Bossi: "Milano deve diventare la capitale del Paese"
In un comizio a Manerbio (Brescia), il leader del Carroccio ha invitato i leghisti alla protesta contro il governo Prodi: "Ci sono milioni di persone, veneti e lombardi, pronti ad attaccare per la liberta', per il federalismo fiscale"
Milano, 14 agosto 23007 - ''Dobbiamo andare all' attacco con delle spallate. Dobbiamo fare manifestazioni a Milano e Brescia. Milano deve diventare la capitale di questo Paese''. Lo ha detto Umberto Bossi ieri sera a Manerbio in un comizio.
''Tra meno di un mese - ha continuato il leader della lega Nord - ci sara' una grossa manifestazione a Milano e poi magari anche a Brescia. Non venite troppo buoni come al solito, venite incazzati. La gente e' imbestialita. Andate in Liguria, nel Veneto, nelle regioni rosse: sono tutti imbestialiti. La gente vuole poter andare a votare per dare il ben servito. Noi vogliamo la libertà".
''E' meglio trovare la quadratura - ha concluso Bossi - prima che il Nord si incazzi davvero, e io sono disposto a incazzarmi seriamente. A Milano venite incazzati, ci sono milioni di persone, veneti e lombardi, i piu' coraggiosi, pronti ad attaccare per la liberta', per il federalismo fiscale. 'Mortadella' apri le orecchie''.
In un comizio a Manerbio (Brescia), il leader del Carroccio ha invitato i leghisti alla protesta contro il governo Prodi: "Ci sono milioni di persone, veneti e lombardi, pronti ad attaccare per la liberta', per il federalismo fiscale"
Milano, 14 agosto 23007 - ''Dobbiamo andare all' attacco con delle spallate. Dobbiamo fare manifestazioni a Milano e Brescia. Milano deve diventare la capitale di questo Paese''. Lo ha detto Umberto Bossi ieri sera a Manerbio in un comizio.
''Tra meno di un mese - ha continuato il leader della lega Nord - ci sara' una grossa manifestazione a Milano e poi magari anche a Brescia. Non venite troppo buoni come al solito, venite incazzati. La gente e' imbestialita. Andate in Liguria, nel Veneto, nelle regioni rosse: sono tutti imbestialiti. La gente vuole poter andare a votare per dare il ben servito. Noi vogliamo la libertà".
''E' meglio trovare la quadratura - ha concluso Bossi - prima che il Nord si incazzi davvero, e io sono disposto a incazzarmi seriamente. A Milano venite incazzati, ci sono milioni di persone, veneti e lombardi, i piu' coraggiosi, pronti ad attaccare per la liberta', per il federalismo fiscale. 'Mortadella' apri le orecchie''.
Roma, 16 ago. (Adnkronos/Ign) – Sciopero fiscale in autunno per mandare via il governo Prodi. Umberto Bossi sceglie il giorno di Ferragosto per lanciare una proposta agli alleati della Cdl e un duro attacco alla maggioranza. E da Ponte di Legno, dove si sono svolte le selezioni per Miss Padania, esorta i cittadini a pagare le tasse soltanto alle Regioni e non allo Stato.
Un gesto forte di ribellione contro la politica fiscale del governo: "Ne hanno piene tutti le scatole e anche qui c'è un sacco di gente che è rimasta a casa perché è senza soldi, perché non ha i soldi per andare in ferie" ha detto il leader del Carroccio.
Bossi spera che la sua proposta venga sostenuta da tutto il centrodestra: per lo sciopero fiscale infatti “ci deve essere l'accordo" nella Cdl, sottolinea.
L'idea di Bossi viene però subito bocciata dall'Udc, e il presidente Rocco Buttiglione parla senza mezzi termini di una "follia". "Proporre lo sciopero fiscale - prosegue l'esponente centrista - è come dire che vogliamo la dissoluzione dello Stato. Dopodichè, che succede? Come fa lo Stato a pagare i poliziotti che ci devono difendere dai criminali? Come fa a pagare le Forze Armate che ci devono difendere dai terroristi?" chiede Buttiglione. "Non si pagano più stipendi e non si pagano più pensioni" avverte Buttiglione, che taglia corto: "Una cosa del genere non può essere presa sul serio".
E anche il partito di via della Scrofa prende le distanze. An, mette in chiaro Altero Matteoli, non seguirà il Carroccio sulla strada dello sciopero fiscale. ''La politica si fa in altri modi, non con la rivolta delle tasse", dice il capogruppo al Senato di An. Per Matteoli il Senatur è ''stato frainteso, perché non posso pensare che Bossi abbia veramente detto 'facciamo lo sciopero fiscale'''.
A sostenere il leader della Lega Nord al momento sono solo gli esponenti di Forza Italia. Per il vicecapogruppo alla Camera, Paolo Romani, sarebbe "un'iniziativa di grossa pressione psicologica" per protestare contro un governo "che dissipa le risorse del Paese", e cioè "i soldi delle tasse che mandiamo a Roma, soprattutto dal Nord".
Più cauta Alleanza Nazionale. Per Maurizio Gasparri "ogni forma di protesta contro questo governo, che ha portato ad un inaccettabile inasprimento del prelievo fiscale, è comprensibile. La vera risposta però - sottolinea Gasparri - non è lo sciopero fiscale, ma è mandare a casa questo governo che ha aumentato anche l'insicurezza. Da tempo An è su questa posizione e il 13 ottobre scenderà in piazza anche per la sicurezza. E' tempo di legalità ed ordine".
Dalla maggioranza parte un coro di critiche al leader del Carroccio, accusato di voler incitare all'illegalità. "Incitare allo sciopero fiscale è una proposta insana. Non pagare i tributi, che sono la fonte principale dello Stato, oltre ad essere illegale, si ripercuoterebbe sugli stessi cittadini, che sarebbero poi costretti a pagarne di più" dice il ministro Antonio Di Pietro. "Non pagarle vuole anche dire allargare maggiormente la forbice tra ricchi e poveri; tra chi evade e quanti hanno sempre pagato. Un Italia a due velocità che ancora maggiormente sbilancerebbe a favore dei soliti furbi".
Per il deputato dei Verdi Paolo Cento, "la proposta di Bossi di uno sciopero fiscale è indecente e rappresenta un pessimo segnale rispetto alla battaglia che con rigore e coerenza le istituzioni stanno portando avanti contro l'evasione e l'elusione fiscale. Se Bossi vuole realmente un federalismo moderno - aggiunge il sottosegretario al ministero dell'Economia - si confronti in Parlamento con la proposta avanzata dal governo sul federalismo fiscale e lasci perdere questa pericolosa boutade 'ferragostana'". Anche i Popolari-Udeur respingono "con forza" l'idea dello sciopero fiscale. "Agitare la leva fiscale per mandare a casa il governo - si legge in una nota del partito di Mastella - è quanto di più antidemocratico si possa immaginare". Daniele Capezzone plaude invece al numero uno della della Lega Nord: "Non mi unisco al lancio di pietre contro Bossi, perchè la secessione fiscale non la fa il leader della Lega ma Visco, con una politica di aggressività fiscale che non produce risultati e colpisce le piccole imprese, artigiani e commercianti".
Un gesto forte di ribellione contro la politica fiscale del governo: "Ne hanno piene tutti le scatole e anche qui c'è un sacco di gente che è rimasta a casa perché è senza soldi, perché non ha i soldi per andare in ferie" ha detto il leader del Carroccio.
Bossi spera che la sua proposta venga sostenuta da tutto il centrodestra: per lo sciopero fiscale infatti “ci deve essere l'accordo" nella Cdl, sottolinea.
L'idea di Bossi viene però subito bocciata dall'Udc, e il presidente Rocco Buttiglione parla senza mezzi termini di una "follia". "Proporre lo sciopero fiscale - prosegue l'esponente centrista - è come dire che vogliamo la dissoluzione dello Stato. Dopodichè, che succede? Come fa lo Stato a pagare i poliziotti che ci devono difendere dai criminali? Come fa a pagare le Forze Armate che ci devono difendere dai terroristi?" chiede Buttiglione. "Non si pagano più stipendi e non si pagano più pensioni" avverte Buttiglione, che taglia corto: "Una cosa del genere non può essere presa sul serio".
E anche il partito di via della Scrofa prende le distanze. An, mette in chiaro Altero Matteoli, non seguirà il Carroccio sulla strada dello sciopero fiscale. ''La politica si fa in altri modi, non con la rivolta delle tasse", dice il capogruppo al Senato di An. Per Matteoli il Senatur è ''stato frainteso, perché non posso pensare che Bossi abbia veramente detto 'facciamo lo sciopero fiscale'''.
A sostenere il leader della Lega Nord al momento sono solo gli esponenti di Forza Italia. Per il vicecapogruppo alla Camera, Paolo Romani, sarebbe "un'iniziativa di grossa pressione psicologica" per protestare contro un governo "che dissipa le risorse del Paese", e cioè "i soldi delle tasse che mandiamo a Roma, soprattutto dal Nord".
Più cauta Alleanza Nazionale. Per Maurizio Gasparri "ogni forma di protesta contro questo governo, che ha portato ad un inaccettabile inasprimento del prelievo fiscale, è comprensibile. La vera risposta però - sottolinea Gasparri - non è lo sciopero fiscale, ma è mandare a casa questo governo che ha aumentato anche l'insicurezza. Da tempo An è su questa posizione e il 13 ottobre scenderà in piazza anche per la sicurezza. E' tempo di legalità ed ordine".
Dalla maggioranza parte un coro di critiche al leader del Carroccio, accusato di voler incitare all'illegalità. "Incitare allo sciopero fiscale è una proposta insana. Non pagare i tributi, che sono la fonte principale dello Stato, oltre ad essere illegale, si ripercuoterebbe sugli stessi cittadini, che sarebbero poi costretti a pagarne di più" dice il ministro Antonio Di Pietro. "Non pagarle vuole anche dire allargare maggiormente la forbice tra ricchi e poveri; tra chi evade e quanti hanno sempre pagato. Un Italia a due velocità che ancora maggiormente sbilancerebbe a favore dei soliti furbi".
Per il deputato dei Verdi Paolo Cento, "la proposta di Bossi di uno sciopero fiscale è indecente e rappresenta un pessimo segnale rispetto alla battaglia che con rigore e coerenza le istituzioni stanno portando avanti contro l'evasione e l'elusione fiscale. Se Bossi vuole realmente un federalismo moderno - aggiunge il sottosegretario al ministero dell'Economia - si confronti in Parlamento con la proposta avanzata dal governo sul federalismo fiscale e lasci perdere questa pericolosa boutade 'ferragostana'". Anche i Popolari-Udeur respingono "con forza" l'idea dello sciopero fiscale. "Agitare la leva fiscale per mandare a casa il governo - si legge in una nota del partito di Mastella - è quanto di più antidemocratico si possa immaginare". Daniele Capezzone plaude invece al numero uno della della Lega Nord: "Non mi unisco al lancio di pietre contro Bossi, perchè la secessione fiscale non la fa il leader della Lega ma Visco, con una politica di aggressività fiscale che non produce risultati e colpisce le piccole imprese, artigiani e commercianti".
ROMA (Reuters) - La chiamata allo sciopero fiscale lanciata ieri notte da Ponte di Legno dal leader della Lega Umberto Bossi ha ricevuto un'ondata di reazioni negative dal centrosinistra e molti no anche dagli alleati di centrodestra.
L'ex ministro di An Gianni Alemanno l'ha definita una "proposta irricevibile".
L'economista ed europarlamentare Renato Brunetta legge nella provocazione di Bossi, che ha proposto di pagare le tasse alle Regioni anziché allo Stato centrale, un modo per chiedere che in Finanziaria "ci sia un grande impegno per il federalismo fiscale".
Il sottosegretario all'Economia, il verde Paolo Cento, stigmatizza l'uscita di Bossi come "cosa pessima", mentre il capogruppo dei Popolari-Udeur al Senato, Tommaso Barbato, dice che "con lo sciopero fiscale non si manda a casa il governo, si danneggia solo il Paese e si incitano i soliti furbi all'evasione".
Sulla questione anche il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro.
"Incitare allo sciopero fiscale è una proposta insana. Non pagare i tributi, che sono la fonte principale dello Stato, oltre ad essere illegale, si ripercuoterebbe sugli stessi cittadini i quali sarebbero poi costretti a pagarne di più", ha detto il ministro in un nota.
Di Pietro dice di non voler entrate nel gioco delle polemiche sulle battute di Bossi, ma chiede al senatore leghista di spiegare invece "quali sono o potrebbero essere le proposte serie per un fisco che combatta ancora maggiormente l'evasione facendo pagare a tutti meno tasse".
L'ex ministro di An Gianni Alemanno l'ha definita una "proposta irricevibile".
L'economista ed europarlamentare Renato Brunetta legge nella provocazione di Bossi, che ha proposto di pagare le tasse alle Regioni anziché allo Stato centrale, un modo per chiedere che in Finanziaria "ci sia un grande impegno per il federalismo fiscale".
Il sottosegretario all'Economia, il verde Paolo Cento, stigmatizza l'uscita di Bossi come "cosa pessima", mentre il capogruppo dei Popolari-Udeur al Senato, Tommaso Barbato, dice che "con lo sciopero fiscale non si manda a casa il governo, si danneggia solo il Paese e si incitano i soliti furbi all'evasione".
Sulla questione anche il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro.
"Incitare allo sciopero fiscale è una proposta insana. Non pagare i tributi, che sono la fonte principale dello Stato, oltre ad essere illegale, si ripercuoterebbe sugli stessi cittadini i quali sarebbero poi costretti a pagarne di più", ha detto il ministro in un nota.
Di Pietro dice di non voler entrate nel gioco delle polemiche sulle battute di Bossi, ma chiede al senatore leghista di spiegare invece "quali sono o potrebbero essere le proposte serie per un fisco che combatta ancora maggiormente l'evasione facendo pagare a tutti meno tasse".
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