Nei secoli ogni comandante ha avuto il problema di motivare le sue truppe e col tempo molti comadanti sono stati venerati,ma dove finisce l'ammirazione comincia la balsfemia e quando l'aura di superuomo supera la realtà cominciano i deliri di onnipotenza...Ogni tanto il centro federici pubblica una perla interessante : ecco un aspetto di Garibaldi che no conoscete
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 78/07 del 3 settembre 2007, San Pio X
Garibaldi? Un padreterno!
Quale contributo al bicentenario garibaldino, pubblichiamo il testo di un manifesto diffuso nel 1882 a Milano dai seguaci di Garibaldi. Si tratta della parodia garibaldesca del Catechismo Romano, con la persona di Giuseppe Garibaldi che sostituisce addirittura la SS. Trinit‡!
LA NUOVA DOTTRINA DI GIUSEPPE GARIBALDI DEDICATA AL POPOLO ITALIANO
LEZIONE PRIMA (Domanda e risposta)
D. Qual’Ë il principio d’ogni nostra operazione?
R. E’ il segno della Croce.
D. In. qual modo fate voi il segno della croce?
R. CosÏ: Nel nome di Giuseppe Garibaldi vero padre d’Italia, del figliuolo suo primogenito Menotti, dello spirito di libert‡ che essi hanno sempre difeso, propugnato e diffuso. CosÏ sia.
D. In nome della patria vi faceste volontario; ma chi vi ha creato?
R. Mi ha creato Garibaldi.
D. Per qual fine vi ha creato volontario?
R. Mi ha creato volontario per onorate l’Italia, amarla e servirla in ogni circostanza.
D. Come premia Garibaldi coloro che amano l’Italia?
R. Colla vittoria.
D. La vittoria qual frutto vi d‡?
R. Di vedere la nostra Italia grande, libera ed indipendente.
D. Chi Ë Giuseppe Garibaldi?
R. Giuseppe Garibaldi Ë uno spirito generosissimo quale altro non si trova in terra.
D. Quanti Giuseppe Garibaldi ci sono?
R. Vi Ë un solo Giuseppe Garibaldi.
D. Dov’Ë Garibaldi?
R. Nel cuore d’ogni onesto italiano e di quanti altri amano la vera libert‡.
D. Giuseppe Garibaldi quante persone ha in sÈ?
R. In Giuseppe Garibaldi ci sono tre persone realmente distinte.
D. Quali sono queste persone?
R. Il padre della patria, il figliuolo dell’onest‡ e lo spirito della libert‡.
D. Che Giuseppe Garibaldi possegga queste tre persone sta bene, ma perÚ avr‡ la preferenza per una di queste?
R. No, nessuna preferenza. Per lui sono tutte e tre eguali, perchÈ hanno la stessa grandezza, la stessa potenza, la stessa sapienza.
D. Quale di queste tre persone si Ë fatta uomo?
R. La seconda, cioË il figlio dell’onest‡.
D. Come fece per farsi uomo?
R. Ha preso corpo ed anima eguale alla nostra, nel seno fortissimo di sua madre.
D. Per opera di chi si Ë fatto uomo?
R. Per opera dello spirito di libert‡.
D. Una causa ci volle perchÈ si facesse uomo; e questa causa qual fu?
R. La pi_ bella, la pi_ grande, quella che ha sempre, abbracciata, quella di salvare l’Italia, di vedere il vessillo tricolore sventolare sulle torri di Roma e tutti i popoli liberi e prosperosi.
D. Come ha fatto per liberare l’Italia?
R. Ha sconfitto i Tedeschi, i Borboni, i Papalini vincendoli dappertutto.
D. Dove trovasi ora Giuseppe Garibaldi in persona?
R. In Italia.
D. E in spirito?
R. Presso tutti i popoli del mondo.
LEZIONE SECONDA
D. Garibaldi avr‡ i suoi comandamenti; mi sapreste dire quanti sono?
R. Sono dieci.
D. Spiegateli.
R. 1. Io sono il padre della patria ed il soldato della libert‡.
2. Non essere mai volontario invano.
3. Sii giusto, buono, umano come lo sono io.
4. Ama la patria, ed insegna ai tuoi figli a farla rispettare, a costo anche della vita.
5. Spazzare tutti coloro che congiurano a danno della nostra bella Italia e non fidarsi mai del prete; anzi combatterlo ed estirparlo senza remissione.
6. Non fornicare che a danno dei nemici d’Italia.
7. Non rubare la riputazione di volontario e di cittadino onesto, ma portarsi sempre degnamente, sia in tempo di pace che di guerra.
8. Non essere falsario, come quelli che predicano la religione di Cristo colla bocca, e la rinnegano col cuore.
9. Non desiderare che l’ingrandimento della tua patria, ma senza oltrepassare i confini d’alcuno.
10. Non desiderare che Roma vera capitale d’Italia e la libert‡ universale.
D. Se tu non rispetti questi comandamenti, qual cosa nascerebbe?
R. Il disprezzo di Garibaldi, quello dei tuoi concittadini, un marchio d’infamia che 27 milioni d’Italiani ti getterebbero in faccia.
LEZIONE TERZA
D. Il volontario italiano, per vincere bisogna avere delle virt_?
R. SÏ, ne deve avere tre.
D. Mi sapreste significare quali esse siano?
R. La Fede, la Speranza e la Carit‡.
D. Mi sapreste voi formulare l’atto di Fede?
R. SÏ.
D. Ditelo.
R. Io credo fermamente che Giuseppe Garibaldi Ë il vero padre di tutti gli Italiani, che incita i valorosi, incute spavento ai codardi. Credo che in Italia vi siano uomini grandi ma come lui impossibile trovarne un secondo, perchÈ egli per le sue virt_ Ë il pi_ grande della Nazione. Credo infine che cogli stessi suoi principii, il suo primogenito figlio, che gli siede a lato continuer‡ la risurrezione dei popoli tutti che ancora si trovano nelle mani degli oppressori.
D. Ora che ci avete formulato l’atto di Fede, diteci quello della Speranza.
R. Mio Generale, in voi che siete tanto grande, onesto, generoso e leale, riponiamo ogni nostro benessere, ogni nostra speranza e ogni nostra fiducia perchÈ colla vostra parola e con l’opera vostra le province italiane ancor soggette allo straniero abbiano presto ad entrar a far parte della gran famiglia italiana, e tutti possiamo sempre pi_ progredire sulla via della libert‡ e toccarne la meta.
D. Diteci la formula dell’atto di Carit‡.
R. Mio Generale, vi amo sopra ogni cosa perchÈ siete giusto e leale; vi amo perchÈ voi mi conduceste di vittoria in vittoria; vi amo principalmente perchÈ con l’opera vostra s’Ë compita la unificazione d’Italia, e per amor vostro amo tutti gli italiani e tutti i miei compagni d’armi come me stesso.
LEZIONE QUARTA
D. In qual maniera opera in noi la fede?
R. Nell’obbedire e nel rispettare i voleri del nostro amato Generale.
D. E la speranza cosa opera in noi?
R. Ponendo in Giuseppe Garibaldi, nostro amoroso padre, intera la nostra confidenza, facendoci inoltre sperare un’era novella di gloria e di libert‡ dandoci le armi necessarie per conseguirla.
D. Per qual motivo dobbiamo da Garibaldi la libert‡ degli altri popoli italiani sotto il dominio straniero?
R. Dobbiamo sperarla nella sua influenza, nel suo coraggio e valore, e nella sua promessa di rendere l’Italia tutta agl’italiani.
D. Qual’Ë l’orazione pi_ accetta a Garibaldi?
R. Quella che lui stesso ci ha insegnata, cioË la Santa Carabina, conosciuta comunemente sotto il titolo Padre nostro,
D. Che cosa contiene il Padre nostro?
R. Contiene tutto quello che si ha da sperare e domandare dal nostro Generale.
D. Diteci dunque il Padre nostro.
R. Padre nostro che sei in Italia, sia benedetto il tuo nome, vengano gli ordini tuoi, sia fatta la tua volont‡ sul campo come in citt‡. Dacci sempre tutti i giorni fucili e cartucce per combattere i nemici, e consigli per bene operare. Rimetti le nostre mancanze come noi le rimetteremo ai nostri compagni, e non ci indurre nella tentazione di contare il numero dei nemici, ma liberaci da chi vuole la nostra oppressione.
LEZIONE QUINTA
D. La Carit‡ cosa opera in noi?
R. Fa che noi amiamo il nostro Generale, e i nostri compagni d’arme come noi stessi per amore di Garibaldi.
D. PerchÈ noi dobbiamo amare i nostri compagni d’arme?
R. PerchÈ ce lo comanda Garibaldi e perchÈ tutti siamo suoi figli.
D. Ma egli la esercita la carit‡?
R. SÏ certo, nessuno ha mai alzata la supplichevoli sua sino a Lui senza essere ascoltato.
LEZIONE SESTA
D. E’ necessario che noi facciamo gli atti di Fede, di Speranza e di Carit‡?
R. SÏ, dobbiamo farli, giunti all’et‡ di poter portare un fucile, e particolarmente quando siano necessari a soddisfare a qualche obbligo di cittadino italiano e di soldato.
D. Fa bene chi si esercita molto di frequente in questi atti?
R. Fa benissimo, perchÈ Ë la migliore cosa che possa fare un cittadino italiano.
D. Basta profferire questi atti colla bocca?
R. Questo non basta, ma bisogna accompagnarli coi fatti.
LEZIONE SETTIMA
D. Fra le virt_ delle quali abbiamo parlato, qual’Ë la maggiore e la migliore?
R. La Carit‡, che ci rende amici e flglioli di Garibaldi e meritevoli di combattere sotto la stia bandiera.
D. Qual’Ë la prova della Carit‡?
R. L’osservanza dei comandamenti di Garibaldi.
D. Che cosa ci ordina Garibaldi in generale nei comandamenti?
R. Di fare il bene e fuggire il male.
D. Qual’Ë il male che noi dobbiamo fuggire?
R. La discordia ch’Ë contraria alla Carit‡, e che Ë la peggiore disgrazia che possa accadere all’Italia.
LEZIONE OTTAVA
D. Chi avesse perduta la grazia con qualche mancanza, non potrebbe pi_ riacquistarla?
R. La porrebbe riacquistare per mezzo di un sincero ravvedimento cioË di un sincero dolore di aver commessa la mancanza e con una vita di riabilitazione.
D. In che consiste il dolore della mancanza?
R. In un sommo dispiacere, e in una vera afflizione di aver mancato agli insegnamenti di Garibaldi.
D. In che consiste il proponimento?
R. In una volont‡ risoluta e sincera di perdere piuttosto la vita che commettere una nuova mancanza.
D. Come si chiama il dolore di aver offeso il Generale congiunto al proponimento di non pi_ offenderlo?
R. Contrizione.
D. Cosa Ë la contrizione?
R. La contrizione Ë un dolore, Ë una detestazione sincera delle manncanze commesse con fermo proponimento di non commetterle pi_ pe rl’avvenire.
(Fonte: Archivio Ambrosiano, XXXII, Il Duomo cuore e simbolo di Milano, Centro Ambrosiano di documentazione e studi religiosi, pagg. 249-253, dall’Archivio G. F. Radice, Cartella Rosmini)
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Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 78/07 del 3 settembre 2007, San Pio X
Garibaldi? Un padreterno!
Quale contributo al bicentenario garibaldino, pubblichiamo il testo di un manifesto diffuso nel 1882 a Milano dai seguaci di Garibaldi. Si tratta della parodia garibaldesca del Catechismo Romano, con la persona di Giuseppe Garibaldi che sostituisce addirittura la SS. Trinit‡!
LA NUOVA DOTTRINA DI GIUSEPPE GARIBALDI DEDICATA AL POPOLO ITALIANO
LEZIONE PRIMA (Domanda e risposta)
D. Qual’Ë il principio d’ogni nostra operazione?
R. E’ il segno della Croce.
D. In. qual modo fate voi il segno della croce?
R. CosÏ: Nel nome di Giuseppe Garibaldi vero padre d’Italia, del figliuolo suo primogenito Menotti, dello spirito di libert‡ che essi hanno sempre difeso, propugnato e diffuso. CosÏ sia.
D. In nome della patria vi faceste volontario; ma chi vi ha creato?
R. Mi ha creato Garibaldi.
D. Per qual fine vi ha creato volontario?
R. Mi ha creato volontario per onorate l’Italia, amarla e servirla in ogni circostanza.
D. Come premia Garibaldi coloro che amano l’Italia?
R. Colla vittoria.
D. La vittoria qual frutto vi d‡?
R. Di vedere la nostra Italia grande, libera ed indipendente.
D. Chi Ë Giuseppe Garibaldi?
R. Giuseppe Garibaldi Ë uno spirito generosissimo quale altro non si trova in terra.
D. Quanti Giuseppe Garibaldi ci sono?
R. Vi Ë un solo Giuseppe Garibaldi.
D. Dov’Ë Garibaldi?
R. Nel cuore d’ogni onesto italiano e di quanti altri amano la vera libert‡.
D. Giuseppe Garibaldi quante persone ha in sÈ?
R. In Giuseppe Garibaldi ci sono tre persone realmente distinte.
D. Quali sono queste persone?
R. Il padre della patria, il figliuolo dell’onest‡ e lo spirito della libert‡.
D. Che Giuseppe Garibaldi possegga queste tre persone sta bene, ma perÚ avr‡ la preferenza per una di queste?
R. No, nessuna preferenza. Per lui sono tutte e tre eguali, perchÈ hanno la stessa grandezza, la stessa potenza, la stessa sapienza.
D. Quale di queste tre persone si Ë fatta uomo?
R. La seconda, cioË il figlio dell’onest‡.
D. Come fece per farsi uomo?
R. Ha preso corpo ed anima eguale alla nostra, nel seno fortissimo di sua madre.
D. Per opera di chi si Ë fatto uomo?
R. Per opera dello spirito di libert‡.
D. Una causa ci volle perchÈ si facesse uomo; e questa causa qual fu?
R. La pi_ bella, la pi_ grande, quella che ha sempre, abbracciata, quella di salvare l’Italia, di vedere il vessillo tricolore sventolare sulle torri di Roma e tutti i popoli liberi e prosperosi.
D. Come ha fatto per liberare l’Italia?
R. Ha sconfitto i Tedeschi, i Borboni, i Papalini vincendoli dappertutto.
D. Dove trovasi ora Giuseppe Garibaldi in persona?
R. In Italia.
D. E in spirito?
R. Presso tutti i popoli del mondo.
LEZIONE SECONDA
D. Garibaldi avr‡ i suoi comandamenti; mi sapreste dire quanti sono?
R. Sono dieci.
D. Spiegateli.
R. 1. Io sono il padre della patria ed il soldato della libert‡.
2. Non essere mai volontario invano.
3. Sii giusto, buono, umano come lo sono io.
4. Ama la patria, ed insegna ai tuoi figli a farla rispettare, a costo anche della vita.
5. Spazzare tutti coloro che congiurano a danno della nostra bella Italia e non fidarsi mai del prete; anzi combatterlo ed estirparlo senza remissione.
6. Non fornicare che a danno dei nemici d’Italia.
7. Non rubare la riputazione di volontario e di cittadino onesto, ma portarsi sempre degnamente, sia in tempo di pace che di guerra.
8. Non essere falsario, come quelli che predicano la religione di Cristo colla bocca, e la rinnegano col cuore.
9. Non desiderare che l’ingrandimento della tua patria, ma senza oltrepassare i confini d’alcuno.
10. Non desiderare che Roma vera capitale d’Italia e la libert‡ universale.
D. Se tu non rispetti questi comandamenti, qual cosa nascerebbe?
R. Il disprezzo di Garibaldi, quello dei tuoi concittadini, un marchio d’infamia che 27 milioni d’Italiani ti getterebbero in faccia.
LEZIONE TERZA
D. Il volontario italiano, per vincere bisogna avere delle virt_?
R. SÏ, ne deve avere tre.
D. Mi sapreste significare quali esse siano?
R. La Fede, la Speranza e la Carit‡.
D. Mi sapreste voi formulare l’atto di Fede?
R. SÏ.
D. Ditelo.
R. Io credo fermamente che Giuseppe Garibaldi Ë il vero padre di tutti gli Italiani, che incita i valorosi, incute spavento ai codardi. Credo che in Italia vi siano uomini grandi ma come lui impossibile trovarne un secondo, perchÈ egli per le sue virt_ Ë il pi_ grande della Nazione. Credo infine che cogli stessi suoi principii, il suo primogenito figlio, che gli siede a lato continuer‡ la risurrezione dei popoli tutti che ancora si trovano nelle mani degli oppressori.
D. Ora che ci avete formulato l’atto di Fede, diteci quello della Speranza.
R. Mio Generale, in voi che siete tanto grande, onesto, generoso e leale, riponiamo ogni nostro benessere, ogni nostra speranza e ogni nostra fiducia perchÈ colla vostra parola e con l’opera vostra le province italiane ancor soggette allo straniero abbiano presto ad entrar a far parte della gran famiglia italiana, e tutti possiamo sempre pi_ progredire sulla via della libert‡ e toccarne la meta.
D. Diteci la formula dell’atto di Carit‡.
R. Mio Generale, vi amo sopra ogni cosa perchÈ siete giusto e leale; vi amo perchÈ voi mi conduceste di vittoria in vittoria; vi amo principalmente perchÈ con l’opera vostra s’Ë compita la unificazione d’Italia, e per amor vostro amo tutti gli italiani e tutti i miei compagni d’armi come me stesso.
LEZIONE QUARTA
D. In qual maniera opera in noi la fede?
R. Nell’obbedire e nel rispettare i voleri del nostro amato Generale.
D. E la speranza cosa opera in noi?
R. Ponendo in Giuseppe Garibaldi, nostro amoroso padre, intera la nostra confidenza, facendoci inoltre sperare un’era novella di gloria e di libert‡ dandoci le armi necessarie per conseguirla.
D. Per qual motivo dobbiamo da Garibaldi la libert‡ degli altri popoli italiani sotto il dominio straniero?
R. Dobbiamo sperarla nella sua influenza, nel suo coraggio e valore, e nella sua promessa di rendere l’Italia tutta agl’italiani.
D. Qual’Ë l’orazione pi_ accetta a Garibaldi?
R. Quella che lui stesso ci ha insegnata, cioË la Santa Carabina, conosciuta comunemente sotto il titolo Padre nostro,
D. Che cosa contiene il Padre nostro?
R. Contiene tutto quello che si ha da sperare e domandare dal nostro Generale.
D. Diteci dunque il Padre nostro.
R. Padre nostro che sei in Italia, sia benedetto il tuo nome, vengano gli ordini tuoi, sia fatta la tua volont‡ sul campo come in citt‡. Dacci sempre tutti i giorni fucili e cartucce per combattere i nemici, e consigli per bene operare. Rimetti le nostre mancanze come noi le rimetteremo ai nostri compagni, e non ci indurre nella tentazione di contare il numero dei nemici, ma liberaci da chi vuole la nostra oppressione.
LEZIONE QUINTA
D. La Carit‡ cosa opera in noi?
R. Fa che noi amiamo il nostro Generale, e i nostri compagni d’arme come noi stessi per amore di Garibaldi.
D. PerchÈ noi dobbiamo amare i nostri compagni d’arme?
R. PerchÈ ce lo comanda Garibaldi e perchÈ tutti siamo suoi figli.
D. Ma egli la esercita la carit‡?
R. SÏ certo, nessuno ha mai alzata la supplichevoli sua sino a Lui senza essere ascoltato.
LEZIONE SESTA
D. E’ necessario che noi facciamo gli atti di Fede, di Speranza e di Carit‡?
R. SÏ, dobbiamo farli, giunti all’et‡ di poter portare un fucile, e particolarmente quando siano necessari a soddisfare a qualche obbligo di cittadino italiano e di soldato.
D. Fa bene chi si esercita molto di frequente in questi atti?
R. Fa benissimo, perchÈ Ë la migliore cosa che possa fare un cittadino italiano.
D. Basta profferire questi atti colla bocca?
R. Questo non basta, ma bisogna accompagnarli coi fatti.
LEZIONE SETTIMA
D. Fra le virt_ delle quali abbiamo parlato, qual’Ë la maggiore e la migliore?
R. La Carit‡, che ci rende amici e flglioli di Garibaldi e meritevoli di combattere sotto la stia bandiera.
D. Qual’Ë la prova della Carit‡?
R. L’osservanza dei comandamenti di Garibaldi.
D. Che cosa ci ordina Garibaldi in generale nei comandamenti?
R. Di fare il bene e fuggire il male.
D. Qual’Ë il male che noi dobbiamo fuggire?
R. La discordia ch’Ë contraria alla Carit‡, e che Ë la peggiore disgrazia che possa accadere all’Italia.
LEZIONE OTTAVA
D. Chi avesse perduta la grazia con qualche mancanza, non potrebbe pi_ riacquistarla?
R. La porrebbe riacquistare per mezzo di un sincero ravvedimento cioË di un sincero dolore di aver commessa la mancanza e con una vita di riabilitazione.
D. In che consiste il dolore della mancanza?
R. In un sommo dispiacere, e in una vera afflizione di aver mancato agli insegnamenti di Garibaldi.
D. In che consiste il proponimento?
R. In una volont‡ risoluta e sincera di perdere piuttosto la vita che commettere una nuova mancanza.
D. Come si chiama il dolore di aver offeso il Generale congiunto al proponimento di non pi_ offenderlo?
R. Contrizione.
D. Cosa Ë la contrizione?
R. La contrizione Ë un dolore, Ë una detestazione sincera delle manncanze commesse con fermo proponimento di non commetterle pi_ pe rl’avvenire.
(Fonte: Archivio Ambrosiano, XXXII, Il Duomo cuore e simbolo di Milano, Centro Ambrosiano di documentazione e studi religiosi, pagg. 249-253, dall’Archivio G. F. Radice, Cartella Rosmini)
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