Si è già parlato precedentemente del suo primo romanzo: "Il nome della Rosa".
Vorrei ora spezzare una lancia anche per gli altri suoi romanzi. Il secondo in primo luogo: "Il pendolo di Foucoult". Ricordo che quando uscì in libreria divenne un fenomeno di costume, soprattutto dopo il successo del primo libro. Un fenomeno per certi versi eccessivo, tanto da creare le inevitabili critiche di alcuni. Il libro non è privo di difetti. Eco è un uomo coltissimo. E si autocompiace della propria cultura. Questo autocompiacimento nel suddetto romanzo ha raggiunto livelli molto alti. Già presente nel "Nome della Rosa", dove però era stato in qualche modo limitato dalla tensione narrativa del giallo, nel Pendolo il piacere finanche eccessivo per il dettaglio, per la citazione, esplode letteralmente, grazie anche ad una trama dal respiro amplissimo. Questa è la grande qualità del libro. Eco ti avvince con una storia che ha la pretesa di rileggere le vicende mondiali di 500 anni. Il libro mi ha avvinto fino all'ultima pagina, come prima aveva fatto il precedente romanzo. Ma ammetto che non si tratta di una lettura piacevole per tutti. Probabilmente troppo intellettuale.
Questi difetti sono in parte superati nell'ultimo romanzo (del terzo, "L'isola del giorno prima" non parlo qui, non mi ha avvinto come gli altri, magari in un'altra occasione): "Baudolino". Qui Eco dimostra di saper giocare con la storia molto bene. Ancora meglio che nel "Nome della Rosa", poiché inserisce un personaggio completamente inventato in un contesto storico molto rigoroso e assolutamente coerente. Questa caratteristica avvince il lettore, che ha la sensazione di leggere una storia reale seppur inventata. E che invenzioni. La storia si dipana lungo tutta l'Europa medievale del tempo, dimostrando che forse la globalizzazione non ce la siamo inventata noi. Meraviglioso per la caratterizzazione dei personaggi ed anche per la grande fantasia dimostrata nella seconda parte del libro (tra l'altro sarebbe un ottimo spunto per un videogame fantasy).
Vorrei ora spezzare una lancia anche per gli altri suoi romanzi. Il secondo in primo luogo: "Il pendolo di Foucoult". Ricordo che quando uscì in libreria divenne un fenomeno di costume, soprattutto dopo il successo del primo libro. Un fenomeno per certi versi eccessivo, tanto da creare le inevitabili critiche di alcuni. Il libro non è privo di difetti. Eco è un uomo coltissimo. E si autocompiace della propria cultura. Questo autocompiacimento nel suddetto romanzo ha raggiunto livelli molto alti. Già presente nel "Nome della Rosa", dove però era stato in qualche modo limitato dalla tensione narrativa del giallo, nel Pendolo il piacere finanche eccessivo per il dettaglio, per la citazione, esplode letteralmente, grazie anche ad una trama dal respiro amplissimo. Questa è la grande qualità del libro. Eco ti avvince con una storia che ha la pretesa di rileggere le vicende mondiali di 500 anni. Il libro mi ha avvinto fino all'ultima pagina, come prima aveva fatto il precedente romanzo. Ma ammetto che non si tratta di una lettura piacevole per tutti. Probabilmente troppo intellettuale.
Questi difetti sono in parte superati nell'ultimo romanzo (del terzo, "L'isola del giorno prima" non parlo qui, non mi ha avvinto come gli altri, magari in un'altra occasione): "Baudolino". Qui Eco dimostra di saper giocare con la storia molto bene. Ancora meglio che nel "Nome della Rosa", poiché inserisce un personaggio completamente inventato in un contesto storico molto rigoroso e assolutamente coerente. Questa caratteristica avvince il lettore, che ha la sensazione di leggere una storia reale seppur inventata. E che invenzioni. La storia si dipana lungo tutta l'Europa medievale del tempo, dimostrando che forse la globalizzazione non ce la siamo inventata noi. Meraviglioso per la caratterizzazione dei personaggi ed anche per la grande fantasia dimostrata nella seconda parte del libro (tra l'altro sarebbe un ottimo spunto per un videogame fantasy).
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