Viviamo in un Paese in cui le Forze dell'Ordine hanno licenza di torturare, di massacrare, di uccidere.
Il Caso Aldrovandi, il ragazzo assassinato dopo essere stato orrendamente brutalizzato dagli agenti in divisa, che filmando il cadavere agonizzante sghignazzavano allegramente, ci narra anche di depistaggi, falsificazione di prove e insabbiamenti a tutti i livelli, volti a coprire gli Assassini.
Nel frattempo ci sono stati i processi per coloro che al G8 realizzarono quella che Amnesty International descrisse come "La più grande violazione dei diritti umani in tempo di pace", il tristemente celebre "Massacro Cileno" in cui le Forze dell'Ordine davastarono, torturarono e al canto di "1 a Zero per noi" festeggiarono l'uccisione di Carlo Giuliani, arrivando persino ad infierire sul suo cadavere ancora caldo. (Tutti i fatti citati sono facilmente riscontrabili guardando i filmati su Youtube).
Purtroppo dobbiamo tornare a parlare di un altro ragazzo, Stefano Cucchi, ferocemente ammazzato da chi dovrebbe essere preposto a gestire l'ordine e a difendere la costituzione di una Repubblica nata dalla Resistenza Antifascista.
Questa la fredda cronaca dell'Agonia di Stefano:
Giovedì 15 ottobre 2009 Ore 23.30: Stefano Cucchi viene fermato dai Carabinieri nel parco degli acquedotti, a Roma.
Venerdì 16 ottobre Ore 1.30 del mattino: si presentano, con Stefano, presso l’abitazione della famiglia Cucchi, due uomini in borghese, poi qualificatisi come carabinieri e altri due carabinieri in divisa della caserma dell’Appio Claudio. Iniziano a perquisire la stanza di Stefano mentre questi tranquillizza la madre dicendole “tranquilla, tanto non trovano nulla”. Non trovano nulla nella sua stanza. I carabinieri a loro volta tranquillizzano i familiari, dicendo che Stefano è stato sorpreso con alcuni grammi di sostanza stupefacente addosso e che l’indomani si sarebbe celebrato il processo per direttissima nelle aule del tribunale.
Alle ore 12 circa del mattino Stefano arriva in aula scortato da quattro carabinieri. Il suo volto è molto gonfio e presenta lividi assai vistosi intorno agli occhi. Durante l’interrogatorio del giudice, si dichiara colpevole di “detenzione di sostanze stupefacenti, ma in quanto consumatore”. Alle ore 14 viene visitato presso l’ambulatorio del palazzo di Giustizia, dove gli vengono riscontrate “lesioni ecchimodiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente” e dove Stefano dichiara “lesioni alla regione sacrale e agli arti inferiori”. I carabinieri lo conducono quindi a Regina Coeli affidandolo alla custodia della Polizia penitenziaria. All’ingresso in carcere viene sottoposto a visita medica che evidenzia la presenza di “ecchimosi sacrale coccigea, tumefazione del volto bilaterale orbitaria, algia della deambulazione". Viene quindi trasportato all’ospedale Fatebenefratelli per effettuare ulteriori controlli: in particolare radiografie alla schiena e al cranio, non effettuabili in quel momento all’interno dell’istituto penitenziario. In ospedale viene diagnosticata “la frattura corpo vertebrale dell'emisoma sinistra e la frattura della vertebra coccigea”.
Sabato 17 ottobre Nel corso della mattinata viene nuovamente visitato da due medici di Regina Coeli i quali ne dispongono nuovamente il trasferimento al Fatebenefratelli. Da qui, nel corso della mattinata (ore 13,15), viene trasferito all’ospedale Sandro Pertini. La famiglia viene avvisata del ricovero di Stefano solo alle ore 21. Alle ore 22 circa i genitori si presentano al pronto soccorso e vengono indirizzati al Padiglione detenuti. Al piantone viene chiesto se è possibile visitare il paziente, ma la risposta che viene data ai familiari è: “questo è un carcere e non sono possibili le visite”. Alla precisa domanda rivoltagli dai genitori: "come sta Cucchi Stefano?", il piantone li fa attendere per poi invitarli a ritornare il lunedì successivo.
Lunedì 19 ottobre alle ore 12 I genitori si recano presso il padiglione detenuti e ripetono al piantone la richiesta di visitare Stefano. La risposta della sovrintendente è: “il ragazzo sta tranquillo”, ma ancora una volta viene negata ai genitori la possibilità di un colloquio con i medici, la stessa sovrintendente li invita a ripresentarsi il giorno successivo, affermando che per l’indomani l’autorizzazione sarebbe sicuramente arrivata.
Martedì 20 ottobre Alle ore 12 i genitori si recano nuovamente al Pertini, ripetendo al piantone la richiesta di visitare Stefano. Questa volta il piantone nega loro l’ingresso, dichiarando, ed è la prima volta che viene detto esplicitamente, che “sia per i colloqui con i detenuti sia per quelli con i medici occorre chiedere il permesso del Giudice del Tribunale”.
Mercoledì 21 ottobre Alle 12.30 il padre di Stefano , dopo una mattina passata in tribunale, ottiene il permesso del Giudice della settima sezione per i colloqui. Ma gli dicono che "Manca il Visto!"
Giovedì 22 ottobre Stefano Cucchi muore alle 6.20 di mattina. La certificazione medica rilasciata dal sanitario ospedaliero parla incredibilmente di 'presunta morte naturale'. Alle ore 12.30 la madre di Stefano viene a sapere della morte del figlio.
Entrambi i genitori si recano al Pertini dove il sovrintendente e il medico di turno fanno una dichiarazione allucinante quella di “non aver avuto modo di vederlo in viso in quanto si teneva costantemente il lenzuolo sulla faccia”.
Si precipitano quindi all’obitorio dell’istituto di medicina legale dove si presenta loro un’immagine sconvolgente: il volto del figlio devastato, quasi completamente tumefatto, l’occhio destro rientrato a fondo nell’orbita, l’arcata sopraccigliare sinistra gonfia in modo abnorme, la schiena e gli arti spezzati, la mascella destra con un solco verticale, a segnalare una frattura, la dentatura rovinata.
Venerdì 23 ottobre Viene effettuata l’autopsia. Al consulente di parte, nominato dalla famiglia, non viene consentito di scattare fotografie. Il corpo di Stefano Cucchi ora pesa 37 Kg. Segno che oltre ad essere stato ripetutamente massacrato di botte, per giorni e giorni, è stato anche privato di cibo e acqua e, di conseguenza, ucciso anche dalla denutrizione forzata.
Fonte: RadioContro, la quale ha attinto da giornali vari
Non trovo nemmeno doveroso commentare. Partirebbero tanti di quegli insulti e bestemmie che cancellerebbero il topic.
Il Caso Aldrovandi, il ragazzo assassinato dopo essere stato orrendamente brutalizzato dagli agenti in divisa, che filmando il cadavere agonizzante sghignazzavano allegramente, ci narra anche di depistaggi, falsificazione di prove e insabbiamenti a tutti i livelli, volti a coprire gli Assassini.
Nel frattempo ci sono stati i processi per coloro che al G8 realizzarono quella che Amnesty International descrisse come "La più grande violazione dei diritti umani in tempo di pace", il tristemente celebre "Massacro Cileno" in cui le Forze dell'Ordine davastarono, torturarono e al canto di "1 a Zero per noi" festeggiarono l'uccisione di Carlo Giuliani, arrivando persino ad infierire sul suo cadavere ancora caldo. (Tutti i fatti citati sono facilmente riscontrabili guardando i filmati su Youtube).
Purtroppo dobbiamo tornare a parlare di un altro ragazzo, Stefano Cucchi, ferocemente ammazzato da chi dovrebbe essere preposto a gestire l'ordine e a difendere la costituzione di una Repubblica nata dalla Resistenza Antifascista.
Questa la fredda cronaca dell'Agonia di Stefano:
Giovedì 15 ottobre 2009 Ore 23.30: Stefano Cucchi viene fermato dai Carabinieri nel parco degli acquedotti, a Roma.
Venerdì 16 ottobre Ore 1.30 del mattino: si presentano, con Stefano, presso l’abitazione della famiglia Cucchi, due uomini in borghese, poi qualificatisi come carabinieri e altri due carabinieri in divisa della caserma dell’Appio Claudio. Iniziano a perquisire la stanza di Stefano mentre questi tranquillizza la madre dicendole “tranquilla, tanto non trovano nulla”. Non trovano nulla nella sua stanza. I carabinieri a loro volta tranquillizzano i familiari, dicendo che Stefano è stato sorpreso con alcuni grammi di sostanza stupefacente addosso e che l’indomani si sarebbe celebrato il processo per direttissima nelle aule del tribunale.
Alle ore 12 circa del mattino Stefano arriva in aula scortato da quattro carabinieri. Il suo volto è molto gonfio e presenta lividi assai vistosi intorno agli occhi. Durante l’interrogatorio del giudice, si dichiara colpevole di “detenzione di sostanze stupefacenti, ma in quanto consumatore”. Alle ore 14 viene visitato presso l’ambulatorio del palazzo di Giustizia, dove gli vengono riscontrate “lesioni ecchimodiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente” e dove Stefano dichiara “lesioni alla regione sacrale e agli arti inferiori”. I carabinieri lo conducono quindi a Regina Coeli affidandolo alla custodia della Polizia penitenziaria. All’ingresso in carcere viene sottoposto a visita medica che evidenzia la presenza di “ecchimosi sacrale coccigea, tumefazione del volto bilaterale orbitaria, algia della deambulazione". Viene quindi trasportato all’ospedale Fatebenefratelli per effettuare ulteriori controlli: in particolare radiografie alla schiena e al cranio, non effettuabili in quel momento all’interno dell’istituto penitenziario. In ospedale viene diagnosticata “la frattura corpo vertebrale dell'emisoma sinistra e la frattura della vertebra coccigea”.
Sabato 17 ottobre Nel corso della mattinata viene nuovamente visitato da due medici di Regina Coeli i quali ne dispongono nuovamente il trasferimento al Fatebenefratelli. Da qui, nel corso della mattinata (ore 13,15), viene trasferito all’ospedale Sandro Pertini. La famiglia viene avvisata del ricovero di Stefano solo alle ore 21. Alle ore 22 circa i genitori si presentano al pronto soccorso e vengono indirizzati al Padiglione detenuti. Al piantone viene chiesto se è possibile visitare il paziente, ma la risposta che viene data ai familiari è: “questo è un carcere e non sono possibili le visite”. Alla precisa domanda rivoltagli dai genitori: "come sta Cucchi Stefano?", il piantone li fa attendere per poi invitarli a ritornare il lunedì successivo.
Lunedì 19 ottobre alle ore 12 I genitori si recano presso il padiglione detenuti e ripetono al piantone la richiesta di visitare Stefano. La risposta della sovrintendente è: “il ragazzo sta tranquillo”, ma ancora una volta viene negata ai genitori la possibilità di un colloquio con i medici, la stessa sovrintendente li invita a ripresentarsi il giorno successivo, affermando che per l’indomani l’autorizzazione sarebbe sicuramente arrivata.
Martedì 20 ottobre Alle ore 12 i genitori si recano nuovamente al Pertini, ripetendo al piantone la richiesta di visitare Stefano. Questa volta il piantone nega loro l’ingresso, dichiarando, ed è la prima volta che viene detto esplicitamente, che “sia per i colloqui con i detenuti sia per quelli con i medici occorre chiedere il permesso del Giudice del Tribunale”.
Mercoledì 21 ottobre Alle 12.30 il padre di Stefano , dopo una mattina passata in tribunale, ottiene il permesso del Giudice della settima sezione per i colloqui. Ma gli dicono che "Manca il Visto!"
Giovedì 22 ottobre Stefano Cucchi muore alle 6.20 di mattina. La certificazione medica rilasciata dal sanitario ospedaliero parla incredibilmente di 'presunta morte naturale'. Alle ore 12.30 la madre di Stefano viene a sapere della morte del figlio.
Entrambi i genitori si recano al Pertini dove il sovrintendente e il medico di turno fanno una dichiarazione allucinante quella di “non aver avuto modo di vederlo in viso in quanto si teneva costantemente il lenzuolo sulla faccia”.
Si precipitano quindi all’obitorio dell’istituto di medicina legale dove si presenta loro un’immagine sconvolgente: il volto del figlio devastato, quasi completamente tumefatto, l’occhio destro rientrato a fondo nell’orbita, l’arcata sopraccigliare sinistra gonfia in modo abnorme, la schiena e gli arti spezzati, la mascella destra con un solco verticale, a segnalare una frattura, la dentatura rovinata.
Venerdì 23 ottobre Viene effettuata l’autopsia. Al consulente di parte, nominato dalla famiglia, non viene consentito di scattare fotografie. Il corpo di Stefano Cucchi ora pesa 37 Kg. Segno che oltre ad essere stato ripetutamente massacrato di botte, per giorni e giorni, è stato anche privato di cibo e acqua e, di conseguenza, ucciso anche dalla denutrizione forzata.
Fonte: RadioContro, la quale ha attinto da giornali vari
Non trovo nemmeno doveroso commentare. Partirebbero tanti di quegli insulti e bestemmie che cancellerebbero il topic.
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