Recenti fatti mi spingono ad aprire questo topic in cui parlare del perchè certa gente segua il sentiero satanico e del perchè c'è tanta gente ottusa che, con questi esempi, si permette di dare del satanista anche a chi non c'entra.
L’ultima sera, telefonò alla mamma. Il sedicenne che cantava «Il numero della bestia», amava il rock più feroce, vestiva tutto di nero e andava fiero di una chioma corvina come quella di Marylin Manson, chiamò la sua mamma: «Posso restare a dormire fuori?». «No». «Va bene, allora torno a casa». Obbediente e tranquillo, come pochi ragazzi della sua età; capelli lunghi lunghi e borchie sulla giubba, volto grassoccio e qualche foruncolo. Era quasi mezzanotte, il 17 gennaio 1998. Fabio Tollis uscì dalla pizzeria di Milano con la sua Chiara: Chiara Marino, 19 anni, bellina, grandissimi occhi, un metro e 60 scarsi, Chiara che da un anno non voleva più vedere immaginette della Madonna per casa e teneva nella sua stanza un piede di caprone, e un teschio finto su un altarino con le candele nere, la stella a 5 punte cucita su. Fabio e Chiara uscirono insieme in corso di Porta Romana, 6 anni e mezzo fa. E insieme, se sono vere le prime voci, potrebbero essere ricomparsi ieri, morti: affioravano da zolle e foglie in un bosco. Proprio come Mariangela Pezzotta, 27 anni, commessa di supermercato, che con un piede e la fronte spuntava appena dal terriccio, lo scorso 24 gennaio. Lei massacrata a badilate e con un colpo di pistola, gli altri due non si sa ancora (e sarà poi l’autopsia a dare una conferma definitiva della loro identità). Ma si sa che una cosa univa tutti e tre al quarto protagonista di questa storiaccia, Volpe Andrea da Somma Lombardo, ex fidanzato di Mariangela, ora in carcere perché accusato del suo omicidio: e il legame in comune era la passione per le schitarrate «heavy metal», le serenate elettroniche in lode al padre nero, i riti notturni e i disegnini con corna, zanne e ghigni di fauno, in una parola tutto ciò che va sotto il nome di rock satanico, fors’anche di vero satanismo. Fabio cantava nel complessino fondato da Andrea, e così Chiara; così Nicola Sapone, accusato di complicità nell’omicidio di Mariangela. Frequentavano tutti lo stesso pub dove ascoltavano e suonavano il «metal». Come, anni dopo, gli stessi ambienti avrebbe cominciato a frequentare, per amore di Andrea, anche Mariangela: occhi chiari, buona famiglia, sicura di salvare il suo ragazzo dalla cocaina che lo aveva agganciato, ma poi perdutasi in quei labirinti; «e solo adesso aveva ritrovato la sua serenità», piangeva il padre quando il corpo malsepolto fu ritrovato.
Nella storiaccia ci sono altri ingredienti: la droga, appunto, furtarelli e vite sbandate. Forse convergono tutti insieme, forse non c’è un movente solo; e toccherà ora ai carabinieri del reparto operativo di Varese, e alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio che coordina le indagini, fare chiarezza. Ma la pista satanica, più di tutte le altre, colpisce la cronaca. Perché richiama subito altre vicende, tutte avvenute nel Centro-Nord, nella provincia del Centro-Nord: il ragazzotto di La Spezia che andava per cimiteri sognando l’incontro con Lucifero e il gran delitto; Erika di Novi Ligure, non ancora matricida e fratricida, che raccontava per lettera di sedute spiritiche, e di come un compagno di scuola decapitasse i gatti; o le tre amichette di Chiavenna che sugli zaini scrivevano il loro amore per Marylin Manson, e poi massacravano suor Maria Laura Mainetti, certe di far felice lo stesso Lucifero, di onorare Manson (il quale è abile uomo di marketing, miliardario e professionista di pubbliche relazioni: ma questo, i ragazzini di Chiavenna o di Somma Lombardo non poterono o non vollero saperlo).
Noia, ignoranza e vuoto, il vuoto dei bar con i videogiochi o delle serate all’ipermercato, dominano in queste vicende, molto più che la «cultura satanista» o qualsiasi altra cultura. E’ un male diffuso, questo, ma senza alcun maligno incanto. E’ pacchiano come le borchie metalliche di cui si fregia, o l’adesivo con il caprone e il numero 666 - il numero della bestia o del diavolo, appunto - che Andrea Volpe aveva appiccicato sul parabrezza della sua auto; o come il povero pitone che si teneva in casa. Qui sembra aggirarsi un Satanuccio con il «gel», non l’altero Mefistofele. Ma poi la gente muore lo stesso.
A tutto ciò si associano le mentalità bigotte che tendono ad etichettare come satanisti chiunque abbia a che fare con il metal in ogni caso, facendo di tutta l'erba un fascio ed anche ragionando solo per sentito dire.
Per farvi un esempio, in un altro forum c'è un utente, che suona in un gruppo, che dice (cito testualmente):
Vorrei citare anche il Centro Culturale San Giorgio http://www.ccsg.it/Antonio.html, che a volte da l'impressione di vedere Satana ovunque.
E vorrei citare anche una vecchia storia in cui si vedeva Satana nei pokèmon per una serie di motivi (se ripesco il link poi ve lo faccio vedere).
Adesso però basta di parlare di chi grida "al lupo" credendo che ci sia quando in realtà non c'è, e concentriamoci sul discorso dei filo-satanisti.
L’ultima sera, telefonò alla mamma. Il sedicenne che cantava «Il numero della bestia», amava il rock più feroce, vestiva tutto di nero e andava fiero di una chioma corvina come quella di Marylin Manson, chiamò la sua mamma: «Posso restare a dormire fuori?». «No». «Va bene, allora torno a casa». Obbediente e tranquillo, come pochi ragazzi della sua età; capelli lunghi lunghi e borchie sulla giubba, volto grassoccio e qualche foruncolo. Era quasi mezzanotte, il 17 gennaio 1998. Fabio Tollis uscì dalla pizzeria di Milano con la sua Chiara: Chiara Marino, 19 anni, bellina, grandissimi occhi, un metro e 60 scarsi, Chiara che da un anno non voleva più vedere immaginette della Madonna per casa e teneva nella sua stanza un piede di caprone, e un teschio finto su un altarino con le candele nere, la stella a 5 punte cucita su. Fabio e Chiara uscirono insieme in corso di Porta Romana, 6 anni e mezzo fa. E insieme, se sono vere le prime voci, potrebbero essere ricomparsi ieri, morti: affioravano da zolle e foglie in un bosco. Proprio come Mariangela Pezzotta, 27 anni, commessa di supermercato, che con un piede e la fronte spuntava appena dal terriccio, lo scorso 24 gennaio. Lei massacrata a badilate e con un colpo di pistola, gli altri due non si sa ancora (e sarà poi l’autopsia a dare una conferma definitiva della loro identità). Ma si sa che una cosa univa tutti e tre al quarto protagonista di questa storiaccia, Volpe Andrea da Somma Lombardo, ex fidanzato di Mariangela, ora in carcere perché accusato del suo omicidio: e il legame in comune era la passione per le schitarrate «heavy metal», le serenate elettroniche in lode al padre nero, i riti notturni e i disegnini con corna, zanne e ghigni di fauno, in una parola tutto ciò che va sotto il nome di rock satanico, fors’anche di vero satanismo. Fabio cantava nel complessino fondato da Andrea, e così Chiara; così Nicola Sapone, accusato di complicità nell’omicidio di Mariangela. Frequentavano tutti lo stesso pub dove ascoltavano e suonavano il «metal». Come, anni dopo, gli stessi ambienti avrebbe cominciato a frequentare, per amore di Andrea, anche Mariangela: occhi chiari, buona famiglia, sicura di salvare il suo ragazzo dalla cocaina che lo aveva agganciato, ma poi perdutasi in quei labirinti; «e solo adesso aveva ritrovato la sua serenità», piangeva il padre quando il corpo malsepolto fu ritrovato.
Nella storiaccia ci sono altri ingredienti: la droga, appunto, furtarelli e vite sbandate. Forse convergono tutti insieme, forse non c’è un movente solo; e toccherà ora ai carabinieri del reparto operativo di Varese, e alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio che coordina le indagini, fare chiarezza. Ma la pista satanica, più di tutte le altre, colpisce la cronaca. Perché richiama subito altre vicende, tutte avvenute nel Centro-Nord, nella provincia del Centro-Nord: il ragazzotto di La Spezia che andava per cimiteri sognando l’incontro con Lucifero e il gran delitto; Erika di Novi Ligure, non ancora matricida e fratricida, che raccontava per lettera di sedute spiritiche, e di come un compagno di scuola decapitasse i gatti; o le tre amichette di Chiavenna che sugli zaini scrivevano il loro amore per Marylin Manson, e poi massacravano suor Maria Laura Mainetti, certe di far felice lo stesso Lucifero, di onorare Manson (il quale è abile uomo di marketing, miliardario e professionista di pubbliche relazioni: ma questo, i ragazzini di Chiavenna o di Somma Lombardo non poterono o non vollero saperlo).
Noia, ignoranza e vuoto, il vuoto dei bar con i videogiochi o delle serate all’ipermercato, dominano in queste vicende, molto più che la «cultura satanista» o qualsiasi altra cultura. E’ un male diffuso, questo, ma senza alcun maligno incanto. E’ pacchiano come le borchie metalliche di cui si fregia, o l’adesivo con il caprone e il numero 666 - il numero della bestia o del diavolo, appunto - che Andrea Volpe aveva appiccicato sul parabrezza della sua auto; o come il povero pitone che si teneva in casa. Qui sembra aggirarsi un Satanuccio con il «gel», non l’altero Mefistofele. Ma poi la gente muore lo stesso.
A tutto ciò si associano le mentalità bigotte che tendono ad etichettare come satanisti chiunque abbia a che fare con il metal in ogni caso, facendo di tutta l'erba un fascio ed anche ragionando solo per sentito dire.
Per farvi un esempio, in un altro forum c'è un utente, che suona in un gruppo, che dice (cito testualmente):
Quando la gente mi chiede se suono in un gruppo, cosa suono e che canzoni facciamo...sono costretto a rispondere Prog Rock...sapete quanti mi ha dato del satanista xché ho pronunciato Prog METAL?!? Tantissimi...
E vorrei citare anche una vecchia storia in cui si vedeva Satana nei pokèmon per una serie di motivi (se ripesco il link poi ve lo faccio vedere).
Adesso però basta di parlare di chi grida "al lupo" credendo che ci sia quando in realtà non c'è, e concentriamoci sul discorso dei filo-satanisti.
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