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Speciale PC - Six days in Fallujah

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  • #46
    Originariamente Scritto da Rebel Visualizza Messaggio
    è palesemente filo-americano, o meglio, filo-invasione all'iraq. noi utenti possiamo sbilanciarci, il sito dovrebbe mantenersi neutrale, soprattutto un sito di videogiochi.
    Né l'uno né l'altro. Sulla mia posizione personale rispetto all'opportunità dell'intervento americano in Iraq non potresti essere più lontano dal vero, ma come ho detto più su non mi pare questo lo spazio opportuno per avviare una discussione sulla politica economica e militare mediorientale (giacché il discorso necessario a spiegarti la mia posizione, che nel 2003 non era affatto favorevole all'intervento, sarebbe tuttavia necessariamente complesso e articolato e rischierebbe di annoiare chi viene qui per leggere di videogiochi).
    Sulla mia passione per le stelle e strisce ci vai vicino. Stimo gli americani più dei terroristi di Al Quaeda affiliati ad Ansar Al Sunna (quelli che detenevano con pugno di ferro il potere a Falluja prima dell'intervento americano del 2004) perché quando sbagliano chiedono scusa. Magari ci mettono tempo, ma alla fine ammettono gli errori e si scusano, anche con pesanti risarcimenti economici che non compensano la vita di un congiunto perso, però sono sempre meglio dei proclami rabbiosi e dei filamti forcaioli con cui gli integralisti si vantano dei loro massacri in nome di un dio sanguinario che non perdona mai e di un profeta che fu, lui per primo, un assassino. La differenza tra democrazia è fornamentalismo non mi pare sottilissima. Se non ci credi, prova ad alzarti in piedi in una classe saudita e chiedere ragione ad un emissario del re delle torture praticate nelle loro carceri. In USA è successo alla Ricem, di recente, e lo studente che ha posto la domanda non è stato trascinato in carcere in attesa della scimitarra del boia...
    Per i poveri cristi uccisi dal fosforo (carbonizzati, non vaporizzati, il che fa lo stesso, comunque), pochissimi giacché la città era stata evacuata settimane prima dell'assalto finale e vi erano rimasti perlopiù terroristi e fiancheggiatori più o meno costretti dagli stessi (che non indossano uniformi ed è quindi facile scambiare, o spacciare, per passanti innocenti...), provo la stessa pena che nutro per le vittime dell'11 settembre, sbriciolate dall'esplosione, fuse dal calore degli incendi, sfracellate dalla cauta, maciullate dal crollo. Ma non per questo mi sogno di definire un 707 a pieno carico arma di distrzuone di massa in senso stretto. I morti sono tutti uguali e di certo li si rispetterebbe di più se si evitasse di giocare sulla loro pelle, facendone uno strumento di lotta politica. Lasciamo i sofismi a discussioni più amene.
    Concludo: un articolo è sempre manifestazione dell'opinione di chi scrive. Vale quando si dà un voto su un gioco o quando si didcetta d'altro. Qualcuno può forse negarlo?

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    • #47
      Originariamente Scritto da dawnstorm Visualizza Messaggio
      Né l'uno né l'altro. Sulla mia posizione personale rispetto all'opportunità dell'intervento americano in Iraq non potresti essere più lontano dal vero, ma come ho detto più su non mi pare questo lo spazio opportuno per avviare una discussione sulla politica economica e militare mediorientale (giacché il discorso necessario a spiegarti la mia posizione, che nel 2003 non era affatto favorevole all'intervento, sarebbe tuttavia necessariamente complesso e articolato e rischierebbe di annoiare chi viene qui per leggere di videogiochi). Sulla mia passione per le stelle e strisce ci vai vicino. Stimo gli americani più dei terroristi di Al Quaeda affiliati ad Ansar Al Sunna (quelli che detenevano con pugno di ferro il potere a Falluja prima dell'intervento americano del 2004) perché quando sbagliano chiedono scusa. Magari ci mettono tempo, ma alla fine ammettono gli errori e si scusano, anche con pesanti risarcimenti economici che non compensano la vita di un congiunto perso, però sono sempre meglio dei proclami rabbiosi e dei filamti forcaioli con cui gli integralisti si vantano dei loro massacri in nome di un dio sanguinario che non perdona mai e di un profeta che fu, lui per primo, un assassino. La differenza tra democrazia è fornamentalismo non mi pare sottilissima. Se non ci credi, prova ad alzarti in piedi in una classe saudita e chiedere ragione ad un emissario del re delle torture praticate nelle loro carceri. In USA è successo alla Ricem, di recente, e lo studente che ha posto la domanda non è stato trascinato in carcere in attesa della scimitarra del boia... Per i poveri cristi uccisi dal fosforo (carbonizzati, non vaporizzati, il che fa lo stesso, comunque), pochissimi giacché la città era stata evacuata settimane prima dell'assalto finale e vi erano rimasti perlopiù terroristi e fiancheggiatori più o meno costretti dagli stessi (che non indossano uniformi ed è quindi facile scambiare, o spacciare, per passanti innocenti...), provo la stessa pena che nutro per le vittime dell'11 settembre, sbriciolate dall'esplosione, fuse dal calore degli incendi, sfracellate dalla cauta, maciullate dal crollo. Ma non per questo mi sogno di definire un 707 a pieno carico arma di distrzuone di massa in senso stretto. I morti sono tutti uguali e di certo li si rispetterebbe di più se si evitasse di giocare sulla loro pelle, facendone uno strumento di lotta politica. Lasciamo i sofismi a discussioni più amene. Concludo: un articolo è sempre manifestazione dell'opinione di chi scrive. Vale quando si dà un voto su un gioco o quando si didcetta d'altro. Qualcuno può forse negarlo?
      nessuno ha messo sullo stesso piano gli americani e i terroristi!! proprio perchè erano un paese che stimavo, mi sono sentito tradito quando hanno iniziato ad agire con la stessa indiscriminazione dei terroristi, con un pretesto altrettanto folle: il petrolio.
      vedi, se i terroristi come attenuante hanno secoli di soprusi dell'occidente che hanno causato povertà, arretratezza culturale e civile, gli americani, in quanto gente istruita e una considerazione infinitamente più grande del valore della vita, non dovevano agire così. come si può giustificare, nella nostra cultura, un simile genocidio per un motivo così futile e squallido?

      secondo me al qaeda ha vinto, perchè li ha spinti ad abbandonare i principi fondamentali della democrazia per abbracciare quelli della violenza e dell'avidità senza scrupoli.
      si continuano a fare è parallelismi, allora ne faccio uno anch'io: vivo in calabria, nella locride, terra della ndrangheta; sarebbe legittimo secondo te se il governo ci bombardasse tutti per uccidere quelle merde? ok, magari ci farebbero evacuare prima, ma ripeto: terrorismo di stato su una popolazione è giustificabile? o invece lo stato dovrebbe farsi portabandiera di quei valori che ne stanno alla base, senza rinnegarli mai?


      "Arroganza ed ignoranza vanno mano nella mano". Metallica

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      • #48
        L'errore è sui numeri. In Iraq non c'è stato nessun genocidio. Parecchie migliaia di morti che, probabilmente, in un mondo perfetto si sarebbero potuti e dovuti evitare sì. Ma parlare di genocidio è tutt'altra cosa. Non so come vada dalle tue parti, ma se i capi della 'ndrangheta iniziassero a fucilare le donne per la strada perché girano a capo scoperto, a frustare i bambini che corrono dietro un pallone o a tagliare due dita della mano destra ad un vecchio solo perché sta fumando in strada una sigaretta, io al posto tuo invocherei i paracadutisti, forse... ;-) E magari arriverebbero davvero, se la tua città fosse un covo di terroristi nella quale si pianificano attentati (contro i civili e i poliziotti iracheni, più che contro gli americani; la maggior parte delle vittime civili in Iraq le hanno fatte le bombe dei terroristi provenienti da altri Paesi islamici per destabilizzare, non le pallottole o le bombe al fosforo americane, solo che in pochi lo scrivono) e da dove, ogni santo giorno, partono auto bomba o attentatori suicidi, oltre che incitazioni all'odio non solo contro gli invasori, ma anche contro i loccali "traditori dell'Islam" può darsi anche che lo Stato farebbe qualcosa di più energico che mandare qualche carabiniere, non credi? Battute a parte, non penso si possa paragonare una zona di guerra e una zona ad alto tasso di criminalità, sia pure organizzata, ma dove comunque vige la democrazia. Non credi?
        Quanto a vincitori e vinti, ti aggiorno sui fatti che i giornali, in gran parte, tacciono. Da quando il generale Petraeus ha sostituito Paul Bremer in Iraq, ed è iniziata la politica (voluta dall'odiato Bush e poi prontamente appoggiata anche dall'osannato Obama) del "surge", che prevede l'invio di più unità operative, l'installazione di basi avanzate nelle zone prima presidiate dai quaedisti e, cosa più importante di tutte, l'avvio di stabili relazioni con i capi sunniti e sciiti non vicini ad Al Quaeda, l'organizzazione di Bin Laden le sta prendendo di santa ragione in Iraq. I terroristi sono stati fatti sloggiare dalle stesse bande locali irachene, appoggiate dagli americani e dall'esercito regolare del governo di Talabani (il presidente dell'Iraq, sciita), o eliminate, riconducendo alla quasi normalità tutte le ex-roccaforti del terrorismo. Il quartiere di Amariyah a Baghdad, Falluja, Ramadi, Kirkuk e tanti altri ex-focolai di fondamentalismo sono ora luoghi dove s'inizia a vivere normalmente, dove i soldati americani, se muoiono, lo fanno a causa di incidenti stradali o altre fatalità comuni ad un esercito in zona di operazioni e dove, lo avrai notato anche tu dall'assenza di notizie sui TG, è finito il tempo di "una bomba al giorno" degli anni più caldi. Giusto o sbagliato che fosse l'intervento in Iraq, il momento di dire "missione compiuta" per davvero sembra avvicinarsi. Sempre più spesso i soldati dei reparti d'elite, intervistati, chiedono di "essere trasferiti in Afhanistan perché in Iraq non succede più niente" (!). Di Al Quaeda in Iraq, oggi, non resta quasi nulla e questo, principalmente, perché la strategia americana nell'ìarea è cambiata. E dopo l'errore madornale commesso all'inizio di smantellare la struttura di sicurezza esistente con Saddam, polizia e forze armate incluse, e sostituire le forze d'invasione ad essa, trasformandole in truppe d'occupazione, pare rettificato. Nella direzione di affidare sempre più agli iracheni l'autodeterminazione e la gestione degli affari interni.
        Con il senno di poi si possono dire due cose:
        una è che forse qualche decina di migliaia di morti, che non sarebbero mancati nemmeno se il regime di Saddam, noto per la sua capacità repressiva e per le mille fosse comuni sparse per il Paese (chiedere a sciiti e curdi per referenze...), fosse rimasto al potere, può essere un male amaro ma necessario da pagare per liberarsi di una bieca dittatura. I tedeschi e noi italiani pagammo un salario di sangue molto più ingente per liberarci di Hitler e Mussolini, e lo sappiamo bene. Difficilmente le rivoluzioni, che siano o meno appoggiare dall'esterno (da chi ha sempre il suo tornaconto: utopistico pensare allo "stato buon samaritano", nella storia non è mai esistito), si vincono senza spargere del sangue e quasi mai le dittature finiscono con una bella stretta di mano (il caso di Franco in Spagna è un'eccezione che conferma una regola consolidata). Che almeno la carneficina (ma non genocidio, per fortuna) sia servita a qualcosa.
        L'altra è immaginare cosa avrebbero dovuto fare gli USA, invece di rovesciare Saddam nel 2003 e aprire la porta dell'Iraq ad Al Quaeda e integralisti filo-iraniani, impiegando poi sei anni e miliardi di dollari per richiuderla. Fin dai tempi dell'inizio dell'invasione dell'Iraq, sulla quale non ero d'accordo, mi ronza in testa un'affascinante (anche se un po' cinica) ipotesi alternativa. Visto che il vero problema terrorista era ed è a Teheran, e che Iraq e Iran si odiano da decenni, per la diplomazia americana sarebbe stato forse opportuno ricostruire sottobanco i rapporti con Saddam, rinforzarlo militarmente e fornirgli i mezzi per una rapida vittoria in Iran, permettendo all'Iraq di riappropriarsi dei territori costieri persi durante la guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta e provocando una destabilizzazione interna del regime dittatoriale di Ahmadinejad, favorendo così l'opposizione interna crescente e facendolo cadere. Il prezzo da pagare sarebbe stato un Saddam Hussein saldamente in sella ma, come Gheddafi, amico dell'Occidente e avversario feroce dei fondamentalismi iraniano e siriano. Purtroppo, però, come sappiamo bene la storia non si fa con i "se"...
        Un caro saluto all'amico calabrese, che ringrazio di cuore per il suo intervento appassionato, capace di strapparmi dai miei affetti familiari per qualche minuto, spinto dal desiderio di rispondergli in modo preciso e circostanziato come meritava pienamente.

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