avanti il prossimo (scusate se a volte diventano lunghi...)
3. Una nuova vita? parte 1
Alla sera del giorno successivo Goku raggiunse finalmente (a fatica) la Città dell’Ovest, dove abitava Bulma. La capsula spaziale pesava all’incirca trecento chili, e portarla quasi all’altra metà del globo era alquanto faticoso, persino per uno come lui. Il sole tramontava tra le nubi rosse, mentre stava sorvolando la Capsule Corporation, e a terra vide anzitutto il padre di Bulma che lavorava ancora a qualcosa tra l’erba del piccolo prato davanti alla sua casa. Atterrò vicino a lui e gridò subito:
“Ciao, Signor Briefs! Sono io, Goku! C’è Bulma?”
L’uomo alzò lo sguardo e si spaventò non poco, vedendolo comparire cosi all’improvviso. E non aveva ancora visto il suo bagaglio…
“Mi hai spaventato, ragazzo mio! Ma da dove arrivi?”
“Perdono! C’è Bulma? Devo mostrarle qualcosa di spettacolare!”
“Ma perchè cosi tanta fretta? Vieni, ha ancora qualche birra nel frigorifero… non ci vediamo da cosi tanto tempo! Brindiamo e mi racconti tutto con calma!”
“Non mi piace la birra…”, brontolava Goku a bassa voce lasciando cadere a terra la capsula che aveva ancora caricato sulla spalla. Sollevato, si massaggiò le spalle indolenzite, quando si accorse che Bulma stava uscendo da un magazzino. “Ehi, Bulma! Eccoti! Vieni un attimo?”
La giovane donne si girava sorpresa da questa voce rispondeva subito:
“Ah, finalmente anche tu sei arrivato! Avresti potuto anche dirmi che ti sei fatto una gita da qualche parte, no? Ho aspettato per ore da quello strano gattaccio parlante…Ehi, e questo che cos’è?”
Lo sguardo di Bulma aveva scoperto quella cosa tonda dietro l’amico. Subito si accese il suo interesse scientifico- tecnologico. Nonostante non avesse mai visto nulla del genere, ne intuì la funzione. Goku sorrideva e posava la mano sopra la capsula.
“Questo è una capsula spaziale di fattura Saiyan… con questa mi hanno mandato sulla terra da piccolo. Ho pensato che forse ti sarebbe piaciuto studiarla. Ma attenta, dopo mi serve!”
Bulma e suo padre esaminavano la sfera come se avessero davanti a loro il Calice Santo. Goku aprì il portone, senza esitazione Bulma entrò e si sedette sulla poltrona in mezzo.
“Che forza! Incredibile! Quelli sono avanti a noi di almeno mezzo secolo! Geniale! Vediamo se posso ripristinare il sistema di comando…” Con dita esperte dava ordini al computer di bordo nonostante non sapesse leggere i simboli e si fidava solo del suo intuito da scienziata. Dopo pochi minuti si sentiva un segnale acustico affermativo e gran parte del sistema si svegliava a nuova vita. “Ta-daaan! Sono geniale o cosa?”
“Grande! Ehi, sai anche cos’è questo?”, la domandava Goku e le porse lo scouter. Bulma lo prese pensarci due volte.
“Hhm… questo sì che è un bel pezzo di tecnologia… Ma… se non ricordo male anche il Saiyan aveva qualcosa di simile, no? Solo che questo mi sembra un po’ più vecchio…”
“Esatto. Con questo poteva rilevare sia la posizione che la forza dei suoi avversari.”
“Aha… peccato che non riesco a leggere questa strana scritta… cosa vorrà dire…?”
“Io si. E non chiedermi il perché, ma lo so leggere. È lingua Saiyan. Bene, ti lascio tutto, verrò tra qualche mese! Divertiti! Ciao!”
Goku si era già voltato e voleva andarsene, quando si fermò tenendosi lo stomaco. “Ehm… non è che avresti qualcosa ma mangiare? Stamattina ho mangiato una tigre, ma ho di nuovo fame…!”
“E io che mi meraviglio…! Ma tutti i Saiyan sono dei mangioni come te?” rideva Bulma. “Forza, vieni… anche perchè mi devi tradurre qualche cosa…”
Nello stesso istante un segnale acustico impertinente svegliò Radish dal suo sonno. Innervosito, aprì un occhio e brontolò:
“Ma che diavolo succede…? Che palle…!”
Gohan continuava a dormire tranquillamente sulle sue gambe, ma dietro di lui lampeggiava una luce, la spia del sistema di comunicazione. Prima pensava che Nappa o Vegeta lo avessero chiamato, ma poi lesse sul display che era stato trovato un nuovo canale di comunicazione pre-identificato. Rileggendo il messaggio e l’indirizzo del mittente Radish si era spaventato un poco. Il mittente era la capsula di Kakaroth….! Ma cosa voleva dire? Qualcuno doveva aver messo in moto la capsula di suo fratello. Si, ma chi? Kakaroth? Sicuro… Forse… allora è ancora vivo? Se gli altri lo scoprono…!
Dopo qualche secondo il canale si spense da solo. Questo significava che qualcuno doveva aver spento la capsula e con essa il sistema di comunicazione automatica. Lo aveva fatto in tempo? Ma… se non era Kakaroth, chi altri poteva essere? Su quel pianeta retrogrado nessun altro doveva essere in grado di far funzionare una capsula Saiyan! Leggermente agitato, Radish cancellò le tracce di questa comunicazione, ma poi gli venne un dubbio: e se anche Nappa e Vegeta avessero ricevuto la medesima comunicazione? Non gli restava che sperare che non era stato cosi. Pensieroso osservava il bambino davanti a sé, mentre nel sonno mormorava “Papà…!”. Senza ben sapere il perché accarezzava leggermente la sua testa, dopodiché Gohan si tranquillizzò.
“Devi dimenticare tuo padre. Un giorno rivedremo sicuramente la Terra… ma quel giorno andremo là per conquistarla. Con il tuo aiuto…”
I restanti dieci giorni passarono veramente nel sonno. Dopo i 13 giorni di viaggio, Gohan e Radish venivano svegliati puntualmente dal loro sonno. L’adulto riprese i sensi qualche minuti prima, quando Gohan apriva gli occhi vedeva per prima cosa la faccia snervata di suo zio.
“Finalmente sei sveglio! Stiamo per atterrare!”
“Dove siamo..? Atterrare…? Dove…?”, domandò il bambino ancora mezzo addormentato e sbadigliava ripetutamente. Si guardava intorno fino a riposare il suo sguardo sullo strano uomo davanti a se, solo ora lo riconosceva. Si agitava e cominciava a gridare e a piangere.
“Ahhhh!!! Aiuto!!! Tu sei cattivo!!! Lasciami stare!!! Wa-haaa!!! Papàààààà!!!”
“Non ci credo… ricominci con questa lagna?!” gridava Radish seccato..”Per prima cosa non tentare di scappare, siamo in una capsula spaziale! Secondo: ti ho già detto che ora sono io tuo padre! E terzo: guai a te se ricominci a piangere! Se vuoi le maniere forti ci sto! Mi hai capito?! Non faccio scherzi!”
Gohan si era spaventato a morte vedendo quell’essere cattivo arrabbiarsi così, a neanche un mezzo metro di distanza. Con fatica tratteneva le lacrime, ma una bella goccia di moccio pendolava dal suo naso rischiando di cadere sull’armatura del Saiyan.
“Bah, che schifo! Un po’ di contegno! Aspetta… ecco!” brontolava disgustato, porgendo al bimbo un vecchio fazzoletto di stoffa, che aveva tirato fuori da sotto la sedia. Gohan lo prese e si soffiò il naso tre volte.
“Grazie…” ringraziò cortesemente, restituendo il fazzoletto bagnato. Radish lo prese disgustato e lo gettò a terra. Dopo l’atterraggio la capsula veniva sempre pulita per bene, perciò non ci badò tanto.
“Prego…” rispondeva assente. Solo qualche secondo dopo capì ciò che aveva detto: era da tempo che non aveva mai ringraziato nessuno. Scosse la testa… quel bimbo rischiava di farlo diventare un rammollito!
3. Una nuova vita? parte 1
Alla sera del giorno successivo Goku raggiunse finalmente (a fatica) la Città dell’Ovest, dove abitava Bulma. La capsula spaziale pesava all’incirca trecento chili, e portarla quasi all’altra metà del globo era alquanto faticoso, persino per uno come lui. Il sole tramontava tra le nubi rosse, mentre stava sorvolando la Capsule Corporation, e a terra vide anzitutto il padre di Bulma che lavorava ancora a qualcosa tra l’erba del piccolo prato davanti alla sua casa. Atterrò vicino a lui e gridò subito:
“Ciao, Signor Briefs! Sono io, Goku! C’è Bulma?”
L’uomo alzò lo sguardo e si spaventò non poco, vedendolo comparire cosi all’improvviso. E non aveva ancora visto il suo bagaglio…
“Mi hai spaventato, ragazzo mio! Ma da dove arrivi?”
“Perdono! C’è Bulma? Devo mostrarle qualcosa di spettacolare!”
“Ma perchè cosi tanta fretta? Vieni, ha ancora qualche birra nel frigorifero… non ci vediamo da cosi tanto tempo! Brindiamo e mi racconti tutto con calma!”
“Non mi piace la birra…”, brontolava Goku a bassa voce lasciando cadere a terra la capsula che aveva ancora caricato sulla spalla. Sollevato, si massaggiò le spalle indolenzite, quando si accorse che Bulma stava uscendo da un magazzino. “Ehi, Bulma! Eccoti! Vieni un attimo?”
La giovane donne si girava sorpresa da questa voce rispondeva subito:
“Ah, finalmente anche tu sei arrivato! Avresti potuto anche dirmi che ti sei fatto una gita da qualche parte, no? Ho aspettato per ore da quello strano gattaccio parlante…Ehi, e questo che cos’è?”
Lo sguardo di Bulma aveva scoperto quella cosa tonda dietro l’amico. Subito si accese il suo interesse scientifico- tecnologico. Nonostante non avesse mai visto nulla del genere, ne intuì la funzione. Goku sorrideva e posava la mano sopra la capsula.
“Questo è una capsula spaziale di fattura Saiyan… con questa mi hanno mandato sulla terra da piccolo. Ho pensato che forse ti sarebbe piaciuto studiarla. Ma attenta, dopo mi serve!”
Bulma e suo padre esaminavano la sfera come se avessero davanti a loro il Calice Santo. Goku aprì il portone, senza esitazione Bulma entrò e si sedette sulla poltrona in mezzo.
“Che forza! Incredibile! Quelli sono avanti a noi di almeno mezzo secolo! Geniale! Vediamo se posso ripristinare il sistema di comando…” Con dita esperte dava ordini al computer di bordo nonostante non sapesse leggere i simboli e si fidava solo del suo intuito da scienziata. Dopo pochi minuti si sentiva un segnale acustico affermativo e gran parte del sistema si svegliava a nuova vita. “Ta-daaan! Sono geniale o cosa?”
“Grande! Ehi, sai anche cos’è questo?”, la domandava Goku e le porse lo scouter. Bulma lo prese pensarci due volte.
“Hhm… questo sì che è un bel pezzo di tecnologia… Ma… se non ricordo male anche il Saiyan aveva qualcosa di simile, no? Solo che questo mi sembra un po’ più vecchio…”
“Esatto. Con questo poteva rilevare sia la posizione che la forza dei suoi avversari.”
“Aha… peccato che non riesco a leggere questa strana scritta… cosa vorrà dire…?”
“Io si. E non chiedermi il perché, ma lo so leggere. È lingua Saiyan. Bene, ti lascio tutto, verrò tra qualche mese! Divertiti! Ciao!”
Goku si era già voltato e voleva andarsene, quando si fermò tenendosi lo stomaco. “Ehm… non è che avresti qualcosa ma mangiare? Stamattina ho mangiato una tigre, ma ho di nuovo fame…!”
“E io che mi meraviglio…! Ma tutti i Saiyan sono dei mangioni come te?” rideva Bulma. “Forza, vieni… anche perchè mi devi tradurre qualche cosa…”
Nello stesso istante un segnale acustico impertinente svegliò Radish dal suo sonno. Innervosito, aprì un occhio e brontolò:
“Ma che diavolo succede…? Che palle…!”
Gohan continuava a dormire tranquillamente sulle sue gambe, ma dietro di lui lampeggiava una luce, la spia del sistema di comunicazione. Prima pensava che Nappa o Vegeta lo avessero chiamato, ma poi lesse sul display che era stato trovato un nuovo canale di comunicazione pre-identificato. Rileggendo il messaggio e l’indirizzo del mittente Radish si era spaventato un poco. Il mittente era la capsula di Kakaroth….! Ma cosa voleva dire? Qualcuno doveva aver messo in moto la capsula di suo fratello. Si, ma chi? Kakaroth? Sicuro… Forse… allora è ancora vivo? Se gli altri lo scoprono…!
Dopo qualche secondo il canale si spense da solo. Questo significava che qualcuno doveva aver spento la capsula e con essa il sistema di comunicazione automatica. Lo aveva fatto in tempo? Ma… se non era Kakaroth, chi altri poteva essere? Su quel pianeta retrogrado nessun altro doveva essere in grado di far funzionare una capsula Saiyan! Leggermente agitato, Radish cancellò le tracce di questa comunicazione, ma poi gli venne un dubbio: e se anche Nappa e Vegeta avessero ricevuto la medesima comunicazione? Non gli restava che sperare che non era stato cosi. Pensieroso osservava il bambino davanti a sé, mentre nel sonno mormorava “Papà…!”. Senza ben sapere il perché accarezzava leggermente la sua testa, dopodiché Gohan si tranquillizzò.
“Devi dimenticare tuo padre. Un giorno rivedremo sicuramente la Terra… ma quel giorno andremo là per conquistarla. Con il tuo aiuto…”
I restanti dieci giorni passarono veramente nel sonno. Dopo i 13 giorni di viaggio, Gohan e Radish venivano svegliati puntualmente dal loro sonno. L’adulto riprese i sensi qualche minuti prima, quando Gohan apriva gli occhi vedeva per prima cosa la faccia snervata di suo zio.
“Finalmente sei sveglio! Stiamo per atterrare!”
“Dove siamo..? Atterrare…? Dove…?”, domandò il bambino ancora mezzo addormentato e sbadigliava ripetutamente. Si guardava intorno fino a riposare il suo sguardo sullo strano uomo davanti a se, solo ora lo riconosceva. Si agitava e cominciava a gridare e a piangere.
“Ahhhh!!! Aiuto!!! Tu sei cattivo!!! Lasciami stare!!! Wa-haaa!!! Papàààààà!!!”
“Non ci credo… ricominci con questa lagna?!” gridava Radish seccato..”Per prima cosa non tentare di scappare, siamo in una capsula spaziale! Secondo: ti ho già detto che ora sono io tuo padre! E terzo: guai a te se ricominci a piangere! Se vuoi le maniere forti ci sto! Mi hai capito?! Non faccio scherzi!”
Gohan si era spaventato a morte vedendo quell’essere cattivo arrabbiarsi così, a neanche un mezzo metro di distanza. Con fatica tratteneva le lacrime, ma una bella goccia di moccio pendolava dal suo naso rischiando di cadere sull’armatura del Saiyan.
“Bah, che schifo! Un po’ di contegno! Aspetta… ecco!” brontolava disgustato, porgendo al bimbo un vecchio fazzoletto di stoffa, che aveva tirato fuori da sotto la sedia. Gohan lo prese e si soffiò il naso tre volte.
“Grazie…” ringraziò cortesemente, restituendo il fazzoletto bagnato. Radish lo prese disgustato e lo gettò a terra. Dopo l’atterraggio la capsula veniva sempre pulita per bene, perciò non ci badò tanto.
“Prego…” rispondeva assente. Solo qualche secondo dopo capì ciò che aveva detto: era da tempo che non aveva mai ringraziato nessuno. Scosse la testa… quel bimbo rischiava di farlo diventare un rammollito!
Comment