Da un articolo di Tiscali.it:
"Si è aperto con un ricordo di Giovanna Reggiani, la donna di 47 anni della cui aggressione e omicidio, il 31 ottobre a Roma, è stato accusato un cittadino rumeno, l'intervento di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani in Italia. Il focus nazionale del Rapporto 2008 è stato presentato dalla direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della sezione italiana, Daniela Carboni, che ha sottolineato come "dichiarazioni discriminatorie da parte delle istituzioni e atti normativi approvati in modo affrettato e propagandistico" rischiano di aprire una "caccia alle streghe" contro i cittadini rumeni e, in particolare, contro i rom. "Un drammatico fatto di cronaca non è stato letto come l'ennesimo episodio criminale contro le donne", ha spiegato l'esperta di Amnesty "ma come testa d'ariete per aprire la strada alla discriminazione e all'erosione dei diritti di tutti". Il rischio, ha osservato, "è quello di far diventare l'Italia un Paese pericoloso ora per rom e rumeni, domani per tutti noi". Le istituzioni, ha insistito Carboni, "dovrebbero favorire l'integrazione sociale e non esacerbare l'emarginazione, come stanno facendo".
In Italia clima di impunità - In Italia prevale un "clima d'impunità" che non permette di fare luce sulle gravi violazioni dei diritti umani come quelle nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, le "rendition" di sospetti terroristi islamici (caso Abu Omar) e il commercio di armi leggere in Paesi in guerra dove sono impiegati bambini-soldato. A scriverlo, nero su bianco, è il focus sull'Italia del rapporto 2008 di Amnesty International, presentato a Roma. L'organizzazione chiede al governo italiano, in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, "di fare una scelta che non ammetta il compromesso: rispettare o violare i diritti umani".
Messo a rischio il principio che impone il divieto di tortura - Oggi l'Italia è priva di uno specifico reato di tortura nel codice penale, e non si è ancora dotata di un'istituzione nazionale di monitoraggio sui diritti umani e di un organismo indipendente di controllo sull'operato della polizia. Alla base di questa "debolezza", ha puntualizzato Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della sezione italiana dell'organizzazione, "c'è una precisa volontà politica e una tenace riluttanza a fare chiarezza sugli abusi commessi nei confronti di cittadini italiani e non", in particolare di quelli compiuti in nome della guerra al terrore lanciata dagli Stati Uniti. In questo ambito, ha spiegato Carboni, "l'Italia ha anche contribuito a mettere a rischio la tenuta del principio internazionale che impone il divieto assoluto di tortura".
Contestato il pacchetto sicurezza - Per quanto riguarda il problema clandestini, precisa Amnesty nel suo rapporto, la sicurezza degli italiani è un diritto "sacrosanto", ma non deve andare a ledere i diritti umani di altri cittadini del mondo. Il pacchetto sicurezza approvato dal nuovo esecutivo viola gli standard internazionali sui diritti umani. In particolare l'organizzazione internazionale si schiera dalla parte delle organizzazioni non governative e dell'Alto commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), che all'indomani dell'approvazione hanno denunciato l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, il prolungamento fino a un massimo di 18 mesi dei tempi di detenzione nei Centri di prima accoglienza e l'annullamento dell'effetto sospensivo per i richiedenti asilo.
Più chiarezza sugli accordi con la Libia - Amnesty ha chiesto inoltre al governo di "rendere pubblici" gli accordi segreti stretti con la Libia in materia di contrasto all'immigrazione irregolare. "La Libia non ha ratificato la Convenzione sullo status di rifugiato", ha spiegato Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della sezione italiana di Amnesty, "non ha una procedura di asilo e si macchia ogni anno di gravi violazioni dei diritti dei rifugiati e dei migranti, tra cui la detenzione arbitraria e le violenze contro i detenuti, comprese le donne". Quando la cultura dei diritti "viene sostituita dall'inequità", ha concluso Carboni, "non colpisce solo le minoranze, ma ha effetti devastanti sull'intera comunità".
Beh, cosa ne pensate di tutto ciò?
"Si è aperto con un ricordo di Giovanna Reggiani, la donna di 47 anni della cui aggressione e omicidio, il 31 ottobre a Roma, è stato accusato un cittadino rumeno, l'intervento di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani in Italia. Il focus nazionale del Rapporto 2008 è stato presentato dalla direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della sezione italiana, Daniela Carboni, che ha sottolineato come "dichiarazioni discriminatorie da parte delle istituzioni e atti normativi approvati in modo affrettato e propagandistico" rischiano di aprire una "caccia alle streghe" contro i cittadini rumeni e, in particolare, contro i rom. "Un drammatico fatto di cronaca non è stato letto come l'ennesimo episodio criminale contro le donne", ha spiegato l'esperta di Amnesty "ma come testa d'ariete per aprire la strada alla discriminazione e all'erosione dei diritti di tutti". Il rischio, ha osservato, "è quello di far diventare l'Italia un Paese pericoloso ora per rom e rumeni, domani per tutti noi". Le istituzioni, ha insistito Carboni, "dovrebbero favorire l'integrazione sociale e non esacerbare l'emarginazione, come stanno facendo".
In Italia clima di impunità - In Italia prevale un "clima d'impunità" che non permette di fare luce sulle gravi violazioni dei diritti umani come quelle nella scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, le "rendition" di sospetti terroristi islamici (caso Abu Omar) e il commercio di armi leggere in Paesi in guerra dove sono impiegati bambini-soldato. A scriverlo, nero su bianco, è il focus sull'Italia del rapporto 2008 di Amnesty International, presentato a Roma. L'organizzazione chiede al governo italiano, in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, "di fare una scelta che non ammetta il compromesso: rispettare o violare i diritti umani".
Messo a rischio il principio che impone il divieto di tortura - Oggi l'Italia è priva di uno specifico reato di tortura nel codice penale, e non si è ancora dotata di un'istituzione nazionale di monitoraggio sui diritti umani e di un organismo indipendente di controllo sull'operato della polizia. Alla base di questa "debolezza", ha puntualizzato Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della sezione italiana dell'organizzazione, "c'è una precisa volontà politica e una tenace riluttanza a fare chiarezza sugli abusi commessi nei confronti di cittadini italiani e non", in particolare di quelli compiuti in nome della guerra al terrore lanciata dagli Stati Uniti. In questo ambito, ha spiegato Carboni, "l'Italia ha anche contribuito a mettere a rischio la tenuta del principio internazionale che impone il divieto assoluto di tortura".
Contestato il pacchetto sicurezza - Per quanto riguarda il problema clandestini, precisa Amnesty nel suo rapporto, la sicurezza degli italiani è un diritto "sacrosanto", ma non deve andare a ledere i diritti umani di altri cittadini del mondo. Il pacchetto sicurezza approvato dal nuovo esecutivo viola gli standard internazionali sui diritti umani. In particolare l'organizzazione internazionale si schiera dalla parte delle organizzazioni non governative e dell'Alto commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), che all'indomani dell'approvazione hanno denunciato l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, il prolungamento fino a un massimo di 18 mesi dei tempi di detenzione nei Centri di prima accoglienza e l'annullamento dell'effetto sospensivo per i richiedenti asilo.
Più chiarezza sugli accordi con la Libia - Amnesty ha chiesto inoltre al governo di "rendere pubblici" gli accordi segreti stretti con la Libia in materia di contrasto all'immigrazione irregolare. "La Libia non ha ratificato la Convenzione sullo status di rifugiato", ha spiegato Daniela Carboni, direttrice dell'Ufficio campagne e ricerca della sezione italiana di Amnesty, "non ha una procedura di asilo e si macchia ogni anno di gravi violazioni dei diritti dei rifugiati e dei migranti, tra cui la detenzione arbitraria e le violenze contro i detenuti, comprese le donne". Quando la cultura dei diritti "viene sostituita dall'inequità", ha concluso Carboni, "non colpisce solo le minoranze, ma ha effetti devastanti sull'intera comunità".
Beh, cosa ne pensate di tutto ciò?
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