Sono passati ormai poco più di tredici anni da quel maledetto 1° maggio 1994, quando il pilota brasiliano della Williams uscì di pista al Tamburello finendo contro il muro in un punto in cui la via di fuga era ridottissima. Il pilota provò a frenare con tutte le sue forze, ma invano. Non riuscì ad evitare un tremendo impatto; morì in ospedale a Bologna alle 18.39...
In quel weekend di paura capitò uno spaventoso incidente a Barrichello durante le prove del venerdì (qui l'incidente di Rubens): il brasiliano uscì fortunatamente illeso dalla sua Jordan; non altrettanto bene invece andò a Roland Ratzenberger, il quale, a bordo della sua Simtek, durante le qualifiche del sabato, uscì di pista ad oltre 300 km/h finendo contro le barriere esterne della curva Villeneuve: muorì poco dopo in ospedale a Bologna (qui Senna osserva dai box l'incidente di Roland). In carriera aveva corso un solo GP...(qui
l'incidente di Roland).
Alla partenza del GP ci fu un incidente che coinvolse J.J. Lehto e P. Lamy, e che obbligò i commissari a immettere in pista la Safety Car; dopo 5 giri dietro l'auto, la corsa riprese... Dalla on-board camera di Senna il sesto giro della gara, l'ultimo del pilota brasiliano: qui. Alle ore 14.17, Senna, tallonato da un giovanissimo M. Schumacher giunge al Tamburello (qui l'incidente dalla on-board camera di Michael), perde il controllo della vettura, cerca di frenare la corsa dell'auto, ma non può evitare il tremendo impatto con le barriere...(qui dalla on-board camera del compagno di squadra D. Hill, a impatto già avvenuto; qui l'incidente e i primi soccorsi). Il pilota verrà trasportato all'Ospedale Maggiore di Bologna, dove verso sera perirà: il puntone della sospensione gli aveva perforato il casco, provocandogli lesioni gravissime, inoltre nell'impatto aveva riportato la frattura della base cranica e dell'osso frontale.
Per la cronaca il GP fu vinto da Schumacher davanti a Larini e Hakkinen.
La vettura di Senna viene trasportata in parco chiuso dove il responsabile FIA C. Whiting autorizza i tecnici Williams a estrarre le 2 scatole nere.
Un mese dopo, il 31 maggio, la Williams restituisce una delle 2 scatole nere alla Magistratura, dichiarandola illeggibile; la seconda invece non era più utilizzabile poichè era servita per alcuni test sul motore.
Il 26 novembre il PM M. Passarini riinvia a giudizio i vertici Williams e i responsabili del circuito imolese.
Il processo prende il via il 20 febbraio 1995; l'accusa è di omicidio colposo e gli imputati sono F. Williams (titolare della scuderia), P. Head (responsabile tecnico), A. Newey (progettista), R. Bruynseraede (direttore di gara), F. Bendinelli (amministratore delegato Sagis) e G. Poggi (direttore del circuito).
Il 5 marzo il Pubblico Ministero illustra la teoria dell'accusa: rottura del piantone per errore di progettazione e di montaggio; difetto del circuito (dislivello tra asfalto e banchina) che ha reso impossibile la frenata.
Gli avvocati di Newey controbattono chiedendo nuove perizie sul piantone, che si sarebbe rotto con l'urto. I difensori di Williams e Head addossano la colpa sulle anomalie del circuito. Per contro i difensori dei responsabili del circuito di Imola dichiarano che il circuito era in perfetto stato.
L'11 marzo sono chiamati in aula i primi testimoni: Mario Casoni (autista di un mezzo di soccorso) ha dichiarato di aver notato che il piantone dello sterzo non era in uno stato "normale"; Stefano Stefanini (capo della unità di Polizia di Bologna) ha detto che era stata aggiunta una placca di metallo alla sospensione posteriore della vettura; Marcello Gentili (sovrintendente al traffico della Polizia) ha dichiarato che ci furono intermittenti segni di frenata da parte di Senna.
Il 17 marzo viene ascoltato Michele Alboreto, il quale ritiene che l'incidente sia stato causato da un problema meccanico, perchè le condizioni del circuito, nonostante non fossero perfette, non erano tali da causare un'uscita. Per contro Senna era molto preoccupato in quei giorni per la sua vettura.
Il giorno dopo tocca a Charles Whiting (delegato FIA): ha testimoniato che furono effettuate delle modifiche alla vettura di Senna, senza un preventivo permesso della Federazione, ma che in ogni caso tali modifiche sarebbero state approvate. Inoltre fu lui ad autorizzare la Williams a rimuovere la scatola nera dopo l'incidente per tutelare Hill, anche se fu impossibile in quel momento leggere i dati. Un ingegnere Williams ha dichiarato che la scatola nera era intatta. In ogni caso sembra che la scatola nera fosse stata resa inservibile proprio per l'estrazione dalla vettura senza il preventivo scaricamento dei dati.
Il 2 aprile è stata visionata la scatola nera della vettura di Senna; non è stato possibile inviare informazioni per testarla, perchè mancava una carta, che sarà fornita al più presto dalla Williams.
Il 15 aprile alla presenza, per la prima volta, di Patrick Head e Adrian Newey, esperti nominati dal P.M. hanno dichiarato che la causa dell'incidente è stata l'errato montaggio del piantone dello sterzo.
Il 16 aprile due ingegenri della Williams hanno dichiarato che la vettura di Senna soffriva di sovrasterzo e che la sconnessione sull'asfalto può aver fatto perdere il controllo a Senna che ha provato a girare senza esito e quindi ha cominciato a frenare, come si vede nel filmato. L'avvocato del circuito, Roberto Landi, controbatte che le sconnessioni non erano differenti, come dichiarato anche dai piloti, da quelle che si trovano in tutti i circuiti.
Il 14 maggio viene interrogato il regista del GP di San Marino, il quale spiega che il filmato dell'incidente si interrompe 9/10 di secondo prima dell'impatto per una pura coincidenza, e dichiara che aveva voluto cambiare immagine e passare alla camera-car di Katayama. Invece il filmato (qui) mostra 14 sec. di schermo nero e poi un'inquadratura dalla vettura di Berger. Il responsabile FIA Longanesi ritratta la dichiarazione fatta prima del Processo di aver visto l'intero filmato.
4 giugno E' stato ascoltato, a porte chiuse, Hill. L'ex compagno di squadra di Senna, pur evitando ripetutamente di rispondere, ha confermato che il piantone dello sterzo della Williams era stato modificato prima dell'inizio del campionato, che la Williams nel '94 utilizzava il servosterzo e che sia lui che Senna si lamentarono perché l'abitacolo era stretto.
Guardando il video Hill non ha tratto conclusioni salvo che la vettura e i grafici mostrano un sovrasterzo proprio nel punto del circuito dove erano presenti delle sconnessioni.
Il 29 ottobre Williams dichiara: «Non fu lo sterzo a tradire Senna ma un problema legato alle gomme fredde». Patrick Head e Adrian Newey invece si avvalgono della facoltà di non rispondere. Williams spiega il suo ruolo e quello di Head e Newey all'interno della squadra: «Patrick è il direttore tecnico, il supervisore. Adrian era capo-designer». E quindi parla delle modifiche alla scocca dell'auto di Senna: «Non so quando furono fatte, Ayrton voleva più spazio dentro l'abitacolo». Quindi si arriva alle modifiche al piantone dello sterzo: «Non so - dice Williams - chi le abbia progettate...Ayrton voleva cambiare altre cose, era molto esigente. Voleva un volante più largo. La Williams allora non era perfetta, aveva problemi, era difficile da guidare. Ma Senna non si è mai lamentato della guidabilità, chiedeva più spazio per essere meno stanco nella seconda parte dei GP». «Cercavamo di capire dalle immagini. Dopo molti esami e simulazioni arrivammo alla conclusione che il piantone non si era rotto. L'incidente fu causato da una caduta d'assetto dell'auto dovuta al raffreddamento dei pneumatici. Senna non potè correggere l'angolo d'impatto perché quando si perde il controllo ad alta velocità il primo istinto è tirare a fondo la frenata e non sterzare».
In quel weekend di paura capitò uno spaventoso incidente a Barrichello durante le prove del venerdì (qui l'incidente di Rubens): il brasiliano uscì fortunatamente illeso dalla sua Jordan; non altrettanto bene invece andò a Roland Ratzenberger, il quale, a bordo della sua Simtek, durante le qualifiche del sabato, uscì di pista ad oltre 300 km/h finendo contro le barriere esterne della curva Villeneuve: muorì poco dopo in ospedale a Bologna (qui Senna osserva dai box l'incidente di Roland). In carriera aveva corso un solo GP...(qui
l'incidente di Roland).
Alla partenza del GP ci fu un incidente che coinvolse J.J. Lehto e P. Lamy, e che obbligò i commissari a immettere in pista la Safety Car; dopo 5 giri dietro l'auto, la corsa riprese... Dalla on-board camera di Senna il sesto giro della gara, l'ultimo del pilota brasiliano: qui. Alle ore 14.17, Senna, tallonato da un giovanissimo M. Schumacher giunge al Tamburello (qui l'incidente dalla on-board camera di Michael), perde il controllo della vettura, cerca di frenare la corsa dell'auto, ma non può evitare il tremendo impatto con le barriere...(qui dalla on-board camera del compagno di squadra D. Hill, a impatto già avvenuto; qui l'incidente e i primi soccorsi). Il pilota verrà trasportato all'Ospedale Maggiore di Bologna, dove verso sera perirà: il puntone della sospensione gli aveva perforato il casco, provocandogli lesioni gravissime, inoltre nell'impatto aveva riportato la frattura della base cranica e dell'osso frontale.
Per la cronaca il GP fu vinto da Schumacher davanti a Larini e Hakkinen.
La vettura di Senna viene trasportata in parco chiuso dove il responsabile FIA C. Whiting autorizza i tecnici Williams a estrarre le 2 scatole nere.
Un mese dopo, il 31 maggio, la Williams restituisce una delle 2 scatole nere alla Magistratura, dichiarandola illeggibile; la seconda invece non era più utilizzabile poichè era servita per alcuni test sul motore.
Il 26 novembre il PM M. Passarini riinvia a giudizio i vertici Williams e i responsabili del circuito imolese.
Il processo prende il via il 20 febbraio 1995; l'accusa è di omicidio colposo e gli imputati sono F. Williams (titolare della scuderia), P. Head (responsabile tecnico), A. Newey (progettista), R. Bruynseraede (direttore di gara), F. Bendinelli (amministratore delegato Sagis) e G. Poggi (direttore del circuito).
Il 5 marzo il Pubblico Ministero illustra la teoria dell'accusa: rottura del piantone per errore di progettazione e di montaggio; difetto del circuito (dislivello tra asfalto e banchina) che ha reso impossibile la frenata.
Gli avvocati di Newey controbattono chiedendo nuove perizie sul piantone, che si sarebbe rotto con l'urto. I difensori di Williams e Head addossano la colpa sulle anomalie del circuito. Per contro i difensori dei responsabili del circuito di Imola dichiarano che il circuito era in perfetto stato.
L'11 marzo sono chiamati in aula i primi testimoni: Mario Casoni (autista di un mezzo di soccorso) ha dichiarato di aver notato che il piantone dello sterzo non era in uno stato "normale"; Stefano Stefanini (capo della unità di Polizia di Bologna) ha detto che era stata aggiunta una placca di metallo alla sospensione posteriore della vettura; Marcello Gentili (sovrintendente al traffico della Polizia) ha dichiarato che ci furono intermittenti segni di frenata da parte di Senna.
Il 17 marzo viene ascoltato Michele Alboreto, il quale ritiene che l'incidente sia stato causato da un problema meccanico, perchè le condizioni del circuito, nonostante non fossero perfette, non erano tali da causare un'uscita. Per contro Senna era molto preoccupato in quei giorni per la sua vettura.
Il giorno dopo tocca a Charles Whiting (delegato FIA): ha testimoniato che furono effettuate delle modifiche alla vettura di Senna, senza un preventivo permesso della Federazione, ma che in ogni caso tali modifiche sarebbero state approvate. Inoltre fu lui ad autorizzare la Williams a rimuovere la scatola nera dopo l'incidente per tutelare Hill, anche se fu impossibile in quel momento leggere i dati. Un ingegnere Williams ha dichiarato che la scatola nera era intatta. In ogni caso sembra che la scatola nera fosse stata resa inservibile proprio per l'estrazione dalla vettura senza il preventivo scaricamento dei dati.
Il 2 aprile è stata visionata la scatola nera della vettura di Senna; non è stato possibile inviare informazioni per testarla, perchè mancava una carta, che sarà fornita al più presto dalla Williams.
Il 15 aprile alla presenza, per la prima volta, di Patrick Head e Adrian Newey, esperti nominati dal P.M. hanno dichiarato che la causa dell'incidente è stata l'errato montaggio del piantone dello sterzo.
Il 16 aprile due ingegenri della Williams hanno dichiarato che la vettura di Senna soffriva di sovrasterzo e che la sconnessione sull'asfalto può aver fatto perdere il controllo a Senna che ha provato a girare senza esito e quindi ha cominciato a frenare, come si vede nel filmato. L'avvocato del circuito, Roberto Landi, controbatte che le sconnessioni non erano differenti, come dichiarato anche dai piloti, da quelle che si trovano in tutti i circuiti.
Il 14 maggio viene interrogato il regista del GP di San Marino, il quale spiega che il filmato dell'incidente si interrompe 9/10 di secondo prima dell'impatto per una pura coincidenza, e dichiara che aveva voluto cambiare immagine e passare alla camera-car di Katayama. Invece il filmato (qui) mostra 14 sec. di schermo nero e poi un'inquadratura dalla vettura di Berger. Il responsabile FIA Longanesi ritratta la dichiarazione fatta prima del Processo di aver visto l'intero filmato.
4 giugno E' stato ascoltato, a porte chiuse, Hill. L'ex compagno di squadra di Senna, pur evitando ripetutamente di rispondere, ha confermato che il piantone dello sterzo della Williams era stato modificato prima dell'inizio del campionato, che la Williams nel '94 utilizzava il servosterzo e che sia lui che Senna si lamentarono perché l'abitacolo era stretto.
Guardando il video Hill non ha tratto conclusioni salvo che la vettura e i grafici mostrano un sovrasterzo proprio nel punto del circuito dove erano presenti delle sconnessioni.
Il 29 ottobre Williams dichiara: «Non fu lo sterzo a tradire Senna ma un problema legato alle gomme fredde». Patrick Head e Adrian Newey invece si avvalgono della facoltà di non rispondere. Williams spiega il suo ruolo e quello di Head e Newey all'interno della squadra: «Patrick è il direttore tecnico, il supervisore. Adrian era capo-designer». E quindi parla delle modifiche alla scocca dell'auto di Senna: «Non so quando furono fatte, Ayrton voleva più spazio dentro l'abitacolo». Quindi si arriva alle modifiche al piantone dello sterzo: «Non so - dice Williams - chi le abbia progettate...Ayrton voleva cambiare altre cose, era molto esigente. Voleva un volante più largo. La Williams allora non era perfetta, aveva problemi, era difficile da guidare. Ma Senna non si è mai lamentato della guidabilità, chiedeva più spazio per essere meno stanco nella seconda parte dei GP». «Cercavamo di capire dalle immagini. Dopo molti esami e simulazioni arrivammo alla conclusione che il piantone non si era rotto. L'incidente fu causato da una caduta d'assetto dell'auto dovuta al raffreddamento dei pneumatici. Senna non potè correggere l'angolo d'impatto perché quando si perde il controllo ad alta velocità il primo istinto è tirare a fondo la frenata e non sterzare».
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