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Dragonball SF (my FF)

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  • #16
    avanti il prossimo (scusate se a volte diventano lunghi...)

    3. Una nuova vita? parte 1

    Alla sera del giorno successivo Goku raggiunse finalmente (a fatica) la Città dell’Ovest, dove abitava Bulma. La capsula spaziale pesava all’incirca trecento chili, e portarla quasi all’altra metà del globo era alquanto faticoso, persino per uno come lui. Il sole tramontava tra le nubi rosse, mentre stava sorvolando la Capsule Corporation, e a terra vide anzitutto il padre di Bulma che lavorava ancora a qualcosa tra l’erba del piccolo prato davanti alla sua casa. Atterrò vicino a lui e gridò subito:
    “Ciao, Signor Briefs! Sono io, Goku! C’è Bulma?”
    L’uomo alzò lo sguardo e si spaventò non poco, vedendolo comparire cosi all’improvviso. E non aveva ancora visto il suo bagaglio…
    “Mi hai spaventato, ragazzo mio! Ma da dove arrivi?”
    “Perdono! C’è Bulma? Devo mostrarle qualcosa di spettacolare!”
    “Ma perchè cosi tanta fretta? Vieni, ha ancora qualche birra nel frigorifero… non ci vediamo da cosi tanto tempo! Brindiamo e mi racconti tutto con calma!”
    “Non mi piace la birra…”, brontolava Goku a bassa voce lasciando cadere a terra la capsula che aveva ancora caricato sulla spalla. Sollevato, si massaggiò le spalle indolenzite, quando si accorse che Bulma stava uscendo da un magazzino. “Ehi, Bulma! Eccoti! Vieni un attimo?”
    La giovane donne si girava sorpresa da questa voce rispondeva subito:
    “Ah, finalmente anche tu sei arrivato! Avresti potuto anche dirmi che ti sei fatto una gita da qualche parte, no? Ho aspettato per ore da quello strano gattaccio parlante…Ehi, e questo che cos’è?”
    Lo sguardo di Bulma aveva scoperto quella cosa tonda dietro l’amico. Subito si accese il suo interesse scientifico- tecnologico. Nonostante non avesse mai visto nulla del genere, ne intuì la funzione. Goku sorrideva e posava la mano sopra la capsula.
    “Questo è una capsula spaziale di fattura Saiyan… con questa mi hanno mandato sulla terra da piccolo. Ho pensato che forse ti sarebbe piaciuto studiarla. Ma attenta, dopo mi serve!”
    Bulma e suo padre esaminavano la sfera come se avessero davanti a loro il Calice Santo. Goku aprì il portone, senza esitazione Bulma entrò e si sedette sulla poltrona in mezzo.
    “Che forza! Incredibile! Quelli sono avanti a noi di almeno mezzo secolo! Geniale! Vediamo se posso ripristinare il sistema di comando…” Con dita esperte dava ordini al computer di bordo nonostante non sapesse leggere i simboli e si fidava solo del suo intuito da scienziata. Dopo pochi minuti si sentiva un segnale acustico affermativo e gran parte del sistema si svegliava a nuova vita. “Ta-daaan! Sono geniale o cosa?”
    “Grande! Ehi, sai anche cos’è questo?”, la domandava Goku e le porse lo scouter. Bulma lo prese pensarci due volte.
    “Hhm… questo sì che è un bel pezzo di tecnologia… Ma… se non ricordo male anche il Saiyan aveva qualcosa di simile, no? Solo che questo mi sembra un po’ più vecchio…”
    “Esatto. Con questo poteva rilevare sia la posizione che la forza dei suoi avversari.”
    “Aha… peccato che non riesco a leggere questa strana scritta… cosa vorrà dire…?”
    “Io si. E non chiedermi il perché, ma lo so leggere. È lingua Saiyan. Bene, ti lascio tutto, verrò tra qualche mese! Divertiti! Ciao!”
    Goku si era già voltato e voleva andarsene, quando si fermò tenendosi lo stomaco. “Ehm… non è che avresti qualcosa ma mangiare? Stamattina ho mangiato una tigre, ma ho di nuovo fame…!”
    “E io che mi meraviglio…! Ma tutti i Saiyan sono dei mangioni come te?” rideva Bulma. “Forza, vieni… anche perchè mi devi tradurre qualche cosa…”

    Nello stesso istante un segnale acustico impertinente svegliò Radish dal suo sonno. Innervosito, aprì un occhio e brontolò:
    “Ma che diavolo succede…? Che palle…!”
    Gohan continuava a dormire tranquillamente sulle sue gambe, ma dietro di lui lampeggiava una luce, la spia del sistema di comunicazione. Prima pensava che Nappa o Vegeta lo avessero chiamato, ma poi lesse sul display che era stato trovato un nuovo canale di comunicazione pre-identificato. Rileggendo il messaggio e l’indirizzo del mittente Radish si era spaventato un poco. Il mittente era la capsula di Kakaroth….! Ma cosa voleva dire? Qualcuno doveva aver messo in moto la capsula di suo fratello. Si, ma chi? Kakaroth? Sicuro… Forse… allora è ancora vivo? Se gli altri lo scoprono…!
    Dopo qualche secondo il canale si spense da solo. Questo significava che qualcuno doveva aver spento la capsula e con essa il sistema di comunicazione automatica. Lo aveva fatto in tempo? Ma… se non era Kakaroth, chi altri poteva essere? Su quel pianeta retrogrado nessun altro doveva essere in grado di far funzionare una capsula Saiyan! Leggermente agitato, Radish cancellò le tracce di questa comunicazione, ma poi gli venne un dubbio: e se anche Nappa e Vegeta avessero ricevuto la medesima comunicazione? Non gli restava che sperare che non era stato cosi. Pensieroso osservava il bambino davanti a sé, mentre nel sonno mormorava “Papà…!”. Senza ben sapere il perché accarezzava leggermente la sua testa, dopodiché Gohan si tranquillizzò.
    “Devi dimenticare tuo padre. Un giorno rivedremo sicuramente la Terra… ma quel giorno andremo là per conquistarla. Con il tuo aiuto…”

    I restanti dieci giorni passarono veramente nel sonno. Dopo i 13 giorni di viaggio, Gohan e Radish venivano svegliati puntualmente dal loro sonno. L’adulto riprese i sensi qualche minuti prima, quando Gohan apriva gli occhi vedeva per prima cosa la faccia snervata di suo zio.
    “Finalmente sei sveglio! Stiamo per atterrare!”
    “Dove siamo..? Atterrare…? Dove…?”, domandò il bambino ancora mezzo addormentato e sbadigliava ripetutamente. Si guardava intorno fino a riposare il suo sguardo sullo strano uomo davanti a se, solo ora lo riconosceva. Si agitava e cominciava a gridare e a piangere.
    “Ahhhh!!! Aiuto!!! Tu sei cattivo!!! Lasciami stare!!! Wa-haaa!!! Papàààààà!!!”
    “Non ci credo… ricominci con questa lagna?!” gridava Radish seccato..”Per prima cosa non tentare di scappare, siamo in una capsula spaziale! Secondo: ti ho già detto che ora sono io tuo padre! E terzo: guai a te se ricominci a piangere! Se vuoi le maniere forti ci sto! Mi hai capito?! Non faccio scherzi!”
    Gohan si era spaventato a morte vedendo quell’essere cattivo arrabbiarsi così, a neanche un mezzo metro di distanza. Con fatica tratteneva le lacrime, ma una bella goccia di moccio pendolava dal suo naso rischiando di cadere sull’armatura del Saiyan.
    “Bah, che schifo! Un po’ di contegno! Aspetta… ecco!” brontolava disgustato, porgendo al bimbo un vecchio fazzoletto di stoffa, che aveva tirato fuori da sotto la sedia. Gohan lo prese e si soffiò il naso tre volte.
    “Grazie…” ringraziò cortesemente, restituendo il fazzoletto bagnato. Radish lo prese disgustato e lo gettò a terra. Dopo l’atterraggio la capsula veniva sempre pulita per bene, perciò non ci badò tanto.
    “Prego…” rispondeva assente. Solo qualche secondo dopo capì ciò che aveva detto: era da tempo che non aveva mai ringraziato nessuno. Scosse la testa… quel bimbo rischiava di farlo diventare un rammollito!
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    • #17
      Ho dovuto tagliarlo in due... troppo lungo

      parte 2

      “Capsula 23-44 riceve permesso di atterraggio alla rampa 12-B!” annunciava la voce sibilante del responsabile di volo.
      “Eseguo.”
      Radish premeva alcuni tasti del computer di bordo cambiando rotta verso una di queste bizzarre torri, su cui erano state attaccate alcune piattaforme come ad un tronco d’albero. Su ognuna di esse erano segnati tre cerchi; la sua meta era la piattaforma superiore. La capsula precipitava ad alcune centinaia di chilometri all’ora, ma anziché schiantarsi il materiale della piattaforma si deformava attutendo la caduta. Prima di aprire il portone lo Saiyan ricordava Gohan:
      “Ti avverto! Nessun pianto! Nessuna lamentela! E soprattutto nessun “Voglio mio papà!” Tu sei un Saiyan come me e noi Saiyan non conosciamo la paura! Siamo forti e coraggiosi, abbiamo rispetto solo per il nostro principe! Mi hai capito?”
      Gohan annuiva silenzioso, di nuovo sentiva come le lacrime gli entravano negli occhi. Aveva molta paura… meno da suo zio, aveva paura di questo mondo strano là fuori - aveva capito di non essere più sulla terra. Radish apriva la porta, avanti a lui lo attendevano due creature strane, quasi rettiliane, che portavano una divisa molto simile a quella del Saiyan. Lo salutavano con rispetto.
      “Signor Radish! Il signor Vegeta la sta aspettando nella mensa principale!”
      Radish annuiva e voltava lo sguardo verso Gohan che si era nascosto dietro le sua gambe, alla vista di quelle creature minacciose. Uno di loro, una lucertola verde su due gambe, lo guardava interessato:
      “Ehi, ma chi ha portato? È suo? Ne voleva un altro dopo Sedri?”
      “Non sono affari tuoi!” lo fissò Radish ad un tratto molto adirato. Il soldato non si muoveva neanche dopo questo avvertimento, e dopo tre secondi il Saiyan lo colpì violentemente con un calcio che lo faceva schiantare contro un muro. Impassibile passò davanti al secondo soldato, Gohan lo inseguiva esitante. Per sua fortuna tenne la bocca chiusa finché furono abbastanza lontani.
      “Perché lo hai fatto?” voleva sapere Gohan metà arrabbiato e metà scioccato da questo atteggiamento aggressivo. Gli venne nuovamente voglia di piangere.
      “Lezione uno. Essere troppo curiosi non fa bene alla salute. Se finisci solo all’ospedale sei fortunato… meglio non ficcare il naso in affari altrui. E che cosa ti ho detto a proposito delle lagne?!”
      “Si… ci provo… ma… ma… ma chi è Sedri?”
      “Gohan… ma mi ascolti?!”

      I due s’incamminavano, seguendo del corridoi ben illuminati , incontravano molti strani soldati di varie specie, uno più arrabbiato dell’altro. Gohan si sentiva come in un incubo, ma si era giurato di non mostrate quanta paura avesse. In questo istante suo zio era l’unica persona di fiducia su quel pianeta, il che vuol dire ben poco.
      “Dove andiamo?” voleva sapere dopo dieci minuti di silenzio.
      “Incontrerai gli altri due Saiyan ancora in vita. Stai attento, loro non sono così amichevoli come me. Cerca di trattenerti. Ma prima… meglio che ti do qualche cosa per cambiarti… questi strani vestiti non sono molto pratici…”
      “Cosa…? Non voglio altri vestiti! La mamma mi ha comprato questi …! No!!!”
      Radish si girò di scatto e osservò suo nipote con aria arrabbiata. Gohan si spaventò a morte, ma non si scusò.
      “Cosa hai detto?!”
      “Non voglio altri vestiti…” ripeteva spaventato mentre afferrava con le sua dita la giaccia verde, ornato dallo stemma della sua famiglia. Radish si sentiva gli occhi puntati addosso, una dozzina di soldati si trovavano in una distanza ravvicinata, perciò non esitava. Con la mano destra diede uno schiaffo al bambino tanto da fargli perdere l’equilibrio.
      “Non tollero queste scemenze! Tu fai quello che ti dico!!!”
      Gohan lo fissava esterrefatto tenendosi la guancia rossa e dolente: era ancora shockato di questa reazione. Stavolta gli vennero le lacrime per il dolore, mentre Radish faceva una smorfia disgustata:
      “Bah… ti avevo avvertito… E questo era solo un assaggio. Nappa e Vegeta andranno ben oltre…!”
      Per la prima volta Gohan osò rivolgere uno sguardo di sfida verso lo zio, ma durò solo qualche istante, mentre con fatica tratteneva le lacrime. Il guerriero si girò e s’incamminò, Gohan esitava a seguirlo e si limitava ad osservare la sua figura muscolosa. Dopo alcuni passi si fermò e gridò senza voltarsi:
      “Ti sei addormentato? Seguimi, se non vuoi che ti lasci qua da solo!”
      Il bambino si guardò intorno vedendo le figure minacciose di altri guerrieri, il che lo spingeva a rialzarsi velocemente, dopodiché rincorse Radish tenendosi sempre la guancia dolente.
      Si fermarono davanti a una porta con una indicazione scritta in una lingua strana. Forse era la lingua Saiyan, ma stranamente Gohan riusciva a leggerlo, pur con qualche difficoltà. Voleva chiedere il perché allo zio, ma non osava pronunciare la domanda. I due entrarono: sembrava una specie di spogliatoio. Radish premette un tasto sul muro metallico, dietro cui comparve un ripostiglio nascosto, dal quale tirò fuori dei vestiti.
      “Vestiti. Le tue cose le prendo in custodia.”
      Gohan guardò la maglietta nera e i pantaloni stretti e sottili con aria molto scettica e quasi voleva protestare, ma anche questo non osava farlo… il ricordo dello schiaffo lo fermava. Alcuni minuti dopo si era cambiato; per finire il Saiyan gli poneva anche degli stivali e guanti neri. Ecco che il bambino si era trasformato in un piccolo Saiyan - almeno d’aspetto - ma si vedeva chiaramente che non gli piacevano un granché. Preferiva i vestiti terrestri, ma quelli li doveva abbandonare.
      “Finalmente… ora si che le gente avrà rispetto per te. Forza, gli altri ci stanno aspettando.”
      Con passi veloci raggiunsero la grande mensa. Radish vedeva i suoi compagni quasi subito. Erano un gigante calvo ed un piccoletto con i cappelli neri sparati.
      “Eccoti! Odio dover aspettare, lo sai, Radish!” lo sgridò Vegeta subito senza nessun saluto. Guardò il moccioso solo per un attimo, dopodiché si interessò solo del pasto davanti a sé. Ma questo attimo bastava e avanzava per congelare Gohan dalla paura. Non aveva mai visto occhi talmente freddi. L’altro Saiyan, Nappa, invece lo osservava da testa ai piedi e cominciava a ridere:
      “Questo sarebbe il figlio di Kakaroth?! Bah, sembra un buono a nulla! Spero che non te ne pentirai… ma sarei questi curioso di sapere cosa è in grado di fare questo mezzosangue…!”.
      Nappa gli strofinava la guancia sorridendo minacciosamente, Radish capiva le sue intenzioni e decideva che era meglio intervenire.
      “Lascialo… si vede che devo ancora allenarlo… Fra quanto dobbiamo partire per la nostra prossima missione?”
      “Ehm… lasciami pensare… Vegeta…?”
      “Te ne sei già dimenticato?! Pianeta Tyara… partenza fra due settimane.”, brontolava Vegeta mentre masticava un grosso pezzo di carne arrosto.
      “Ah, si… bah, ben due settimane di vacanza…! Che noia! Ehi, mi lascerai divertire un po’ con il tuo nipotino, vero?”
      “Ma prima lasciami insegnare qualche cosa al moccioso! Tu lo uccideresti subito!”
      “Come? Ehi, non mi dirai che t’importa qualcosa di questo mezzosangue?! Sarebbe una strana novità, Radish!” rideva Nappa di gusto.
      “Ma che dici, scemo? È solo che non ti sopporto quando ti annoi… diventi odioso!" ribadiva il Saiyan. "Mio principe, mi permette di allenarlo?”,
      Vegeta non lo degnava neanche di uno sguardo. “Fa come ti pare… finche non mi disturba… Non m’importa.”
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      • #18
        Issa! (riporto la FF in prima pagina...!) Che fatica...

        4. I primi passi parte 1

        Goku si era ritirato al palazzo di Dio e si allenava come un forsennato. Dio gli aveva dato anche vestiti molto più pesanti di quelli che aveva usato fino ad allora: ora il peso complessivo era pari a 600 chili. A volta veniva anche Crilin, anche lui per allenarsi, anche se naturalmente non era paragonabile a Goku. Nonostante le fatiche dell’amico, il giovane Saiyan sentiva che la sua forza aumentava troppo lentamente.
        Dopo tre settimane di allenamento l’impazienza aveva preso il sopravvento e Goku volò da Bulma per farsi prestare lo Scouter. La donna nel frattempo era riuscita ad analizzare l’apparecchio fino ad crearne una replica; inoltre aveva ultimato il programma che le permetteva di tradurre la lingua Saiyan in lingua terrestre. Suo padre era impegnato nelle riparazioni dell’astronave.
        “Ciao, Bulma! Come va? Mi presti lo Scouter?”
        “Sicuramente… ma… perché ti serve? Credevo che tu riuscissi a percepire le forze spirituali…”
        “Certo, ma voglio provare una cosa. Dimmi il valore della mia forza combattiva!”
        Bulma si metteva lo Scouter e leggeva il valore.
        “È pari a… 679! Sei migliorato di ben 150 punti! Bravo!”
        Goku non sembrava condividere l’entusiasmo dell’amica. “E Piccolo? Puoi misurare anche le forze distanti, no?”
        “Gli altri? Beh, ci provo… Si… la forza più grande dopo di te è 544. Dev’essere Piccolo.”
        “Non basta! Maledizione…! Se Dio ha ragione, contro i Saiyan ci serve una forza di almeno 1.500 a testa, se non di più!”
        Bulma lo fissava incredula. “Cosa? 1500?! Ma è possibile?”
        Goku annuiva tristemente, sapeva che quella cifra era solo una supposizione, basandosi sulla forza di Radish e la sua affermazione che gli altri Saiyan erano molto più forti di lui. Se voleva essere sicuro, forse erano meglio 2.000… Che mostri. Ad interrompere questo silenzio forzato comparve il padre di Bulma, come da copione. Sembra che cercasse qualche cosa.
        “Ehi, Bulma… sai dove ho messo il becco per saldare? Quello di livello sette…”
        “Ma perché te ne serve uno così potente?” chiese la figlia un po’ perplessa. “Non volevi lavorare sulla astronave? Alcuni circuiti sono saltati e dobbiamo sostituirli… Ti serve uno con un livello due o tre…”
        Lo scienziato la guardava esterrefatto per poi scoppiare in una risata:
        “Ah, sì…! Me ne ero dimenticato…!”
        “Papá… se incorreggibile…!”, si lamentava Bulma. “Almeno si può sapere cosa ti ha distratto a tal punto da farti dimenticare di una cosa così importante?!”
        Il dottor Briefs si grattò la nuca per poi puntare uno sguardo furtivo.
        “Beh… sto lavorando su una macchina con cui posso diminuire la gravità…! Per provare la sensazione dell’assenza delle forza di gravità come nello spazio! Sarebbe un successo nei parchi di divertimenti!”
        Bulma lo ascoltava incredula, alla fine sospirò e gridò: “E per una scemenza del genere ti dimentichi del lavoro per un amico?! Goku deve salvare suo figlio! E tu giochi con la gravità…! Aspetta un momento…” Senza preavviso si fermò a pensare; dopo alcuni secondi il suo viso si illuminò e quasi per la gioia saltò addosso al padre. “Papà, sei un genio!!!”
        Questa reazione lo prendeva alla sprovvista, non ci capiva più niente. “Sì… grazie… ma… ma cosa succede? Non eri arrabbiata?”
        Neanche Goku aveva capito quello che era successo, i cambiamenti d’umore di Bulma erano davvero leggendari. Vedendo i due uomini completamente spiazzati, si degnò di spiegare tutto.
        “Ma non capisci? Goku! Non volevi allenarti? Cose ne pensi se lo potessi fare ad una gravità superiore? Sarebbe molto più efficace!”
        “Se lo dici tu…”
        “Calma! Per costruire la macchina mi servono alcuni giorni!” frenò il dottor Briefs velocemente.
        “Non m’importa! Dimmi, quale sarà il massimo che potrebbe fare?”, voleva sapere Goku che finalmente aveva capito l’occasione unica che si era creata.
        “Beh… credo intorno ai otto o nove G… magari anche 10 G… per una maggiore potenza devo cambiare le bobine…”
        “Perfetto! Per favore, mettiti subito al lavoro! Non vedo l’ora!” lo incitò Goku. “Ma prima, dimmi che cos’è questo G!”
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        • #19
          parte 2


          Gohan si teneva la guancia dolente e tossiva alcune volte, mentre Radish stava in piedi dietro di lui e lo incitava ad attaccare. Il bambino era coperto di lividi, la sessione del giorno durava già da quattro ore ed era ancora lontano dalla conclusione. Lottava contro le lacrime mentre guardava verso lo zio impaziente. Quando questi fece un passo minaccioso in avanti, si alzò a fatica e si nascondeva dietro la sua difesa ancora incompleta. Ormai sapeva che il Saiyan lo avrebbe colpito comunque senza pietà, non importava se era in piedi o terra; allora, l’unica alternativa era l’attacco. Con un grido gli saltò addosso, ma il suo pugno ebbe l’effetto di una puntura d’insetto. Radish commentò con un sonoro schiaffo.
          “Ma cos’era questo? Credevo che ormai tu sapessi fare un pugno come si deve! Per punizione farai cento flessioni sulle braccia!”
          “Ma…! Mah…”
          “Niente mah! Forza, fammene 150! Ti servono più muscoli su queste braccia! Uno! Due! Tre…!”
          Nelle due settimane passate Radish si era dimostrato un maestro impaziente ma deciso che insegnava con il corpo. Ma non era colpa sua, è che non conosceva altri metodi. Un Saiyan imparava al meglio in uno scontro vero: più le prendeva, più diventava robusto. Suo nipote era incredibilmente debole, sapeva si o no come tirare un pugno… ma cosa aveva fatto Kakaroth fino ad allora? Non voleva fare di suo figlio un fiero guerriero?
          Dopo soli 50 flessioni, le braccia sottili di Gohan si arrendevano alle gravità e si lasciava cadere a terra. Respirava a fatica e sudava molto.
          “Non ce la faccio più…! Ti prego…”
          “Cosa?! Ti arrendi? Ho sentito bene?!”
          Gohan annuì debolmente. Radish si precipitò su di lui e lo alzò violentemente afferrandolo per la maglietta. “Un Saiyan non si arrende mai!!! Preferisce morire! Su, continua!”
          Per un momento temeva che Gohan ricominciasse a piangere, ma per fortuna ancora si tratteneva. Si ricordava di una cosa che molto tempo fa suo padre gli aveva detto, quando lui stesso aveva l’età di Gohan.
          “Se ti arrendi cosi, tu stesso ti privi della possibilità di vittoria! Devi essere in grado di dare più del 100%... i Saiyan sono in grado di farlo, possono dare anche il 120%! Se ti arrendi prima, non saprai mai se veramente hai combattuto con la tua massima forza. Magari avresti potuto vincere…!”
          Il bambino lo ascoltava attentamente. “120%? Ma è possibile?”
          “Certo.”, annuiva Radish, ora più calmo. “Fidati. Si chiama forza latente dei Saiyan…”
          “Ma posso farlo anch’io? Non sono un Saiyan puro come voi…”
          “Che ne so… Questo me lo devi dimostrare con il tuo impegno. Ehi, mi devi ancora 100 flessioni, no? Al lavoro!”
          Radish lo faceva cadere a terra senza preavviso. Da lì Gohan lo guardava con occhi grandi per poi rimettersi in posizione. Soddisfatto vide che suo nipote ormai si mostrava veramente intenzionato ad impegnarsi sul serio. Forse ora… Radish attivò il suo rilevatore, che indicava una forza di circa 120 punti. Si, ora era stanco, in piene forze sarebbe potuto arrivare fino ad 200. Buono, ma ancora poco. Gli venne un’idea: lo Zenkai, la grandiosa capacità propria dei Saiyan di aumentare la propria forza dopo essersi rimesso da ferite gravi. Era rischioso: quanto forte era il sangue Saiyan in questo mezzosangue?
          “Gohan, vieni qua un attimo…” sorrise minaccioso.
          Il bimbo si alzò, meravigliato da questa richiesta… gli mancavano ancora ben 20 flessioni. Ignaro delle intenzioni dello zio, gli si avvicinò e aspettò il prossimo ordine.
          “Che c’è? Cosa devo fare ora?”
          “Niente. Stai lì fermo… Voglio fare una prova…”
          Radish alzò il pugno: nell’istante successivo il buio più totale avvolse il piccolo Gohan. Suo zio lo aveva colpito con il suo pugno; ora il bambino giaceva a terra senza sensi davanti a lui, del sangue usciva dall’orecchio destro, il che indicava una frattura del cranio. La sua forza combattiva calava tanto velocemente da spaventare anche il Saiyan. Ora doveva affrettarsi. Veloce, quasi agitato, prese il bambino e lo portò subito alla stazione infermieristica più vicina. Lì lo consegnò al personale spaventato; il medico di guardia lo mise subito in una vasca di rianimazione.
          “Ci era mancato poco… ha un’ampia emorragia subdurale e una frattura della base cranica… alcuni minuti più tardi sarebbe morto. Ma cosa le ha preso?” voleva sapere il medico.
          Radish lo ignorava, stava fermo davanti alla vasca di rianimazione dove galleggiava Gohan in quel fluido verde, naso e bocca coperto da una maschera di ossigeno e degli elettrodi applicati su capo e busto. Lui stesso aveva dovuto servirsi già altre volte di queste meraviglie della scienza medica, che molte volte sono l’unica cosa che separa il vivo dal morto.
          “Quanto dura ancora?”
          Il medico studiava i dati del paziente e rispondeva:
          “Quel bambino è interessante… credo che fra otto ore sarà come nuovo… Impressionante.”
          “Bene. Avvertimi.”
          Con queste parole si girò e lasciò la stazione silenzioso, avviandosi verso le palestre. Aveva deciso di seguire i propri insegnamenti e di allenarsi, qualche punto in più sullo scouter faceva sempre bene.

          Esattamente dopo sette ore e 45 minuti di estenuanti esercizi lasciò la palestra e come ricompensa si godette una doccia rinfrescante. Al posto della solita armatura si era messo solo una maglietta nera simile a quella di Gohan, cosi ritornò in infermeria. Con sua sorpresa, trovò suo nipote già sveglio e in piene forze.
          “Eccoti! Tutto a posto?”
          “Perché lo hai fatto?” domandò il bambino al posto di ricambiare il saluto dello zio. Il suo sguardo mostrava rabbia e delusione. Radish fischiò sorpreso e accese lo scouter, che gli indicava ben 800 punti. Com’era possibile? Lo zenkai gli aveva addirittura quadruplicato le forze?!
          “Ho pensato che tu dovessi provare come ci si sente dopo in colpo micidiale che ti porta vicino alla morte. Spero che ti serva da lezione per il futuro. Se non lo vuoi provare di nuovo, allora allenati con tutte le tue forze! E un’altra cosa… lo senti? Sei diventato più forte….”
          “Non m’importa. Non era carino comunque.” ribadiva Gohan ancora imbronciato.
          La sua forza combattiva si alzò fino a 900, e Radish seguì la cosa con grande interesse. Forse aveva capito il segreto della forza del bambino.
          “Moccioso, sai una cosa? La tua forza dipende dalle tue emozioni… È interessante, ma anche pericoloso. Tu puoi essere fortissimo, quando ti arrabbi, ma nello stesso modo questa forza scompare. È instabile. Devi imparare a controllarti anche quando sei calmo.”
          “Come? Controllare le mie forze? Come si fa?” voleva sapere Gohan. Quando la sua tensione diminuiva, calava anche la sua forza fin sotto i 600 punti.
          “Che ne so… Imparerai con l’allenamento. Vedrai che in un modo o nell’altro ce la farai. Non hai altre alternative. Se il signor Vegeta crederà che tu sia solo d’impiccio per lui, ti eliminerà. Fidati, lui lo farebbe senza battere ciglio.”
          “Mi… ucciderà…? Davvero?” ripeteva Gohan spaventato. Ora che aveva provato sulla sua stessa pelle cose voleva dire essere in punto di morte, ora una nuova minaccia era comparsa. Il solo pensiero di Vegeta lo faceva rabbrividire. “Ma… Radish… tutti i Saiyan sono cosi brutali?”
          Il Saiyan lo guardava un po’ sorpreso da questa domanda. “Credo che sia colpa del nostro sangue… ma credo di sì. A parte qualche eccezione… perché me lo chiedi?”
          “Non credo che potrei mai essere cosi cattivo… ho paura…”
          “Di nuovo quella parola che inizia con la P, che devi cancellare dal tuo vocabolario…! Forza, vieni, andiamo a mangiare e poi a letto, domani sarà una giornata dura!”
          Gohan annuì e si pulì gli occhi dalle lacrime per poter sorridere. Quel sorriso prese Radish alla sprovvista, cosicché dovette girarsi di scatto prima che il moccioso potesse vedere il suo sorriso soddisfatto.
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          • #20
            bella,bella,bella!!!m piaci come rendi bene il personaggio d radish.
            I embrace my desire
            to feel the rhythm, to feel connected
            enough to step aside and weep like a widow

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            • #21
              bellissima bk! riesci a esprimere i sentimenti dei personaggi in un modo sublime!(wow k termini!)
              ps:i disegni sono stupendi!
              ps2:ma la hai scritta tu in tedesco???
              ^__^-->http://giulia92.deviantart.com/

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              • #22
                Bella! Continua così!
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                Leggete e commentate la mia Fanfic:Dragon Ball Fantastic

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                • #23
                  Si, in origine la FF é in tedesco... sto traducendo... che fatica, l'italiano é solo la mia seconda lingua (Intanto potrei passare l'esame di bilinguismo di livello A)
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                  • #24
                    bk avrei una richiesta.nn potresti darmi un link in cui si può scaricare tutta la fanfic in tedesco?
                    I embrace my desire
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                    • #25
                      guarda sulla prima pagina... lo ho già messo...
                      sigpic
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                      • #26
                        ok scusa nn lo avevo visto.
                        I embrace my desire
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                        • #27
                          5. Spirito Saiyan (Parte 1)

                          Come promesso, il Saiyan aumentava il ritmo di giorno in giorno, quasi ogni ora, cosicchè Gohan la maggior parte delle volte finiva a terra con gli arti dolenti. Ma nonostante ciò non si arrese mai; giorno dopo giorno, si iniziava a notare un miglioramento leggero ma continuo. Senza contare che da quando aveva smesso di lamentarsi e di piangere, Radish lo stimava un po’ di più.
                          “Forza, più veloce! Cerca di prevedere le mie mosse! Sì, così!”
                          Capitava persino che a volte Gohan riuscisse anche a scansare un attacco dello zio, partendo subito in contrattacco. Era chiaramente visibile che giorno dopo giorno il combattimento gli piaceva sempre di più. Un sentimento nuovo e finora sconosciuto, che gli dava ogni volta nuova forza. Gli esercizi pratici erano solo una parte dell’allenamento, mentre un’altra parte era costituita dagli esercizi puramente fisici, soprattutto per la parte più sensibile: la coda. Radish si ricordava troppo bene dell’esperienza fatta sulla terra, quando uno come Kakaroth, che conosceva questo punto debole, ne approfittò. Anche lui si allenava quando Gohan era occupato con gli esercizi.

                          Accadde che un giorno l’allenamento veniva interrotto dall’arrivo di Nappa. Era visibilmente alcolizzato, il suo alito pesante era fiutabile a chilometri di distanza, non solo per il naso fine di un Saiyan. Barcollando si fece avanti.
                          “Ehi, Radish! Tutto a posto? Il marmocchio è ancora vivo? Fammi vedere!”
                          “Na… Nappa! Aspetta! Ehi!”
                          Con grande preoccupazione osservava come Nappa si avvicinava a suo nipote: aveva l’aria di voler fare qualcosa di poco raccomandabile. Radish si sentiva in dovere di fermarlo; tenendolo per una spalla, chiedeva nel modo più sicuro possibile:
                          “Cosa vuoi fare? Smettila. È stanco. Non ne vale la pena!”
                          Il gigante invece aveva voglia di combattere, e non si lasciò fermare: sapeva anche che quel Saiyan di terza classe non riusciva mai a tenergli testa.
                          “Vaffanculo! Lasciami!!!”
                          Con una gomitata colpì il suo compagno in piena faccia, che per l’impatto venne scaraventato contro la parete col naso sanguinante. Liberatosi da questo peso si avvicinò al bambino, che per la paura quasi se la stava facendo sotto. Quell’energumeno alto due metri e mezzo sembrava una montagna… sentiva che era in pericolo.
                          “Ehehe… che c’è? Forza, mostrami cosa sai fare! Coraggio, mezzosangue….!”
                          Ora era proprio sopra di lui, alzò il suo pugno possente per poi scaraventarlo al suolo come un martello. Ma centrò solo il pavimento di metallo, con uno scatto velocissimo il ragazzo si era messo al riparo. Si ritrovava dietro al nobile Saiyan, incredulo della sua reazione improvvisa, tanto che neanche lui aveva capito bene come avesse fatto.
                          “Ma… che diavolo…? Ah, eccoti… sei veloce… sembra che Radish abbia fatto un buon lavoro…”, si complimentava persino Nappa. Il maestro invece solo ora aveva riacquistato i sensi. Era lui il più stupito dei tre, neanche lui aveva potuto seguire il salto di Gohan. Ma Nappa non era ancora soddisfatto: alzò di nuovo il braccio per un altro attacco, stavolta il suo pugno mancò il volto del ragazzo solo per pochi centimetri. Ma l’onda d’urto del suo pugno bastava per scaraventarlo via facendolo volare per alcuni metri. Posseduto dalla sete di sangue, Nappa alzò la mano verso Gohan a terra, desideroso di sparargli una sfera energetica. Gohan si alzava da fatica, ma si accorgeva troppo tardi della sfera nella sua mano. Con un sorriso sinistro la lanciò; per istinto Gohan alzò le braccia come difesa e attese l’impatto. Un’onda d’urto la faceva tremare, ma l’impatto atteso non avveniva.
                          Esitante alzava lo sguardo e irrigidì. Qualcuno si era intromesso e lo aveva salvato. Radish stava in piedi davanti a lui con le braccia aperte, la schiena rivolto verso Nappa. La sfera d’energia lo aveva colpito in pieno bruciando la stoffa resistente della sua maglietta, si sentiva l’odore di carne bruciata.
                          “Z… Zio Radish…! Cosa… Perché…?”
                          “Maledizione… Ahia… che male…!”, sorrideva prima di crollare a terra. Il bambino vide le estese bruciature sulla sua schiena, che provocavano sicuramente un dolore atroce. Nappa invece era solo arrabbiato:
                          “Ehi, Radish! Che diavolo combini?! Come osi metterti in mezzo?! Me la pagherai!”
                          “Bastardo..! Perché…. Perché lo hai fatto?! Potevi fermarti… è tuo amico, no?” gridava Gohan con tutta la sua rabbia scaricando anche lo shock. Lo scouter di Radish si accese e cominciò a misurare i vari valori, Nappa non indossava il suo, per cui rimase all’oscuro che Gohan aveva una forza combattiva di quasi 3.000. Come una bestia infuriata saltò addosso al suo avversario e lo colpì con un calcio in pieno viso con tutta la sua forza, che fece barcollare il gigante. Prima che lui potesse reagire, lo colpiva anche con due pugni allo stomaco. Nappa dovette fare un passo indietro, sorpreso di questa forza improvvisa.
                          Gohan stava ansimando, questi tre colpi avevano consumato una grande parte delle sua forze. E comunque era solo riuscito a peggiorare le cose, ora Nappa era veramente furibondo, ora nel suo viso si vedevano solo rabbia e odio.
                          “Maledetto mezzosangue…. Rifiuto…! Ti faccio fuori…!”
                          Con tutta la furia in corpo attaccava il ragazzo che riuscì a scansare il primo attacco, ma non il secondo che lo colpì in pieno stomaco. Gohan gridò per il dolore e sputò sangue: il colpo gli aveva rotto qualche costola. Prima che potesse reagire, Nappa lo colpiva un’altra volta facendolo volare con violenza contro il soffitto. Quando ricadde a terra, per fortuna era già svenuto.
                          In questi secondi anche Radish si era ripreso e si guardava intorno: vedeva Gohan a terra, poi Nappa, che stava perdendo sangue dal labbro inferiore. Era stato il bambino a ferirlo…? Non aveva tempo per le speculazioni, suo compagno stava per dare il colpo di grazia a suo nipote.
                          E non aveva possibilità di impedirlo.
                          “Nappa!!! Smettila subito!!!”
                          Una voce possente e autoritaria fece tremare tutta la stanza. Il rimproverato si fermò di colpo e si girò di scatto verso l’entrata. La voce apparteneva a un Vegeta arrabbiato e molto disgustato.
                          “Ve… Vegeta…? C… Cosa ci fai tu qua…?”
                          “Questo lo vorrei sapere io da te! Mi puoi spiegare cosa diavolo hai nella zucca? Prima ti ubriachi in pieno giorno e poi quasi ammazzi i tuoi compagni! Mi spieghi come faremo a conquistare tutti i pianeti?!”
                          “Vegeta…! Io… io…”
                          “Zitto. Forza, portali in infermeria! Subito!”
                          “Si… Signorsì!”
                          Nappa era diventato rosso come un pomodoro alla vista della faccia arrabbiata del suo superiore, facendogli passare completamente la sbornia. Si guardò intorno e prendeva Gohan sotto un braccio e, controllato sempre dallo sguardo severo di Vegeta, lo portò via. Radish ansimava per il dolore e si reggeva a malapena in piedi. Anche lui si sentiva osservato dal principe. La bruciatura sulla schiena era grave e forse aveva anche delle costole rotte. Silenzioso passò davanti a Vegeta zoppicando e cercando si nascondere il suo dolore, finché lui gli parlò senza guardarlo:
                          “Per fortuna ho osservato la situazione tramite lo scouter… per un secondo il moccioso ha avuto una forza considerevole… Come hai fatto?”
                          Radish si voltava e lo guardava un po’ sorpreso di questo onore e rispondeva: “Ehm… non lo so per essere sincero… lui ha una forza maggiore quando è arrabbiato… gli riesce da solo… gli ho solo insegnato la tecnica combattiva…”
                          “Capisco.”
                          Vegeta si girava di scatto e lasciò la stanza senza aggiungere altre parole. Radish seguì Nappa in infermeria. Lui aveva appena buttato il bambino su una barella e già voleva andarsene, quando il suo compagno entrò. Gli sguardi dei due Saiyan si incrociavano in un istante intenso e pieno di sfida.
                          “Spero che tu sia contento, Nappa.” sbuffò Radish.
                          “Chiudi il becco.” era la risposta del guerriero più anziano.
                          Pochi attimi dopo che Nappa finalmente era uscito dalla porta le forze di Radish lo abbandonarono definitivamente e crollò a terra. Il medico che stava vistando Gohan lo guardò brevemente e scosse la testa:
                          “Uffa, un ‘altro… per fortuna che ormai sono in pochi, sennò addio ferie…”
                          Entrambi venivano messi in una vasca da rianimazione per attendere la loro guarigione. La prognosi di Radish era stimata in sei ore di cura, mentre per Gohan il tempo saliva fino oltre 12 ore. Le ferite erano preoccupanti, ma non tali da procurare danni permanenti – per fortuna ormai Gohan era diventato abbastanza robusto per sopportarli.

                          Nappa e Vegeta invece si trovavano di nuovo nella mensa per discutere l’accaduto. Il principe era ancora parecchio deluso del comportamento e della mancanza di autocontrollo del suo sottoposto, e non lo nascondeva. Durante questo “colloquio” era evidente chi era quello che comandava. Dopo una sonora ramanzina infine cambiò argomento.
                          “Almeno hai capito quanto forte è diventato il moccioso?”
                          “Forte? Quello? Tsk… mi ha colpito una volta, niente di che… mi ha solo preso alla sprovvista…”
                          “Una volta? Diciamo piuttosto due volte. Tu ti fai sorprendere troppo spesso, Nappa.” lo corresse Vegeta. “Credo che sia merito del sangue misto… e quando si arrabbia le sue forze aumentano in modo considerevole…”
                          “Si… capito… ma come è possibile? Dopotutto è come noi solo in parte… come può essere più forte di bambino Saiyan di razza pura?”
                          “Non ne ho idea… ma dobbiamo stare attenti che il moccioso non ci superi… in fatto di forza combattiva intendo…”
                          “E allora? Basta che noi restiamo più forti di lui.”
                          “Ma che idea brillante, Nappa…! Altro tema. Anche la forza di Radish è aumentata, prima della vostra discussione era pari a 1.610 punti… sembra che fare il maestro gli faccia bene…”
                          “Di cosa di preoccupi? Radish è debole, non diventerà mai forte quanto un nobile…!”
                          Vegeta prese un sorso dal suo bicchiere prima di rispondere. “Parliamone quando si risveglia… vediamo l’effetto dello Zenkai…”
                          sigpic
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                          • #28
                            iperstrasuperfika™

                            è bellissima
                            sigpic
                            DragonBall Power Line La mia Fanfiction

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                            • #29
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                              ^__^-->http://giulia92.deviantart.com/

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                              • #30
                                É super-mega-iper-ultra-fantasmagoricamente bellissima oggettivamente parlando, per nn parlare poi del fatto ke si sta svolgendo un'avventura in cui uno dei miei personaggi pref - Raditz - è ancora vivo.
                                http://i102.photobucket.com/albums/m...4469844891.gif

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