta a guardare giorno dopo giorno il percorso che fa il suo pullman, controllandone meticolosamente ogni segmento? Magari non aveva notato dei lavori in corso o più semplicemente un autista alle prime armi aveva sbagliato strada, e dopotutto aveva recuperato la retta via.
    E la ribellione intanto continuava, in sordina, senza clamori, sottile come solo i pullman sanno essere: non dava troppi problemi, anzi, ad essere sinceri, i cambiamenti di tragitto smisero quasi subito, e con essi cessarono le proteste; quei pochi che ricordavano qualcosa di strano nei percorsi abituali dei pullman, dimenticarono in fretta. Qualcuno aveva provato a parlare di una “rivolta dei mezzi pubblici” ma non fu creduto. Da quando in qua i mezzi pubblici protestano continuando a muoversi? Di solito le proteste prevedono il blocco della circolazione, non il contrario. E con una risata corale, anche l’autista rideva battendo la mano sul clacson, dando l’impressione che persino il pullman ridesse. I tram non ridevano.
    Un giorno, su un pullman (era la linea 56, o forse il 68, non è chiaro) si diffusero le note di un sax; qualche passeggero, quelli che non avevano le cuffie nelle orecchie, si guardò intorno, senza trovarne la fonte: non c’erano suonatori ambulanti (che comunque non avrebbero suonato il sassofono), né tamarri armati di cellulari (comunque i tamarri non ascoltano generi musicali che prevedano l’uso del sassofono, se si toglie quell’Infinity di qualche anno fa; e quella aveva comunque la sua brava proposta elettronica); da dove proveniva? Uno dei passeggeri, non abbiamo informazioni al riguardo, ebbe l’idea di provare a chiedere all’autista.
    “Le piace?”
    “Non saprei, cos’è?”
    “Ah, non lo so nemmeno io… però mi piace”
    “Ma da dove proviene?”
    L’autista batté la mano sul pullman, e le note parvero fermarsi per un momento, poi riprendere più timide, più lente e più impacciate, come se il misterioso sassofonista dovesse riprendere il ritmo. Il pullman si fermò. Tre metri più distante del previsto. Davanti ce n’era un altro, da cui provenivano le note di un violoncello. Dietro, un terzo suonava allegramente un’armonica a bocca.
    “Provi ad ascoltare”
    Le note dei tre strumenti, prese assieme, assumevano un aspetto, sonoramente parlando, più completo, come se i tre pezzi fossero stati scritti per essere suonati insieme, anzi, ad essere più precisi era come se i tre strumenti, riunitisi, avessero deciso di punto in bianco di suonare assieme.
    “Le piace, ora?”
    “Come ci siete riusciti?”
    “Non ci è voluto molto, è bastato che un paio di noi” l’autista fece un gesto che indicava sia sé stesso sia il pullman “dessero il via all’idea, poi gli altri ci hanno seguiti; immagini: in dovunque ci sia un pullman, o anche più, dipende, si sta tenendo un concerto di questo tipo; a ogni linea è assegnato uno strumento diverso, e ogni combinazione è assolutamente casuale; immagini la fatica di capire le tempistiche di ciascuno strumento: naturalmente non possiamo interromperci appena giungiamo alla fermata, così ci siamo visti costretti a provocare un po’ di scompiglio qua e là; anche gli incolonnamenti erano necessari, capisce, dovevamo pur testare gli strumenti, le combinazioni… mi scusi”
    Il pullman si fermò, perfetto: gli altri due no. Probabilmente prima era stato un altro a fermarsi al posto giusto. Anche la musica si era fermata.
    “Comunque ne è valsa la pena, non trova?”
    Il pullman di fronte deviò a sinistra, lasciando il 56, o il 68, in testa: c’era un tram poco oltre. Non suonava. Il passeggero lo guardò interrogativamente.
    “Perché quello non suona?”
    “Oh, cosa ci vuole fare”, disse una voce stranamente meccanica, interrompendo il sax, “ i tram sono così noiosi…”
    L’autista non aveva mosso le labbra. Il sax riprese a suonare. Entusiasta.
    “Dopotutto una ribellione non funziona, se tutti sono d’accordo con lei”
    Chissà se quella parata musicale avrebbe davvero cambiato qualcosa, si chiese il passeggero. Si chiese se cercassero di cambiare qualcosa. Si chiese se veramente tutto questo avesse senso. Si chiese perché avrebbe dovuto per forza averlo. Si rispose che era da tanto che non si godeva un giro per la città.
    Last edited by Il Nicco; 02 October 2010, 23:26.
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  • #2
    Mi è piaciuto. Hai anche messo qua e là una specie di denuncia(tutti ormai con le cuffiette, i passeggeri che non si godono il viaggio e spengono il cervello senza neanche notare il tragitto...). Carino

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    • #3
      Io odio i pullman.
      sigpic
      Too proud to show your true face, eh? But a sporting hunt, it was.
      Spoiler:
      Snake-Strife

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      • #4
        Se per pullman intendete gli autobus, io li perdo sempre ma mi piacciono. Finisco OT. Forse.

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