Leggendo il Corriere della Sera ho trovato un articolo che menziona un memoriale pubblicato postumo di Domenico Tardini, responsabile dei rapporti esteri del Vaticano durante gli anni '30. In questo memoriale il sacerdote è molto critico nei confronti del fascismo, ma anche dei vescovi che assecondavano il regime, definiti "più verbosi, eccitati, più... squilibrati di tutti. Pronti ad offrire alla patria oro con zelo sospetto. Parlano di civiltà, di religione, di missione dell'Italia in Africa... e intanto l'Italia si prepara a mitragliare, a cannoneggiare migliaia e migliaia di etiopi rei solo di difendere casa loro... difficilmente poteva compiersi nelle file del clero un confusionismo, uno sbandamento, un disquilibrio più gravi e più pericolosi".
Questa presa di posizione da parte di un uomo di chiesa mi pare interessante, come anche le critiche che rivolge al regime fascista:
Penso siano spunti interessanti da parte di una persona che per luogo comune qualcuno non avrebbe ipotizzato potesse scagliarsi così contro il regime, su cui potremmo riflettere. Mi trovo parecchio d'accordo nell'avversione contro la politica coloniale, il culto dello Stato forte e del Duce che lo guida, il "greggismo" e l'arroganza tipica del regime, mentre non condivido moltissimo il punto che parla del mettersi contro il mondo (o meglio, è relativo e dipende, ad esempio inizialmente in realtà Mussolini riscontrò anche del consenso in altri paesi). Penso potrebbe venirne fuori un dibattito interessante su Domenico Tardini - in particolare sono curioso di sapere come la penseranno Naoto e Stregatto.
Questa presa di posizione da parte di un uomo di chiesa mi pare interessante, come anche le critiche che rivolge al regime fascista:
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