Originariamente Scritto da lucifero la leggenda
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Gara di scrittura - Racconto breve
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Non sono in gara, ma qualcosa di mio lo voglio postare
Racconto d’Estate
Estate, questa parola mi suscita da sempre svariati sentimenti, questa stagione ha sempre portato nella mia testa mille nuove emozioni, mille nuove avventure. Quando avevo dieci anni andavo con mio nonno nel bosco, mentre lui mi parlava della sua vita e delle piante che ci circondavano, io chiudevo gli occhi e facevo la cosa che da sempre mi rende indipendente e unico, pensavo, pensavo di essere Robin Hoid oppure un Cavaliere errante in cerca di avventure. Amavo quelle giornate nei boschi, i raggi del sole mi bagnavano la fronte e la mia fantasia poteva spaziare senza fine, non ci sono limiti che ti fermeranno se stai a viso in su con gli occhi chiusi, ecco cosa diceva mio nonno.
Delle tante uscite ne ricordo una in particolare, era domenica e come consuetudine la mia famiglia si riuniva e si stava insieme in una mangiata collettiva, dopo pranzo mio nonno mi propose una gita nel bosco ed entusiasticamente accettai. Ora che sono cresciuto lo so, ma prima non ne ero consapevole, a mio nonno in quel periodo era già stato diagnosticato un tumore che non lasciava scampo, e quei momenti con lui sarebbero stati sia i più belli che gli ultimi. Arrivati al bosco del mio paese lasciammo la macchina nel parcheggio esterno e ci inoltrammo, iniziammo subito a parlare, il mio compagno di avventura iniziò a deliziarmi come ogni volta con racconti di guerra e della sua vita, discorsi sui sentieri del bosco, dell’acqua e di quanto fosse bella la natura. Quelle parole furono le ultime che sentii da lui, il bosco da quel giorno non ci abbracciò più col suo fare protettivo e la vita di un grande uomo si spense.
Estate, per tutti periodo di vacanza, per tutti motivo di gioia o di dolori, per me sarai per sempre una portatrice di malinconia e di felicità, grazie a te potrò viaggiare con la fantasia ricordando che almeno nei miei pensieri, non sarò mai solo.
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Alone
I due piloti non si parlavano da diverse ore. Erano ben consci dell’importanza della loro missione e questo li rendeva nervosi; osservavano il panorama fuori dai loro oblò, scuotendo leggermente il capo. Quella situazione non gli piaceva, a nessuno dei due, ma era la paura di perdere la speranza che li aveva condotti fino a li,e a costringerli, di quando in quando, a reprimere un brivido di impaziente attesa.
“Atterriamo laggiù, Alpha”, disse uno.
“D’accordo, Gamma”, rispose l’altro. “Immagino che non ci sia molta differenza. E’ già il settimo atterraggio che effettuiamo e ancora…”
“Alpha”, lo interruppe Gamma, “per favore. Niente lamentele. Concentriamoci solo sulla missione”.
Alpha ristette. Ingoiò la risposta amara che voleva gridare al suo compagno di viaggio, e si concentrò sulle operazioni di atterraggio. Localizzò un pianoro di sabbia e rocce, proprio davanti ad una costruzione imponente. Manovrò abilmente la cloche, coadiuvato da Gamma, ed l’atterraggio fu quasi privo di scossoni.
“Niente male, Alpha”, disse Gamma, a bassa voce, con un accenno di sorriso. “Altri sei…settecento voli insieme, e vedrai che riuscirai ad atterrare come me!”.
Alpha non rispose. Aprì il portellone e scese con un balzo felino, sollevando, all’impatto con il terreno, una nuvola di polvere. Dal canto suo, Gamma si servì della scaletta di servizio.
“Non ti sforzare troppo, mi raccomando”, lo provocò.
Gamma lo compensò scoccandogli un’occhiataccia in tralice dai suoi grandi occhi neri, quindi gli voltò le spalle. Osservò il panorama davanti a se, cercando di reprimere uno strano senso di smarrimento che gli attanagliava le viscere. Alpha ha ragione, pensava, è il settimo luogo che visitiamo, in lungo e in largo…senza trovare alcuna traccia. Eppure…
Si costrinse a guardarsi attorno: la costruzione davanti alla quale erano atterrati, doveva essere stata, un tempo, imponente e maestosa. Ora, era solo un enorme scheletro di acciaio, cemento e polvere che si stagliava contro il cielo terso. Alpha si accostò al suo amico.
“Sembra un artiglio scheletrico che sbuca dalla terra, per ghermirti, non è vero?”, sussurrò.
“Già…” Gamma tornò al veicolo, ne estrasse un piccolo oggetto, poi tornò accanto ad Alpha. I due camminavano lentamente; Alpha scrutava ogni angolo ed ogni ombra, Gamma agitava davanti a se quello che sembrava un piccolo microfono munito di display, alternando sguardi speranzosi al suo strumento e alla zona circostante.
A quanto pareva, proprio come per gli altri luoghi che avevano visitato, non c’erano ne acqua, ne piante. Palazzi, case e altre costruzioni, di varia dimensione, erano state mortalmente ferite da ogni lato, i muri squarciati, le assi incendiate, i tetti divelti. Non c’era anima viva, ne tanto meno corpi che testimoniassero che, in quei luoghi, qualcuno aveva vissuto, amato, pianto, e gioito, in quel ciclico caleidoscopio che è la vita.
Lontano, un lunghissimo ponte, spezzato in tre parti, mandava riflessi della luce del sole che si rifrangeva contro degli oggetti metallici. Alpha e Gamma ne avevano visti a bizzeffe, di quegli oggetti, ma nel loro database non c’era una parola per descriverli. Per loro, e per il loro governo, erano gli “Oggetti 47”. Una sigla semplice, persa in un mare di altri nomi senza importanza.
I due continuarono a camminare. Il vento li accompagnava, creando mulinelli di terriccio accanto ai loro piedi, mentre si arrampicavano su delle collinette di asfalto e terra, guadavano letti di fiumi ormai essiccati, entravano in abitazioni sventrate, dove neanche la morte risiedeva più.
Il crepuscolo incendiò quello strano panorama, mentre si appropinquavano verso il loro veicolo. Una lacrima solcò il volto ovale di Gamma, rilucendo sulla sua pelle grigia.
“Gamma…”, mormorò Alpha, avvicinandosi all’amico. I suoi enormi occhi neri, obliqui, erano carichi di compassione.
“Lo so, Alpha”, lo anticipò Gamma. “Lo so. Siamo soli, nell’Universo.”
I due salirono a bordo del loro velivolo a forma di disco, senza una parola, pronti a tornare nel silenzio immoto delle stelle."E sul bianco dorso della balena egli scaricò la somma dell'odio e della rabbia provati da quelli della sua razza.Se il suo petto fosse stato un cannone,gli avrebbe sparato contro il suo cuore"
Now Playing:- Project Origin - Resurrection of Evil - Fallout 3 (360) - American McGee's Alice - BurnOut Paradise (360) - Visit my Blog: http://flottastellare.blogspot.com
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per i concorrenti:
GRANDI!
per i fuori concorso:
GRANDI!
Quest'angolo della creatività è una vera gemma incastonata nel forum. Speriamo che altri postino dei racconti. Questo concorso mi sta piacendo parecchio!... bello è il bosco, buio e profondo,
ma io ho promesse da non tradire,
miglia da percorrere prima di dormire,
miglia da percorrere prima di dormire
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Ok, io partecipo col mio primo racconto che abbia mai scritto alla quale sono molto legato (alcuni dei cavalieri dell'apocalisse e del forum di dba l'avranno già letto), spero che possa piacere pure a voi
ARSHEL E CELINE
Quando il tempo e lo spazio erano indefiniti, e l’universo ancora non esisteva, Dio viveva in pace ed armonia con i suoi angeli, essi erano degli esseri perfetti: non conoscevano sensazioni come dolore o odio e sembrava che quest’atmosfera serena ma statica, dovesse continuare per l’eternità.
Eppure, c’era qualcosa che dissentiva dalla regola…
O meglio alcuni, due angeli piuttosto giovani: Arshel e Celine, entrambi provavano un amore nei confronti dell’altro molto più intenso rispetto a quello verso gli altri angeli. Ciò suscitava in quest’ultimi reazioni diverse: chi si chiedeva perplesso come in un luogo così perfetto, fosse nato qualcosa di conosciuto e non previsto nemmeno da Dio. I più rigorosi invece, erano scandalizzati dal fatto che quei due angeli si amassero così tanto, sostenendo che l’amore tra angeli dovesse essere in ugual misura per tutti, e soprattutto, non dovesse contemplare un “contatto” fisico così intenso.
Già, perché quell’amore non era diverso solo dal punto di vista spirituale, bensì anche nel modo di comportarsi: Arshel e Celine stavano sempre uniti, in una maniera da far sì che alcuni esseri celesti fossero sconvolti, pensando che quel modo di fare fosse impuro e non degno di un essere perfetto.
Ma a loro non interessava il fatto che fossero considerati dei sempliciotti incoscienti dagli angeli più anziani di loro, né che fossero guardati con occhi diversi dai loro compagni. Per loro contava solo il loro amore, che tra l’altro era nato pure per caso. Fu un lampo, Arshel stava seduto a leggere, Celine inciampò facendo cadere anche il ragazzo, mentre si alzarono, i loro sguardi s’incrociarono, fissandosi per alcuni, interminabili secondi, e dopo essersi presentati e aver scherzato un po’, promisero di incontrarsi ancora; e da allora, non furono più gli stessi, diventarono diversi dagli altri angeli. Lo stesso Dio si chiedeva come potesse esserci un sentimento del genere, in un posto che a suo avviso, non aveva bisogno di nulla.
Stava serpeggiando però una seconda novità, molto più pericolosa di quel sentimento strano ma innocuo…
Lucifero, uno degli angeli più potenti del cielo, raccolse intorno a sé coloro che provavano invidia nei confronti di Dio, pensando che egli non dia tutte le sue capacità agli angeli suoi figli, ma le tenga con sé per avere una posizione di dominio sugli altri, nonostante egli dicesse che non c’era cosa che amasse di più dei suoi figli. Fra questi angeli, c’era anche Celine, Arshel, che sospettava qualcosa a riguardo, era contrario al fatto che lei fosse in contatto con quel Lucifero, ritenendolo un subdolo approfittatore assetato di potere; per contro Celine, convinta dal fatto che Lucifero guardava benevolmente la sua relazione con Arshel (o era quello che le faceva credere), pensava che il loro amore sarebbe stato finalmente accettato se Dio e gli angeli anziani fossero stati sconfitti.
“Pensavo che non t’interessaste il fatto che fossimo considerarti diversi! Pensavo che l’amore che provi per me fosse più forte delle voci che circolano!”
“Certo che lo è! Ma finché non ci sarà più giustizia, come promette Lucifero, dovremmo passare l’eternità con quest’etichetta sulla schiena, e io non voglio questo! Non lo meritiamo!”
“Lucifero? Ti sta solo usando per le sue aspirazioni!”
“Lucifero non mi sta usando! Lui, a differenza di quei vecchi, comprende il nostro legame..”
“Andrai verso la rovina! E…”
Nel frattempo comparve Lucifero, il quale chiamò Celine che lo seguì.
“Non andare Celine!”
“Ci vediamo presto Arshel, quando questo sarà veramente un luogo perfetto. Ti amo”
E così scomparve assieme al capo degli angeli ribelli, un momento dopo, un angelo amico di Arshel corse verso di lui,
“Arshel! Asrhel! Vieni presto! La sede di Dio è sotto attacco!”
“Va tu! Io non me la sento, non sono in grado di esservi d’aiuto..”
“Ma che dici! Sei forte, abbiamo bisogno di te e..”
La frase fu spezzata da un altro angelo che aveva visto la scena precedente, il quale poggiò una mano sull’amico e scosse la testa, allora capì e lasciò perdere seguendo il nuovo arrivato.
Arshel intanto se n’era già andato, in quel momento non l’importava delle sorti del conflitto, ma solo che la sua amata tornasse da lui, anche se sapeva che non sarebbe stato così.
Difatti, la sua previsione si avverò, gli angeli ribelli furono sconfitti, Dio, amareggiato e deluso da quella ribellione da parte dei suoi figli, decise di non distruggere i ribelli, bensì di esiliarli in un luogo di sofferenza, angeli del male, custodi di quell’indole creato da loro stessi.
Arshel, quando ricevette la notizia sul destino di Celine, pianse amaramente dalla disperazione e cadde in uno stato di profonda depressione, fu la prima volta che un angelo pianse, che soffrì
così tanto…
Molto tempo dopo, Arshel si riprese e divenne uno degli angeli più rispettati del cielo, agli occhi degli altri, sembrava avesse dimenticato quella ribelle, in realtà era solo una maschera, per quanto si sforzasse, non riusciva a rimuoverla dal suo cuore, così s’impegnò con tutta l’anima per pensarci il meno possibile.
Ma il vento del destino a volte riporta con sé ricordi di cui se ne farebbe volentieri a meno.
Gli angeli ribelli, ora denominati come diavoli, si riorganizzarono, e dall’inferno, diedero l’assalto al paradiso, così gli angeli si trovarono di nuovo a combattere. Arshel era al comando di una legione angelica, pronto a vendicarsi di Lucifero, reo di aver condannato Celine alla dannazione eterna.
Ma quando vide il comandante nemico, restò completamente di stucco.
Al comando c’era Celine, era diversa dall’ultima volta che Arshel la vide, aveva un paio di ali nere, non emanava più luce, bensì ombra, e il suo sguardo era spento e cupo.
“Celine! Sono io, Arshel!”
Neanche il tempo di finire la frase, che l’angela oscura si scagliò sull’amato senza pietà, Arshel fu colto completamente di sorpresa, ma anche dopo un po’ di tempo, continuava ad incassare colpi senza reagire minimamente.
“Cosa fai? Non combatti?! Allora vuoi farti ammazzare! Non capisci che non c’è più amore in me? Quello che c’è stato tra noi, adesso non esiste più!”
“Tu menti a te stessa Celine! E ti sbagli! Io sono morto da quando tu te ne sei andata, era la tua presenza a rendermi vivo! Francamente non cambia nulla per me se mi uccidi adesso, anzi, morirei sereno, perché ti ho incontrata un’ultima volta! Grazie Celine, ti amo!”
A quelle due parole, il cuore di Celine tornò a vivere, si fermò ricordando quelle parole che lei aveva detto a lui prima di andare con Lucifero, fisso gli occhi di Arshel, come durante il primo momento in cui s’incontrarono.
Si scambiarono un gesto d’intesa, sapevano entrambi cosa fare, sapevano che ora che si erano incontrati, non potevano più separarsi, ma la loro nuova condizione non permetteva di restare uniti.
Così, si avvicinarono, e si uccisero a vicenda, caddero e si accasciarono abbracciandosi, e restarono immobili sul suolo, le loro labbra unite in un ultimo bacio.
I due eserciti, quando videro ciò che accadde, si fermarono, sgomenti di come un angelo e un demone potessero amarsi tanto da morire pur di non separarsi.
Intervenne Dio stesso, finalmente capì, capì che quello che animava quella coppia, era qualcosa di nettamente più grande e puro dello statico amore che vigeva tra gli angeli, si ricordò di come lui provò quella sensazione alla notte dei tempi, e si rammaricò del fatto di essersene dimenticato. Se non l’avrebbe fatto, Arshel e Celine avrebbero potuto continuare ad amarsi ed insegnare il vero amore anche agli altri. Decise allora di creare uno spirito dalle anime di quei due giovani sfortunati, creò lo spirito d’amore verso l’anima gemella, limpido e oscuro, di sacro e profano, che porti gioie e sofferenze e che vada aldilà della classica concezione di bene e male.
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Scrivi molto bene, complimenti, la storia è davvero bella, presto forse posterò qualcosa d'altroLast edited by Derfel; 14 October 2006, 11:15.
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Io ho scritto dei racconti horror ve li scrivo però vi avverto che hanno delle scene un pò truculente non sono per i minori
IL RITO
La campagna,luogo ameno e tranquillo,cosa potrebbe mai succedere nella bellissima campagna dello Yorkshire?
Anche Tom lo pensava,lui,che portò con sè anche la sua famiglia,onesto e semplice impiegato che quell'estate decise di uscire dalla vita caotica e disordinata della città.
Tom amava la sua città St.Efford,piccola,familiare,ma che non aveva nulla da invidiare alle grandi metropoli in tema di caos,confusione,smog; sì, bisognava uscirne anche se solo per quel mese di agosto che quell'anno fu davvero torrido.
Arrivarono nella cascina che avevano affittato il 5 agosto alle 12.00 del pomeriggio quando il sole sembrava pendere sulle loro teste come una spada di damocle.
Il primo ad uscire dalla macchina fu proprio Tom,un uomo alto ,robusto,moro, la sua carnagione era alquanto scura, indossava una maglietta molto semplice ,abbastanza stretta che risaltava il suo fisico asciutto nonostante i suoi 35 anni ;la seconda ad uscire fu sua moglie Ellen,una donna sui 30 anni anche se ne dimostrava meno,non era molto alta e il suo corpo era esile ma si può senza ombra di dubbio affermare che era una gran bella donna. Indossava una gonnellina corta che metteva in risalto le sue gambe e un top che mostrava tutte le sue grazie, in lei nulla era esagerato ma tutto era molto accattivante e seducente. Ad uscire per ultima dalla station wagon fu la figlia Christen, una bambina di circa 10 anni molto graziosa, anch'essa mora ,la sua carnagione a differenza di quella del padre era chiara e risaltava i suoi occhioni neri.
Scesero con i loro bagagli,non erano molti avevano portato il minimo indispensabile volevano solo rilassarsi,chissà se ci sarebbero riusciti. Entrarono nell'abitazione,niente di eccezionale ma confortevole e accogliente almeno fino a quel momento.I muri erano di legno come il soffitto e il pavimento, all'interno aleggiava un odore di paglia e fieno ma tutto sommato non tanto fastidioso.
La cascina contava 2 stanze da letto un bagno e una cucina; in verità c'era anche una cantina e quel luogo sarebbe diventato per loro un incubo.
Quella giornata passò tranquillamente ma da lì a poco i loro peggiori incubi si sarebbero svegliati e avrebbero portato tormento e angoscia.
Erano le 03.00 di notte del 7 agosto una notte calda apparentemente serena, dalla stanza della piccola Christen ecco provenire spasmi di dolore,respiri affannosi,l’aria si fa pesante ed ecco anche lui , chi era? Nessuno lo sapeva ,nessuno doveva sapere, nessuno voleva sapere; un’ombra oscura si aggirava per la stanza accarezzando i morbidi capelli della piccola che si contorce, vorrebbe piangere ma non può perché un alone di malvagità glielo impedisce sembra finita ormai è nella sue mani poi però la presa di quella mano demoniaca si allenta e Christen piange con tutto il suo ardore ,nella stanza affianco i suoi genitori sentono i lamenti e accorrono verso la stanza dove si stava consumando il dramma.
Trovano la loro piccolina in lacrime cerca di parlare di spiegare ma non ci riesce perchè è troppo disperata o forse perché sa che se avesse parlato l’uomo o la cosa che le aveva quasi preso l’anima sarebbe tornato.
Tom e Ellen cercano di consolarla ,in fondo è stato solo un incubo. Già ,è stato un incubo, ma qual è la differenza tra incubo e realtà?
Passarono altri 4 giorni e questi fenomeni non si verificarono più; sarà stato veramente un incubo? No, quell’essenza demoniaca sarebbe tornata forse proprio quella notte.
Tutto è tranquillo, i rami secchi degli alberi sbattono contro la finestra della stanza della piccola ma non incutono timore almeno fino a quel momento.
Erano le 03.00, il vento impazza i rami secchi degli alberi ora non sbattono più contro i vetri ma compongono disegni terrificanti , inquietanti da far paura al demonio in persona. Eccolo che arriva si avvicina non c’è più scampo ; ecco i soliti gemiti i soliti lamenti soffocati, tutto ora è più chiaro il rito deve compiersi non c’è più tempo da perdere. La prende la porta con se, dove nessuno lo sa nessuno lo deve sapere nessuno vuole sapere.
Il mattino dopo la prima a scoprire il misfatto è Ellen che chiama disperata il marito non sanno cosa fare poi vedono la scritta insanguinata sul letto: ‘’IL RITO STA PER COMPIERSI, PENTITEVI ,LA FINE E’ SOLO L’INIZIO’’.Ma ecco gemiti di angoscia, i respiri affannosi provengono dalla cantina. I due genitori per la prima volta scendono nella cantina.
C’è un odore nauseabondo tutto lascia presagire il peggio; urla ghigni lamenti i muri sembrano ridere e prendere in giro i due malcapitati.
Arrivati davanti ad una porta non hanno il coraggio di aprirla ma poi si fanno coraggio e lo spettacolo che gli si para dvanti è incredibile sconvolgente agghiacciante Tom non può fare a meno di vomitare.
Christen ,la loro adorabile figlia, nuda piena di incisioni insanguinate sul corpicino, crocifissa, MORTA!!!!
Ed ecco anche l’uomo ,un’ombra maligna che con un semplice gesto prende anche le anime dei due poveri malcapitati ;il rito sta per compiersi ,quando nessuno lo sa nessuno lo vuole sapere TUTTI DEVONO SAPERE!!
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ECCO L'ALTRO
LA SPIAGGIA DEI RICORDI
Non mi era mai capitata una cosa del genere;ho 45 anni credo di aver visto e sentito già molto almeno lo pensavo fino all'inizio di quest'estate. Mi chiamo Jeffrey Starker, sono vedovo da circa 5 anni e non ho figli,il mio lavoro...beh! lasciamo stare,è un momentaccio anche sul lavoro.La mia vita mi sta scivolando inesorabilmente dalle mani, l'unica mia consolazione è il mare.
Già,il mare mi è sempre piaciuto è per questo che ogni estate mi rifugio nella mia casa che ho affittato in riva al mare.Camminare a piedi nudi nella sabbia,l'odore salmastro dell'acqua,il rumore delle onde che si infrangono contro gli scogli;cosa c'è di più rilassante e salutare?
La storia che mi è accaduta mi lascia ancora sbigottito,ma cominciamo dal'inizio.
La mattina del 25 luglio 2006 mi trovavo totalmente assorto dalla bellezza delle acque marine seduto sul bagnasciuga e noto una ragazza che passeggia sinuosamente venendo verso di me.
Era alta, snella, dal portamento elegante, i suoi capelli erano lucenti e molto lunghi,indossava un abitino bianco che essendo bagnato faceva intravedere le sue grazie. Si mosse verso di me si fermò, io mi alzai, lei mi chiese se poteva sedersi accanto a me; io rimasi un pò disorientato poi ovviamente acconsentii.
Ci sedemmo insieme, lei rimase in silenzio per un tempo che mi sembrava interminabile poi presi l'iniziativa: “Io mi chiamo Jeffrey e tu?”,lei mi guardò per alcuni secondi e poi mi disse: ''Il mio nome è Erika...Erika Cole''.
Mmhh...Erika Cole,questo nome mi sembrava di averlo già sentito cercai di sforzarmi per rammentare dove lo avessi mai sentito...mah,forse è solo un'impressione.
Dopo le presentazioni non dicemmo molto altro ,guardammo il mare con meraviglia per almeno un paio d'ore anche se io lanciavo degli sguardi verso di lei,la sua bellezza non era certo seconda a quella del mare.
Ci incontrammo su quella spiaggia per molti giorni consecutivi,non avevo mai avuto il coraggio di andare oltre a qualche sguardo furtivo,il ricordo di mia moglie era ancora vivo.
La mattina del 6 agosto la rividi in riva al mare,mi avvicinai,lei si voltò,era ancora più bella delle altre volte. Mi prese per mano,io rimasi sorpreso, poi successe una cosa che non dimenticherò mai.
Mi si avvicinò lentamente mi guardò fisso negli occhi e mi baciò; fu un bacio molto emozionante,le sue labbra erano fredde,molto strano col caldo che fece quell’ estate comunque fu molto piacevole.
Prima che se andasse le chiesi l'indirizzo o almeno il numero di telefono ma lei disse che era impossibile ,che non poteva e scappò via. Io però non mi arresi e cosi cercai Cole sull'elenco:Accidenti che fortuna ,c'erano solo tre Cole. Decisi di scovare quella giusta.
Andai al primo indirizzo,Lowen Street, trovai Cole sul citofono,bussai.
Aspettai qualche secondo poi mi rispose una signora dalla voce rauca:
''mi scusi signora - dissi-abita qui Erika?E'sua figlia?
Sì,è mia figlia -rispose- ma cosa vuole?
Beh, me la può passare?
Passare?Ma che cos'è uno scherzo? E'di dubbio gusto.
La signora attaccò e io non riuscii a capire. Me ne ritornai a casa.
Il giorno dopo incontrai Erika , mi si avvicinò e mi chiese il perchè fossi andato a casa sua.
Le risposi che volevo farle una sorpresa poi le chiesi sul perchè sua madre si comportò in quel modo.
''Non posso spiegartelo è difficile da capire comunque ti volevo solo dire che è stato bello conoscerti ma ora non possiamo più rivederci il mio tempo è scaduto.
Tempo? ma cosa dici?
Comunque sappi che tua moglie ti vuole ancora bene.
Mia moglie? ma mia moglie è morta,non capisco...
Erika scappò via e mi lasciò con tanti dubbi,ma poi...Andai a casa presi il mio portatile ,mi connettei e andai a vedere i giornali che parlavano della morte di mia moglie.
Rimasi immobile,agghiacciato: ''3 settembre 2001 incidente d'auto coinvolte due auto
due morti una era mia moglie,l'altra colei che aveva provocato l'incidente...Erika Cole.
gIà CHE CI SONO VI MANDO ANCHE IL TERZO
DELITTI EFFERATI
Una notte tranquilla quella del 22 dicembre 1987 a Londra, nessuno certo poteva immaginare che da quel giorno tutto sarebbe cambiato.
Siamo sulla William's Street nota più per le allegre passeggiate di certe signorine che per le sue bellezze naturali,oltretutto limitate.
E' proprio qui che signori di ogni ceto vengono a divertirsi quando la solitudine si fa largo.Ecco un uomo alto, ben vestito,distinto ma con i lineamenti del volto poco definiti ,avvicinarsi ad una di quelle portatrici di felicità.
Rimane immobile , non parla, la scruta;la prostituta allora disse la frase che ogni uomo normale vorrebbe sentire da una donna:''Ehi bello vuoi divertirti con me?'' ''Certo'' rispose l'uomo quasi bisbigliando.''Adoro divertirmi con donne come te''.La donna non ha neanche il tempo di fare un solo gesto che si ritrova con la gola sgozzata, fiumi di sangue sgorgano dal suo collo, l'uomo protetto dalle tenebre infierisce senza pietà, le sue pugnalate colpiscono prima il petto poi il ventre, l'inguine ,le gambe.L'uomo fiero del suo lavoretto se ne va mentre le prime luci dell'alba avvolgono la città.La popolazione è in subbuglio, la stampa non ha perso tempo , la notizia si espande a macchia d'olio, la polizia incarica il detective di Scotland Yard Joe Malone di stanare l'omicida ma non sarà un'impresa facile. L'assassino è veloce come il vento,scaltro come una volpe, ma soprattutto è letale come la lama di un coltello.
23 dicembre ore 16.30 ufficio detective Joe Malone
Il nostro poliziotto sta studiando il caso davanti ad una tazza di tè;nessuna traccia,nessuna arma del delitto trovata, nessun indizio,nessun testimone e nessun sospetto.Sarà una caccia molto lunga.
24 dicembre ore 02.30 Ancient Street
Mentre tutti dormono LUI è al lavoro, sa che non dovrà far rumore altrimenti il suo macabro gioco finirà;entra dalla finestra lasciata incautamente aperta dagli ignari abitanti della dimora si insinua nella loro casa.
Ecco la stanza da letto,stanno dormendo,sono in due ,una donna e un uomo, è arrivata l'ora di far fluttuare sangue in quella stanza.Con un colpo di precisione chirurgica recide le gole dei due malcapitati ma non è soddisfatto,non è un lavoro da professionista,da vero artista del macabro e così continua a colpire e a colpire,tutto quel sangue lo manda in ecstasy,non ci sono più i corpi delle due vittime ma solo un ammasso di carne tagliuzzata che però sembra ancora pulsare.
L'uomo se ne va proprio alle luci dell'alba e lascia che lo spettacolo venga ammirato in tutta la sua agghiacciante magnificenza.
I poliziotti accorsi dopo una segnalazione vomitano tutto ciò che è possibile vomitare,mai vista una cosa del genere,ormai è chiaro a tutti:in città c'è un maniaco sanguinario schizzofrenico ed era chiaro che non si sarebbe fermato.
Anche il detective Malone accorse sul luogo del delitto ma sembrò più calmo dei suoi colleghi,quella scena non gli procurava fastidio molto probabilmente era abituato.
24 dicembre ore 18.00 ufficio detective Malone
Il detective girava per la stanza mordicchiandosi le labbra;anche quel duplice omicidio era stato fatto ad arte,nessuna traccia lasciata dall'assassino ormai Malone non sapeva più dove sbattere la tasta.In quel momento entrò il suo assistente nonchè amico James Rowling che vedendolo in quello stato capì la situazione e lo invitò a distrarsi un pò:''Sai -disse- non c'è niente di meglio del pasticcio di verdure di mia moglie ? Dai ti invito a casa mia per la vigilia di Natale tanto la passeresti da solo come sempre ‘’OK rispose Joe e così ci andarono ;erano circa le 21.00,parlarono del più e del meno ma lasciarono in disparte l’argomento omicidi
E dopo le consuete celebrazioni del Natale tornarono ognuno a casa sua.
Purtroppo non c’è Natale per l’uomo che ora si trova a Lost Street, lui continua a mietere vittime. Ora tocca ad un barbone che sta dormendo sul ciglio della strada,lo sveglia poi lo percuote,infierisce su di lui con un’accetta,gli taglia le membra e poi la testa e il sangue esce come un fiume in piena.Se ne va alle luci dell’alba.
Ormai nessun poliziotto ha più il coraggio di guardare quelle scene che sembrano provenire direttamente dall’Inferno. Solo Malone si avvicina,un poliziotto gli si fa affianco:’’certo che lei ha veramente un gran coraggio la ammiro’’poi continua dicendo:’’questo deve essere venuto dagli Inferi e non lascia mai tracce riuscirà a prenderlo?’’ Malone si gira:’’Chi sa un giorno forse si fermerà’’ detto questo sul suo volto appare un ghigno strano,già,un ghigno che sembra provenire dagli Inferi.Last edited by michele longobardi; 14 October 2006, 15:15.
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questo è il mio racconto vi prego sl di nn essere troppo cattivi con i commenti
Uno dei tanti figli del ghetto
12 Ottobre 1996
Mi chiamo Alejandro Rodriguez ma nel mio quartiere ero conosciuto come “Il Cane” per la mia passione verso i pitbull. Sono finito in carcere per l’ omicidio di uomo che apparteneva alla gang dei “Torturatori”, rivali della gang di cui facevo parte, e per questo sono stato condannato a morte.
Oggi è il mio ultimo giorno di vita è vorrei scrivere su questo diario un breve resoconto della mia vita fino a quando mi hanno incarcerato.
Sono il primogenito di 5 figli di una famiglia di portoricani. I miei genitori hanno sempre voluto che non crescessi come molti ragazzi del mio quartiere che si davano alla delinquenza, allora mi sostenerono sempre negli studi e finite le medie riuscì a entrare in un college.
Decisi di seguire i corsi di storia antica perché era una materia che mi affascinava ed ero uno dei migliori della classe………ricordo ancora i volti contenti dei miei genitori hanno saputo dai miei professori che avevo un futuro come storico. Comunque è meglio lasciar perdere i ricordi, per sicurezza mi iscrisse anche alla squadra di basket della scuola e anche là i risultati non tardarono a venire: a 17 anni riuscì a diventare l’ MVP e battemmo i campioni in carica.
Ero al settimo cielo, a scuola venivo considerato un mito e le ragazze mi corteggiavano, era veramente il periodo più felice della mia giovinezza ma ero anche troppo ingenuo e non capì che la fama non porta solo gloria ma anche l’ invidia di molta gente. Un giorno una ragazza che faceva parte del mio stesso corso mi chiese se volevo fidanzarmi con lei e io accettai, ma questa cosa non andò giù al suo ex che insieme a un suo gruppo di amici incominciò insultarmi sul fatto che ero di origine portoricane. La situazione era insopportabile ma io cercavo di resiste perché non volevo essere espulso da scuola. Purtroppo però un giorno vennero dei miei amici a sentire come andava a scuola. Il mio rivale vedendoli si mise insieme al suo gruppo ad attaccar briga con noi.
Per un po’ sopportammo ma quando ci chiamo a tutti: “bastardi figli di sporche puttane portoricane” scoppiò la nostra rabbia e li pestammo a sangue. Ovviamente la colpa venne data a me visto che io ero solo un portoricano povero che veniva da un ghetto e loro invece erano di ricca famiglia e quindi tutte le loro provocazioni e offese razziali vennero cancellate.
Avevo solo 18 anni e non me la sentivo di ritornare a casa perché non volevo vedere la delusione nel volto dei miei genitori. Comprai insieme a 2 amici uno squallido appartamento di soli 25 metri quadri. Nonostante tutti e 3 avevamo più di un lavoro non riuscivamo a guadagnare abbastanza per pagare le bollette, per questo motivo uno dei miei due amici entrò in una gang. Con lo spaccio di crack guadagnava molto e quando ci offrì di entrare nella gang anche a noi 2 accettammo.
All’ inizio ci vennero dati lavori semplici come controllare quando la polizia passava in ricognizione ma ben presto arrivarono i lavori più duri e più proficui.
Iniziai a spacciare per strada e ogni tanto riscuotevo dei debiti che avevano alcune persone con i nostri capi. Sapevo che era sbagliato ciò che facevo ma almeno riuscivo a guadagnare abbastanza soldi da permettermi una casa decente e aiutare economicamente la mia famiglia (576).
Poco per volta mi feci una fama e allora i pezzi grossi della mia banda decisero che mi spettava un lavoro più importante e cosi finì nel traffico di arma. Guadagnavo parecchio e alla fine mi trasferì in un quartiere ricco. Mi sembrava il paradiso: avevo soldi, donne e il benessere per la mia famiglia, ogni tanto quando sentivo al Tg che nel mio quartiere avveniva un omicidio la mia coscienza usciva fuori ma la mettevo subito a tacere pensando che se volevo avere un tenore di vita normale dovevo fare per forza queste cose.
Il traffico aumentò e io pensai che era una buona cosa per i miei affari ma non fu cosi perché in quel periodo iniziò la nostra rivalità con i “Torturatori”.
Anche loro volevano il controllo del traffico d’ armi e perciò iniziammo una sanguinosa faidaX DREAM i migliori
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Seconda parte
Ogni giorno avveniva un omicidio da tutte e due le parti tanto che ormai i notiziari e i giornali parlavano quasi sempre di questa guerra. Io cercavo di non partecipare perché già avevo molto rimorso per il fatto della droga e delle armi e non volevo avere anche un omicidio sulla coscienza, ma il destino non sempre ci asseconda e ti può mettere in mezzo a situazioni a cui uno non vuole partecipare.
Stavo uscendo da casa insieme a qualcuno della gang per andare a prendere delle armi quando alcuni dei “Torturatori” ci attaccarono. Iniziò una sparatoia molto lunga dove uccisi un uomo e quando arrivò la polizia e per la paura sparai a un poliziotto e uccisi pure lui.
Mi arrestarono ed era esattamente 3 anni fa ed avevo solo 24 anni e domani morirò a 27 anni…………una vita fin troppo breve ma almeno potrò mettermi l’ anima in pace se Dio mi perdonerà e mi farà entrare in paradiso se no non fa niente me lo sono meritato l’ inferno e non credo che sarà peggiore del ghetto da cui provengo.
Buona notte
13 Ottobre 1996
In questi momenti in cui sto scrivendo sono le mie ultime ore di vita e vorrei dire una cosa:
il mio ultimo desiderio sarà la lettura di questo breve resoconto della mia vita, faccio questo per 2 motivi: il primo perché questo spero che servirà alla gente a capire che chi vive nel ghetto ha mille problemi che devono essere risolti, il secondo è per far capire ai ragazzi che vivono nel ghetto che è meglio studiare e lavorare invece che entrare nelle gang criminale perché anche se danno parecchi soldi alla fine c’è il rischio di morire o di essere condannato a morte proprio come è successo a me…………vi prego datemi ascolto figli del ghetto seguite questo consiglio perché io vi capisco ma alla fine c’è sempre una via d’ uscita onesta questo è un consiglio che vi dà uno come voi “uno dei tanti figli del ghetto”
Addio e buona fortunaLast edited by Dante_mc1; 14 October 2006, 20:10.X DREAM i migliori
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Originariamente Scritto da Derfel Visualizza MessaggioScrivi molto bene, complimenti, la storia è davvero bella, presto forse posterò qualcosa d'altroC'è sempre un buon motivo
sigpic
per sorridere :)
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Operazione "Overlord" Come l'ho vista io
Eravamo pronti a sbarcare sulle coste della spiaggia Omaha,mi sentivo lo stomaco in subbuglio sembrava che stessi morendo ancor prima di finire sotto le bombe ero stanco impaurito spaesato.
Appena sbarcai tutto finì.
Vedevo i miei compagni morire sotto i proiettili e quando venni colpito realizzai che era la fine...quando mi risvegliai mi trovai con un braccio solo in mezzo ai cadaveri dei miei compagni e dei miei amici sentivo che il cuore aveva smesso di battere e che ero in stato di shock avevo ancora il fucile vicino completamente rotto...
vidi il mio capitano senza le gambe e senza una mano ci muovemmo,e alla fine vedemmo gli inglesi arrivare.
Alla fine della guerra mi fù data la croce della normandia,data solo ai veterani di quel triste giorno,da un lato sentivo che ero felice di essere sopravvissuto dall'altro ero morto dentro ricordando ancora quei cadaveri vicino a me
Quando me ne andai con la medaglia via dal palco realizzai seriamente che era la fine di quei tristi momenti...Or Ladies And Gentleman...James Earl Cash!!!(Manhunt)
"Sei hai paura di trovare mele marce, non prenderle dal cestello, coglile dall'albero"(Gli Intoccabili)
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Originariamente Scritto da lucifero la leggenda Visualizza Messaggioma possiamo postare anche più di un unico racconto ????
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Originariamente Scritto da Harry Jones Junior Visualizza MessaggioOperazione "Overlord" Come l'ho vista io
Eravamo pronti a sbarcare sulle coste della spiaggia Omaha,mi sentivo lo stomaco in subbuglio sembrava che stessi morendo ancor prima di finire sotto le bombe ero stanco impaurito spaesato.
Appena sbarcai tutto finì.
Vedevo i miei compagni morire sotto i proiettili e quando venni colpito realizzai che era la fine...quando mi risvegliai mi trovai con un braccio solo in mezzo ai cadaveri dei miei compagni e dei miei amici sentivo che il cuore aveva smesso di battere e che ero in stato di shock avevo ancora il fucile vicino completamente rotto...
vidi il mio capitano senza le gambe e senza una mano ci muovemmo,e alla fine vedemmo gli inglesi arrivare.
Alla fine della guerra mi fù data la croce della normandia,data solo ai veterani di quel triste giorno,da un lato sentivo che ero felice di essere sopravvissuto dall'altro ero morto dentro ricordando ancora quei cadaveri vicino a me
Quando me ne andai con la medaglia via dal palco realizzai seriamente che era la fine di quei tristi momenti...
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