Per chiarezza si può subito anticipare che l’incontro delle due congiunzioni ma però (e di ma bensì) non è da condannare, a dispetto di quanto sostenuto da una certa tradizione grammaticale e spesso dall’educazione scolastica.
La congiunzione ma è una delle cosiddette congiunzioni coordinative (come e, o, oppure, ne, cioè, infatti e così via) di tipo avversativo. Altre congiunzioni avversative sono però, appunto, tuttavia, nondimeno, eppure, anzi, piuttosto, bensì. L’obiezione all’uso di ma però si fonda proprio sull’idea che ci sia una ripetizione dello stesso concetto, obiezione che può essere accolta solo in funzione di uno stile ricercato che si fondi sulla perfetta calibratura delle parti. In realtà, soltanto ma appartiene a entrambi i sottogruppi in cui si distinguono ulteriormente queste congiunzioni in base al valore: avversativo-oppositivo (stabilisce una netta contrapposizione tra due termini, sia singole parole sia intere frasi: “non era rosso, ma verde”), in cui ma è in compagnia di bensì, invece, mentre, al contrario; avversativo-limitativo (introduce un concetto che limita la validità di quanto affermato in precedenza o esprime un diverso punto di vista: “non è un bel film, ma vale la pena andarlo a vedere comunque”), che comprende, oltre a ma, anche però, tuttavia, peraltro, d’altra parte, eppure, nondimeno. Questo doppio valore di ma – che in altre lingue determina la presenza di due diverse congiunzioni per esprimere le due diverse sfumature di significato (rispettivamente, in tedesco sondem e aber, in spagnolo sino e pero) – spiega l’antica tendenza ad affiancarla con altri elementi affini che ne rinforzino il significato, come ma però o ma bensì, ma tuttavia, ma nondimeno, con esempi illustri dal Tasso (La Gerusalemme Liberata: “sì che ne pesta al tolosan la faccia, | ma però nulla sbigottisce”) all’Alfieri (Del principe e delle lettere: “egli può giustamente riputarsi qualche cosa più; ma però ancora minore dello scrittore ch’egli ha fra le mani”) al Manzoni (I promessi sposi: “Non era un conto che richiedesse una grande aritmetica; ma però c’era abbondantemente da fare una mangiatina”). Non sarebbero invece ammissibili accostamenti tra altre congiunzioni avversative (*però tuttavia; *bensì invece). Per un profilo storico della questione si ricorderà che il lungimirante grammatico dell’Ottocento R. Fornaciari aveva colto la presenza di sfumature nel ma che “aggiunge un concetto ad un altro per indicare limitazione od opposizione rispetto al primo” e “si rafforza spesso con bensì, bene, anche, eziandio, piuttosto ecc. Il buon pastore tosa, ma non iscortica. Giusti” (Fornaciari 1881).
Infine, si può descrivere ma anche come congiunzione testuale, che segnala uno spostamento nell’argomento di cui si parla (“Si è visto quali sono le cause principali dell’inquinamento cittadino. Ma torniamo al problema del riscaldamento del globo terrestre”) o la contrapposizione alle parole dell’interlocutore (“Domani non uscirai”. “Ma papà, ho già un impegno con i miei amici”) e si impiega spesso dopo pausa forte (punto, punto e virgola), comunque sempre in posizione iniziale, di nuovo a differenza del però che può essere impiegato in funzione di congiunzione testuale anche interposto o posposto alla frase.
La congiunzione ma è una delle cosiddette congiunzioni coordinative (come e, o, oppure, ne, cioè, infatti e così via) di tipo avversativo. Altre congiunzioni avversative sono però, appunto, tuttavia, nondimeno, eppure, anzi, piuttosto, bensì. L’obiezione all’uso di ma però si fonda proprio sull’idea che ci sia una ripetizione dello stesso concetto, obiezione che può essere accolta solo in funzione di uno stile ricercato che si fondi sulla perfetta calibratura delle parti. In realtà, soltanto ma appartiene a entrambi i sottogruppi in cui si distinguono ulteriormente queste congiunzioni in base al valore: avversativo-oppositivo (stabilisce una netta contrapposizione tra due termini, sia singole parole sia intere frasi: “non era rosso, ma verde”), in cui ma è in compagnia di bensì, invece, mentre, al contrario; avversativo-limitativo (introduce un concetto che limita la validità di quanto affermato in precedenza o esprime un diverso punto di vista: “non è un bel film, ma vale la pena andarlo a vedere comunque”), che comprende, oltre a ma, anche però, tuttavia, peraltro, d’altra parte, eppure, nondimeno. Questo doppio valore di ma – che in altre lingue determina la presenza di due diverse congiunzioni per esprimere le due diverse sfumature di significato (rispettivamente, in tedesco sondem e aber, in spagnolo sino e pero) – spiega l’antica tendenza ad affiancarla con altri elementi affini che ne rinforzino il significato, come ma però o ma bensì, ma tuttavia, ma nondimeno, con esempi illustri dal Tasso (La Gerusalemme Liberata: “sì che ne pesta al tolosan la faccia, | ma però nulla sbigottisce”) all’Alfieri (Del principe e delle lettere: “egli può giustamente riputarsi qualche cosa più; ma però ancora minore dello scrittore ch’egli ha fra le mani”) al Manzoni (I promessi sposi: “Non era un conto che richiedesse una grande aritmetica; ma però c’era abbondantemente da fare una mangiatina”). Non sarebbero invece ammissibili accostamenti tra altre congiunzioni avversative (*però tuttavia; *bensì invece). Per un profilo storico della questione si ricorderà che il lungimirante grammatico dell’Ottocento R. Fornaciari aveva colto la presenza di sfumature nel ma che “aggiunge un concetto ad un altro per indicare limitazione od opposizione rispetto al primo” e “si rafforza spesso con bensì, bene, anche, eziandio, piuttosto ecc. Il buon pastore tosa, ma non iscortica. Giusti” (Fornaciari 1881).
Infine, si può descrivere ma anche come congiunzione testuale, che segnala uno spostamento nell’argomento di cui si parla (“Si è visto quali sono le cause principali dell’inquinamento cittadino. Ma torniamo al problema del riscaldamento del globo terrestre”) o la contrapposizione alle parole dell’interlocutore (“Domani non uscirai”. “Ma papà, ho già un impegno con i miei amici”) e si impiega spesso dopo pausa forte (punto, punto e virgola), comunque sempre in posizione iniziale, di nuovo a differenza del però che può essere impiegato in funzione di congiunzione testuale anche interposto o posposto alla frase.
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