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Quando collezionarli è da sfigati...

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  • #16
    La lettura di un manga a trentacinque anni, la visione di un anime alla soglia dei quaranta sono sintomi ineluttabili di quella che è chiamata sindrome di Peter Pan tanto quanto la partitella di calcetto del mercoledi (casus belli di moltissime litigate tra coppie che conosco ) ed i tornei di Pro Evolution Soccer per i quali diversi ragazzi ormai cresciuti si ritrovano in un luogo appositamente sgomberato (liberando temporaneamente la mente dall'assillante tarlo della gelosia).
    sigpic

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    • #17
      Originariamente Scritto da AlphaOmega Visualizza Messaggio
      Ehm... devo contare fino ad un miliardo come mi ha detto il dottore...

      Uuhn... non resito!

      Hmm... Ok! Sentiamo: Che problema c'è se a me (che ho più di 18 anni) piacciono ancora come il primo giorno e li seguo sempre con rinnovata passione? O_o
      Intanto ne hai 18 e non 40! Non ci trovo quindi nulla di male, in particolar modo perchè poi la persona si affeziona al personaggio ed alla serie, ed anche se esce un po' dal target rimane comunque attaccato.
      Io sono fuori target per DB da qualche anno, ma lo seguo comunque per amore.

      Davyl quello che dici può essere giusto in senso astratto, ma sbagliato in realtà per qualcuno che stia cercando un modo personale di raccontare il suo mondo.
      Gli esempi altrui sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo della fantasia, ma superata una certa soglia di maturazione artistica diventano un elemento di disturbo per la maturazione della propria personale poetica. Se tu hai capito dove devi andare devi andarci... non puoi distrarti a cogliere fiorellini sul ciglio della strada e guardare ad ogni incrocio quanto ti ispira girare a destra. E quanto più gli esempi altrui sono validi tanto più sono di disturbo per la concretizzazione del proprio filone espressivo, perchè ti distraggono dalla tua via, che essendo tua e basta non può essere comprovata da altri esempi già esistenti, deve essere testata nella sua integrità senza contaminazioni.
      Ovviamente si deve avere un filone personale espressivo da difendere perchè la visione di altre cose possa essere d'intralcio.. e questo è più raro di quello che si pensa, e molto difficile da raggiungere.

      Esiste un punto esatto nella vita di un artista (o presunto tale) nel quale deve staccarsi da tutte le ingerenze esterne per trovare la sua strada, ricco del bagaglio precedentemente accumulato e libero di elaborarlo in solitudine per raggiungere il suo personale risultato.
      Superata quella soglia potrà tornare a leggere, guardare ed ammirare tutto quello che vuole forte delle sue basi solide e personali, arricchendo magari ulteriormente la sua poetica.
      Il difficile è capire qual'è il momento esatto per farlo...
      Farlo troppo presto significa maturare uno stile acerbo e privo del giusto bagaglio di formazione. Farlo troppo tardi significa perdere il proprio stile, affogandolo tra mille altri.
      L'artista riesce a cogliere l'attimo.
      Last edited by Kabu; 07 January 2009, 14:09.
      sigpic

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      • #18
        Ho smesso di guardare anime subbati circa un anno fa. (nei manga ho letto solo qualche numero di naruto un paio di anni fa...)
        last.fm

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        • #19
          Quello che proponi è un modus operandi radicatosi e perpetratosi nel corso dei secoli, ma non per questo corretto da portare avanti. Se sai dove devi andare, puoi andarci facendo attenzione a ciò che ti circonda, e non chiudendo gli occhi nel timore di perdere la tua personalità e modalità espressiva. In fin dei conti la personalità è il risultato delle influenze di stimoli esterni, e, dopotutto, i grandi artisti distintisi dalla massa sono coloro il cui bagaglio culturale è stato messo sempre in discussione da essi stessi, coloro che hanno messo da parte il paraocchi, nonostante potessero oggettivamente permettersi di trapiantersene uno all'apparato visivo. Nondimento ciò presuppone di per sé un approccio dettato dal buon senso e dalla coerenza, onde evitare di metabolizzare ogni cosa per chissà quale astrusa motivazione.
          Un artista in continuo variare è più interessante e meglio valutato di uno che, fossilizzato su un unico modo di esporsi e trattare il proprio approccio al mondo, continua imperterrito a riproporre le medesime cose.
          Per quanto riguarda Ghonnen, è giusto prendere un periodo per portare a maturazione il proprio stile, ma giusto quanto il riprendere ad osservare in seguito al suddetto periodo. Chiudere gli occhi non è mai un bene.
          Last edited by Davyl; 07 January 2009, 15:14.

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          • #20
            Originariamente Scritto da Rufy Visualizza Messaggio
            semplicemente quando sarò stufo di leggere fumetti
            Bella risposta xD
            Io non ho ancora pensato al mio limite da Otaku.
            Quando mi stuferò mi stuferò (e spero mai :P).
            Ma anche se arrivassi a 30 anni con la passione dei Manga io non me ne vergognerei.
            DragonBallEvolution: 10th April 2009
            We are waiting!!!
            |:

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            • #21
              Non si tratta di chiudere gli occhi, ma di proteggere la propria visione dell'estetica quando è ancora debole agli 'attacchi' esterni ma già abbastanza robusta per trovare la sua strada personale.
              Il nodo estetico fondamentale dei giorni nostri è a mio avviso questo continuo divenire e mutare del gusto del bello, che più cose diverse e varie vede più si sente appagato, senza elaborare e senza approfondire i vari tipi di bellezza che si trova davanti agli occhi.
              Viviamo un'epoca in cui una proposta estetica è superata in pochi mesi, e non si può ripetere più di una volta per non sentirsi tacciare di pedanteria e noia. Ma l'eclettismo porta sempre nella sua valigia la superficialità e l'indeterminatezza di un bello che è bello solo in quanto nuovo, non perchè studiato approfonditamente dal punto di vista estetico e visivo.
              Opere di grande sforzo artistico ed intellettuale (che necessitano quindi di molto tempo per essere partorite) passano di moda alla stregua di piccoli sollazzi visivi, capaci a mala pena di stapparti un sorriso lungo qualche minuto.
              La fretta è la peggior nemica del buon lavoro, ed il mutamento perenne porta con se la fretta di cambiare, di provare cose nuove, di pescare superficialmente ed allegramente da ogni stile, forma o colore valido che gioiosamente ci attraversi la strada.
              Questa è l'estetica dei nostri giorni, e può avere i suoi pregi, riscontrabili in un'interconnessione globale di stili ed impulsi visivi d'ogni sorta e genere. Non si deve però commettere l'errore di lasciarsi cullare da queste mille onde, scordandosi che il compito dell'artista (ben diverso da quello dello spettatore, che può vagare felice nel mare delle immagini che è la nostra epoca) è trovare il suo modo di vedere il bello, anche mescolando mille altri modi insieme, senza continuare a lasciarsi sbattere tra le onde come una barca di carta. Deve diventare anche lui un'onda di questo mare, con la sua direzione e la sua intensità, capace a sua volta di influenzare le altre onde con cui verrà in contatto. E se sarà abbastanza forte diverrà una corrente, che porterà molte onde con se.
              Last edited by Kabu; 07 January 2009, 16:32.
              sigpic

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              • #22
                In quel caso ci ritroveremmo (ahimé, ci ritroviamo) di fronte ad una strumentalizzazione a scopo meramente commerciale dell'arte, una banale speculazione volta a coinvolgere il pubblico in base a ciò che è in voga in quel momento. Di fatto chi produce ciò non è da definire "artista", ma lo si può considerare analogo per molteplici punti ad un commesso.
                Non a caso ho specificato: "Nondimento ciò presuppone di per sé un approccio dettato dal buon senso e dalla coerenza, onde evitare di metabolizzare ogni cosa per chissà quale astrusa motivazione."
                In altri termini, bisognerebbe far proprio ciò che è affine e magari complementare al nostro modo di vedere le cose, e non qualsiasi cosa. Per fare ciò bisogna conoscere. Per conoscere bisogna informarsi. Per informarsi non bisogna tagliare i ponti con alcuna fonte.
                Che massa incoerente che siamo.

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                • #23
                  L'arte intesa come cattura del bello in ogni sua forma richiede sforzo e tempo, due cose che il nostro mondo non ama e non ha.
                  Ma il tempo a mio avviso non deve essere dedicato allo scrutare gli sforzi altrui più di tanto, quel compito è del critico e di chi vuol 'capire' i processi artistici. Raramente un artista capisce quello che fa fino in fondo, deve seguire il filo della sua estetica, che lavora a livello subcosciente per la maggior parte, e per questo pericolosamente incontrollabile e facile alle contaminazioni.
                  Troppi bravi artisti ho visto rovinati dalle influenze esterne di un progetto estetico talmente valido da schiacciare il loro, che parimenti sarebbe potuto essere validissimo... E molti altri ne ho visti insistere ciecamente per la loro piccola strada, senza riuscire a sfruttare il loro potenziale.
                  In medio stat virtus.
                  C'è un momento per assimilare ed uno per elaborare.

                  Ma in ogni caso non sentiamoci castrati dall'orgia di stimoli visivi che è il nostro mondo... l'arte ha sempre ricercato il bello ed ha sempre ricercato l'approvazione di un pubblico, non è mai stata fine a se stessa, coloro che si arroccano nel castello dell'artista perdono di vista il vero scopo di ogni disciplina visiva.
                  Last edited by Kabu; 07 January 2009, 17:01.
                  sigpic

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                  • #24
                    Originariamente Scritto da Kabu Visualizza Messaggio
                    C'è un momento per assimilare ed uno per elaborare.
                    = "è giusto prendere un periodo per portare a maturazione il proprio stile, ma giusto quanto il riprendere ad osservare in seguito al suddetto periodo".
                    Sempre che si veda la tua affermazione in modo ciclico e non limitatamente sequenziale.

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                    • #25
                      Io in realtà sono convinta che esista IL momento...

                      C'è IL momento in cui da tutto quello che hai visto, amato, ricopiato, assimilato, elaborato, studiato... esci fuori tu. Improvvisamente, quasi da un momento all'altro, giunge sul foglio e nella mente qualcosa di nuovo che non assomiglia a niente di tutte le cose che lo hanno portato a maturazione, eppure in un certo modo le contiene tutte.

                      E' quel momento delicato che va difeso dalle ingerenze esterne, focalizzandosi sulla sua 'liberazione' e 'fortificazione'.

                      Se guardo la storia grafica di alcuni dei fumettisti più bravi (resto in ambito di fumetti ovviamente, inutile passare ad artisti in altri campi) osservando il loro lavoro io riesco a vedere QUEL momento... e dopo che hanno trovato il loro stile non cambiano più. Lo evolvono, lo migliorano, affinano la mano, ma la loro estetica è formata, hanno trovato la loro dimensione visiva.
                      Un esempio su tutti: Takehiko Inoue.
                      Se ti guardi i primi numeri di Slam Dunk vedrai un disegnatore qualsiasi, quasi scarsino, che non comunica niente di che a livello di disegno... io plaudo all'editore che invece ha capito quale talento grafico nascondesse questo autore... e che a un certo punto del fumetto semplicemente gli è usciuto dalle mani, uguale a nessun altro, ed è diventato quello che vediamo negli ultimi numeri di Slam Dunk e poi in Vagabond ed in ogni lavoro che ha fatto in seguito.

                      C'è un momento preciso nel quale ogni artista si trova faccia a faccia con la possibilità di mettere la sua estetica nero su bianco, afferrarla e renderla reale, trasformandola da vaga e confusa aspirazione a realtà. Quel momento teme gli stimoli esterni e deve esserne protetto.
                      Last edited by Kabu; 07 January 2009, 17:20.
                      sigpic

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                      • #26
                        Originariamente Scritto da Davyl Visualizza Messaggio
                        Invece ce ne sono, e ne ho conosciuti, i quali compravano pizze di altri per essere sicuri che non ne facessero di migliori delle loro, così come ci sono scrittori che si acculturano senza fine su romanzi e posie del presente e del passato, per migliorare se stessi e per idee, spunti di riflessione.
                        A dir la verità quello è solo un modo di dire...un po come ''i dottori non si ammalano mai''...
                        Mi pare scontato che ci sara' sempre qualche idraulico che preferisca chiamarne un altro, piuttosto che ripararsi da se il problema, o un pilota d' aereo che va in vacanza in turistica.

                        Reputo piuttosto arrogante chi arrivato ad un certo punto pensa di "sapere" o reputa sufficiente ciò che sa, perché, se c'è una verità, è che non si smette mai di imparare, e ci sarà sempre qualcosa di nuovo in grado di stimolare l'arte "immaginativa" e la fantasia, e mi colpisce in negativo soprattutto se a comportarsi in questo modo sia un artista con grandi ambizioni.
                        Vero.
                        Ma un autore reinterpreta la realtà.
                        Sfogliando le pagine, io divento testimone delle sue espereienze, di cio' che lui vede e di cio' che lui vuole mostrami...
                        A che pro' reinterpretare una realtà già interpretata da qualcun' altro?
                        Mi sono accorto che non serve a nulla... si finisce con il creare un atmosfera vuota...la stessa atmosfera vuota nella quale non riesco a ritrovarmi nel 90% dei manga...
                        Perchè? perche' raccontano della vita di persone che hanno visto una realtà differente, dall' altra parte del mondo, su un isola...
                        Ecco perchè, l' estate scorsa ho deciso di iniziare a prendere spunto solo dalla realtà e dalle miei sole esperienze...Quello che io ho visto è ben diverso da quello che raccontano in Giappone...me ne sono reso conto vedendo e leggendo Planetes...un opera che parla di astronautica, ma che non è riuscita a farmi partecipe delle stesse emozioni che ho sempre provato su quest' argomento...Come al solito, c' era sempre quell' ambientazione di periferia Giapponese, che non mi dice nulla...Cosi ho capito che devo smetterla di farmi influenzare dalle altre opere.
                        Cosi, decisi di fare di quest' argomento la mia prima opera conclusa, e seppur raccontai anche io dell' astronautica, la feci dal mio punto di vista, finendo con l' avere un opera del tutto diversa da Planetes...e non ho preso spunto da Planetes, ma dalla mia vita, da cio' che ho visto...e per sottolineare questo, ho voluto spedire tutto in lingua originale, ossia in Italiano.
                        Per me era una prova, ossia spedire in Giappone qualcosa che avevano gia' trattato tra le loro pagine, ma interpretarlo a mio modo, e facendo leva sulla storia occidentale e sul carisma dell' Italia...
                        Quando lo lesse mia sorella, mi disse che l' ambientazione le sembrava quella di quando eravamo piccoli, e io ne fui felice, perchè è questo il motivo che mi spinge a scrivere fumetti.
                        Quindi da allora ho deciso di guardare i manga e gli anime con le pinze, da semplice lettore, e mi sono considerato ''promosso'' dalla mia prova.

                        Anche ora che seguo manga, non mi faccio piu' influenzare...cerco solo di vederli da spettatore, per evitare di commettere gli errori degli altri.


                        Originariamente Scritto da Davyl Visualizza Messaggio
                        Quello che proponi è un modus operandi radicatosi e perpetratosi nel corso dei secoli, ma non per questo corretto da portare avanti. Se sai dove devi andare, puoi andarci facendo attenzione a ciò che ti circonda, e non chiudendo gli occhi nel timore di perdere la tua personalità e modalità espressiva.In fin dei conti la personalità è il risultato delle influenze di stimoli esterni, e, dopotutto, i grandi artisti distintisi dalla massa sono coloro il cui bagaglio culturale è stato messo sempre in discussione da essi stessi, coloro che hanno messo da parte il paraocchi, nonostante potessero oggettivamente permettersi di trapiantersene uno all'apparato visivo. Nondimento ciò presuppone di per sé un approccio dettato dal buon senso e dalla coerenza, onde evitare di metabolizzare ogni cosa per chissà quale astrusa motivazione.
                        Un artista in continuo variare è più interessante e meglio valutato di uno che, fossilizzato su un unico modo di esporsi e trattare il proprio approccio al mondo, continua imperterrito a riproporre le medesime cose.
                        Per quanto riguarda Ghonnen, è giusto prendere un periodo per portare a maturazione il proprio stile, ma giusto quanto il riprendere ad osservare in seguito al suddetto periodo. Chiudere gli occhi non è mai un bene.
                        Ma dove ho scritto che chiudo gli occhi?
                        Non leggere manga non vuol dire precludere le porte alla mia più grande fonte: la storia(intesa per materia scolastica).
                        A me basta cambiare ambientazione e periodo, per rendere sempre nuova ogni storia....ecco perchè ambiento sempre tutto nel passato.
                        Poi ovviamente, la storia muterà sempre in base alle mie esperienze a cui voglio dar maggior peso...in una ad esempio ho voluto dare peso all' emarginazione, in un altra alla difficoltà' dei rapporti nella lontananza, in un altra a saper prendere il presente senza vivere troppo immersi nei ricordi... e ne ho sceneggiate molte di più...in base al problema che voglio affrontare si modifica la psicologia dei personaggi, e quindi l' evolversi della storia.
                        La realtà ha già tanto da offrire per cercare spunti anche nelle opere altrui.
                        Un po come volar copiare lo stile di disegno di un altro, senza tener conto della struttura solida che cè sotto quel disegno.

                        P.S.
                        E comunque il mio ''3 anni'' è riferito al periodo in cui approssimativamente dovrebbero cominciare i miei anni di gabetta.
                        Essere un autore di fumetti completo(e quindi sceneggiatore e disegnatore) comporta a sacrificare ogni momento libero...non avrei più tutto il tempo che ho ora per leggere.
                        sigpic

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                        • #27
                          Ricordiamoci comunque che non basta sprendere spunto dalla realtà per essere buoni disegnatori/fumettisti/artisti/scrittori.

                          Il punto di partenza è sempre quello, non si scampa. La fantasia apparentemente più sfrenata ed astratta è sempre e soltanto una rielaborazione del reale.
                          L'abilità del'artista sta appunto nel saperla catturare ed interpretare, 'tagliandola' per il verso giusto e valorizzandola in modo che 'funzioni' al di la del suo semplice essere reale, divenendo così opera d'arte.
                          L'artista si crede in grado di elaborare questo procedimento per scienza infusa, ma questo non è vero oramai da molto tempo. Forse gli antichi potevano confrontarsi direttamente con la realtà senza filtri d'interpretazione, ma da secoli ormai l'umanità non può e non deve prescindere dal bagaglio d'interpretazione che si porta dietro praticamente da quando nasce.
                          Noi esperiamo gran parte del mondo e della nostra conoscienza tramite le esperienze e le interpretazioni altrui, da esse impariamo cosa è efficace a livello espressivo e cosa invece è mero scimmiottare astrattamente la propria personale realtà. Non basta raccontare qualcosa di reale per essere artisti, è il modo in cui lo facciamo che ci rende comunicatori efficaci o meno. E l'efficacia della comunicazione la apprendiamo ovviamente osservando ciò che altri nello stesso campo hanno fatto prima di noi, per poterlo elaborare e 'superare' senza ripartire ogni volta da zero.
                          Nessun campo, nemmeno l'arte, è un prato libero nel quale scorrazzare senza direzione, siamo sempre nani sulle spalle di giganti. L'importante è fare sempre qualche metro più in su.
                          sigpic

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                          • #28
                            Originariamente Scritto da Kabu Visualizza Messaggio
                            Ricordiamoci comunque che non basta sprendere spunto dalla realtà per essere buoni disegnatori/fumettisti/artisti/scrittori.

                            Il punto di partenza è sempre quello, non si scampa. La fantasia apparentemente più sfrenata ed astratta è sempre e soltanto una rielaborazione del reale.
                            L'abilità del'artista sta appunto nel saperla catturare ed interpretare, 'tagliandola' per il verso giusto e valorizzandola in modo che 'funzioni' al di la del suo semplice essere reale, divenendo così opera d'arte.
                            L'artista si crede in grado di elaborare questo procedimento per scienza infusa, ma questo non è vero oramai da molto tempo. Forse gli antichi potevano confrontarsi direttamente con la realtà senza filtri d'interpretazione, ma da secoli ormai l'umanità non può e non deve prescindere dal bagaglio d'interpretazione che si porta dietro praticamente da quando nasce.
                            Noi esperiamo gran parte del mondo e della nostra conoscienza tramite le esperienze e le interpretazioni altrui, da esse impariamo cosa è efficace a livello espressivo e cosa invece è mero scimmiottare astrattamente la propria personale realtà. Non basta raccontare qualcosa di reale per essere artisti, è il modo in cui lo facciamo che ci rende comunicatori efficaci o meno. E l'efficacia della comunicazione la apprendiamo ovviamente osservando ciò che altri nello stesso campo hanno fatto prima di noi, per poterlo elaborare e 'superare' senza ripartire ogni volta da zero.
                            Nessun campo, nemmeno l'arte, è un prato libero nel quale scorrazzare senza direzione, siamo sempre nani sulle spalle di giganti. L'importante è fare sempre qualche metro più in su.
                            Si parlava di prendere spunti, e di ''manga'' come la fonte da cui prendere ispirazione.
                            La rielaborazione è un processo a se stante, che non puo' essere insegnata.
                            Puo' essere migliorata con giuste tecniche, ma non si puo' insegnare...sta al singolo dimostrare la sua volonta' e la sua capacità di elaborare .

                            Mi viene in mente la puntata dei simpsons, in cui Omer aveva deciso di diventare un inventore...

                            La creatività è la capacità su cui si fa leva nella rielaborazione, ossia il saper prendere vari spunti, e saperli coniare in un unico prodotto.
                            Saper individuare le falle e le mancanze, e riuscire a tirare fuori qualcosa di innovativo.
                            ''EUREKA!''...è il lampo, la scintilla dell' ispirazione.

                            Questo processo è già più difficile, e non tutti sono in grado di farlo...anzi... molte volte un bravo disegnatore quando deve scrivere la sceneggiatura va in crisi...ecco perchè esistono anche gli sceneggiatori, che si prendono questo enorme peso.
                            Gia', perchè delle volte uno puo' avere in mente l' idea, ma passare ore, giorni, settimane sdraiato senza saperla stendere sul foglio, o senza riuscire ad elaborarla...
                            Ognuno ha il suo metodo personale con cui creare, e non cè un modo giusto...

                            Per quanto riguarda le influenze, si, non ho nulla dire...è sempre cosi.
                            Ma le influenze sono passate...
                            Ognuno ha un ''sensei'' da cui ha attinto, ma poi riesce a rielaborarsi ...
                            Come si dice''l' allievo supera il maestro'', perchè riesce sempre a vedere più in la'.
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                            • #29
                              Il tuo stile a mio avviso è un esempio perfetto di come ogni epoca storia elabori linguaggi visivi differenti, a prescindere dall'inventiva del singolo autore.
                              Il tuo modo originale di vedere la figura umana, stilizzandola e deformandola ad uso e consumo della tua visione estetico/espressiva, è potuto nascere solo in un contesto culturale come il nostro, che è già passato attraverso estreme e varie forme di stilizzazione e deformazione della figura umana.
                              Noi assimiliamo e rielaboriamo, non creiamo mai nulla. L'arte si manifesta ogni volta che dalla rielaborazione di dati esce qualcosa di mai visto prima.
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                              • #30
                                sarò un otaku fino alla morte
                                un otaku si ma sarai anche un trantacinquenne senza moglie e una miriade di fumetti sparsi per la casa

                                cioe sarai cosi xdxdx -------->
                                [URL=http://www.galeriedon.com]http://img442.imageshack.us/img442/8...cher1074mx.jpg[/URL
                                i colpi non è importante come li dai ma come li ricevi.

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