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Originariamente Scritto da C18-Crilin 4ever Visualizza MessaggioCm ho già detto (nn ric dove, ma l'ho già detto) la sto continuando, sto solo decidendo cm far morire la "vittima" di Gohan
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Ecco il nuovo capitolo, se devo essere sincera non è che mi convinca molto, ma vabbè, vediamo cosa ne pensate voi ^^
Capitolo cinque: Kevin Foster
Appena entrato, Gohan venne colpito dall’odore pungente di sigari cubani, e la vista gli si annebbiò a causa del fumo.
“Puah, se anche non lo uccido io, gli verrà comunque un tumore nel giro di poco!”.
Gohan osservò l’uomo dietro il bancone; era un tipo palestrato, alto, a quanto sembrava, aveva un viso pulito e apparentemente onesto, il sigaro in bocca, lasciato penzolare leggermente a sinistra.
Era al telefono, probabilmente con un azienda, continuava a sbraitare mille parole al secondo, probabilmente assordando l’interlocutore.
Intanto sfogliava l’agenda, scritta completamente in ogni pagina, Gohan immaginò fosse pieno di impegni, a meno che non si divertisse a scriverci a caso.
Un cappello posato sulla spalliera della sedia ed un tagliacarte in oro sulla scrivania, piena zeppa di quelle che avevano tutta l’aria di essere pratiche, completava il quadretto.
Non appena vide Gohan, Kevin Foster ripose il telefono, per la gioia delle orecchie altrui, e fissò il ragazzino con uno sguardo irritato e sbrigativo.
“Allora, ragazzino, cosa vuoi? Tornatene a giocare con i balocchi, invece di infastidire la gente che lavora!”.
Gohan non si lasciò intimorire, né si arrabbiò, con tutta la freddezza possibile estrasse la collana di C18, che si era messo in tasca e la fece oscillare davanti agli occhi di Kevin.
Il direttore la osservò attentamente, diventando più pallido del normale, quindi fisso Gohan, lo fissò a lungo nelle iridi nere come la notte, lo scrutò, cercando di capire se i suoi sospetti fossero fondati, alla fine decise che quello era un ragazzino qualunque.
“Bè? Vuoi ipnotizzarmi con una collana di perle? Torna sotto la gonna di tua madre!”. Gohan colse al volo l’opportunità per rivelarsi.
“E se invece tornassi sotto i pantaloni di C18?”.
Al suono di quel nome Kevin sbiancò
“Tu…tu…conosci C18?” “Conoscevo!” corresse Gohan, Kevin non riconobbe in lui il bambino della foresta, quindi fece finta di nulla, con il tono più naturale possibile.
“Oh, è morta? Mi dispiace” disse, riprendendo il suo lavoro.
Gohan alzò un sopracciglio, Kevin voleva fare il furbo.
“Già, è stata squartata…”
Kevin iniziò a sudare freddo.
“Ma questo è solo il dopo, prima è stata violentata”
Kevin divenne ancora più pallido, era praticamente bianco.
“E prima ancora uccisa con un colpo al cuore, ed io sono qui per questo”.
Kevin iniziò a sentire un caldo soffocante opprimerlo.
“E ch-che-che vuoi d-da-da me?” chiese balbettando convulsamente.
“Sai com’è, un uccellino mi ha detto che sei stato tu…un uccellino le cui iniziali sono P e D”
“Peter Duglos, quel traditore! Aspetta solo che mi capiti tra le mani…!”
“Impossibile! E’ morto!”.
All’apprendere di questa notizia, e sentendo il tono freddo con cui era stata pronunciata, Kevin iniziò a temere di essere il prossimo…
Si alzò di scatto dalla sedia
“Fuori dal mio ufficio! Fuori immediatamente dal mio ufficio!” nell’urlare così andò verso Gohan e lo afferrò per una spalla, per trascinarlo fuori…ma si ritrovò con il braccio sul pavimento…un rapido gesto di Gohan gliel’aveva tagliato.
Kevin sbiancò, guardando il suo braccio, che ora giaceva sul tappeto in un mare di sangue.
“Cosa vuoi da me? Maledizione! Sono passati tanti ani, cosa vuoi da me?”
Gohan non rispose, si limitò a slittare il coltello sul viso dell’uomo.
Il naso raggiunse le braccia e Kevin cadde per terra, sentiva che le forze lo abbandonavano, il suo sangue lo ricopriva e ricopriva il pavimento.
“Cane! Farmi morire dissanguato…tu non sei un bambino…sei un demonio!”
Gohan continuò a non rispondere, mentre con il terzo e rapido colpo asportava un orecchio.
Kevin perdeva sempre più sangue, si accasciò al suolo, ma non era ancora morto e Gohan aveva appena iniziato.
“Hai cercato di violentarla, vero? E poi l’hai uccisa perché non c’è stata, vero? Non hai pensato che potessi vendicarmi? Non hai pensato che potessi trovarti e fartela pagare? No, non l’hai pensato! Perché in quel momento non era il cervello che aveva il sopravvento in te, ma un altro organo, vero?” dicendo così, Gohan diede una spinta col piede a Kevin, facendolo finire disteso con la schiena a terra, l’uomo era vivo, respirava, ma sapeva che per lui sarebbe giunta presto la fine.
“Hai qualche idea di quale sarà la tua punizione?” l’uomo non rispose, si limitò a fissare il ragazzino negli occhi, vi vide due fiamme, ma non solo…per un secondo, un breve ma indimenticabile secondo, gli sembrò di vederci una scintilla, la vita, un battito d’ali di un passero solitario.
Poi vide la mano del ragazzo calare ancora su di lui, come prima, ma producendo un dolore più forte, una fitta tremenda in mezzo alle gambe che non riuscì a reprimere.
Non era tagliato, no, era aperto…
Il ragazzino scese a peso morto, centrandolo con il ginocchio e facendo uscire a Kevin un gemito di dolore, continuò con questa lenta tortura, colpendolo con le ginocchia in vari punti, e ferendolo ripetutamente con il coltello lungo l’addome, finchè non gli sembrò che l’uomo avesse sofferto abbastanza.
A quel punto con un ultimo affondo, colpì Kevin al cuore, uccidendolo.
“Meno due…ne mancano tre…” sussurrò a se stesso.
Uscì dalla banca, senza sentirsi sollevato, non si sentiva bene al pensiero di essersi vendicato, anzi, stava male, sempre più male. L’aver visto sua madre, l’averla vista così debole e stanca, ed il sapere che lui non ci sarebbe stato, non l’avrebbe sorretta durante la vecchiaia, che prima o poi sarebbe giunta anche per lei, lo faceva star male. Il sapere di aver ucciso due persone, anche se per vendetta, lo faceva stare male. Il pensiero che quegli uomini potessero a loro volta avere delle madri, o comunque una famiglia, lo faceva stare male. Il pensiero che avessero un figlio, un figlio come lui, che non avrebbe mai saputo perché suo padre era morto, lo faceva star male. Eppure non sapeva fermarsi, quella vendetta era diventata la sua droga.
Si sentiva responsabile, non aveva potuto fare niente per aiutare C18…ed era colpa sua se lei aveva perso tempo e non era riuscita a scappare…se lui non si fosse perso in quel bosco, costringendola in un certo senso a perdere tempo, lei sarebbe ancora vivo.
Calde lacrime uscirono dalle sue guance, erano quattro anni che non piangeva, quattro anni che reprimeva tutte le lacrime che si formavano nei suoi occhi, adesso sentiva di non avere la forza di opporsi a questo pianto, che lo faceva soffrire e allo stesso tempo lo riempiva di calore.
Si passò una mano sul viso, asciugandosi gli occhi.
Guardò la strada davanti a lui, solo ora si era reso conto di non aver chiesto informazioni su Filippo Lombi.
“Non fa niente….lo cercherò da me…” pensò amaramente.
Alzò lo sguardo al cielo, e vide lo stesso passero visto non troppo tempo prima mentre viaggiava. Lo osservò volteggiare da solo, e fermarsi su un cornicione, girato verso di lui; sembrava quasi lo stesse aspettando, lo volesse accompagnare.
In quel momento passò un uccello più grosso, nero, che prese il passero tra gli artigli, portandolo via.
Gohan abbassò la testa, gli stava succedendo la stessa cosa, una cupa e nera malinconia lo stava prendendo, non sapeva più chi era, cosa faceva, qual’era il suo scopo.
“Ma io ce l’ho veramente uno scopo? Sono forse venuto al mondo solo per uccidere? Per far soffrire le famiglie, che nemmeno sanno cosa queste persone hanno fatto??” .
Scosse la testa, non poteva essere quello il suo scopo!
Sentì le ruote di un carro che si avvicinava.
La porta di una diligenza si aprì e scese un uomo magro e pallido, gli zigomi bassi, gli occhi incavati, segno di numerose notti passate sveglio.
Gohan lo guardò, riconobbe la collana che portava, l’aveva vista brillare quella notte, chi gli era davanti era Filippo Lombi!
Gohan lo guardò di nuovo…era quello l’uomo che stava per uccidere? Quello l’uomo che aveva violentato un cadavere?
Guardandolo Gohan non provò rabbia e dolore come le altre volte, solo una gran pena…ma cercò di scacciarla, per quanto quello gli sembrasse solo un poveraccio, aveva osato farlo…e ora lui doveva ucciderlo, come gli altri…
Scosse nuovamente la testa, gli faceva male, tutto gli faceva male, la vista di sua madre l’aveva scosso più di quanto egli stesso volesse ammettere, più di quanto riusciva a comprendere.sigpic~E' meglio esser odiati per ciò che siamo, che essere amati per la maschera che portiamo~
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