parte 2
Come previsto Radish potè lasciare la sua vasca di rianimazione dopo sei ore; ancora bagnato dal liquido verde di guarigione, appena uscito si prese un asciugamano.
“Allora, come va? Tutto a posto?”
Il medico vicino a lui rispondeva subito: “Direi di sì, signor Radish. Solo una cosa, il danno cutaneo sulla schiena era stato così profondo che non abbiamo potuto rigenerare tutto. Le resterà una cicatrice…”
Il guerriero si toccava la regione della scapola destra e sentiva qualcosa di ruvido. “Capisco… non importa. Le cicatrici sono come medaglie al valore per noi guerrieri… E Gohan?”
“Le sue ferite erano gravi… poli-trauma… fratture al cranio e alla colonna, emorragie al torace… non avrebbe resistito un altro quarto d’ora…”
“Quanto tempo ancora?” lo interrompeva Radish.
“Almeno sette ore…”
Radish sospirava mentre guardava attraverso quel vetro verdastro della capsula di Gohan, il bambino stava dormendo e galleggiava nel liquido privo di sensi. Il Saiyan incrociò le braccia e riflettè; non avrebbe mai pensato che la sua vita potesse essere troncata dal suo compagno… ma ancora più sorprendente era il fatto che mai e poi mai avrebbe potuto pensare di salvare qualcuno a rischio della propria vita. Suo nipote… maledetto Kakaroth…! Mi metti ancora i bastoni fra le ruote?
“I suoi compagni La aspettano nella rampa 7-B. Ecco la Sua attrezzatura.” un soldato lo distolse dai suoi pensieri.
“Perchè tanta fretta?” chiese Radish sorpreso. “Volevamo partire solo dopodomani!”
“E che ne so. Non mi chieda cose simili…”
Ancora esitante il Saiyan si mise la sua solita armatura. I suoi pensieri giravano più intorno al nipote che alla missione. Secondo i calcoli il tempo di durata era stato stimato intorno alle 4 settimane… poteva lasciarlo da solo per tutto questo tempo? Doveva parlarne con Vegeta.
“Radish chiama Vegeta…”
“Qui Vegeta. Finalmente! Vieni che dobbiamo partire!”
“Ma perché questa fretta? E cosa ne sarà di Gohan?”
“Ordine di Freezer. Come sta il moccioso? È pronto?” Naturalmente sapeva che non poteva essere così, si prendeva gioco di lui.
“No, ha ancora bisogno di tempo.”
“Allora lascialo qua. Non abbiamo bisogno di intralci. Se vuole venire la prossima volta, deve allenarsi molto. Vieni subito!”
Radish sorrideva in modo indeciso. Cosa fare? Guardava verso il medico, poi verso Gohan. Prendeva carta e una penna e scriveva velocemente un messaggio.
“Quando si sveglia ed è di nuovo in forma, digli di cercare questo tizio qua. È in gamba e mi posso fidare di lui. Ritorniamo fra 4 settimane circa… Aggiungi che gli do questo consiglio di restare in vita e di non arrendersi mai. Temo che lui ti verrà a trovare molte volte…”
“Si, d’accordo…”
Radish accennò un saluto e lasciò l’infermeria correndo per i corridoi: Vegeta odiava tante cose, ma soprattutto odiava aspettare.
Chichi si stava pentendo di aver cacciato suo marito così e si stava rendendo conto che forse aveva reagito un po’ troppo frettolosamente. Ma il suoi pensieri giravano solo intorno ad un unico punto: la sorte di suo figlio. Come stava in questo momento? Cosa gli staranno facendo quegli esseri brutali? Sarà ancora lo stesso al suo ritorno?
Voleva prendere qualcosa dalla dispensa di cucina - era tempo per preparare il pranzo - quando la sua mano toccava la tazza preferita di Gohan, ornata persino dal suo nome. Come al rallentatore osservava come cadeva a terra frantumandosi. Era un segno che forse era successo qualcosa a suo figlio?
“Gohan… ti prego… torna da me…”
Bulma e suo padre avevano finalmente terminato il progetto della stanza gravitazionale che aumentava la gravità al posto di eliminarla. L’apparecchio era ancora in fase di prova ed era così grande che dovevano installarlo in un bunker resistente, dalle dimensioni di 50 metri per 50 ed alto dieci metri. Le pareti erano fatte di cemento armato e si poteva entrare solo attraverso l’entrata di sicurezza.
“Urca!!! Che forza! Quando posso iniziare?” gridava Goku stupefatto quando metteva piede per la prima volta nel “G-Bunker”.
”Calma! Prima ti devo spiegare come funziona… devi essere in grado di usarla, no?” lo frenò Bulma.
“Uffa… ho capito… ma cerca di usare termini comprensibili per me!” sospirò il Saiyan.
Bulma cercò di spiegare le cose più importanti del sistema e le modalità di utilizzo. Vicino al protone d’ingresso vi era installato il computer principale con tanti pulsanti e un monitor. Goku si concentrava per capirci il più possibile, anche se la maggior parte delle cose erano troppo complicate per un inesperto del settore dell’ingegneria come lui.
“:..e qui selezioni il fattore di gravità… al momento siamo ovviamente a un G, la gravità terrestre normale. Con questo la aumenti, e con questo la abbassi…” stava spiegando Bulma, quando la capacità di concentrazione di Goku raggiungeva il suo limite.
“Argh…! Bulma!!! Mi fa male la testa… Lasciami provare e imparerò! Dimmi solo le capacità di questo marchingegno…”
Bulma sorrideva vittoriosa, se lo aspettava questa reazione. “Intorno ai 10 G… ma solo 10 ore di fila. Poi devi fare mezz’ora di pausa, sennò si surriscalda…”
“Capito… a me basta sapere questo. Accendilo!”
“Sisi… va bene… Ma io vado fuori e osservo tutto tramite i monitor di sorveglianza… voglio vedere se ci sono problemi o no. Un consiglio! Vacci piano all’inizio..!”
“Va bene.” sorrise Goku, e iniziò con il suo solito programma di riscaldamento. Portava i suoi soliti vestiti d’allenamento e in più si era portato dietro alcuni pesi. Era pronto per questo allenamento speciale! Dopo che Bulma uscì, accese il generatore e regolò la gravità a solo due G. Forse poteva sembrare poco, ma se lui con i suoi vestiti pesava 670 chili, ora ne pesava ben 1340!
“Urca… bene, cosi può andare…”
Goku iniziava a correre nella stanza, faceva flessioni sulle braccia ed altri esercizi aumentando pian pianino la frequenza e la velocità. Dopo due ore sentiva come i suoi muscoli si stavano abituando e cominciò con dei Kata e vari attacchi, prima senza, poi con dei pesi in mano. Così andò avanti finchè dopo sei ore gli brontolava lo stomaco.
“Che fame… purtroppo ho già finito i miei panini… Devo chiedere a Bulma…”
Goku doveva spegnere il generatore, altrimenti non si apriva il portone, poi si avviò verso la cucina. Li vide che Bulma aveva un’ospite.
“Ehi, Yamcha! Sei ancora in giro?” salutò il suo amico quando lo riconobbe. Il suo sguardo preoccupato indicava che Bulma gli aveva già raccontato tutto.
“Ciao, Goku…. L’ho saputo solo adesso… Mi dispiace tanto… ma cosa ci fai qua?”
“Mi sto allenando con il nuovo apparecchio di Bulma! Posso aumentare la gravità, è fantastico!”, ribadiva invece il giovane Saiyan tutto felice.
“Ma dai? Beh, in effetti sembri già esser più robusto. Lo sai, sarei quasi curioso di vedere quanto sei diventato forte!” rideva Yamcha con aria di sfida alzandosi dalla sua sedia. Era chiaro che fremeva dalla voglia di fare una gara. Si toglieva la giacca e si massaggiava i suoi muscoli. Bulma stava entrando nella stanza e vide dalle scale i due uomini che si stavano osservando con aria di sfida in pose da combattimento.
“È mai possibile che voi muscolosi dovete sempre fare a botte?! Yamcha! Goku! Siate più civili in casa mia!” gridava seccata da questo atteggiamento. Goku invece sorrideva:
“Bulma! Hai qualcosa da mangiare? Ho una fame da lupi!”
Yamcha non l’aveva sentita, e non riusciva più a fermare il suo attacco, il suo pugno colpiva Goku in pieno viso, ma lui se ne accorse solo perché gli ostacolava nel parlare. Ne rimase talmente sorpreso che non riuscì a proferire parola, Goku invece gli chiese come se niente fosse:
“Cosa, hai già cominciato? Fammi mangiare qualcosa prima, ho fame!”
“Ehm… Goku… ti ho appena dato un pugno con tutta la mia forza… non hai sentito nulla?”
“Beh… una leggera pressione sulla guancia… che c’è? Non ti alleni più?”
“Sinceramente avrei ricominciato due mesi fa… ma tu sei troppo forte…”
Goku si grattava la nuca per poi saltare al piano di sopra, dove Bulma aveva già preparato qualche spuntino. Lui e Yamcha parlavano di tutto ciò che riguardava gli avvenimenti passati; il Saiyan ripeteva più volte quanto fosse bella la stanza gravitazionale, e appena ebbe deglutito l’ultimo boccone era pronto a tornare lì.
“Posso entrarci anch’io? In due ci si allena meglio!” propose il guerriero terrestre.
“Certo… se resisti…”
“Contaci. Mi devo solo cambiare…”
Bulma scosse la testa: da quando Yamcha era entrato nella squadra di Baseball della città aveva sperato che avesse smesso con gli arti marziali… Ma lui era entusiasta come un bambino all’idea, e conoscendolo non era possibile fermarlo finche non si stancava. Gli prestò anche qualche vestito d’allenamento, dei pantaloni grigi e una maglietta blu, ma non senza fargli capire che non era d’accordo.
I due entrarono del G-Bunker e si riscaldavano. “Avevo appena iniziato con 2 G…”
“Accendi!”
Goku azionò il generatore e la gravità si raddoppiò, Yamcha non potè trattenere un piccolo gemito di sorpresa, ma rimase impassibile. Non poteva sapere che Goku indossava i suoi vestiti pesanti quando lo sfidava ad un esercizio di Kumite. Goku attaccò prima piano, poi sempre più veloce. Dopo un’ora Yamcha doveva necessariamente sforzarsi al massimo, mentre Goku non sudava neanche. L’umano alzava la mano e lasciava cadere la guardia.
“Goku… una pausa! Ti prego… sono… sono sfinito…!”
“Di già? Va beh, allora continuo da solo…”
Come previsto Radish potè lasciare la sua vasca di rianimazione dopo sei ore; ancora bagnato dal liquido verde di guarigione, appena uscito si prese un asciugamano.
“Allora, come va? Tutto a posto?”
Il medico vicino a lui rispondeva subito: “Direi di sì, signor Radish. Solo una cosa, il danno cutaneo sulla schiena era stato così profondo che non abbiamo potuto rigenerare tutto. Le resterà una cicatrice…”
Il guerriero si toccava la regione della scapola destra e sentiva qualcosa di ruvido. “Capisco… non importa. Le cicatrici sono come medaglie al valore per noi guerrieri… E Gohan?”
“Le sue ferite erano gravi… poli-trauma… fratture al cranio e alla colonna, emorragie al torace… non avrebbe resistito un altro quarto d’ora…”
“Quanto tempo ancora?” lo interrompeva Radish.
“Almeno sette ore…”
Radish sospirava mentre guardava attraverso quel vetro verdastro della capsula di Gohan, il bambino stava dormendo e galleggiava nel liquido privo di sensi. Il Saiyan incrociò le braccia e riflettè; non avrebbe mai pensato che la sua vita potesse essere troncata dal suo compagno… ma ancora più sorprendente era il fatto che mai e poi mai avrebbe potuto pensare di salvare qualcuno a rischio della propria vita. Suo nipote… maledetto Kakaroth…! Mi metti ancora i bastoni fra le ruote?
“I suoi compagni La aspettano nella rampa 7-B. Ecco la Sua attrezzatura.” un soldato lo distolse dai suoi pensieri.
“Perchè tanta fretta?” chiese Radish sorpreso. “Volevamo partire solo dopodomani!”
“E che ne so. Non mi chieda cose simili…”
Ancora esitante il Saiyan si mise la sua solita armatura. I suoi pensieri giravano più intorno al nipote che alla missione. Secondo i calcoli il tempo di durata era stato stimato intorno alle 4 settimane… poteva lasciarlo da solo per tutto questo tempo? Doveva parlarne con Vegeta.
“Radish chiama Vegeta…”
“Qui Vegeta. Finalmente! Vieni che dobbiamo partire!”
“Ma perché questa fretta? E cosa ne sarà di Gohan?”
“Ordine di Freezer. Come sta il moccioso? È pronto?” Naturalmente sapeva che non poteva essere così, si prendeva gioco di lui.
“No, ha ancora bisogno di tempo.”
“Allora lascialo qua. Non abbiamo bisogno di intralci. Se vuole venire la prossima volta, deve allenarsi molto. Vieni subito!”
Radish sorrideva in modo indeciso. Cosa fare? Guardava verso il medico, poi verso Gohan. Prendeva carta e una penna e scriveva velocemente un messaggio.
“Quando si sveglia ed è di nuovo in forma, digli di cercare questo tizio qua. È in gamba e mi posso fidare di lui. Ritorniamo fra 4 settimane circa… Aggiungi che gli do questo consiglio di restare in vita e di non arrendersi mai. Temo che lui ti verrà a trovare molte volte…”
“Si, d’accordo…”
Radish accennò un saluto e lasciò l’infermeria correndo per i corridoi: Vegeta odiava tante cose, ma soprattutto odiava aspettare.
Chichi si stava pentendo di aver cacciato suo marito così e si stava rendendo conto che forse aveva reagito un po’ troppo frettolosamente. Ma il suoi pensieri giravano solo intorno ad un unico punto: la sorte di suo figlio. Come stava in questo momento? Cosa gli staranno facendo quegli esseri brutali? Sarà ancora lo stesso al suo ritorno?
Voleva prendere qualcosa dalla dispensa di cucina - era tempo per preparare il pranzo - quando la sua mano toccava la tazza preferita di Gohan, ornata persino dal suo nome. Come al rallentatore osservava come cadeva a terra frantumandosi. Era un segno che forse era successo qualcosa a suo figlio?
“Gohan… ti prego… torna da me…”
Bulma e suo padre avevano finalmente terminato il progetto della stanza gravitazionale che aumentava la gravità al posto di eliminarla. L’apparecchio era ancora in fase di prova ed era così grande che dovevano installarlo in un bunker resistente, dalle dimensioni di 50 metri per 50 ed alto dieci metri. Le pareti erano fatte di cemento armato e si poteva entrare solo attraverso l’entrata di sicurezza.
“Urca!!! Che forza! Quando posso iniziare?” gridava Goku stupefatto quando metteva piede per la prima volta nel “G-Bunker”.
”Calma! Prima ti devo spiegare come funziona… devi essere in grado di usarla, no?” lo frenò Bulma.
“Uffa… ho capito… ma cerca di usare termini comprensibili per me!” sospirò il Saiyan.
Bulma cercò di spiegare le cose più importanti del sistema e le modalità di utilizzo. Vicino al protone d’ingresso vi era installato il computer principale con tanti pulsanti e un monitor. Goku si concentrava per capirci il più possibile, anche se la maggior parte delle cose erano troppo complicate per un inesperto del settore dell’ingegneria come lui.
“:..e qui selezioni il fattore di gravità… al momento siamo ovviamente a un G, la gravità terrestre normale. Con questo la aumenti, e con questo la abbassi…” stava spiegando Bulma, quando la capacità di concentrazione di Goku raggiungeva il suo limite.
“Argh…! Bulma!!! Mi fa male la testa… Lasciami provare e imparerò! Dimmi solo le capacità di questo marchingegno…”
Bulma sorrideva vittoriosa, se lo aspettava questa reazione. “Intorno ai 10 G… ma solo 10 ore di fila. Poi devi fare mezz’ora di pausa, sennò si surriscalda…”
“Capito… a me basta sapere questo. Accendilo!”
“Sisi… va bene… Ma io vado fuori e osservo tutto tramite i monitor di sorveglianza… voglio vedere se ci sono problemi o no. Un consiglio! Vacci piano all’inizio..!”
“Va bene.” sorrise Goku, e iniziò con il suo solito programma di riscaldamento. Portava i suoi soliti vestiti d’allenamento e in più si era portato dietro alcuni pesi. Era pronto per questo allenamento speciale! Dopo che Bulma uscì, accese il generatore e regolò la gravità a solo due G. Forse poteva sembrare poco, ma se lui con i suoi vestiti pesava 670 chili, ora ne pesava ben 1340!
“Urca… bene, cosi può andare…”
Goku iniziava a correre nella stanza, faceva flessioni sulle braccia ed altri esercizi aumentando pian pianino la frequenza e la velocità. Dopo due ore sentiva come i suoi muscoli si stavano abituando e cominciò con dei Kata e vari attacchi, prima senza, poi con dei pesi in mano. Così andò avanti finchè dopo sei ore gli brontolava lo stomaco.
“Che fame… purtroppo ho già finito i miei panini… Devo chiedere a Bulma…”
Goku doveva spegnere il generatore, altrimenti non si apriva il portone, poi si avviò verso la cucina. Li vide che Bulma aveva un’ospite.
“Ehi, Yamcha! Sei ancora in giro?” salutò il suo amico quando lo riconobbe. Il suo sguardo preoccupato indicava che Bulma gli aveva già raccontato tutto.
“Ciao, Goku…. L’ho saputo solo adesso… Mi dispiace tanto… ma cosa ci fai qua?”
“Mi sto allenando con il nuovo apparecchio di Bulma! Posso aumentare la gravità, è fantastico!”, ribadiva invece il giovane Saiyan tutto felice.
“Ma dai? Beh, in effetti sembri già esser più robusto. Lo sai, sarei quasi curioso di vedere quanto sei diventato forte!” rideva Yamcha con aria di sfida alzandosi dalla sua sedia. Era chiaro che fremeva dalla voglia di fare una gara. Si toglieva la giacca e si massaggiava i suoi muscoli. Bulma stava entrando nella stanza e vide dalle scale i due uomini che si stavano osservando con aria di sfida in pose da combattimento.
“È mai possibile che voi muscolosi dovete sempre fare a botte?! Yamcha! Goku! Siate più civili in casa mia!” gridava seccata da questo atteggiamento. Goku invece sorrideva:
“Bulma! Hai qualcosa da mangiare? Ho una fame da lupi!”
Yamcha non l’aveva sentita, e non riusciva più a fermare il suo attacco, il suo pugno colpiva Goku in pieno viso, ma lui se ne accorse solo perché gli ostacolava nel parlare. Ne rimase talmente sorpreso che non riuscì a proferire parola, Goku invece gli chiese come se niente fosse:
“Cosa, hai già cominciato? Fammi mangiare qualcosa prima, ho fame!”
“Ehm… Goku… ti ho appena dato un pugno con tutta la mia forza… non hai sentito nulla?”
“Beh… una leggera pressione sulla guancia… che c’è? Non ti alleni più?”
“Sinceramente avrei ricominciato due mesi fa… ma tu sei troppo forte…”
Goku si grattava la nuca per poi saltare al piano di sopra, dove Bulma aveva già preparato qualche spuntino. Lui e Yamcha parlavano di tutto ciò che riguardava gli avvenimenti passati; il Saiyan ripeteva più volte quanto fosse bella la stanza gravitazionale, e appena ebbe deglutito l’ultimo boccone era pronto a tornare lì.
“Posso entrarci anch’io? In due ci si allena meglio!” propose il guerriero terrestre.
“Certo… se resisti…”
“Contaci. Mi devo solo cambiare…”
Bulma scosse la testa: da quando Yamcha era entrato nella squadra di Baseball della città aveva sperato che avesse smesso con gli arti marziali… Ma lui era entusiasta come un bambino all’idea, e conoscendolo non era possibile fermarlo finche non si stancava. Gli prestò anche qualche vestito d’allenamento, dei pantaloni grigi e una maglietta blu, ma non senza fargli capire che non era d’accordo.
I due entrarono del G-Bunker e si riscaldavano. “Avevo appena iniziato con 2 G…”
“Accendi!”
Goku azionò il generatore e la gravità si raddoppiò, Yamcha non potè trattenere un piccolo gemito di sorpresa, ma rimase impassibile. Non poteva sapere che Goku indossava i suoi vestiti pesanti quando lo sfidava ad un esercizio di Kumite. Goku attaccò prima piano, poi sempre più veloce. Dopo un’ora Yamcha doveva necessariamente sforzarsi al massimo, mentre Goku non sudava neanche. L’umano alzava la mano e lasciava cadere la guardia.
“Goku… una pausa! Ti prego… sono… sono sfinito…!”
“Di già? Va beh, allora continuo da solo…”
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