Ars pensandi

[Il Nicco]

L'aoristo passivo: pro e contro.

Pro: Se esiste l'attivo, la Struttura, o chi per lei, ha decretato l'esistenza di un passivo che all'attivo si opponga e ne limiti lo strapotere, dando origine ad una delle tante forze dualistiche che generano l'unità dei contrari prevista dall'oscuro Eraclito...non a caso esistono verbi che posseggono esclusivamente la forma passiva

Ah, e poi è facile da memorizzare

Contro: se già l'aoristo attivo è fastidioso, questo è peggio e vale anche più cose di quanto possa valere l'attivo; se ci aggiungiamo il participio passivo dell'aoristo la cosa si fa pure più irritante e frequentemente si rivela persino complesso riconoscere il verbo da cui deriva

Però è sempre meglio di altri tempi

Pertanto, l'aoristo passivo è fastidioso ma necessario per mantenere l'unita della logica e del linguaggio, e, di conseguenza, per preservare la Struttura

[Radium]

Soprattutto insulti e roba sconcia. Non è utopia, è una vita d'inferno

Questa me la segno [cit.]

[Lorenzo GOV]

Ma soprattutto, è così necessario riferire tutto ciò che si pensa?

[Davyl]

Complimenti al Nicco per la dote di fantasia

Ma soprattutto, è così necessario riferire tutto ciò che si pensa?

In realtà il punto non è neanche questo, almeno nella pratica, dato che molteplici freni (morali e legislativi) ce lo vietano, mentre teoricamente non è affatto necessario. Credo che una domanda possa essere "a cosa porterebbe la trasmissione totale del proprio pensiero, senza censure ed inganni?"

Mi viene un po' in mente il mare di LCL di Eva

[sssebi]

"a cosa porterebbe la trasmissione totale del proprio pensiero, senza censure ed inganni?"

Ad essere considerato giustamente un folle...

[Daredevil]

Ad essere considerato giustamente un folle...

O un uomo molto coraggioso, dipende dai punti di vista.

[Kabu]

Mah.. secondo me ipotizzare una relazione così stretta tra pensiero e parola del pensiero è un'operazione abbastanza arbitraria.
Un conto è il pensiero in se stesso, soggettivo ed autoreferente, tutto un altro discorso è attivarlo in forma verbale (chi pensa mai solo a parole?) per poterlo comunicare ad un referente, del quale si deve tra l'altro tener conto. S'innestano filtri esterni importanti tra il pensiero e la sua manifestazione verbale, tali e tanti che la comunicazione del pensiero risulta in definitiva essere un'operazione decisamente slegata dalla sua genesi.

Questo esagerato tentativo di astrarre e separare il pensiero da ogni referenza esterna all'io -intesa e come esternazione del pensiero/parola e come genesi dello stesso- lo priva a mio avviso del suo reale valore, che esiste nell'atto del comprendere e manipolare, non di generale.

[Ixxi]

E qual è la cosa più bella? Che alla fine ha questo post han risposto tutti!

[Davyl]

Mah.. secondo me ipotizzare una relazione così stretta tra pensiero e parola del pensiero è un'operazione abbastanza arbitraria.
Un conto è il pensiero in se stesso, soggettivo ed autoreferente, tutto un altro discorso è attivarlo in forma verbale (chi pensa mai solo a parole?) per poterlo comunicare ad un referente, del quale si deve tra l'altro tener conto. S'innestano filtri esterni importanti tra il pensiero e la sua manifestazione verbale, tali e tanti che la comunicazione del pensiero risulta in definitiva essere un'operazione decisamente slegata dalla sua genesi.

Questo esagerato tentativo di astrarre e separare il pensiero da ogni referenza esterna all'io -intesa e come esternazione del pensiero/parola e come genesi dello stesso- lo priva a mio avviso del suo reale valore, che esiste nell'atto del comprendere e manipolare, non di generale.

Infatti, e il fatto di ipotizzare una relazione stretta tra pensiero e parola in modo arbitrario è ciò che stiamo dicendo già da un po' - è per questo che possiamo solo provare immaginare il pensiero puro, esente da qualsivoglia formalizzazione schematica. Ma lo stesso provare ad immaginarlo non sarebbe, forse, proprio formalizzare il "pensiero di pensiero"? Quindi il precedente "pensare di star pensando"? Non è nulla di nuovo che la "fenomenologia del pensiero" si riduca ad un cogito ergo sum, all'esserci in quanto consapevoli di esserci, così come al pensare solo in quanto in grado di capirlo; se non capissimo di pensare, semplicemente non penseremmo.
Ciò che non condividiamo è dove risieda il valore del pensiero: tu lo vedi agli atti della comprensione, io nella genealogia della comprensione.
E' nel pensiero più puro, ingenuo, privo di interesse formulativo, incondizionato, spontaneo, è proprio in quello che ci vedo la magnificenza del pensare, la grandiosità di quei luridi neuroni di cui prima - proprio laddove non siamo consapevoli di ciò che ponderiamo, è lì la libertà - e non è, forse, quello stesso a lasciarci gravidi del "pensiero consapevole" che tanto consideri?

[!gohanssj2!]

Eh no, parti sempre dal presupposto di considerare la questione da un punto di vista tanto generale da porre sia il pensiero che la parola su di un livello dove di fatto non hanno "pari diritti". Prendi il semplice dormire: è normale pensare, ma non è poi così frequente il parlare. Quindi già se consideri questo, ti rendi conto che doni un contributo al pensiero che è per logica errato, dato che per paragonare due oggetti bisogna che siano nelle medesime condizioni: è come dire che, a parità di tempo, un uomo può compiere più strada rispetto ad un altro che abbia una gamba ingessata, ma negli effetti è sbagliato il paragone ed è ovvio il risultato. Inoltre, altro contributo che non hai considerato è il concetto che io ho considerato a parte: quello di "silenzio". Tu hai analizzato la situazione dal punto di vista pratico, avendo quindi portato l'interruzione di informazione come implicita nella idea di "parola"; io ho fatto la medesima analisi, ma dal punto di vista teorico, semplicemente considerando:
- parola e pensiero a parità di condizioni
- parola e pensiero non influenzati da interruzione (che tuttavia sembra valere solo sulla prima)
Ergo, è più che ovvio che le conclusioni a cui siamo giunti siano diverse, ma in realtà sono giuste entrambe, se si è in grado di capirle.

Appunto per il fatto che ci sono periodi in cui uno pensa ma non parla che serivirebbe più tempo (inteso sempre come "vita") per esprimersi rispetto al pensare!

Comunque, pur partendo da punti differenti, il concetto è lo stesso.

Dare, se tutti dicessero tutto quello che pensano, non avrebbero il tempo per ascoltare ciò che gli altri dicono...quindi potrebbero dire qualsiasi cosa, noncuranti della reazione degli altri.

Ma questa, secondo me è la cosa più stupida...parificare la velocità di pensiero con quella di parola, sarebbe inutile.

Apparte che, secondo me è stupido il fatto di dire tutto ciò che si pensa...è una cosa che mi era venuta in mente, ma non ci ho dato più di tanto peso!

[Connacht]

Tornando seri:

Propongo di bannare Kabu, perché i suoi consigli riguardo i funghi allucinogeni sono stati raccolti da un essere che ha guardato troppo (o troppo poco) Evangelion.
Lei è quindi una pessima influenza per i pargoli di questo forum.

[Davyl]

Tornando seri:

Propongo di bannare Kabu, perché i suoi consigli riguardo i funghi allucinogeni sono stati raccolti da un essere che ha guardato troppo (o troppo poco) Evangelion.
Lei è quindi una pessima influenza per i pargoli di questo forum.

Hahah, dai, c'è tempo per parlare degli effetti dell'invidia sul pensiero, ora non andare ot, hahah

E non prendertela, scherzavo.

[Mystic Leon™]

Tornando IT.

Bella l'idea di dire tutto ciò che si pensa, ma fortunatamente irrealizzabile. Esporre in modo così drastico la propia personalità, no, non fa per me.

[!gohanssj2!]

Tornando IT.

Bella l'idea di dire tutto ciò che si pensa, ma fortunatamente irrealizzabile. Esporre in modo così drastico la propia personalità, no, non fa per me.

ma guarda che questa è un interpretazione che ho dato io al topic, cosa che manco io farei mai.

Ma penso che questo topic possa dare il via ad altre potenziali discussioni

[Connacht]

Supporto tale mozione.
(Il prossimo del foro che va ad Amsterdam mi manda un MP?)

Ovviamente dopo il ban dovrà perdere la carica di moderatrice (cit.).