Sperando sia beneauguarante per l'inizio, previsto per domattina, del campionato SBK 2008, dedico un topic al mio idolo nel campo motociclistico. Differentemente da quanto fatto da molti (le testimonianze offertemi a questo proposito sono state davvero numerose), non ho ceduto alla Rossi's mania (mi sobbarco volentieri il peso dell'errore grammaticale dovuto all'utilizzo improprio del genitivo sassone, per testimoniare quanto il modo di parlare delle gare di moto, di analizzarne i momenti maggiormente significativi, sia stato, dal 2001 in avanti, indissolubilmente connaturato, per non dire subordinato, alle imprese del fenomeno di Tavullia). Beninteso, Valentino, all'apice della propria carriera, riuscì a sprigionare un talento, concretizzato da un'impressionante serie di risultati (in particolare nel 2003), probabilmente superiore al massimo potenziale di Biaggi. Il confronto, tuttavia, ha ragion d'essere; vediamo nel dettaglio perchè.
La particolarità della storia di Max non può non suscitare alcune considerazioni. A differenza di quasi tutti i piloti, il romano non nasce su una moto, anzi. La sua passione è il calcio, sport che pratica con risultati più che discreti. Nel 1988, accompagnando un amico al circuito di Vallelunga, tuttavia, "sentii (raccontò Biaggi anni dopo) il desiderio di scendere in pista anch'io". Probabilmente ai più sfugge cosa significhi perdere dieci anni (quando Max provò una moto per la prima volta aveva 17 anni) di preparazione ed esperienza nei confronti di coloro che sarebbero diventati futuri colleghi, i quali, dai 4-5 anni iniziarono a salire sulle minimoto (sia grazie ad ingenti risorse finanziarie, talvolta procurate a costo di enormi sacrifici, come nel caso della famiglia Capirossi, sia a fortune anagrafiche). L'anno seguente Biaggi si affacciò al mondo delle corse.
- Stagione 1989: Esordio nella 125 SP (acronimo che indica le moto "Sport Production", ovvero quelle di produzione elaborate). Pochi risultati e tante cadute. Deve essere, tuttavia, ricordato come il romano non avesse uno staff tecnico vero e proprio al seguito.
- Stagione 1990: Vittoria nella 125 SP. Max trionfa in sei gare sulle sette previste dal calendario. In questa stagione egli potè usufruire di maggiore supporto tecnico e meccanico, in quanto al padre, che lo seguiva già dalla stagione passata, si affiancarono veri e propri professionisti delle corse. Riporto dal sito ufficiale di Biaggi un commento di un giornalista: "Aveva appena corso la sua prima gara fantastica con una moto da GP, finendo terzo alle spalle di Fausto Gresini e di Doriano Romboni. Capirossi aveva appena vinto il suo primo titolo nella 125, e Biaggi era stato capace di rimanere a ruota del neocampione del mondo, poi caduto, e di due vecchie volpi delle piste la prima volta che qualcuno gli aveva messo fra le mani una moto da Gran Premio. Era nata una stella".
- Stagione 1991: Vittoria nel campionato europeo della 250. Prima partecipazione al mondiale 250 seppur per poche gare, come wildcard.
- Stagione 1992 (Aprilia): Quinto posto finale in 250. Vittoria a Kyalami (Sud Africa).
- Stagione 1993 (Honda): Quarto posto finale. Come l'anno precedente, si impose in una sola occasione.
- Stagione 1994 (Aprilia): Primo titolo mondiale in 250. La superiorità dimostrata non è schiacciante; Okada e Capirossi (in particolare il secondo) si dimostrano validi antagonisti.
- Stagione 1995 (Aprilia): Secondo titolo mondiale in 250. Stagione eufemisticamente trionfale. Max totalizza 283 punti in 13 gare, con una media di 21.76 punti/gara. Solo per dare un'idea dell'eccezionalità di tale impresa, metto a confronto un simile ritmo con altri tre progresses eccellenti, realizzati nella medesima classe. Nel 1999 Valentino Rossi trionfò con 309 punti, ottenuti, però, in 16 gare, per una media di 19.31 punti/gara. Meglio di lui fece il grandissimo Daijiro, che, nel 2001, realizzò 322 punti, sempre in sedici gare, per un risultato di 20.12 punti/gara. Nel 2004 Daniel Pedrosa (secondo molti l'erede della pulizia stilistica Biaggiana) ottenne 317 punti, anch'egli in sedici gare, per una media di 19.81 punti/gara.
- Stagione 1996 (Aprilia): Stagione sofferta, ma unicamente per un calo, imputabile ad una serie di errori e coincidenze sforunate (l'inizio era stato, se possibile, migliore di quello dell'anno precedente), conclusasi, in ogni caso, con il terzo titolo mondiale consecutivo in 250.
- Stagione 1997 (Honda): Quarto titolo mondiale consecutivo in 250. Se tutti gridarono al miracolo quando Rossi portò, nel 2004, la Yamaha alla vittoria, una medesima reazione dovrebbe accompagnare le gesta di un simile trionfo. In entrambi i casi l'inferiorità tecnica era palese e soltanto il talento dei due, unito ad alcune circostanze favorevoli, permise ad entrambi di assicurarsi l'iride.
- Stagione 1998 (Honda): Al debutto, giusto per gradire, pole, giro più veloce, e vittoria in Giappone, in faccia a Doohan. Rispetto all'australiano meno vittorie ma ritmo più regolare. Mancano 3 gare alla fine, si disputa il Gran Premio di Catalogna. La situazione in campionato è la seguente: Biaggi 189, Doohan 185. Il resto è, purtroppo, storia nota.
- Stagione 1999 (Yamaha): Primo bivio della carriera di Max; primo errore. Due titoli mondiali alla portata (con il senno di poi è tutto più facile) si tramutano in due annate anonime, o quasi. Quarto posto finale, con una vittoria a Welkom (Sudafrica).
- Stagione 2000 (Yamaha): Terzo posto finale, due vittorie, un finale di stagione in crescendo.
- Stagione 2001 (Yamaha): Vicecampione del mondo, tre vittorie, ottenute a Le Mans (Francia), Assen (Olanda), Sachsenring (Germania). Fino alla gara di Brno rimane in scia a Rossi, pur vincendo di meno. La scivolata sul circuito amico risulterà fatale. Grande prestazione, in ogni caso, alla guida di un mezzo decisamente inferiore a quello dell'avversario.
- Stagione 2002 (Yamaha): Inizia l'era MotoGP. La Yamaha, al pari della Honda, passa subito ai motori 1000 4 tempi. La seconda domina, la prima, almeno nella prime gare della stagione, non riesce a tenere il passo delle vecchie 500 due tempi. Il titolo di vicecampione del mondo che Max ottiene a fine stagione (condito da 2 vittorie, a Brno e a Sepang), seppur ad un distaco vertiginoso da Rossi, ha quasi del miracoloso.
- Stagione 2003 (Honda): Morte di Kato, esplosione di Gibernau, strapotere di Rossi. In mezzo a tutto ciò Biaggi conquista due vittorie (a Donington, seppur viziata da una pseudosqualifica di Rossi, ed a Motegi, grazie anche ad un errore di quest'ultimo) ed il terzo posto nella classifica finale del mondiale. Rossi si impone con 357 punti (salendo sempre sul podio), ottenuti in 16 gare, con una media di 22.31 punti/gara. Il risultato è di una portata gigantesca.
- Stagione 2004 (Honda): Questa è, a mio giudizio, la vera occasione mancata, per Biaggi. Il passaggio di Valentino in Yamaha aveva aperto insperati scenari per gli avversari. Buon campionato nel complesso. Oltre all'indimenticabile Welkom, merita una menzione la vittoria al Sachsenring. Al termine dell'appuntamento tedesco, Biaggi era distanziato di un solo punto da Rossi. Nelle gare successive si distaccò progressivamente, ed inesorabilmente dalla vetta, lasciando il compito di tener aperto il campionato a Gibernau.
- Stagione 2005 (Honda): Il canto del cigno in MotoGP. Stagione davvero deludente (anche se non credo che le colpe siano unicamente sue). Personalmente salverei soltanto la gara del Mugello, dove il romano seppe far sognare i propri tifosi danzando tra la Casanova e la Savelli.
- Stagione 2007 (Suzuki): La vittoria al debutto diventa una costante. L'assenza dello smodato agonismo nelle prime dieci curve della gara, prerogativa della SBK, frena Biaggi in molte occasioni. Il romano, pur disputando, nel complesso, un buon campionato, perde diversi punti che, a fine anno, risulteranno fatali. Certo, però, che l'errore di Misano se lo poteva anche risparmiare.
Non mi sento di condividere il pessimismo che, per tutto l'inverno, ha caratterizzato l'approccio al secondo anno di questa nuova avventura. Le primavere sono quasi 37, la moto non è ufficiale, ma sono convinto che il livello qualitativo di questo campionato (non eccelso, soprattutto se paragonato a quello della MotoGP 2008), possa regalare ai fans di questo campione ancora qualche inattesa soddisfazione.
La particolarità della storia di Max non può non suscitare alcune considerazioni. A differenza di quasi tutti i piloti, il romano non nasce su una moto, anzi. La sua passione è il calcio, sport che pratica con risultati più che discreti. Nel 1988, accompagnando un amico al circuito di Vallelunga, tuttavia, "sentii (raccontò Biaggi anni dopo) il desiderio di scendere in pista anch'io". Probabilmente ai più sfugge cosa significhi perdere dieci anni (quando Max provò una moto per la prima volta aveva 17 anni) di preparazione ed esperienza nei confronti di coloro che sarebbero diventati futuri colleghi, i quali, dai 4-5 anni iniziarono a salire sulle minimoto (sia grazie ad ingenti risorse finanziarie, talvolta procurate a costo di enormi sacrifici, come nel caso della famiglia Capirossi, sia a fortune anagrafiche). L'anno seguente Biaggi si affacciò al mondo delle corse.
- Stagione 1989: Esordio nella 125 SP (acronimo che indica le moto "Sport Production", ovvero quelle di produzione elaborate). Pochi risultati e tante cadute. Deve essere, tuttavia, ricordato come il romano non avesse uno staff tecnico vero e proprio al seguito.
- Stagione 1990: Vittoria nella 125 SP. Max trionfa in sei gare sulle sette previste dal calendario. In questa stagione egli potè usufruire di maggiore supporto tecnico e meccanico, in quanto al padre, che lo seguiva già dalla stagione passata, si affiancarono veri e propri professionisti delle corse. Riporto dal sito ufficiale di Biaggi un commento di un giornalista: "Aveva appena corso la sua prima gara fantastica con una moto da GP, finendo terzo alle spalle di Fausto Gresini e di Doriano Romboni. Capirossi aveva appena vinto il suo primo titolo nella 125, e Biaggi era stato capace di rimanere a ruota del neocampione del mondo, poi caduto, e di due vecchie volpi delle piste la prima volta che qualcuno gli aveva messo fra le mani una moto da Gran Premio. Era nata una stella".
- Stagione 1991: Vittoria nel campionato europeo della 250. Prima partecipazione al mondiale 250 seppur per poche gare, come wildcard.
- Stagione 1992 (Aprilia): Quinto posto finale in 250. Vittoria a Kyalami (Sud Africa).
- Stagione 1993 (Honda): Quarto posto finale. Come l'anno precedente, si impose in una sola occasione.
- Stagione 1994 (Aprilia): Primo titolo mondiale in 250. La superiorità dimostrata non è schiacciante; Okada e Capirossi (in particolare il secondo) si dimostrano validi antagonisti.
- Stagione 1995 (Aprilia): Secondo titolo mondiale in 250. Stagione eufemisticamente trionfale. Max totalizza 283 punti in 13 gare, con una media di 21.76 punti/gara. Solo per dare un'idea dell'eccezionalità di tale impresa, metto a confronto un simile ritmo con altri tre progresses eccellenti, realizzati nella medesima classe. Nel 1999 Valentino Rossi trionfò con 309 punti, ottenuti, però, in 16 gare, per una media di 19.31 punti/gara. Meglio di lui fece il grandissimo Daijiro, che, nel 2001, realizzò 322 punti, sempre in sedici gare, per un risultato di 20.12 punti/gara. Nel 2004 Daniel Pedrosa (secondo molti l'erede della pulizia stilistica Biaggiana) ottenne 317 punti, anch'egli in sedici gare, per una media di 19.81 punti/gara.
- Stagione 1996 (Aprilia): Stagione sofferta, ma unicamente per un calo, imputabile ad una serie di errori e coincidenze sforunate (l'inizio era stato, se possibile, migliore di quello dell'anno precedente), conclusasi, in ogni caso, con il terzo titolo mondiale consecutivo in 250.
- Stagione 1997 (Honda): Quarto titolo mondiale consecutivo in 250. Se tutti gridarono al miracolo quando Rossi portò, nel 2004, la Yamaha alla vittoria, una medesima reazione dovrebbe accompagnare le gesta di un simile trionfo. In entrambi i casi l'inferiorità tecnica era palese e soltanto il talento dei due, unito ad alcune circostanze favorevoli, permise ad entrambi di assicurarsi l'iride.
- Stagione 1998 (Honda): Al debutto, giusto per gradire, pole, giro più veloce, e vittoria in Giappone, in faccia a Doohan. Rispetto all'australiano meno vittorie ma ritmo più regolare. Mancano 3 gare alla fine, si disputa il Gran Premio di Catalogna. La situazione in campionato è la seguente: Biaggi 189, Doohan 185. Il resto è, purtroppo, storia nota.
- Stagione 1999 (Yamaha): Primo bivio della carriera di Max; primo errore. Due titoli mondiali alla portata (con il senno di poi è tutto più facile) si tramutano in due annate anonime, o quasi. Quarto posto finale, con una vittoria a Welkom (Sudafrica).
- Stagione 2000 (Yamaha): Terzo posto finale, due vittorie, un finale di stagione in crescendo.
- Stagione 2001 (Yamaha): Vicecampione del mondo, tre vittorie, ottenute a Le Mans (Francia), Assen (Olanda), Sachsenring (Germania). Fino alla gara di Brno rimane in scia a Rossi, pur vincendo di meno. La scivolata sul circuito amico risulterà fatale. Grande prestazione, in ogni caso, alla guida di un mezzo decisamente inferiore a quello dell'avversario.
- Stagione 2002 (Yamaha): Inizia l'era MotoGP. La Yamaha, al pari della Honda, passa subito ai motori 1000 4 tempi. La seconda domina, la prima, almeno nella prime gare della stagione, non riesce a tenere il passo delle vecchie 500 due tempi. Il titolo di vicecampione del mondo che Max ottiene a fine stagione (condito da 2 vittorie, a Brno e a Sepang), seppur ad un distaco vertiginoso da Rossi, ha quasi del miracoloso.
- Stagione 2003 (Honda): Morte di Kato, esplosione di Gibernau, strapotere di Rossi. In mezzo a tutto ciò Biaggi conquista due vittorie (a Donington, seppur viziata da una pseudosqualifica di Rossi, ed a Motegi, grazie anche ad un errore di quest'ultimo) ed il terzo posto nella classifica finale del mondiale. Rossi si impone con 357 punti (salendo sempre sul podio), ottenuti in 16 gare, con una media di 22.31 punti/gara. Il risultato è di una portata gigantesca.
- Stagione 2004 (Honda): Questa è, a mio giudizio, la vera occasione mancata, per Biaggi. Il passaggio di Valentino in Yamaha aveva aperto insperati scenari per gli avversari. Buon campionato nel complesso. Oltre all'indimenticabile Welkom, merita una menzione la vittoria al Sachsenring. Al termine dell'appuntamento tedesco, Biaggi era distanziato di un solo punto da Rossi. Nelle gare successive si distaccò progressivamente, ed inesorabilmente dalla vetta, lasciando il compito di tener aperto il campionato a Gibernau.
- Stagione 2005 (Honda): Il canto del cigno in MotoGP. Stagione davvero deludente (anche se non credo che le colpe siano unicamente sue). Personalmente salverei soltanto la gara del Mugello, dove il romano seppe far sognare i propri tifosi danzando tra la Casanova e la Savelli.
- Stagione 2007 (Suzuki): La vittoria al debutto diventa una costante. L'assenza dello smodato agonismo nelle prime dieci curve della gara, prerogativa della SBK, frena Biaggi in molte occasioni. Il romano, pur disputando, nel complesso, un buon campionato, perde diversi punti che, a fine anno, risulteranno fatali. Certo, però, che l'errore di Misano se lo poteva anche risparmiare.
Non mi sento di condividere il pessimismo che, per tutto l'inverno, ha caratterizzato l'approccio al secondo anno di questa nuova avventura. Le primavere sono quasi 37, la moto non è ufficiale, ma sono convinto che il livello qualitativo di questo campionato (non eccelso, soprattutto se paragonato a quello della MotoGP 2008), possa regalare ai fans di questo campione ancora qualche inattesa soddisfazione.
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