Naoto eccoti la storia della Conferenza del 1947, io ho sempre le prove di quello che affermo!
Alla Conferenza di pace di Parigi, nel 1946, De Gasperi si trovò dinanzi alla richiesta russa di far passare sotto le bandiere di Tito anche Trieste e la Venezia Giulia (oltre alle città adriatiche con Fiume sede di 45.000 italiani su una popolazione di 51.000), ed oltre naturalmente all'Istria e alla Dalmazia.
Dalla nostra parte stavano gli americani. Più tiepidi gli inglesi. Sfrontatissimi i francesi!
L'atteggiamento di Togliatti fu molto ambiguo. I comunisti erano al governo con 4 ministri ed esercitavano in pieno il loro peso.Ed erano inoltre sostenuti da Pietro Nenni, ministro degli Esteri.
Eugenio Reale - medico antifascista, amicismo di Togliatti, fondatore del PCI napoletano, sottosegretario agli Esteri - avrebbe raccontato nelle sue memorie (dopo l'uscita dal Pci) che l'acquiscenza di Nenni era favorita dal fatto che al Psi andava regolarmente una piccola quota del finanziamento in dollari che ogni mese il Partito comunista sovietico faceva pervenire al Pci attraverso le diverse ambasciate dei paesi dell'Est accreditate in Italia.
Reale rappresentava Togliatti nella delegazione italiana a Parigi. (Una volta fu raggiunto segretamente dal leader comunista: scoperto, Togliatti disse di essere capitato per caso nella capitale francese alla ricerca di libri rari). Andreotti, strettissimo collaboratore di De Gasperi, racconta che Reale faceva il doppio gioco: dopo la riunione con la nostra delegazione nell'ambasciata d'Italia, andava a riferire alla vicina ambasciata sovietica. Questo costrinse De Gasperi a fare due riunioni: la prima, ufficiale, con la partecipazione di Reale; la seconda, segreta, in casa del ministro consigliere della nostra ambasciata, senza l'esponente comunista. I comunisti italiani non volevano in alcun modo prendere una posizione sgradita non tanto a Tito, quanto all'Unione Sovietica, che allora gli copriva perfettamente le spalle.
Paolo Spriano in "Storia del partito comunista italiano" scrive: << l'occupazione jugoslava è un fatto positivo, di cui dobbiamo rallegrarci e che in tutti i modi dobbiamo favorire... [così] in questa regione non vi sarà nè un'occupazione inglese, nè una restaurazione dell'amministrazione reazionaria italiana, cioè si creerà una situazione profondamente diversa da quella che esiste nella parte libera dell'Italia >>.
Era Mosca a premere in questa direzione, e stavolta Togliatti scavalcò Longo e Secche nella fedeltà a Stalin, salvo dimostrargli alcuni mesi dopo l'isolamento in cui si sarebbe trovato (e in effetti si trovò) il Pci ricevendo di nuovo da Mosca l'ordine di obbedire alle mire di Tito.
Ancora nel maggio 1946 gli emissari di Stalin, dando per acquisiti alla Jugoslavia quasi tutti i territori contesi, ammonivano Togliatti che <<essendo jugoslavo tutto l'hinterland, lasciare Trieste all'Italia significherebbe separare la testa dal corpo>>.
Le trattative si trascinarono fino all'autunno e all'inizio di novembre Togliatti, senza informare Nenni, andò in segreto da Tito e tornò con una proposta clamorosa che nascondeva una trappola fatale: la Jugoslavia avrebbe ceduto all'Italia Trieste in cambio di Gorizia e di tutto il resto della Venezia Giulia. In un documento i comunisti italiani espressero "riconoscenza" al maresciallo Tito per questa generosa proposta, ma Nenni si infuriò (<<Tito rinuncia a ciò che non ha e ci chiede ciò che abbiamo>>) e De Gasperi bocciò risolutamente questa soluzione.
Alla fine sappiamo tutti come è andata, 300.000 italiani che dovettero abbandonare le proprie case e circa 50.000 italiani infoibati per la sola colpa di ESSERE ITALIANI!
E questa, Naoto, è la skifosa storia della Conferenza di pace dove Mosca comandava e i comunisti, che godevano di parecchia influenza come puoi ben leggere, obbedivano!
Considero i comunisti traditori, venduti allo straniero e infami!
Alla Conferenza di pace di Parigi, nel 1946, De Gasperi si trovò dinanzi alla richiesta russa di far passare sotto le bandiere di Tito anche Trieste e la Venezia Giulia (oltre alle città adriatiche con Fiume sede di 45.000 italiani su una popolazione di 51.000), ed oltre naturalmente all'Istria e alla Dalmazia.
Dalla nostra parte stavano gli americani. Più tiepidi gli inglesi. Sfrontatissimi i francesi!
L'atteggiamento di Togliatti fu molto ambiguo. I comunisti erano al governo con 4 ministri ed esercitavano in pieno il loro peso.Ed erano inoltre sostenuti da Pietro Nenni, ministro degli Esteri.
Eugenio Reale - medico antifascista, amicismo di Togliatti, fondatore del PCI napoletano, sottosegretario agli Esteri - avrebbe raccontato nelle sue memorie (dopo l'uscita dal Pci) che l'acquiscenza di Nenni era favorita dal fatto che al Psi andava regolarmente una piccola quota del finanziamento in dollari che ogni mese il Partito comunista sovietico faceva pervenire al Pci attraverso le diverse ambasciate dei paesi dell'Est accreditate in Italia.
Reale rappresentava Togliatti nella delegazione italiana a Parigi. (Una volta fu raggiunto segretamente dal leader comunista: scoperto, Togliatti disse di essere capitato per caso nella capitale francese alla ricerca di libri rari). Andreotti, strettissimo collaboratore di De Gasperi, racconta che Reale faceva il doppio gioco: dopo la riunione con la nostra delegazione nell'ambasciata d'Italia, andava a riferire alla vicina ambasciata sovietica. Questo costrinse De Gasperi a fare due riunioni: la prima, ufficiale, con la partecipazione di Reale; la seconda, segreta, in casa del ministro consigliere della nostra ambasciata, senza l'esponente comunista. I comunisti italiani non volevano in alcun modo prendere una posizione sgradita non tanto a Tito, quanto all'Unione Sovietica, che allora gli copriva perfettamente le spalle.
Paolo Spriano in "Storia del partito comunista italiano" scrive: << l'occupazione jugoslava è un fatto positivo, di cui dobbiamo rallegrarci e che in tutti i modi dobbiamo favorire... [così] in questa regione non vi sarà nè un'occupazione inglese, nè una restaurazione dell'amministrazione reazionaria italiana, cioè si creerà una situazione profondamente diversa da quella che esiste nella parte libera dell'Italia >>.
Era Mosca a premere in questa direzione, e stavolta Togliatti scavalcò Longo e Secche nella fedeltà a Stalin, salvo dimostrargli alcuni mesi dopo l'isolamento in cui si sarebbe trovato (e in effetti si trovò) il Pci ricevendo di nuovo da Mosca l'ordine di obbedire alle mire di Tito.
Ancora nel maggio 1946 gli emissari di Stalin, dando per acquisiti alla Jugoslavia quasi tutti i territori contesi, ammonivano Togliatti che <<essendo jugoslavo tutto l'hinterland, lasciare Trieste all'Italia significherebbe separare la testa dal corpo>>.
Le trattative si trascinarono fino all'autunno e all'inizio di novembre Togliatti, senza informare Nenni, andò in segreto da Tito e tornò con una proposta clamorosa che nascondeva una trappola fatale: la Jugoslavia avrebbe ceduto all'Italia Trieste in cambio di Gorizia e di tutto il resto della Venezia Giulia. In un documento i comunisti italiani espressero "riconoscenza" al maresciallo Tito per questa generosa proposta, ma Nenni si infuriò (<<Tito rinuncia a ciò che non ha e ci chiede ciò che abbiamo>>) e De Gasperi bocciò risolutamente questa soluzione.
Alla fine sappiamo tutti come è andata, 300.000 italiani che dovettero abbandonare le proprie case e circa 50.000 italiani infoibati per la sola colpa di ESSERE ITALIANI!
E questa, Naoto, è la skifosa storia della Conferenza di pace dove Mosca comandava e i comunisti, che godevano di parecchia influenza come puoi ben leggere, obbedivano!
Considero i comunisti traditori, venduti allo straniero e infami!
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