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Il Suggeritore - Donato Carrisi (e un'atipica recensione)

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  • Il Suggeritore - Donato Carrisi (e un'atipica recensione)

    Nota

    Il post sotto è il parto di una notte d'insonnia passata davanti al pc in compagnia di zanzare e calura tropicale. Lo posto, nella sua interezza e nella sua atipicità (l'understatement del secolo, direi), nella speranza che a qualcuno sfugga un sorriso come a me ne sono sfuggiti di parecchi durante la lavorazione. Per non parlare della speranza di non infrangere nessuna regola (incrocio le dita). Nel caso non abbiate voglia di leggere il papocchio intero, riassumo: questo libro mi ha fatto schifo forte. Se ve lo regalano, buttatelo prima di cominciare a leggerlo (non fate come il protagonista di questo racconto, avvezzo ai gesti inconsulti).
    Aggiungo, a titolo puramente informativo, che l'episodio è ispirato a fatti realmente accaduti.
    E infine: perchè una simil-sceneggiatura che manco quelli di Boris si azzarderebbero a pubblicare? Boh. Lui, sceneggiatore, ha scritto un romanzo. Forse è vendetta. O, più probabilmente, mancanza di chiffari. Fate vobis.

    sonny_noone
    Thus Spoke...
    Meshuggah: Destroy / Erase / Improve

  • #2
    La fine del libro

    Mattina. Un giorno normale in un normale parco che circonda un normale laghetto. Scene di vita quotidiana in un normale giorno d'estate: bambini che giocano a palla, gente che passeggia, gente che legge il giornale seduta sulle panchine. La mdp fa una breve carrellata ed inquadra per pochi istanti la normalissima vita quotidiana di gente che si sta godendo il sole in santa pace. La carrellata si ferma inquadrando un uomo che legge un libro seduto su una delle panchine più vicine al laghetto. La mdp stringe: notiamo l'abbigliamento formale dell'uomo, la sua mancanza di segni particolari, notiamo che il libro che stringe in mano si intitola "Il Suggeritore". E notiamo anche gli occhi del lettore, che si spostano velocemente da una parte all'altra delle pagine. Forse troppo velocemente, come se volesse sbrigarsi.
    Stacco. La mdp inquadra una signora di mezza età che si avvicina alla panchina con un sacchetto di carta; la segue fino all'improvviso stop, a poca distanza dall'uomo. Sorride.


    Donna: Mi scusi.

    L'uomo solleva gli occhi dal libro, sorridendo a sua volta alla sconosciuta. In mezzo ai comuni rumori di sottofondo non possiamo fare a meno di cogliere quello del sospiro dell'uomo. La donna non fa cenno d'essersene accorta.

    D: Le spiace se mi siedo qui? Sa, volevo dar da mangiare alle papere. (scuote il sacchetto)

    L'uomo, che in più scene precedenti è stato definito una "asociale rottura di coglioni ambulante", le potrebbe far notare che in quel laghetto le papere hanno smesso di venire dallo sbarco di Patton. Invece, totalmente al di fuori dalle sue consuetudini, accentua il sorriso e la invita a sedersi con un gesto della mano, spostandosi e lasciando gentilmente spazio alla donna. La donna, ignara dell'assurdo (per lo spettatore) comportamento, si siede mormorando un ringraziamento e inizia a lanciare briciole di pane in acqua, nell'inutile attesa di veder spuntare papere da chissà dove.
    La mdp allarga l'inquadratura: un quadro perfetto di due sconosciuti in faccende affaccendati. Poco dopo, stringendo l'inquadratura, notiamo che l'uomo ha finito il libro e lo ha richiuso con uno scatto secco. Notiamo che il suo sorriso si è accentuato. La donna, attirata dal suono, si volta verso l'uomo con l'evidente intenzione di iniziare un'amichevole conversazione.


    D: Finito? Com'era?

    L'uomo si volta e le sorride: una lampadina in forma umana. Sembra rapito dalla felicità.

    Uomo: Mi scusi un momento. Torno subito.

    L'uomo si alza in piedi tenendo il libro con due dita della mano sinistra, come se fosse un cencio raccattato per strada. Fa un passo, avvicinandosi alla sponda del laghetto e, contemporaneamente, lancia il libro a mezz'aria. Arrivato all'altezza delle gambe, l'uomo lascia partire un gran destro che colpisce in pieno il libro. La mdp ci concede uno slow motion per ammirare il gesto atletico: il collo del piede che impatta la rigida costa del libro, il libro che svolazza sull'acqua, le pagine che frullano confusamente, la sovraccopertina che si spiegazza. Pochi secondi, poi si ritorna a velocità normale: il libro compie un piccolo arco di qualche metro e si infrange sull'acqua con un elegante plop, inzuppandosi completamente ma rimanendo comunque a galla. Nè il suono dell'impatto sull'acqua nè il gesto dell'uomo hanno attirato l'attenzione di alcuno. Solo la donna è rimasta completamente interdetta: guarda l'uomo a bocca spalancata, la sorpresa le ha svuotato la mente da ogni pensiero.
    L'uomo torna a sedersi, soddisfatto. Senza perdere di vista il libro, che comincia lentamente ad affondare, l'uomo torna a parlare come se si rivolgesse a nessuno in particolare.


    U: Ed è lì che ti meritavi di stare, cane maledetto.

    Si volta solo per un momento, incrociando lo sguardo vacuo della donna che adesso lo fissa con una certa apprensione, la bocca una perfetta "O" di stupore. L'uomo, conscio di averla eufemisticamente turbata, torna velocemente a fissare il suo libro che ancora lotta a pelo dell'acqua per non affondare in via definitiva. Sorride, modulando la voce con un tono gentile e comprensivo.

    U: Mi perdoni il gesto inconsulto. Potrebbe dare l'impressione di essere lo scatto di un pazzo furioso, ma in realtà era solo un atto liberatorio.

    La donna, la quale lascia balenare una luce negli occhi che rivela che il pensiero del pazzo furioso era effettivamente passato a far visita all'anticamera del suo cervello, decide di indossare una maschera d'aplomb tipicamente britannico, a scanso di ulteriori e più violenti "gesti inconsulti".

    D: Gesto liberatorio? (balbetta)
    U: Sissignora, gesto liberatorio. Mi capita, con i libri che non mi piacciono in modo particolare: li prendo e li getto il più lontano possibile da me. Se mi trovassi su un aereo con un libro impossibile in mano, mi creda, probabilmente provocherei una strage aprendo il portello.

    La donna non fatica a credergli. L'uomo continua a fissare l'ammasso di carta, ancora a pelo dell'acqua. La donna trova il coraggio di continuare la discussione.

    D: Mi scusi, sa... ma anche a me è capitato un libro che non piaceva. Lo lasciavo a metà, magari lo regalavo...
    U: Troppo semplice, signora. Non mi riuscirebbe di lasciare un libro a metà. Una volta che l'ho cominciato, per mia sfortuna, devo portarlo a termine. E poi, i libri non si regalano. O li tieni come un tesoro o li fai sparire dalla circolazione per manifesta schifosità.

    La donna inspira, come se si preparasse a un'immersione. O a una domanda scomoda.

    D: Ma invece di spaventare la gente, non poteva semplicemente riporlo da canto e gettarlo senza fare una scenata?

    L'uomo sembra riflettere, come se quella possibilità gli balenasse solo ora in mente.

    U: Non funzionerebbe. Signora mia, poniamo il caso, ripeto, caso, che suo marito la tradisce con un'altra. Lei che farebbe?

    La donna, sorpresa dalla domanda, risponde balbettando.

    D: Ma... non saprei. Forse... me la prenderei...
    U: Ecco, si fermi lì. Lei non ha riflettuto su cosa farebbe perchè questa è una possibilità, ne sono sicuro, remotissima. Ma le può dare un'idea per capire questo mio pensiero: per quanto buoni o gentili o simpatici si possa essere, arriva un punto in cui qualcuno o qualcosa ci delude. Un punto in cui non facciamo nè bonariamente, nè gentilmente, nè simpaticamente notare che ci hanno deluso; semmai lei, tiro ad indovinare, a questo punto prende la prima cosa che le capita in mano per tirarla in testa a suo marito. Io, che ai libri ci tengo come se fossero amori senza tempo, li prendo e li spedisco il più lontano possibile dalla mia persona. E lei, sul momento, si mette a pensare se sta spaventando la gente oppure mira come si deve per sfasciare le corna a quel grandissimo fetente di suo marito?

    La donna sembra rifletterci su. Ancora sovrappensiero, decide di continuare il discorso.

    D: Ma che c'era di tanto sbagliato in quel libro?

    L'uomo si lascia sfuggire una piccola risata. Ma continua a non perdere d'occhio l'ammasso di carta che lentamente si scioglie a qualche metro di distanza.

    U: Signora, non saprei manco da dove iniziare. Potrei dirle, semplicemente, che questo Carrisi è uno sceneggiatore che dovrebbe continuare a far sceneggiature, perchè il romanzo non è cosa sua. Passa un libro intero a parlare di faccende magari interessanti, ma che non hanno un luogo preciso dove si svolgono. Non c'è una descrizione di paesaggio, città, stanza, buco, a pagarla oro, mi creda. Oppure lo stile e la scelta dei capitoli, che dovrebbe dare un po' di ritmo al tutto e invece finisce per sembrare la brutta copia di un Codice Da Vinci qualsiasi. Brutta copia, niente meno. Per non parlare del linguaggio! Signora mia, se lei pensa a qualcosa lo fa utilizzando il linguaggio che utilizza tutti i giorni. Ed è un tratto comune di ogni persona sulla terra. Ma nessuno, glielo dico io, si lasci pregare, nessuno, neanche il più cervellone tra i professori, si azzarderebbe ad utilizzare un vocabolo come "prodromo dell'indagine" durante un pensiero. Nessuno, signora. Garantito al limone. Non le sembrano motivi più che sufficienti per annegare un libro veramente scritto, perdoni l'espressione, a cazzo di cane?

    La donna, stordita a tal punto da non cogliere la dura espressione finale, sembra sempre più convinta delle parole dell'uomo. Ricordando di aver già sentito parlare di questo libro, azzarda un'ultima domanda.

    D: Ma questo libro non ha vinto il premio Bancarella e ricevuto ottime critiche?

    L'uomo non si scompone ma si lascia sfuggire una smorfia.

    U: Signora mia, a parte che il premio Bancarella l'ha vinto pure Vespa, la qual cosa, a mio parere, destituisce questo premio di qualsivoglia valore, si ricordi che in Italia i critici scoprono la "nuova cima della letteratura italiana" più o meno ogni due-tre giorni. S'immagini che metro di giudizio usano...

    All'improvviso, vedendo che il libro è finalmente finito in profondità, l'uomo smette di mormorare tra sè («Prodromo dell'indagine! Ma vaffanculo, va!») e si alza velocemente.

    D: Manco ad annegare era buono. Signora mia, le auguro una buona giornata. Arrivederla.

    L'uomo si allontana fischiettando. La mdp lo segue per un breve tratto, indugiando sul suo tranquillo incedere. Poi torna dalla donna che, ancora seduta, guarda la schiena dello strano uomo. Sembra ancora completamente stordita: non si accorge che una papera, spuntata dal nulla, sta silenziosamente mangiando le sue briciole di pane.
    Thus Spoke...
    Meshuggah: Destroy / Erase / Improve

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    • #3
      È un prodromo di una schifezza, direi

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