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Una corda scese sinuosa. La afferrai fra gli spruzzi e dal ponte si levò un grido di incoraggiamento, sguaiato e scellerato, il cui fetore era un affronto al cielo.
Una corda scese sinuosa. La afferrai fra gli spruzzi e dal ponte si levò un grido di incoraggiamento, sguaiato e scellerato, il cui fetore era un affronto al cielo.
Bisogna leggerle entrambe. La prima indica la questione, la seconda la risposta, che si trova insita nella questione stessa. Faceto.
Una corda scese sinuosa. La afferrai fra gli spruzzi e dal ponte si levò un grido di incoraggiamento, sguaiato e scellerato, il cui fetore era un affronto al cielo.
Non si nascondono dietro nulla. E' il nulla che si nasconde dietro di loro.
Una corda scese sinuosa. La afferrai fra gli spruzzi e dal ponte si levò un grido di incoraggiamento, sguaiato e scellerato, il cui fetore era un affronto al cielo.
Dunque, son sempre prive di significato, dopotutto.
E' quanto di più sbagliato tu possa dire, Davyl.
Una corda scese sinuosa. La afferrai fra gli spruzzi e dal ponte si levò un grido di incoraggiamento, sguaiato e scellerato, il cui fetore era un affronto al cielo.
Notte. Uno stridio sottile affetta l'aria in infinite strisce di fantasia. Occhi insanguinati fissano catalettici la convessa manifestazione della natura. Voci dall'oltretomba scuotono l'atmosfera, tutto è pronto. Vorticose mani racchiudono dolcemente la stridente melodia, rapidi movimenti raccolgono fasci calorosi di intimi torrenti. Nel candido palmo l'energia si compone, prende forma: si muove, attende trepidante il momento in cui caricherà il ligneo bersaglio. Senza pensiero o tornaconto, il ceruleo gomitolo si rapprende, ammiccando. Gambe leggere si contraggono, ali di fantasia sospingono il giovane nello spazio più profondo, astri smaccosi gli dimostrano i loro affetti impalpabili. E' troppo tardi per tirarsi indietro: la mano è protesa nello sforzo finale. Un uomo, in lontananza, viene destato da un suono sordo: ha il tempo di affacciarsi alla finestra del mondo, per poi essere risucchiato dalla sfera pervinca. In un abisso che sembra scavato dall'Oscuro Signore Temporale, il ragazzo rinasce.
Una corda scese sinuosa. La afferrai fra gli spruzzi e dal ponte si levò un grido di incoraggiamento, sguaiato e scellerato, il cui fetore era un affronto al cielo.
Notte. Uno stridio sottile affetta l'aria in infinite strisce di fantasia. Occhi insanguinati fissano catalettici la convessa manifestazione della natura. Voci dall'oltretomba scuotono l'atmosfera, tutto è pronto. Vorticose mani racchiudono dolcemente la stridente melodia, rapidi movimenti raccolgono fasci calorosi di intimi torrenti. Nel candido palmo l'energia si compone, prende forma: si muove, attende trepidante il momento in cui caricherà il ligneo bersaglio. Senza pensiero o tornaconto, il ceruleo gomitolo si rapprende, ammiccando. Gambe leggere si contraggono, ali di fantasia sospingono il giovane nello spazio più profondo, astri smaccosi gli dimostrano i loro affetti impalpabili. E' troppo tardi per tirarsi indietro: la mano è protesa nello sforzo finale. Un uomo, in lontananza, viene destato da un suono sordo: ha il tempo di affacciarsi alla finestra del mondo, per poi essere risucchiato dalla sfera pervinca. In un abisso che sembra scavato dall'Oscuro Signore Temporale, il ragazzo rinasce.
che casino,ma cos è sta fissa del rasengan,nn so perchè ma fra tutte le tecniche di naruto è quella che sopporto di meno
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