Ne parlavano l'altro giorno a Voyager, è una storia davvero interessante:
“Non devi temere la morte perché si ritorna”. A parlare non è il Dalai Lama Tenzin Gyatso, ma Cameron Macaulay, bambino scozzese di sei anni che vive a Clydebank, vicino a Glasgow. Quando aveva tre anni, Cameron iniziò a raccontare alla madre Norma le storie dei suoi amici di Barra, un’isola distante circa 300 chilometri da Glasgow, le chiedeva che fine avesse fatto il suo cane maculato e disegnava spesso una casa bianca vicina al mare. La madre rimase sconvolta: Cameron non era mai stato a Barra, non aveva mai avuto un cane e viveva in una casa di mattoni rossi nell’entroterra della Scozia.
Col passare del tempo i suoi strani racconti si colorarono di dettagli. “Mi parlò dei suoi fratelli- racconta Norma - dei capelli lunghi e castani di sua madre che gli leggeva un grande libro su Dio e di come suo padre, un certo Shane Robertson, fosse morto investito sulle strisce pedonali. Poi iniziò a lamentarsi perché nell’altra casa aveva tre bagni, mentre noi ne abbiamo solo uno ed inoltre perché con l’altra famiglia viaggiava molto, mentre noi non siamo mai usciti dalla Scozia”.
Il giorno del suo sesto compleanno Cameron iniziò a piangere: gli mancava la sua famiglia di Barra. Quando Norma scoprì che una casa di produzione cinematografica era alla ricerca di storie di reincarnati si fece coraggio, e, con al seguito una telecamera e Jim Tucker – direttore della clinica di psichiatria infantile alla Virginia University, esperto in reincarnazioni – si recò a Cockleshell Bay, nell'Isola di Barra. Qui la sorpresa: "Dopo qualche giro abbiamo trovato la casa bianca, sul mare, con i famosi 3 bagni" racconta la madre "Cameron era raggiante. Trovò l'entrata segreta della casa che tante volte aveva disegnato e mi disse quanto fosse ansioso di presentarmi alla sua famiglia". Ma di loro non è stata trovata alcuna traccia: la casa era abbandonata e all’anagrafe non è stato trovato nessun Shane Robertson. Si è risaliti a un certo Robertson, vissuto nella casa bianca tempo addietro e poi trasferitosi a Stirling. “Cameron guardò le foto di famiglia – spiega la madre – e riconobbe il cane maculato”.
"Cameron ha vissuto la morte improvvisa del padre. E' stato un trauma" – ha affermato Tucker – "Nel 70% dei casi i bambini ricordano morti avvenute in circostanze non naturali, incidenti o episodi traumatici. Questo suggerisce che la sua coscienza non è un prodotto del cervello, ma piuttosto un'entità distinta, capace di sopravvivere anche dopo la morte del corpo".
Dalla storia di Cameron ne è venuto fuori un interessante documentario tv, andato in onda in USA in prima serata, ma un certo scetticismo è tutt’altro che ingiustificato: una casa bianca sul mare ed un cane maculato non rappresentano certo prove schiaccianti. A ciò si aggiunga che la diffidenza è quasi dovuta quando ci sono di mezzo telecamere, televisioni e prospettive di lauti guadagni.
Ad ogni modo, la vicenda del piccolo Cameron non ha rappresentato una novità per Jim Tucker, che, nel suo saggio "Life before Life: a scientific investigation of children's memories of previous life", pubblicato circa un anno fa, ha descritto 40 anni di ricerche, condotte su bambini che affermano di ricordare vite vissute nel recente passato. I ricercatori una volta raccolte le testimonianze, sono andati personalmente nei posti indicati dai bambini ad incontrare le persone di cui avevano parlato, riscontrando che spesso avevano detto la verità.
Eclatante è, ad esempio, il caso di Tang Jiangshan, bambino cinese della provincia di Hainan, che a soli 3 anni disse alla madre di chiamarsi Chen Mingdao, di essere figlio di Sandie, di abitare a 160 chilometri di distanza e di essere stato ucciso durante la Rivoluzione Culturale Cinese da un colpo di pistola. Compiuti i 6 anni, nel 1979, i genitori lo portarono nel villaggio dei racconti e, senza batter ciglio, Tang entrò nella casa del padre, riconobbe le sorelle, la fidanzata e iniziò a conversare con loro, parlando in perfetto dialetto Danzhou, che a lui avrebbe dovuto essere del tutto sconosciuto.
Insomma, tra racconti incredibili, ricerche scientifiche e convinzioni religiose, i dubbi rimangono…ma in fondo non è questo il bello?
“Non devi temere la morte perché si ritorna”. A parlare non è il Dalai Lama Tenzin Gyatso, ma Cameron Macaulay, bambino scozzese di sei anni che vive a Clydebank, vicino a Glasgow. Quando aveva tre anni, Cameron iniziò a raccontare alla madre Norma le storie dei suoi amici di Barra, un’isola distante circa 300 chilometri da Glasgow, le chiedeva che fine avesse fatto il suo cane maculato e disegnava spesso una casa bianca vicina al mare. La madre rimase sconvolta: Cameron non era mai stato a Barra, non aveva mai avuto un cane e viveva in una casa di mattoni rossi nell’entroterra della Scozia.
Col passare del tempo i suoi strani racconti si colorarono di dettagli. “Mi parlò dei suoi fratelli- racconta Norma - dei capelli lunghi e castani di sua madre che gli leggeva un grande libro su Dio e di come suo padre, un certo Shane Robertson, fosse morto investito sulle strisce pedonali. Poi iniziò a lamentarsi perché nell’altra casa aveva tre bagni, mentre noi ne abbiamo solo uno ed inoltre perché con l’altra famiglia viaggiava molto, mentre noi non siamo mai usciti dalla Scozia”.
Il giorno del suo sesto compleanno Cameron iniziò a piangere: gli mancava la sua famiglia di Barra. Quando Norma scoprì che una casa di produzione cinematografica era alla ricerca di storie di reincarnati si fece coraggio, e, con al seguito una telecamera e Jim Tucker – direttore della clinica di psichiatria infantile alla Virginia University, esperto in reincarnazioni – si recò a Cockleshell Bay, nell'Isola di Barra. Qui la sorpresa: "Dopo qualche giro abbiamo trovato la casa bianca, sul mare, con i famosi 3 bagni" racconta la madre "Cameron era raggiante. Trovò l'entrata segreta della casa che tante volte aveva disegnato e mi disse quanto fosse ansioso di presentarmi alla sua famiglia". Ma di loro non è stata trovata alcuna traccia: la casa era abbandonata e all’anagrafe non è stato trovato nessun Shane Robertson. Si è risaliti a un certo Robertson, vissuto nella casa bianca tempo addietro e poi trasferitosi a Stirling. “Cameron guardò le foto di famiglia – spiega la madre – e riconobbe il cane maculato”.
"Cameron ha vissuto la morte improvvisa del padre. E' stato un trauma" – ha affermato Tucker – "Nel 70% dei casi i bambini ricordano morti avvenute in circostanze non naturali, incidenti o episodi traumatici. Questo suggerisce che la sua coscienza non è un prodotto del cervello, ma piuttosto un'entità distinta, capace di sopravvivere anche dopo la morte del corpo".
Dalla storia di Cameron ne è venuto fuori un interessante documentario tv, andato in onda in USA in prima serata, ma un certo scetticismo è tutt’altro che ingiustificato: una casa bianca sul mare ed un cane maculato non rappresentano certo prove schiaccianti. A ciò si aggiunga che la diffidenza è quasi dovuta quando ci sono di mezzo telecamere, televisioni e prospettive di lauti guadagni.
Ad ogni modo, la vicenda del piccolo Cameron non ha rappresentato una novità per Jim Tucker, che, nel suo saggio "Life before Life: a scientific investigation of children's memories of previous life", pubblicato circa un anno fa, ha descritto 40 anni di ricerche, condotte su bambini che affermano di ricordare vite vissute nel recente passato. I ricercatori una volta raccolte le testimonianze, sono andati personalmente nei posti indicati dai bambini ad incontrare le persone di cui avevano parlato, riscontrando che spesso avevano detto la verità.
Eclatante è, ad esempio, il caso di Tang Jiangshan, bambino cinese della provincia di Hainan, che a soli 3 anni disse alla madre di chiamarsi Chen Mingdao, di essere figlio di Sandie, di abitare a 160 chilometri di distanza e di essere stato ucciso durante la Rivoluzione Culturale Cinese da un colpo di pistola. Compiuti i 6 anni, nel 1979, i genitori lo portarono nel villaggio dei racconti e, senza batter ciglio, Tang entrò nella casa del padre, riconobbe le sorelle, la fidanzata e iniziò a conversare con loro, parlando in perfetto dialetto Danzhou, che a lui avrebbe dovuto essere del tutto sconosciuto.
Insomma, tra racconti incredibili, ricerche scientifiche e convinzioni religiose, i dubbi rimangono…ma in fondo non è questo il bello?
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