Dopo l'11 settembre lasciò la Nfl per arruolarsi rinunciando ad uno stipendio da 3,6 milioni di dollari. Ieri è caduto in combattimento in Afghanistan
questo fu scritto quando si arruolo:
NEW YORK - Pat Tillman ha fatto una delle cose più difficili per un atleta professionista: a 25 anni, nel fulgore della sua carriera di giocatore di football, ha salutato tutti e se n' è andato. E' successo la settimana scorsa in una torrida giornata di luglio: Tillman ha riposto in naftalina l' uniforme degli Arizona Cardinals, stracciando un contratto da 1.2 milioni di dollari a stagione, per indossare la divisa dell' esercito e arruolarsi volontario assieme a suo fratello Kevin per una paga di 18 mila dollari all' anno.
Un tipo strambo, non c' è dubbio. E per aggiungere stranezza e un velo di mistero, Tillman ha riagganciato armatura e casco al fatidico chiodo senza lo straccio di una spiegazione. Perché non voleva che la sua scelta bizzarra venisse interpretata come un modo per farsi della pubblicità. Chi gli è stato vicino dice che l' idea gli è balenata subito dopo l' attentato alle Torri gemelle dell' 11 settembre. Sembra che un suo carissimo amico sia rimasto ucciso nell' attacco e lui abbia iniziato a riconsiderare certi valori della vita.
In verità, Tillman, per essere un agiato professionista, di stranezze ne aveva già ammucchiate un bel po' in questi anni. Sicuramente era uno che dava poca importanza al denaro. Già prima della scorsa stagione aveva rinunciato a firmare un ricco contratto di 9 milioni di dollari per cinque anni con i St. Louis Rams, allora campioni in carica, e aveva accettato di rimanere fedele ai Cardinals (per 3.6 per tre stagioni), cui era riconoscente perché l' avevano scelto al settimo giro nel ' 98, quando nessuno gli aveva teso una mano.
Non aveva mai voluto cambiare l' utilitaria che usava ai tempi del college e spesso si presentava agli allenamenti in bicicletta dopo aver pedalato chilometri sotto il solleone dell' Arizona. Non aveva mai voluto comprarsi un cellulare e certamente aveva una fissazione: la paura di annoiarsi. Per questo, l' anno scorso, per ammazzare la routine corse prima una maratona e poi partecipò a una gara di triathlon.
Un tipo strambo, non c' è dubbio. Che ora ha scelto di mandare all' aria una carriera ben avviata e redditizia, per una vita di sacrifici e rischi. Ha scelto i Rangers, uno dei reparti scelti dell' esercito americano. Aveva fatto un pensierino alla Marina, ma con il fedele fratello Kevin, un giocatore delle leghe minori del baseball, avevano convenuto che le richieste di abilità natatoria erano troppo esigenti.
Anche nei Rangers non è vita facile: solo per essere ammessi bisogna dimostrare di poter fare 49 flessioni, 59 addominali e due miglia sotto i 15' 12". Poi lo aspettano 61 giorni di allenamento estenuante con 19 ore e mezzo di lavoro quotidiano, addestramento nella giungla, paludi, in acqua, senza cibo e senza bevande. E poi quasi certamente una missione in qualche posto «caldo» della Terra. Erano i Rangers a dar battaglia in Somalia e adesso sono operativi in Afghanistan.
Un simpatico testardo questo Tillman, di cui i suoi amici amano ora ricordare le sue ulteriori stranezze. Come quando era al liceo e il suo coach mise tutti i titolari in panchina, incluso lui, perché la squadra stava vincendo con un margine di assoluta sicurezza. Ma Tillman rifiutò l' ordine, svicolò in campo e segnò un touchdown. L' allenatore dovette sequestrargli il casco per evitare che l' episodio di insubordinazione si ripetesse.
Oppure ricordano quando già frequentava il college, Arizona State, e per meditare sfidava il pericolo salendo in cima alla torre più alta dello stadio, quella dove era severamente proibito l' ingresso e da cui era facilissimo scivolare e precipitare nel vuoto.
E qualche tempo fa Tillman aveva confessato a Sports Illustrated che una volta, per difendere un amico, aveva preso a pugni un uomo mandandolo all' ospedale e lui si era fatto un mese in galera. E diceva: «Sono fiero di quel capitolo della mia vita: non per quello che è successo, ma per quello che ho imparato». E poi, sempre in college, era uno che finiva così spesso nei guai, che il preside della facoltà non voleva farlo partecipare alla festa di laurea.
Sì, non ci sono dubbi, era proprio un tipo strambo, Pat Tillman: un metro e ottanta e 90 chili, troppo poco per la National Football League.
Tanto che nessuno scommetteva sul suo futuro nel professionismo. Ma lui con fede incrollabile ribatteva: «Vedrete entro i 30 anni sarò già miliardario e avrò giocato molti anni nella Nfl». E infatti la Nfl lo scelse, se pur come numero 226 al settimo giro, quando sembrava ormai dovesse rimanere escluso. E nel 2000 dopo essersi trasformato in un safety (da cornerback, sempre un ruolo di difesa sui passaggi) pur di giocare, stabilì il record di tackle (placcaggi) dei Cardinals con 222. La granitica volontà e fiducia nei suoi mezzi lo aveva fatto diventare insuperabile.
Ora farà il soldato. Poi dopo i tre anni di ferma ha già detto che vorrà riprovare con il football. Il suo coach ai Cardinals, Dave McGinnis, dice: «Mi ha detto che aveva dei motivi personali per fare questa scelta. Ma non mi ha voluto dare ulteriori spiegazioni. Rispetto la sua decisione, penso che sia molto onorevole».
Dice Mark Brand, che lo aveva come allievo alla Arizona State University: «Qualunque cosa abbia fatto, l' ha sempre spuntata. Sono sicuro: se Osama Bin Laden è vivo, Pat lo prenderà». E così il soldato Tillman Patrick, dopo aver atterrato per anni a mani nude giganteschi avversari in armatura, ora ha deciso di provare a fermare il nemico numero uno del suo Paese.
questo fu scritto quando si arruolo:
NEW YORK - Pat Tillman ha fatto una delle cose più difficili per un atleta professionista: a 25 anni, nel fulgore della sua carriera di giocatore di football, ha salutato tutti e se n' è andato. E' successo la settimana scorsa in una torrida giornata di luglio: Tillman ha riposto in naftalina l' uniforme degli Arizona Cardinals, stracciando un contratto da 1.2 milioni di dollari a stagione, per indossare la divisa dell' esercito e arruolarsi volontario assieme a suo fratello Kevin per una paga di 18 mila dollari all' anno.
Un tipo strambo, non c' è dubbio. E per aggiungere stranezza e un velo di mistero, Tillman ha riagganciato armatura e casco al fatidico chiodo senza lo straccio di una spiegazione. Perché non voleva che la sua scelta bizzarra venisse interpretata come un modo per farsi della pubblicità. Chi gli è stato vicino dice che l' idea gli è balenata subito dopo l' attentato alle Torri gemelle dell' 11 settembre. Sembra che un suo carissimo amico sia rimasto ucciso nell' attacco e lui abbia iniziato a riconsiderare certi valori della vita.
In verità, Tillman, per essere un agiato professionista, di stranezze ne aveva già ammucchiate un bel po' in questi anni. Sicuramente era uno che dava poca importanza al denaro. Già prima della scorsa stagione aveva rinunciato a firmare un ricco contratto di 9 milioni di dollari per cinque anni con i St. Louis Rams, allora campioni in carica, e aveva accettato di rimanere fedele ai Cardinals (per 3.6 per tre stagioni), cui era riconoscente perché l' avevano scelto al settimo giro nel ' 98, quando nessuno gli aveva teso una mano.
Non aveva mai voluto cambiare l' utilitaria che usava ai tempi del college e spesso si presentava agli allenamenti in bicicletta dopo aver pedalato chilometri sotto il solleone dell' Arizona. Non aveva mai voluto comprarsi un cellulare e certamente aveva una fissazione: la paura di annoiarsi. Per questo, l' anno scorso, per ammazzare la routine corse prima una maratona e poi partecipò a una gara di triathlon.
Un tipo strambo, non c' è dubbio. Che ora ha scelto di mandare all' aria una carriera ben avviata e redditizia, per una vita di sacrifici e rischi. Ha scelto i Rangers, uno dei reparti scelti dell' esercito americano. Aveva fatto un pensierino alla Marina, ma con il fedele fratello Kevin, un giocatore delle leghe minori del baseball, avevano convenuto che le richieste di abilità natatoria erano troppo esigenti.
Anche nei Rangers non è vita facile: solo per essere ammessi bisogna dimostrare di poter fare 49 flessioni, 59 addominali e due miglia sotto i 15' 12". Poi lo aspettano 61 giorni di allenamento estenuante con 19 ore e mezzo di lavoro quotidiano, addestramento nella giungla, paludi, in acqua, senza cibo e senza bevande. E poi quasi certamente una missione in qualche posto «caldo» della Terra. Erano i Rangers a dar battaglia in Somalia e adesso sono operativi in Afghanistan.
Un simpatico testardo questo Tillman, di cui i suoi amici amano ora ricordare le sue ulteriori stranezze. Come quando era al liceo e il suo coach mise tutti i titolari in panchina, incluso lui, perché la squadra stava vincendo con un margine di assoluta sicurezza. Ma Tillman rifiutò l' ordine, svicolò in campo e segnò un touchdown. L' allenatore dovette sequestrargli il casco per evitare che l' episodio di insubordinazione si ripetesse.
Oppure ricordano quando già frequentava il college, Arizona State, e per meditare sfidava il pericolo salendo in cima alla torre più alta dello stadio, quella dove era severamente proibito l' ingresso e da cui era facilissimo scivolare e precipitare nel vuoto.
E qualche tempo fa Tillman aveva confessato a Sports Illustrated che una volta, per difendere un amico, aveva preso a pugni un uomo mandandolo all' ospedale e lui si era fatto un mese in galera. E diceva: «Sono fiero di quel capitolo della mia vita: non per quello che è successo, ma per quello che ho imparato». E poi, sempre in college, era uno che finiva così spesso nei guai, che il preside della facoltà non voleva farlo partecipare alla festa di laurea.
Sì, non ci sono dubbi, era proprio un tipo strambo, Pat Tillman: un metro e ottanta e 90 chili, troppo poco per la National Football League.
Tanto che nessuno scommetteva sul suo futuro nel professionismo. Ma lui con fede incrollabile ribatteva: «Vedrete entro i 30 anni sarò già miliardario e avrò giocato molti anni nella Nfl». E infatti la Nfl lo scelse, se pur come numero 226 al settimo giro, quando sembrava ormai dovesse rimanere escluso. E nel 2000 dopo essersi trasformato in un safety (da cornerback, sempre un ruolo di difesa sui passaggi) pur di giocare, stabilì il record di tackle (placcaggi) dei Cardinals con 222. La granitica volontà e fiducia nei suoi mezzi lo aveva fatto diventare insuperabile.
Ora farà il soldato. Poi dopo i tre anni di ferma ha già detto che vorrà riprovare con il football. Il suo coach ai Cardinals, Dave McGinnis, dice: «Mi ha detto che aveva dei motivi personali per fare questa scelta. Ma non mi ha voluto dare ulteriori spiegazioni. Rispetto la sua decisione, penso che sia molto onorevole».
Dice Mark Brand, che lo aveva come allievo alla Arizona State University: «Qualunque cosa abbia fatto, l' ha sempre spuntata. Sono sicuro: se Osama Bin Laden è vivo, Pat lo prenderà». E così il soldato Tillman Patrick, dopo aver atterrato per anni a mani nude giganteschi avversari in armatura, ora ha deciso di provare a fermare il nemico numero uno del suo Paese.
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