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  • #61
    complimenti...

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    • #62
      Originariamente Scritto da GT! Visualizza Messaggio
      Non posso fare anteprime, ma ti posso dire che ci saranno molti problemi, di qui innanzi.
      continuo a dire che è bellissima!!!!!!!
      sigpic

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      • #63
        Mi piace troppo la FanFiction, aspetto i prossimi capitoli (io non la leggo su DBA perchè non voglio rovinarmi la sorpresa.
        Ultima saga di DBReturn (con dentro i link delle prime 2): http://gamesurf.tiscali.it/forum/showthread.php?t=49225

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        • #64
          dai un altro capitolo!!
          sigpic

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          • #65
            Faccio un piccolo up per non far perdere questo capolavoro a coloro che non vogliono andare a vedere su DBA ma preferiscono seguirlo qui. ^^

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            • #66
              Vi accontento subito.
              Dato che questo capitolo è parecchio duro, non è stato messo su DBa...ma eccolo qui per voi!
              XGohan ssj: Grandiosa recensione, non so come ringraziarti !

              Capitolo 11- Back to hell

              […]la principessa pianse per tanto,tanto tempo…
              maledicendo la sua debolezza,recitando una litania…
              “dove sei,mio principe?Perché non vieni?
              Ho tanta paura…tanta paura…e ora…io sono sola…
              mamma…papà………aiuto…”[…]


              L’elicottero aveva iniziato a far girare le sue pale,
              creando un forte vento,in quello spiazzo.
              18 stava immobile,muta.
              I suoi occhi grondavano lacrime,e le sue palpebre rimanevano ferme,
              senza sbattere. Lo sguardo era fisso nel vuoto.
              Ora sì,che pareva una bambola.
              Le lacrime continuavano a scendere,da sole,senza il minimo sforzo da parte sua.
              Suo fratello le era vicino.
              Singhiozzava,e come lei,non riusciva a fermare il pianto.
              Appena strofinava il lembo della maglia sugli occhi,questi riprendevano
              a lacrimare,come se nessuno potesse fermarli.
              Essere forte.
              La cosa che gli aveva insegnato papà…
              Ma ora che ne papà ne mamma c’erano più…
              come poteva esser forte?
              L’orco li guardava, a un metro di distanza circa.
              Aveva caricato Ghiller sull’elicottero,e aveva acceso i motori.
              Ora,restava solo recuperare i gemelli e 6.
              “Forza,piccoli. Salite immediatamente sull’elicottero,torniamo a casa.”
              I bambini rimasero impassibili all’ordine.
              Erano traumatizzati,sotto shock.
              La notizia che Gero aveva dato loro,li aveva sconvolti in tutto il loro essere.
              E 6 era li.
              Inerte,senza la possibilità di muovere un muscolo.
              Immensamente furioso.
              Non era ancora riuscito ad ucciderlo.
              Ma aveva capito come controllarsi.
              Di certo,avrebbe tentato ancora di ammazzarlo.
              Bastava che tornasse attivo,e lo avrebbe attaccato senza remora.
              Il suo creatore gli si avvicinò.
              Stavolta,invece di carezzarlo,come suo solito fare,lo prese con forza per
              i capelli,sollevandolo in piedi.
              “Sapevo di non potermi fidare di te,Roku…tu sei stato il mio più grande
              fallimento,parlando di disciplina…un vero peccato,lo sai?”
              “Fottiti.”mormorò l’androide,non potendo muoversi.
              “Volevi portarmi via quei preziosi bambini,eh?
              Allora,suppongo di doverti dare una lavata di capo sonora,figliolo…”
              così dicendo,lo trascinò tirandolo per i capelli,verso l’elicottero.
              Lo posò poi sullo sportello,lasciandolo in piedi,vicino a Ghiller.
              Il ragazzo giaceva senza sensi,riverso in una pozza di sangue.
              Respirava a malapena.
              6 desiderava che morisse.
              Visto che non era riuscito a uccidere Gero,uccidere il suo amico poteva
              almeno dargli una magra soddisfazione.
              In fondo,entrambi erano marci fino al midollo…
              Gero intanto si era accostato a 18.
              Si era piegato sulle ginocchia,cercando di incrociare lo sguardo con il suo,
              ma senza successo.
              Allora,prese il suo mento,e lo sollevò,costringendola a guardarlo.
              “Su,su…non piangere,18.
              Ti farò io da genitore d’ora in poi…non ne sei contenta?”
              Di tutta risposta,la piccola assunse un espressione
              disperata,e, con le sue deboli manine,graffiò la mano dell’orco.
              Questi indietreggiò,tenendosi la mano con l’altra.
              Si era procurato un graffio abbastanza profondo,sanguinante.
              “Piccola strega!!!”
              Senza aver il tempo di reagire,18 venne presa per
              i capelli,e strattonata a forza verso l’elicottero.
              Li, Gero la buttò violentemente all’interno del veicolo,
              facendola sbattere contro il sedile.
              “Allora te le cerchi proprio le botte,eh?!!
              Poco importa!!!Tornerai da me,con le buone o con le cattive!!!”
              Detto ciò,prese allo stesso modo 17,
              e lo buttò addosso alla piccola.
              Il bambino percosse la testa contro quella di sua sorella,che iniziò a perder
              del sangue.
              Ora,i gemelli erano nel veicolo ,e singhiozzavano impauriti.
              E ancora,non smettevano di piangere.
              6 era accanto a loro,impotente.
              Riuscì a piegare la testa verso di loro.
              I suoi occhi incontrarono quelli appannati e lacrimanti di 18.
              Istintivamente,anche lui si mise a piangere,conscio della
              sua incapacità e del suo peccato.
              Non era mai riuscito a dirlo.
              Che era stato lui.
              Aveva permesso a Gero di dirlo,al posto suo.
              Ipocrita…
              Vigliacco…
              Bugiardo…
              18 lo guardò,tirando su con il naso.
              Quello che disse,lo fece star ancora peggio.
              “6…mi dispiace…avrei tanto voluto presentarti i miei…
              e farti vivere con noi…mi dispiace…”
              Il tono sofferente della bimba,per lui,pareva un’accusa.
              ---Hai ucciso…e hai mentito a questi due bambini innocenti…---
              ---Ora è colpa tua se 18 soffre!!!---
              L’androide la guardò profondamente,senza mai staccare lo sguardo dal suo viso.
              “No,piccola…sei tu quella che dovrebbe esser perdonata,non io…
              Mi dispiace,18…mi dispiace così tanto…”
              Prima di poter dire altro,una mano afferrò i capelli di 6,lanciandolo lontano,
              e facendogli perdere di vista la bambina.
              La mano di Gero.
              Egli stava proprio in mezzo a 18 e 6,copriva la visuale di entrambi.
              “Se credi di passarla liscia,caro il mio Roku…ti sbagli…
              è ora di pagare per la tua indisciplina…”
              Senza aggiungere altro,prese l’androide da dietro,sollevandone le braccia,
              e lentamente si incamminò verso la coda dell’elicottero…
              “Che…che intendi fare,bastardo??!” urlò 6,mentre si avvicinava piano piano
              alla pala in movimento.
              Gero all’inizio non disse nulla.
              Ma poi,accennando una risata,confessò la sua diabolica trovata.
              “Ho fatto male a costruirti questo tipo di braccia…molto meglio TOGLIERLE!!!”
              così dicendo,si fermò.
              6 aveva di fronte la pala.
              A meno di 10 centimetri dal volto.
              L’aria gli faceva appiattire le guance,e chiudere l’occhio per la troppa forza.
              In tutti i modi,cercò di dimenarsi. Invano.
              “NO…NO…NOOO!!!!”
              Era tardi.
              Gero afferrò la spalla di 6,e la spinse verso la pala.
              Si udì un rumore metallico,uno stridio secco e acuto.
              E poi, un urlo di dolore.
              “AAAAAAHHH!!!!!”
              Il braccio sinistro di 6 era stato portato via dall’elica dell’elicottero.
              Dal gomito in su,ora,si intravedeva il moncone d’osso,e un groviglio indistinto
              di cavi,grondanti sangue.
              Tutto ciò davanti agli occhi terrorizzati dei gemelli.
              18 cercò di allungare una mano verso l’amico,ma
              era troppo distante per toccarlo.
              “Oh,no…6!!!!!!!!!!!!!”.
              Gero rise,mentre toglieva la mano dalla spalla.
              “Non è finita…manca l’altro braccio!!!!”.
              Così dicendo,porse l’altro arto sulla pala.
              La velocità dell’elica lo fece saltare via.
              Sangue ovunque.
              L’androide urlava di dolore.
              Gero gli aveva lasciato i sensori ricettivi del dolore…
              Certamente per farlo soffrire…
              Ora lui aveva perso entrambe le braccia.
              Gli arti erano a circa 10 metri di distanza,tranciati di netto.
              Gero lo girò,e lo carezzò sulla guancia.
              “Non preoccuparti,numero 6…non lascerò monco il mio primo capolavoro…
              una volta guarito,chiederò a Ghiller di costruirti nuove braccia…
              e stavolta…
              farò in modo che queste mi obbediscano ciecamente,e che non mi attacchino mai!!!”
              6 venne poi caricato sull’elicottero,accanto ai suoi amati bambini.
              In poco tempo,il veicolo si alzò in volo.
              Diretto verso la loro prigione.
              “6!!!!Le tue braccia!!!!”mormorò 18,in lacrime,mentre con la sua maglietta cercava
              di frenare l’emorragia.
              “Come farai senza??!”
              L’androide non rispose.
              Lanciò un’occhiataccia all’orco,che stava guidando.
              A sua volta,Gero lo osservò in uno specchietto retrovisore,costruito apposta da lui.
              “Allora,piccoli…non siete contenti di tornare a casa,dolce casa?
              Chissà come vi sentivate soli,la fuori…
              Beh…ora io vi terrò compagnia per tanto tanto tempo!!!”
              I gemelli non risposero.
              Si limitarono ad asciugarsi le lacrime,in attesa del ritorno all’inferno.
              Nolite te bastardes carborundorum

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              • #67
                E così fu…
                Ancora una volta,i tre vennero portati i quel
                buco.
                Ancora una volta in quella prigione…
                Gero si era caricato in spalla Ghiller.
                Lanciò un occhiataccia,poi un sorriso ai bimbi.
                “Ora vado a portare il mio amico in ospedale,piccoli.
                Quanto a te,6…ho posto un codice alla porta d’ingresso…
                quindi,anche se voleste…non potete uscire fino al mio ritorno.
                E dato che ti mancano le braccia,dubito tu possa sfondarla.”
                così dicendo,si postò sulla porta,e prima di chiuderla,disse,ironico
                “Buona permanenza qui,piccoli…credo vi piacerà!”
                Un rumore sordo accompagnò la chiusura della porta.
                Erano di nuovo li.
                Tutta la fatica per tentar la fuga…
                e questo era il risultato.
                Inutile...
                Era stato tutto inutile…
                Si era tornati al punto di partenza.

                Anzi,peggio…
                Si era tornati al punto di partenza,E i piccoli avevano saputo la morte dei genitori.
                E quel che era peggio,Gero aveva mentito ancora una volta…
                “Maledizione…” borbottò 6,sedendosi a terra.
                Le lacrime di sconforto avevano ripreso a scendere.
                “Mi dispiace,bambini…non ce l’ho fatta…”
                17 e 18 erano in piedi,in silenzio.
                18 piangeva ancora,mentre 17 faticava a non farlo.
                6 li guardò tristemente.
                Poi si rivolse al bambino
                “17…so che è inutile,ma…se devi piangere,non sforzarti a non farlo…
                piangi,finché puoi…piangi più che puoi…sfogati…”
                Il bambino però fece cenno negativo con la testa.
                “P…papà…mi aveva sempre detto di esser forte…
                così…lo deluderei…non posso…”.
                Ma,poco dopo,il bambino contorse il volto,
                e scoppiò in un pianto dirotto.
                6 sorrise malinconicamente.
                “Bravo,così…la vera forza di un uomo sta proprio nel mostrare le sue emozioni…”
                Poi,rivolse lo sguardo verso 18.
                Era semi-nuda,si era tolta la maglietta per tamponare le sue ferite.
                Ora aveva solo i pantaloni e le calze.
                Il suo petto di bambina era scoperto.
                6 vide il taglio sulla schiena.
                La cinghiata di Gero…
                Si stava cicatrizzando,grazie a Dio…
                ---Questa bambina è forte…è molto forte…la invidio…---
                Lei continuava a piangere.
                6 cercò in qualche modo di scusarsi.
                “Mi dispiace…non sono riuscito a portarvi via di qui…e non
                sono sicuro di poterlo fare ancora…mi spiace…”
                Gli occhi azzurri di lei erano spenti,velati dal pianto.
                Ma rispose al suo miglior amico in modo sorprendente.
                “Non importa…mia mamma e mio papà non hanno sofferto,quando
                sono morti,vero? Allora…va bene…l’importante è che non abbiano sofferto.”
                L’immensa resistenza psichica della piccola sorprese 6.
                Chiunque,di sicuro,sarebbe crollato.
                Ma lei no.
                “No,18…non hanno sofferto.” rispose 6.
                Avrebbe voluto abbracciarla.
                Stringerla a se,con 17.
                Ma non aveva più le braccia.
                Non poteva…
                Quel bastardo gli aveva strappato le braccia anche per questo.
                Ma di certo,gliel’avrebbe fatta pagare.
                ---Non importa che tipo di braccia mi installerai,o se mi taglierai anche le gambe…Io mi rialzerò sempre in piedi,imparerò sempre ad usarle
                per conto mio…batterò la tua stupida tecnologia,stanne certo…---
                Nei suoi pensieri,firmò il contratto.
                Morte all’orco.
                17 si alzò,nel frattempo.
                Aveva asciugato le lacrime,ma gli occhi ancora erano lucidi.
                “6…”
                “Dimmi,17…”
                Quella frase che pronunciò,sarebbe rimasta nella mente di 6 per
                sempre.
                “Giuro che quando sarò grande…ucciderò quell’uomo cattivo…
                lo giuro…”
                L’androide ebbe un sussulto.
                Un bambino di 6 anni,provava davvero ciò?
                Si sarebbe trasformato in un assassino?
                Non riuscì a ribattere.
                ---Ma che dici?Non puoi,17…---
                ---Non devi!Non devi sporcarti le mani!!!---
                Gli occhi di 17 luccicavano di una luce oscura.
                La luce che splende negli occhi di chi è sicuro di se.
                Era davvero determinato a farlo.
                Lo avrebbe fatto!
                6 rimase impietrito,così come la sorella.
                Allora,Gero stava riuscendo in parte nel suo intento?
                Trasformare i fratelli in spietati assassini?
                Nolite te bastardes carborundorum

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                • #68
                  bello!!! un altro!!
                  sigpic

                  Comment


                  • #69
                    Originariamente Scritto da Sammy Visualizza Messaggio
                    bello!!! un altro!!


                    coooooontiiiiiinuaaaa
                    sigpic

                    Comment


                    • #70
                      magnifica! stupenda!! fantastica!!!
                      sigpic

                      Comment


                      • #71
                        Ecco il nuovo capitolo.Data la lunghezza, torno a 1 cap al giorno.

                        Capitolo 12- Pendulum

                        ...la ruota del tempo gira, inesorabilmente...
                        se tu desideri che giri più in fretta, allora per te lo farà...
                        non si sfugge dallo scorrere inesorabile del tempo...
                        non si sfugge dal ticchettio infinito del pendolo della vita...
                        a meno che tu non lo voglia fermare...


                        Caro diario... (lo so... è banale come inizio...)
                        scrivo dentro di te per raccontare...
                        raccontare la nostra vita, con l'orco.
                        Ah... sapessi quanto tempo è passato...
                        Quasi 10 anni, da quando io, 6 e mio fratello avevamo tentato la fuga, invano...
                        10 anni...
                        ...e solo ora voglio raccontare la mia, la nostra storia.
                        Ora io ho 16 anni. Sono solo una ragazzina.
                        Ma ricordo nettamente tutto.
                        Tu mi fosti regalato proprio da Gero, l'orco.
                        Mi aveva detto...
                        "Questo diario è per te... almeno lì puoi scrivere tutto ciò che ti passa per la mente..."
                        Io ti avevo preso, ma ti avevo subito buttato via.
                        Ma ora, dopo anni, sto scrivendo sulle tue candide e immacolate pagine.
                        Il tempo è passato davvero in fretta, non credi?
                        Dopo quel giorno...
                        Dopo la morte dei miei, dei nostri genitori...
                        Ho continuato a desiderare che il tempo scivolasse via...
                        come sabbia tra le mie mani.
                        E in effetti...
                        In un certo senso... è passato eccome....
                        Soprattutto nei giorni in cui "lui" era vicino a noi.
                        Roku.
                        Lui è il nostro unico amico, sai?
                        All'inizio avevo un po' di paura, a vederlo, ma col tempo...
                        Lui è diventato il più grande amico che potessi avere...
                        Grazie, 6...
                        Ma torniamo a noi...
                        Quel giorno, l'orco aveva portato il suo amico coi capelli bianchi all'ospedale e lasciato noi tre rinchiusi nel suo covo.
                        Lì, mio fratello aveva avuto un'idea...
                        Lo voleva uccidere.
                        Da grande, in un tempo non definito, lo avrebbe ucciso.
                        Non so perché, diario...
                        Ma in quel momento volevo dargli ragione...
                        E avevo provato una stranissima sensazione...
                        Non so....
                        6 lo aveva guardato in modo strano... quasi preoccupato...
                        Mah... non saprei cosa dire...
                        Comunque, scrivo sulle tue pagine per un altro motivo.
                        Non so bene se è per sfogarmi, o per parlar con qualcuno...
                        Ma scrivo lo stesso.
                        Per tutto questo tempo, io e 17 abbiamo continuato ad allenarci.
                        Come tanto tempo fa, insomma.
                        Siamo molto in forma, ci ha detto Gero.
                        In effetti, la nostra resistenza è eccezionale.
                        Possiamo fare centinaia di chilometri senza tanta fatica.
                        Ma non è proprio questo a preoccuparmi.
                        Un giorno, ho provato a sentire cosa succedeva dentro la stanza dell'orco, posandoci sopra un orecchio.
                        Sentivo strani rumori... trapanate, colpi di martello, di saldatrice...
                        Roba da far venire i brividi...
                        Cosa vorrà mai fare quell'uomo?
                        Ho paura.
                        Vorrei tanto fuggire, come stavamo per fare anni fa.
                        Ma fuggire... dove?
                        Dove potrei mai andare, ora che i miei genitori non ci sono più?
                        Cosa potrei mai fare da sola?
                        Mi sento persa...
                        Sebbene io abbia con me "lui" e mio fratello, mi sento sola.
                        Io continuo ad aspettarlo, sai, caro diario?
                        Il principe.
                        La mamma me lo aveva detto, quindi io aspetto.
                        Un giorno lo troverò.
                        Mi salverà e mi porterà fuori di qui.
                        Spero sia solo questione di tempo.
                        Ci credo...
                        Il mio corpo, frattanto, si è abituato ai maltrattamenti.
                        Le cinghiate che prendo quando disobbedisco non fanno più male.
                        Altre ferite stanno sparendo...
                        Ma ultimamente, nell'orco, c'è qualcosa di diverso.
                        Le sue cinghiate sono più leggere.
                        Anche il suo sguardo, rivolto a me, è cambiato.
                        Ha un qualcosa di languido... ambiguo... negli occhi.
                        Una cosa davvero strana, credimi.
                        Mi ha perfino fatto i complimenti. Ma la cosa non mi ha fatto per nulla piacere...
                        Immagino che se qualcuno leggerà queste righe, si metterà a ridere.
                        Pensare "che stupida" magari...
                        Ma io scrivo ancora.
                        Aspetto che il tempo passi.
                        Nella speranza di andarmene...
                        ---------------------------------------------------------------------

                        "Ehi? Sei sveglia?"
                        Domandò una voce oltre la porta di ferro.
                        Una voce familiare.
                        Era la voce di 17.
                        Ora che era cresciuto, la sua voce iniziava a diventare più profonda e rauca.
                        Il suo tono era diventato inconfondibile.
                        "Sì. Ora vengo..."
                        Rispose la persona dentro la camera.
                        La sua voce era anch'essa cambiata.
                        Rimaneva sempre dolce e delicata, ma con un tono più deciso.
                        Che strano, crescere...
                        Stava cambiando tutto in loro.
                        Il corpo.
                        La voce.
                        Il modo di pensare.
                        Stavano lentamente crescendo... per divenire adulti.
                        "Allora ti aspetto, 18" concluse lui, allontanandosi.
                        Da dentro la stanza, 18 si alzò dal tavolo.
                        Posò su di esso un diario sporco, ma con le pagine ancora candide, e la penna che scriveva a malapena.
                        Non era più una bambina.
                        Il suo corpo era divenuto snello e abbastanza alto, a differenza di come era da bimba.
                        I fianchi erano perfetti e le mani avevano le dita lunghe, senza la minima imperfezione.
                        I seni erano cresciuti, raggiungendo una misura discreta, ma senza stonare minimamente su quel corpo grazioso.
                        I capelli erano lunghi e setosi, pettinati con cura e con la riga su un lato.
                        Tra le ciocche lucenti, si vedeva quello splendido viso.
                        Non più il viso di una bimba.
                        Non ancora il viso di una donna.
                        Ma un viso che era a metà strada tra le due vie.
                        Era splendido, dai lineamenti delicati e dagli occhi grandi e azzurri.

                        18 era divenuta una bellissima fanciulla.
                        Alzatasi in piedi, uscì dalla sua camera per raggiungere il fratello.
                        Il laboratorio di Gero era aumentato di dimensioni.
                        Vi erano almeno quattro stanze in più.
                        Vide 17, seduto sul tavolo.
                        Anche lui era cambiato.
                        Era alto come lei e aveva capelli corvini lunghi come la sorella.
                        Il fisico era medio, ne magro ne robusto, e non aveva nulla di imperfetto.
                        Il suo viso era davvero bello.
                        I suoi occhi splendevano di un azzurro chiaro, quasi glaciale.
                        I lineamenti erano delicati, ma non effeminati.
                        Sarebbe divenuto un bellissimo uomo, una volta adulto...
                        "Ciao" la salutò lui, alzandosi in piedi. "Fai colazione?"
                        Lei si limitò a annuire, per poi sedersi a tavola.
                        Era così tutte le mattine.
                        Prima i gemelli si svegliavano con calma, poi, dopo aver fatto colazione, l'orco entrava nella stanza e li mandava a correre.
                        Sarebbe accaduto anche oggi.
                        La porta della stanza dell'orco si spalancò e colui che era al suo interno ne uscì con calma e molto lentamente.
                        Il suo aspetto era cambiato, ma era sempre lui:
                        I suoi lunghi capelli ora andavano schiarendo, segno inconfondibile del tempo che passa;
                        Il suo volto, la sua espressione, erano solcati anch'essi dal tempo e sulle pieghe del viso ora c'erano alcune rughe.
                        Si era fatto crescere un paio di baffi che carezzava quando qualcosa gli piaceva.
                        Ma gli occhi rimanevano tali e quali.
                        Lo specchio della sua anima era rimasto inalterato: quegli occhi cerulei, quasi di vetro, non avevano mai perso un attimo la loro crudeltà.
                        Come suo solito fare, si avvicinò ai due, sorridendo.
                        Poi, posò la mano sulla spalla di 17.
                        "Allora, ragazzi... andate a correre!"
                        I fratelli non persero un minuto di tempo e fecero per uscire.
                        18 afferrò una fetta di pane, che aveva un sapore simile alla muffa, e seguì il gemello, dopo averla messa tra i denti.
                        I due uscirono dal rifugio e iniziarono la loro corsa giornaliera.
                        Facendo attenzione a non cadere dai massi, saltellarono da una sporgenza all'altra, ormai abili e agili come caprioli.
                        Si erano rimessi gli orecchini, costretti con la forza dall'orco.
                        Così non potevano più tentare la fuga.
                        Il tempo aveva trasformato quegli arnesi e ora sia 17 che 18 li indossavano con perfetta disinvoltura, come fossero comuni gioielli.
                        Nolite te bastardes carborundorum

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                        • #72
                          Il perché Gero li facesse correre non era chiaro, ma a loro non interessava: il fatto di stargli lontano bastava e avanzava.
                          18 si fermò dopo un poco e assieme a lei il fratello.
                          "Beh, 18...cosa c'è?" domandò 17, avvicinandosi.
                          La ragazza all'inizio stette zitta, ma poi accennò un sorriso.
                          "Senti, 17... mi puoi coprire?"
                          Il fratello non capì subito, ma poi annuì.
                          "Vado a trovare 6. Se Gero ti domanda, digli che ho dimenticato una cosa per strada... intesi?"
                          17 non aggiunse altro e, dando una pacca sulla spalla alla sorella, si rimise a correre.
                          In breve, la sua figura sparì all'orizzonte.
                          18 si era fermata su uno spiazzo nella montagna e ora stava guardando in alto, verso chissà dove.
                          Con un salto, si aggrappò ad una parete di fronte a sé e, con movimenti molto lenti, prese a scalarla.

                          Era abituata a questo.
                          Quasi ogni giorno percorreva quella strada e quasi ogni giorno aveva quella splendida emozione...
                          Rivederlo...
                          Posando un piede presso la cima della vetta,l a ragazza si tirò su e piano piano si alzò in piedi.
                          Davanti a lei vi era un altro buco, scavato nella roccia.
                          Sotto di lei, circa una ventina di metri più in basso, il rifugio dell'orco.
                          Il buco era sigillato da una porta di ferro, come riparo dal freddo notturno.
                          Era il posto dove lui stava...
                          18 posò una mano sulla porta e spinse con delicatezza.
                          I cardini striderono un attimo mentre piano la luce entrava nella stanza all'interno della grotta: era una piccola stanza, di circa dieci metri per dieci.
                          Non aveva altro se non una branda al suo centro e questa era vecchia e sporca.
                          C'era proprio lui su quel letto: i l tempo non aveva per niente mutato quel suo sguardo, né il suo bel viso.
                          I capelli, ora più lunghi, luccicavano di riflessi argentati, mentre lentamente il sole faceva capolino verso di lui.
                          Teneva le braccia posate sul grembo, a mani unite, quasi pregasse...
                          Ma questa volta le sue braccia non erano fredde e di color metallico: al posto del ferro, ora vi era una sorta di gomma che rendeva gli arti perfettamente identici a delle vere braccia.
                          Non aveva nemmeno più dei pezzi di metallo saldati sul corpo;
                          Tutto era stato sostituito da quella pelle.

                          Sembrava davvero un umano ora...
                          Alzò il volto.
                          La fibra ottica del suo occhio meccanico si contrasse, mentre il sole quasi lo accecava.
                          Quell'occhio azzurro la guardò negli occhi mentre entrava.
                          "Ciao, 6... come stai?" domandò 18, mentre sul suo volto appariva un sorriso.
                          L'androide sorrise a sua volta.
                          "Sei venuta anche oggi... piccola testarda...".
                          Così dicendo ,allungò un braccio e la carezzò sulla testa.
                          "Mi vieni a trovare nonostante Gero te lo abbia vietato, vero?"
                          Da quando erano fuggiti, l'orco aveva segregato 6 in quel buco, senza dargli più la possibilità di vedere i gemelli.
                          Inoltre, con l'aiuto di Ghiller, che era rimasto vivo, aveva ricostruito le sue braccia.
                          Ma stavolta, erano prive di armi;
                          Altro non erano, se non delle protesi meccaniche che riproducevano gli arti umani.
                          Sia nella pelle, che nella loro debolezza, le sue mani ora erano quasi umane.
                          6 non aveva più potuto attaccare Gero: era disarmato...
                          "Lo so che sono testarda..." replicò 18 ridacchiando
                          "Ma che ci vuoi fare... sono fatta così!"
                          L'androide fece un sorriso malinconico e si alzò in piedi.
                          "17?"
                          "Gli ho chiesto di coprirmi, quindi non lo verrà a sapere l'orco, non ti preoccupare..."
                          18 si sedette per terra, a gambe incrociate, e tirò fuori il pezzo di pane avanzato.
                          Fece per mangiarlo, ma poi lo porse a lui.
                          "Vuoi, 6?"
                          L'androide stette un attimo ad osservare quella cibaria, ma poi scrollò la testa.
                          "18... dovresti sapere che io non mangio..."
                          La ragazza divenne rossa per l'imbarazzo e tirò indietro il braccio, abbassando la testa per la vergogna.
                          "Scusami, 6!!! Non ci avevo pensato!!! Scusa!!!"
                          La sua mente in quel momento parve rimproverarla
                          ---Scema, come puoi dimenticarti di una cosa del genere??!---
                          Ma la reazione di 6 fu diversa da come se l'immaginava.
                          Si mise a ridere, mollandole un buffetto sulla guancia.
                          "Non preoccuparti, 18... apprezzo in ogni caso la tua gentilezza.
                          Comunque non importa, mangialo tu!"
                          Senza fiatare, la ragazza cominciò a dar piccoli morsi al pane e, al contempo, stava assorta ad osservare il suo amico:
                          si era di nuovo seduto e aveva posato lo sguardo a terra.

                          Aveva sempre lo stesso sguardo triste...
                          La ragazza provava una strana sensazione a guardarlo: non era lo stupore e l'ammirazione che provava da piccola...
                          qualcosa di inspiegabile...

                          ...Perché arrossiva quando lui la guardava?...
                          6 la riportò a terra incrociando il suo sguardo.
                          "Che c'è 18? Qualcosa non va?" domandò con tono sorpreso.
                          La ragazza staccò immediatamente gli occhi da lui e guardò da un'altra parte.
                          "Niente... è che sembri triste, ecco tutto!"
                          L'androide rimase in perfetto silenzio.
                          Poi iniziò a parlare in tono remissivo.
                          "Stavo pensando a come poter fuggire... ci penso di continuo, 18!"
                          La ragazza smise di masticare e posò a terra il cibo.
                          "Ancora ci stai pensando...?"
                          Lui la guardò con un sorriso. Non si capiva bene se malinconico o no...
                          "Certo... anche se sono passati 10 anni, io non mi arrendo. Non lo pensi anche tu, 18? Vuoi andartene di qui, vero?"
                          Lei annuì senza esitare. Lo voleva da sempre, per quanto impossibile.
                          "Resisti, 18... ci siamo fatti una promessa noi tre, vero?
                          Vi avrei portato fuori di qui... lo farò!"
                          Certo che lei si ricordava la promessa.
                          Quel giorno, per consolidarla, 6 aveva dato ai due un nastro color rosso.
                          Rosso sangue.
                          Quando lei si coglieva i capelli, il colore di quel nastro le ricordava tutto.
                          E anche ora teneva legato al polso quell'oggetto.
                          Un silenzio scese sui due.
                          6 aveva lo stesso sguardo triste. 18 non sapeva che dire...
                          Stringeva con l'altra mano il prezioso nastro.
                          All'improvviso,un rumore.
                          La porta si aprì di più e una figura entrò di corsa nella stanza.
                          "Ciao, 17..." disse con tranquillità 6, mentre 18 lo guardava sorpreso.
                          "Ma che succede? Si deve già tornare??" domandò lei al fratello trafelato.
                          "Sta arrivando Ghiller! Dobbiamo andar subito a casa!!!"
                          18, senza esitare, si alzò in piedi con un leggero rimorso.
                          Era una vera rottura di scatole...
                          Nolite te bastardes carborundorum

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                          • #73
                            Il fratello era già corso via, senza nemmeno salutare 6.
                            Aveva troppa fretta, se ne era dimenticato.
                            Mentre anche 18 stava per andarsene, la voce di 6 la fermò.
                            "Aspetta un attimo,18..."
                            Lei si girò, sorpresa.
                            L'androide tirò fuori da una tasca un piccolo pezzo di carta e glielo porse.
                            Senza tradire la minima emozione, le disse:

                            "Leggilo quando sei da sola, mi raccomando..."
                            La ragazza lo prese e se lo infilò sotto il nastro legato al polso.
                            Non ci aveva ancora riflettuto su quello che le aveva detto... aveva troppa fretta di tornare.
                            Però, quando sfiorò la mano del suo amico, ebbe come un fremito...
                            "Che strano..." pensò, mentre lentamente si voltava e andava via.
                            La caverna dove Roku abitava stava divenendo sempre più piccola, man mano che i gemelli si allontanavano, scendendo nel loro rifugio.
                            "Sbrighiamoci" mormorò 17 alla sorella, arrivandole di fianco.
                            Lei si limitò ad annuire e, con un salto azzardato, atterrò sul piccolo spazio che era l'entrata della grotta, seguita dal fratello.
                            La porta era aperta. Voleva dire che lui era già arrivato.
                            17 deglutì.
                            Afferrando per la mano la sorella, camminò lentamente verso l'interno della base, con una strizza nascosta a stento.
                            Una voce familiare li salutò.
                            E quella voce, così orgogliosa e insolente, era quella di Ghiller.
                            "Salve, ragazzini... vedo che vi allenate,eh?"
                            Anche quella persona che avevano davanti era stata cambiata dal tempo: non più un ragazzo, bensì un uomo.
                            I capelli erano sempre di quel bianco candido, come la pelle, ma erano lunghi fino alla fine della schiena e pettinati con cura maniacale.
                            Quei famigerati occhi rossi erano celati dietro ad un paio d'occhiali da vista, che rendeva la sua espressione molto intellettuale.
                            La sua giacca era lunga fino alle ginocchia e portava il classico stemma "RR" sul petto.
                            Come era solito fare, indossava un paio di guanti chiari, anche se il motivo per cui li metteva non era mai stato chiaro ai due.
                            Con quella sua aria seria ed intelligente, Ghiller pareva davvero un bel ragazzo.
                            Anzi, era davvero un bel ragazzo...
                            Se non fosse che 17 e 18 avevano sempre avuto paura di lui... quasi quanto dell'orco.
                            Non si capiva mai cosa pensava, mentre con il suo sguardo ti scrutava per bene.
                            Delle volte, quegli occhi di quel curioso colore, assumevano un'espressione tutt'altro che rassicurante...
                            Avevano sempre timore di lui.
                            Eppure non li aveva mai toccati con un dito.
                            "Certo, avete una bella voglia... sapete quanto freddo fa fuori?
                            Dovreste coprirvi meglio, non siamo in piena estate...
                            Non vorrete mica ammalarvi, vero?" proseguì lui, avvicinandosi.
                            Il suo andamento era leggermente zoppicante e ondeggiava, seppur quasi in modo impercettibile, verso un fianco.
                            Era per via della ferita al fegato che 6 gli aveva fatto.
                            "Stiamo benissimo" rispose 18, cercando di evitare il suo sguardo.
                            Gero, che stava alle spalle del ragazzo, parve sorridere.
                            "Molto bene... allora, visto che sta benissimo, mi permetti di prendere in custodia tuo fratello... vero 18?"chiese Ghiller, posando una mano sulla spalla del ragazzo.
                            17 rimase immobile.
                            18 non poté rifiutare, quindi mollò la presa e lo lasciò andare.
                            Era normale, ultimamente Ghiller veniva da loro, prendeva in custodia 17 e lo portava, assieme a Gero, nel laboratorio.
                            Faceva delle strane visite, le aveva raccontato lui.
                            "Non ti preoccupare" sembrò dire il volto di lei, guardando il fratello allontanarsi.
                            A sua volta, ci fu un altro sguardo tranquillizzante da parte di lui.
                            Ormai, i fratelli potevano capirsi solo con lo sguardo...
                            "Allora, grazie,cara" disse Ghiller, voltandole le spalle.
                            "Non gli farai del male, vero?" domandò 18, quasi istintivamente.
                            "Non mi permetterei mai..." rispose questi, con un tono abbastanza serio.
                            E così fu.
                            Come spesso accadeva, 17 spariva dietro la porta del laboratorio.
                            Andava a farsi visitare da quei due scienziati.
                            E 18 rimaneva sola nella stanza, in attesa di risposte...
                            In quel momento, dal polso di 18 cadde qualcosa.
                            Raccogliendola, 18 ricordò il biglietto scritto da Roku.
                            Se l'era messo dentro il nastro senza nemmeno pensarci troppo e se ne era quasi dimenticata.
                            Si ricordava le parole del suo caro amico:
                            "Leggilo quando sei sola..."
                            Cosa poteva esserci scritto, per fargli dire questo?
                            La curiosità iniziava a farsi sentire.
                            Era da sola.
                            Poteva leggere...
                            La mano che teneva stretto il biglietto iniziava a tremolare.
                            Ogni tanto le capitava questo e non solo con 6.
                            Anche quando l'orco la picchiava o Ghiller le parlava, si sentiva tremolare.
                            Ma stavolta, questo fremito era tutt'altro che spiacevole:
                            Era semplicemente curiosa, ansiosa di sapere che c'era scritto.
                            Strinse ancora di più la mano e con calma si avviò verso la porta della loro camera.
                            Mentre le sue dita sottili aprivano con lentezza quel piccolo pezzo di carta, si era accorta che il palmo della mano era tutto sudato.
                            Mentre si apprestava a leggere, si fermò a pensare solo un attimo.
                            ---Ma come mai questo mi succede solo con 6?---
                            Frattanto, il foglietto recava questa semplice frase:
                            Vediamoci domani. Se vuoi, puoi portare 17,
                            ma sarebbe meglio se venissi da sola...
                            Nolite te bastardes carborundorum

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                              Mah, qui ancora nessun commento ...uppo nella speranza, e intanto posto il tarocco che feci appositamente per Ghiller: Il diavolo.
                              Gero non lo sospetta minimamente, ma il ragazzo è così furbo che lo scienziato non è altro che una marionetta nelle sue mani.
                              Last edited by GT!; 16 January 2007, 14:51.
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                                Bella, BELLA!! Scritta molto bene, tematica molto interessante e storia avvincente!! Bravissima

                                ps: scusa il ritardo
                                La necessità e l'avidità ci seguiranno fino alle stelle...

                                Vecchia ff (incompiuta): Dragon ball T

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