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  • #16
    Un'altra storiella... indovinate chi é che parla? in attesa che mi viene in mente qualcosa di meglio...

    3. DESTINO

    Che scherzo del destino.
    Veramente… è la cosa più strana è che quasi mi viene voglia di ridere. Assurdo… non mi riconosco più. Mi viene da ridere quando sia io, sia lei, sia tutta la mia terra si sta estinguendo?! Ma ora non m’importa.

    È finita.
    È successo come lo avevo visto nella mia visione.
    Non ho potuto impedirlo.

    Eh si, quel dannato Canassiano alla fine ha avuto la sua vendetta. Quel essere aveva previsto tutto ciò già prima del nostro arrivo sul suo pianeta, già lì il nostro destino era stato segnato. Davvero? Era destino che finisse cosi? Questa domanda mi è nuova, non me lo sono mai chiesto prima d’ora. Non mi sono mai chiesto come potrebbe terminare la mia esistenza, o quella del mio popolo, anzi. Non avrai mai immaginato lontanamente che ci potesse essere la possibilità di avere una fine. Ho sempre pensato che noi siamo invincibili, immortali nello spirito, che niente e nessuno potesse seriamente compromettere la nostra gloriosa ascesa al potere.

    Ho sbagliato. Tutti noi abbiamo sbagliato i calcoli. Neanche noi alla fine siamo stati tanto invincibili, come lo eravamo nella nostra immaginazione. Non importa quanto forti ci si diventi, nell’universo ci sarà sempre qualcuno più forte e potente di te. Non ci volevo credere, ma è cosi. E ora ne abbiamo pagato il prezzo della nostra stupidità.

    Ehehe… che stupidi… almeno io muoio guardando in faccia la morte a testa alta, come un vero guerriero. Quando incontrerò i miei antenati, posso dirgli senza rimorsi che sono morto combattendo. Si, ho combattuto, ma alla fine temo che non ne era neanche valsa la pena. Quel maledetto mostro mi ha fatto fuori con una facilità impressionante. Credo che mi abbia considerato neanche, come un insetto o un verme fastidioso.
    Si, ero ferito e stanco, ma queste scuse non li ho mai accettate, ne le accetterò ora. Ho fallito. Forse ero troppo presuntoso a pensare di poter fermare Freezer da solo con le mie poche forze residue. Ma cosa potevo fare? Nessuno mi ha creduto. Quei babbei… mi hanno dato del pazzo! Che crepino pure… bevendo vino o spassandosela con una donna… non m’importa. Non se lo meritavano una morte in battaglia. Ehehe… immagino la loro faccia, quando la terra sotto i loro piedi si aprirà e i gli risucchierà…!

    Gli unici che forse mi avrebbero creduto erano loro… i miei compagni… no, i miei amici. Si, gli unici che in tanti anni si sono meritati tale titolo. Maledizione, perché non ero lì con loro? Perché? Ero il capitano della squadra, era il mio dovere combattere e perire insieme alla mia squadra! Invece… sono morti. Uccisi. Dagli uomini di Freezer. In quel momento il mio cuore piangeva. Vedere i miei amici giacere a terra privo di vita… dio… non avrei mai immaginato che la morte di un altro Saiyan potesse toccarmi a tal punto. Che idiozie… non erano mica Saiyan come altri! Eravamo i migliori… I migliori… Toma… Celipa… Punkin… Toteppo… e tu, Cauli.
    Ma nonostante ciò siete morti. Tsk… che importa, tanto sto per raggiungervi.

    Freezer… non te lo perdonerò mai per aver dato l’ordine di sterminare i Saiyan! Ma chi ti credi di essere? Come hai osato? Non puoi passarla lisca! Le ultime parole di Toma mi risuonano nella testa… si avrei voluto mostragli l’orgoglio dei saiyan, ma ero da solo! Mi dispiace! Nessuno si è aggiunto alla mia offensiva contro Freezer! Mi hanno persino riso in faccia! Che rabbia! Se avrebbero visto ciò che ho visto io, si sarebbero affrettati a battersi insieme a me! Invece cosi… una battaglia solitaria persa in partenza.
    Pah… a che serve scaldarsi tanto per la stupidità dei miei simili? Ormai non serve a niente. Forse non ce lo avremmo fatta comunque.
    La vendetta di Canassa… Una maledizione? Forse. Mi ha fatto vedere tantissime cose. La distruzione del mio pianeta, la morte dei miei amici… beh, se considero solo quelle cose la vedetta era stata compiuta. Sapeva bene che l’unica cosa a cui tenevo era il mio pianeta natale. Forse ora lui mi guaderà dall’aldilà…

    Stai ridendo, vero?

    Tsk… la tua vendetta ora non mi fa ne caldo ne freddo. Lo sai perché? È vero che mi hai fatto vedere il futuro disperato della mia razza, ma allo stesso tempo il tuo incantesimo mi ha mostrato anche la mia più grande speranza per questo futuro. Non te lo saresti immaginato, vero? Ti è andata male…

    Kakaroth. Figlio di Bardack, guerriero di terza classe. Forza combattiva congenita: 2 soli punti. Un fallito, visto i criteri di selezione.
    Tsk… non ero nemmeno presente alla tua nascita… Celipa mi aveva già fatto la predica per questo. Avevo lasciato Cauli da sola a partorire, non me ne importava niente della tua nascita. Come sempre. Avrei dovuto prevederlo che mia sorella si sarebbe arrabbiata. Vista ora, aveva avuto ragione... Ma in quel momento non ne sapevo ancora niente, avevo creduto fermamente che il destino abbia riservato per te una vita infelice e dura, tipica di un guerriero di terzo livello come me. Destinato ad essere mandato su un pianeta di categoria E con una scarsa possibilità di sopravivenza. E semmai tu fossi riuscito a tornare, le possibiltá che tu possa fare carriera erano minime. Quello era il tuo destino prestabilito. Almeno avevo creduto che lo fosse.
    Il destino… Ma che cos’è alla fine?
    Nella mia visone ti ho visto, Kakaroth, crescere su quel pianeta di nome terra, ti ho visto combattere, crescere, ridere, diventare sempre più abile e forte. Come mi assomigli… O meglio, come mi assomiglierai. Cauli aveva ragione; quando me lo ha detto non le ho creduto.
    Uno sguardo fiero e deciso, degno di un vero Saiyan. Cosa ne penserai di me? Anzi… sprecherai un solo pensiero per me? Mi vendicherai?

    Il mio corpo sta scomparendo, cosi come la mia coscienza. Dovrei sentire dolore, ma non è cosi. Sono già morto allora? È cosi che finisce tutto? Allora è proprio vero che in fin di vita i secondi diventano un’eternità. La luce dell’esplosione sotto di me mia acceca. Ecco, ora è davvero finita. Perirò insieme al mio pianeta. Mi sa che rivedrò tutti all’inferno…

    Cos’è? Un’ultima visione?
    La luce davanti a me sta prendendo forma, come una fiamma. Al centro vedo una figura umana in piedi. Queste spoglie… sono di… Kakaroth?! Si, è lui… ormai adulto. Potrebbe essere mio fratello gemello…! Ma che succede? I suoi capelli stanno diventando dorati…! Che forza…! Ma… è possibile che sia lui…? Mi sta guardando con un sorriso calmo e deciso.
    Il super Saiyan. Mio figlio è il leggendario Super Saiyan!

    Che scherzo assurdo del destino. Eh, Freezer? Ti è andata male stavolta. Ti aspetto all’inferno.
    Last edited by BK-81; 03 August 2007, 17:33.
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    • #17
      per completezza posto anche le one-shots della gara...

      4. Dimmi perché!

      „Ma perchè? Perché? Dannazione!!! Perché doveva proprio finire cosi?!”
      Con grande fracasso una roccia altra dieci metri e grande come un pullman venne fracassata dagli pugni dell’uomo infuriato matto. Come cannonate da carro armato i suoi pugni fendevano l’aria per liberare la loro potenza distruttiva sbriciolando i massi come se fossero di sabbia. Dove prima si estendeva una radura bizzarra con rocce alte come colonne tra l’erba, ora vi era solo un a montagna di ghiaia. E in mezzo in piedi un uomo alto coi capelli corti, con indosso una divisa da artista marziale arancione.
      Caricava nuovamente il suo destro per distruggere un altro masso davanti a lui.
      “Maledizione!!! Te la farò pagare cara, maledetto Saiyan!“, gridò in preda alla rabbia.
      Con un grido liberò la sua forza spirituale, un’aura azzurra circondò il suo corpo muscoloso, negli occhi corvini brillava una luce piena dio collera e di tristezza. La sua aura illuminò la zona circostante come un fuoco azzurro dando un’atmosfera veramente strana e irreale, la terra sotto ai suoi piedi tremò. L’umano alzò il pugno destro per concentravi la sua energia spirituale, facendo comparire una sfera color giallo che galleggiò sopra il suo palmo. La sfera aveva un diametro di ben cinque metri, quando la lanciò in aria. Con segni complessi la diresse abilmente facendola fare vari voli complessi e loopings, per poi indirizzarla verso se stesso.
      Come una cometa la sfera sfrecciò verso il suo padrone, questo chiuse gli occhi per un momento per poi portare le mani al fianco destro.
      “Ka-Me-Ha-Me…. HAAA!!!!”
      Un’onda d’energia azzurra fuoriuscì dalle sue mani, con essa spinse la sfera verso il cielo, anche se a fatica. Infine le due energie esplosero in un’altezza di alcuni decine di chilometri in una gigantesca palla di fuoco.
      Yamcha ansimava per la fatica, usare queste due tecniche insieme non lo aveva mai provato finora. Ma almeno cosi era riuscito a liberarsi della rabbia più feroce, permettendoli di ascoltare la ragione. L’uomo cadde in ginocchio, non per la fatica, ma più per lo sconforto, che lo pervase all’improvviso.
      “Bulma… perché…? Perché? Non doveva finire cosi… non con lui… perché, Dannazione!!!”
      Yamcha si ricordò del momento più brutto della sua vita- a parte del momento della sua morte per mano di quel dannato Saibaiman: quando Bulma gli rivelò di essere incinta. Beh, questo per se non era grave, ma quando seppe l’identità del padre, quasi si credeva imprigionato in un incubo. Non ci credeva. Non voleva credere. Non ci poteva credere!
      “Vegeta… Maledetto bastardo… Come hai osato????”
      Di nuovo quella rabbia, ora tanto acuta che le lacrime gli vennero agli occhi. Una goccia dopo l’altra cadde sul terreno secco e duro, le sue mani scavavano nella roccia frantumandola. Un pugno e un cratere di due metri di larghezza e uno di profondità si aprì.
      “Vorrei odiarti… Bulma… t’innamori di un alieno spietato, che mi ha ucciso! Ma come puoi? Cosa ha quello di tanto interessante?! Dimmelo! DIMMELO!!!”
      Si ricordò della prima volta che aveva incontrato quel Saiyan. Voleva annientare l’umanità. Un guerriero freddo e spietato, dotato di una potenza incredibile. Arrogante e sicuro di se. Il resto lo aveva seguito dall’aldilà, ma la sua opinione non cambiava mai. E poi lo rincontrò sulla terra. Che diavolo voleva sulla terra?! Per Goku? Beh, se fosse cosi, perché ora sta con Bulma? Cosa ne frega? E lei, come mai questo interesse per quello scimmione? Da quando non le importava più della loro relazione? Yamcha cercò di ricordarsi, da quando lei era diventata cosi fredda nei suoi confronti. Già prima dell’arrivo dei Saiyan? No… alla sua morte Bulma aveva pianto lacrime amare.
      Quanti anni… 10? 15? Si erano promessi l’amore eterno, volevano mettere su famiglia insieme, e ora? Tutto buttato via. Il bambino che la donna stava per partorire non era suo. Non era umano. Era per metà alieno, era il figlio di Vegeta! Ecco! Dall’arrivo di Vegeta sulla terra! Da quel momento!
      “Se non fosse tanto triste da piangere… sarebbe da ridere…”, sorrise Yamcha amaramente alzandosi in piedi e volando lo sguardo verso il cielo. Un vento impetuoso portò via un’altra lacrima, le lacrime della Iena del Deserto.
      “Ne è passato di tempo…”, pensò improvvisamente calmo, si ricordò della sua vita predicente al suo incontro con Bulma, una vita da bandita, libero e selvaggio. Forse non era poi cosi male… per un momento quel pensiero era cosi chiaro, che quasi ci credeva. Ma subito dopo scosse la testa schiacciando questo pensiero dalla sua testa.
      “No. Era bello, ma non posso negare la mia vita… ma a volte penso che forse le cose avrebbero potuto andare diversamente… specie quelle degli ultimi anni…”
      Yamcha fece un respiro profondo e trattenne il respiro per alcuni secondi, quando espirò lentamente il suo sguardo di schiarì.
      “Vegeta… non te lo perdonerò mai… Bulma ha scelto te… non me. Ti odio per questo. Ma a parte questo ho il dovere di proteggerla. Questo è un lavoro che tu ancora non riesci a fare. Anzi... se mai ne sarai in grado, forse, dico forse, ti perdonerò...”
      Last edited by BK-81; 03 August 2007, 17:34.
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      • #18
        5. Padre

        Una giornata come tante altre.
        Sole incandescente tipico di fine agosto, con una leggera brezza nell’aria, che non fa altro che aumentarne la temperatura. Fra poco la stella di questo pianeta tramonterà facendo cadere il sipario sulla giornata attuale. E con questo? Non me ne importa nulla. Quante di queste giornate le ho già viste… migliaia… Ormai mi ci sono abituato a passarle su questo misero pianeta di nome terra.
        Non è vero. Non è una giornata come le altre. Ho fatto i calcoli tempo fa, per semplice curiosità, senza dirlo a Bulma, e lo ho scoperto. Secondo il calendario terrestre la giornata odierna combacia con il mio compleanno. Gli anni su questo pianeta durano molto meno che sul pianeta Vegeta, non è solo una mia impressione, ma un dato di fatto. Ma un anno è un anno… se metto cosi le cose, oggi sarebbe il mio quarantesimo compleanno. Quaranta anni… niente male…
        Il tempo è passato tanto in fretta… Mi ricordo ancora bene le giornate passate sul mio pianeta natio, gli anni come servo di Freezer e infine gli anni passati dal mio primo arrivo sulla terra. Tante cose sono cambiate… o meglio, temo che io sono cambiato. Sennò non mi farei questi pensieri, eh!
        Quaranta anni… ormai sono un uomo fatto… media età, come Nappa. Ma la cosa più importante è sicuramente questa: sono un padre. Si, fisicamente lo sono da ormai sette anni, ma solo ora me ne rendo veramente conto. Sangue del mio sangue… Ora che ci penso, anche mio padre aveva avuto la mia stessa età, se non erro.

        Pochi sono i ricordi che ho di lui. Troppo poche. Ma quei pochi ricordi sono nitidi nella mia mente e mi è facile ricordarne il contesto. Mio padre… il valoroso e fiero Re dei Saiyan. Agli occhi di un bambino di neanche tre anni la sua figura mi sembrò quella di un gigante. Camminò sempre a testa alta, non abbassò mai lo sguardo. I suoi occhi brillarono come due cristalli di perle neri, lo sguardo sembrò di avere la facoltà di poter trapassare a morte tutti i nemici. Non importava a quale Saiyan era rivolto, chiunque si sentì costretto ad accettarlo come suo superiore.
        Questo sguardo non risparmiava nemmeno me, suo figlio. A partire dalla mia prima memoria di lui la prima cosa che mi viene in mente era tale sguardo. A tre anni ogni volta tremvo dalla paura, come un cucciolo impaurito. Quella volta per la paura mi sono aggrappato alla gonna della donna che mi fece da tutrice, in assenza di mia madre. Mi ci vollero ben due anni per imparare a contrastarlo, per non sentirmi costretto ad abbassare gli occhi davanti a lui. E alla fine i miei occhi erano più duri e brillanti dei suoi.
        Eh, faceva parte del suo piano. Sapeva benissimo che in un futuro non troppo lontano io lo avrei sfidato e forse lo avrei ucciso, era un modo per farmi diventare simile a lui. Per diventare immortale. Anche lui aveva ucciso suo padre a sangue freddo… almeno era ciò che mi aveva raccontato una volta.
        “Un vero Saiyan è capace di uccidere chiunque senza rimorsi!”, era una delle tante lezioni che ogni giorno mi impartiva.
        Un'altra era. “Tu sei il futuro Re degli Saiyan. Sei speciale, sei il migliore. Tutti gli altri saranno tuoi schiavi!”
        E infine: “Il Re con consoce amici. Solo alleati o nemici. Gli alleati controllali, i nemici uccidili!”
        A sentirmelo ripetere fino alla nausea cominciai a credergli. Come non ammirare un uomo tanto forte, tanto orgoglioso, tanto forte? Mi sembrava come una leggenda. Anche in quelle volte quando dopo glia allenamenti strazianti anziché consolarmi per le ferite e per il dolore mi sgridò perché la mia tecnica non era ancora perfetta. Voleva che diventassi il guerriero perfetto. E io mi impegnai a soddisfarlo.
        A sette anni infine superai finalmente la sua forza combattiva. Ero ansioso di poter dimostrare la mia abilità acquista in centinaia di combattimenti in un duello con lui. Ma quel duello non aveva mai avuto luogo.
        L’ultima volta che vidi mio padre era due giorni prima della catastrofe, ovvero la distruzione del mio pianeta. Ero appena tornato dalla ma prima missione solitaria e volevo fargli rapporto. IL Re era dava udienza nella Sala del Senato davanti a tutti i rappresentanti delle casate reali, e io mi limitavo ad ammirarlo da dietro del quinte. Andava tutto bene, fino a che non comparì Freezer davanti a tutti.
        Non credevo ai miei occhi. Mio padre si era trasformato da belva minacciosa in un animale addomesticato! Non reagì nemmeno alle ripetute provocazioni di questo essere… il culmine era quando addirittura si alzò dal suo trono e Freezer si sedette senza battere ciglio! Ma non era possibile! In quel momento qualcosa in me morì. La mia immagine mentale di lui andò in pezzi come il vetro di uno specchio che cadde a terra frantumandosi.
        Mi ricordo che scappai via dopo quella scena, arrabbiato a morte con me e con il mondo intero. Non mi ricordo neanche cosa facessi dopo, ho un vuoto di memoria di circa due ore. Temo che avevo combinato qualche strage… Non importa.
        Qualche ora dopo Nappa mi ha portato da mio padre perchè lui mi voleva riferire una cosa. Quando mi ha ricevuto sembrava lo stesso di sempre, sicuramente ignorava che io lo avevo spiato. In quel momento mi ha confidato che io sarei dovuto divenire l’allievo di Freezer e il suo sottoposto. Lo ho lasciato parlare. Non mi importava. Anzi, ero curioso di conoscere questo essere che è riuscito ad incutere timore persino a mio padre il Re. Ho cerato di lanciargli contro tutta il mio disprezzo con uno sguardo pieno d’odio, ma lui non reagì. Anzi, non mi ha quasi mai guardato in faccia. Si vergognava forse? Ora forse lo capirei, ma quel giorno l’unico sentimento che conobbi era la delusione totale.
        Poi si voltò di scatto e uscì dalla camera, quella era l’ultima volta che vidi mio padre. Neanche un saluto d’addio. Non avevo sprecato neanche un singolo pensiero per lui, durante la mia permanenza nelle forze speciali di Freezer. Semplicemente non m’importò nulla.

        Ma perché proprio ora? Per il mio compleanno? Tsk… mi sono appena guardato nello specchio del bagno… Non avevo mai notato quanto somigliassi a mio padre ora… manca solo la barba. Gli stessi capelli, la stessa espressione. Ma gli sono anche tanto simile nel carattere? Forse si, forse no.
        Eh, ti sei dato tanto da fare per rendermi simile a te, e quasi ci riuscivi. Ma io sono molto più fortunato di te. Non solo ho una donna accanto a me che mi ama e mi stima veramente, senza badare solo al mio titolo reale. Anche mio figlio non è da meno. Non so se sono veramente capaci di farlo, ma cercherò di essere un padre migliore. Cercherò di essere un padre vero.
        Ehehehe… cosa ne penseresti se tu mi vedessi ora? Forse mi crederesti un debole per questo? Perché provo amore per mia moglie e mio figlio? Quasi ti senti dire:
        “Il Re non conosce famigliari, solo alleati!”
        Ma smettila. I tempi sono cambiati. Posso essere forte pur permettendomi i sentimenti. Anzi, forse mi rendono ancora più forti. Finalmente l’ho capito, per farlo ho dovuto morire per la seconda volta… Si vede che i tuoi insegnamenti mi avevano fatto diventare talmente duro che una morte non bastava a svegliarmi… Hai fatto un buon lavoro, ma non abbastanza.

        Padre… che titolo onorifico… non suona poi cosi male…! Vedrò di meritarmelo...
        Last edited by BK-81; 03 August 2007, 17:35.
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        • #19
          Bellissime!! Bravissima BK-81! Scrivi stra-bene! XD
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          • #20
            Sei bravissima!
            w i linkin!!!!!!!!!!!!!!!La mia ff Dragon Ball WD

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            • #21
              grazie, gente! sono storielle che mi passano x la mente, ma che non riesco a collegare fra loro... ma almeno valgono qualcosa come one-shots (se solo mi uscisse quello x il 3° tema... sigh....)
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              • #22
                sn davvero belle!!! bravissima!!!
                Queste gioie violente hanno fini violenti.
                Muoiono nel loro trionfo come la polvere da sparo e il fuoco.
                Che si consumano al primo bacio.

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                • #23
                  ecco... questa é da intendersi come seconda parte di "una storia come le altre..."

                  6. Non è cambiato niente…

                  Nel frattempo il sole principale di Vegeta era tramontato, i suoi ultimi raggi tinsero il paesaggio in una luce arancione-rossa di forte intensità. I cielo rosso era quasi privo di nuvole, ma un vento freddo soffiò dalle terre del Nord, cos la temperatura soggettiva scese moltissimo.
                  Bardack sorvolò un fiume larghissimo a bassa quota, la sua immagine si riflesse nell’acqua calma. Alle rive del fiume si estese un bosco fitto e oscuro, aldilà di esso c’era una radura fino all’orizzonte, dove montagne alte brillarono nella luce rossa del tramonto. In momenti come questi quasi nessuno poteva credere di trovarsi sul pianeta dei temuti pirati spaziali, i Saiyan.
                  Dopo un volo di mezz’ora raggiunse quelle montagne, di cui cime erano ancora ricoperte dalla neve. Al posto della radura ora rocce e monti gelidi dominarono il paesaggio. Il Saiyan atterrò su una collina rocciosa, sotto di lui vide una cascata alta quasi cento metri, il suo rimbombo dominò tutta la zona.
                  “Sei venuto, Bardack…”
                  Si voltò e trovò la donna davanti, che si mostrò vicino ad una roccia.
                  “Me lo aspettavo… che tu volevi visitare questo posto… Cauli…”
                  “Ah, allora qualcosa ti è rimasto in quella zucca…”
                  Bardack si sedette su una roccia sopra la cascata e osservò il paesaggio montanaro, la schiuma della cascata bagnò il suo visto e il suo corpo. Dopo pochi minuti anche Cauli si aggiunse in silenzio. Cosi i due rimasero li, uno accanto all’altro, senza dire una parola, finche in cielo comparvero le prime stelle.
                  “Ti ricordi, quando tempo fa durante l’allenamento sei caduto in quella cascata? Tuo padre ha dovuto tirarti fuori…”, iniziò Cauli sorridendo melanconicamente. Anche l’uomo sorrise imbarazzato e disse:
                  “Oddio… ma saranno passati almeno vent’anni…! Avevo si o no sei anni! Mi ricordo delle rogne che abbiamo avuto dopo con mio padre… Quello era incavolato nero!”
                  “Vero… Purtroppo avevo solamente quattro anni, sennò ti avrei salvato io…!”
                  “Ma smettila! Essere salvato da una bambina… Avrei preferito morire piuttosto!”, rise lui, per tutta risposta la donna gli diede un bel colpo in testa. Con una smorfia si tenne la testa e fece con finta rabbia: “Ahia! Smettila! Ma è mai possibile che fai ancora cosi?! Mi fanno già pena i tuoi sottoposti! Come riescono a resisterti?”
                  Si alzò le mani in attesa di un nuovo attacco, ma la sua attesa era vana: al posto di colpirlo nuovamente la donna iniziò a ridere di gusto. Prima la osservò in po’ scombussolato, quella visione lo stava affascinando talmente, che poi non poté resistere: anche lui iniziò a ridere a crepapelle.
                  Quella risata liberatoria continuò per alcuni minuti, ma ad un tratto Cauli divenne seria cambiando tema.
                  “Sai qualcosa di Radditz? Non lo più visto, da quando lo hanno mandato sul pianeta Wakkarisei all’età di due anni… vorrei tanto sapere come si cava…”
                  “Non ne ho idea… almeno non lo hanno mandato via da neonato, ma dopo… non ne sono sicuro e ce la fa… La sua forza innata era di soli 15 punti…”
                  “Lo spero…”, sospirò lei.
                  “Uffa… in quel punto tu e Celipa siete uguali…! Siete talmente attaccati ai vostri mocciosi! Che palle!”, si lamentò Bardack con un gemito.
                  Quella frase incitò la donna a fissarlo arrabbiata. “Per voi è facile! Per voi è una cosa di qualche minuto, ma noi lo portiamo in grembo per dieci mesi! Credo che sia lecito preoccuparsi almeno un pochettino per i nostri figli! Dio… a volte mi chiedo come le altre donne riescono a resistere…”
                  “Me lo chiedo anch’io! Ma perché proprio io devo avere una compagna talmente sentimentale e frignolona???”, gli scappò.
                  “Sei un idiota! E una montagna di ghiaccio!!! Quando si parla di qualcosa che non sia il combattimento e la conquista non ragioni più!!! Stai attento che non finisci per mostrare qualche sentimento, montagna di ghiaccio!”, rispose lei ora abbastanza arrabbiata.
                  “Io sono solo un normale Saiyan! Dimmi, nomina qualche altro uomo che si preoccupa dei suoi figli disgraziati!”
                  La donna cercò di trovare un nome, ma neanche dopo molti tentativi non poté nominare nessuno che soddisfaceva quei criteri.
                  “Vedi? Nessuno! E per fortuna! Di cento bambini che vengono mandati in missioni solamente un quinto ritorna! Che è troppo debole è sfigato e basta! Cosi è la vita, Cauli! Svegliati!”
                  Prima che si potesse rendersi conto sentì un dolore bruciante alla guancia sinistra, causato da uno schiaffo sonoro di Cauli. Il suo sguardo mostrò la sua rabbia e la sua delusione, con un velo di tristezza, della felicità di qualche minuto fa non ne era rimasto niente. All’uomo sorpreso sembrò che lei stesse per saltargli addosso.
                  “Sei un grandissimo idiota!!!”, lo sgridò, poi si voltò di scatto e volò via come un missile. Bardack la segui con lo sguardo, mente con la mano si tenne la guancia dolente.
                  “Uffa… ora mi ricordo il perché ci siamo lasciati… Ahia…”
                  Last edited by BK-81; 03 August 2007, 17:37.
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                  • #24
                    Bella! un po'insensibile bardack eh???XD XD XD cmq complimenti!
                    sigpic

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                    • #25
                      beh, lo dice lui stesso... é solo un Saiyan! e come tale...
                      ma forse cerca di nascondere qualcosa...
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                      • #26
                        Originariamente Scritto da BK-81 Visualizza Messaggio
                        beh, lo dice lui stesso... é solo un Saiyan! e come tale...
                        ma forse cerca di nascondere qualcosa...
                        In effetti qualcosa nn mi ha convinta... Cmq ancora complimentoni!!!!!!!!!!!!!!!!
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                        • #27
                          thx...! ci provo...


                          ? e che?
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                          • #28
                            una dedicata a Gohan e Videl... inspirata alla questione sulla madre defunta... mi sono spremuto le meningi e ho trovato un idea... fino a lì va bene, ma non so come uscirne... voglio dire, questa one-shot non é finita, ma non so come continuare...
                            ma eccola... avete un suggerimento?

                            7. È successo quel giorno…

                            Fu una giornata tipica di inizio novembre, le temperature erano ancora accettabili, ma un vento forte e impetuoso annunciò l’arrivo della stagione fredda. Satan City era calma, persino i criminali preferivano restarsene a casa.
                            Gohan, nei panni del Great Saiyaman, stava sorvolando la città in cerca di qualche persona in pericolo, ma parte salvare un gatto da un albero non trovò niente da fare. Era da solo, Videl si aveva scusata prima, perché doveva sbrigare delle faccende personali, intanto lui avrebbe potuto fare la guardia da solo.
                            “Uffa, che noia… e che freddo quassù! Mi ricorda quel giorno…”, pensò Gohan tra se e se. Atterrò su una collina vicina e si tolse i vestiti da supereroe, per poi avviarsi verso la casa enorme della sua amica. Ormai erano passati quasi mezz’anno dalla sconfitta di Majin Buu, lontani erano i giorni di terrore. Mentre camminò pensò a tante cose, ma sopratutto all’espressione seria di Videl davanti alla scuola qualche ora prima. Chissà cos’era quel che doveva fare…?
                            “Fermo li! Cosa vuoi?”, lo fermò la guardia vestita di nero della “reggia” di Mr. Satan, ma quando lo riconobbe lo lasciò passare.
                            “C’è Videl?”, chiese il giovane Saiyan.
                            “Forse La trova ancora… stanno partendo… è una giornata speciale…”, rispose l’uomo, ora molto disponibile.
                            “Una giornata speciale?”, ripeté Gohan scombussolato. “Oggi è il terzo novembre… non saprei cosa ci sia di speciale…” Poi se ne ricordò di una cosa, ma la scacciò subito dalla mente. QUELLA cosa non poteva essere la causa. “Posso entrare?”
                            “Ehm… prego… ma La avverto…”
                            “Grazie…”
                            Gohan entrò e bussò alla porta di legno massiccio con il simbolo del campione del mondo. Passarono alcuni secondi, prima che la porta si aprì, si aspetto di vedere come al solito Tami, la servitrice, ma non fu lei ad accoglierlo. Era una Videl triste e seria come non mai.
                            “Ehm… ciao… Videl…”
                            “Ciao, Gohan… Cosa ci fai tu qua? Non ti ho detto che è una faccenda personale?”, fu l’accoglienza un po’ fredda della ragazza.
                            “Beh… mi stavo preoccupando…”
                            “Ah, grazie…”, rispese lei con un sorriso debole. “Dai, entra. Sai, stiamo partendo per un piccolo viaggio…”
                            “Un viaggio?”, fece Gohan seguendo l’invito. Dentro tutto era come prima, Mr. Satan era già pronto, per la prima volta il giovane Saiyan lo vide in vestiti normali di colore nero. Anche Videl si era cambiata da quando era tornata dalla scuola, portò pantaloni blu, una maglietta nera con una giacca dello stesso colore.
                            “Sei pronta, cara?”, chiese il padre con un tono di voce basso, la ragazza annuì.
                            “Ma… siete in lutto? È morto qualcuno?”, chiese Gohan senza badare a niente, solo dopo si accorse che forse non era il caso. Per fortuna Videl non lo prese male, anzi, sorrise brevemente per premiare la sua sincerità.
                            “Beh, si. Oggi è l’anniversario della morte di mia madre. Stiamo andando a visitare la sua tomba.”, spiegò lei.
                            “Oh… scusami… le mie condoglianze…”
                            “Non preoccuparti, non potevi sapere...”
                            Un silenzio innaturale e imbarazzante si propagò, finche Videl non lo ruppe: “Vuoi venire con noi? Lei sarebbe felice di conoscerti…”
                            “D…Davvero? Ma… ne sei sicura? Voglio dire… per voi è una cosa cosi intima… non voglio esser d’intralcio…”, balbettò Gohan sorpreso. Non era mica preparato a questa cosa! Videl si avvicinò a lui appoggiando la testa sul suo busto muscoloso e abbracciandolo.
                            “Si, ne sono sicura. Ti prego… Ti voglio bene… è da anni che non lo ho detto a nessuno… Sarei cosi felice se tu ci accompagnassi…!”
                            Gohan sospirò accarezzando dolcemente i capelli corvini della ragazza. Sinceramente non aveva nessuna voglia di essere d’impiccio, il funerale di suo padre sette anni prima gli era bastato per tutta la vita… d’altra parte capiva bene come lei si doveva sentire ora.
                            “Va bene… vengo. Aspetta che chiamo a casa mia…”
                            “Grazie, Gohan…”
                            Dieci minuti dopo l’aereo di Mr. Satan era pronto al decollo, ma a salirvi era solo l’uomo, Videl e Gohan preferivano di volare con le loro forze. Il volo sarebbe stato lungo, ma la ragazza non voleva sentire ragioni.
                            “Voglio andarci con le mie sole forze. E poi per che cosa ho imparato a volare?”

                            Dopo quattro ore di volo finalmente all’orizzonte si intravide la città di New East, ovvero la nuova Città dell’Est. Appena si rese conto della località, il viso di Gohan si rabbui.
                            “La… Cittá dell’Est… Ma… non era quella… no, devo sbagliarmi… non può essere!”, pensò il ragazzo ad un tratto nervoso. Voltò lo sguardo verso Videl che a fatica riuscì a proseguire il volo, ormai era all’estremo delle forze, gocce di sudore solcavano il suo viso.
                            “Ce la fai ancora? Mancano pochi chilometri!”, chiese lui preoccupato.
                            “Va tutto bene…”, fu la risposta testarda come sempre, che fece sorridere il ragazzo. Dietro di loro volò Mr. Satan, l’aereo dovette prepararsi all’atterraggio sull’aeroporto a nord della città, mentre loro due potevano proseguire direttamente.
                            Atterrarono al confine settentrionale della città, davanti ad un imponente monumento eretto al centro di un piccolo parco. Aveva la forma di un obelisco alto cinquanta metri, alla base vi era scritto:
                            “Dedicato ai morti del terzo novembre 762. Non vi dimenticheremo mai”
                            Gohan si irrigidì dopo aver compreso quelle parole, il suo cuore cominciò a battere forte. Quella data… I suoi pensieri volavano indietro nel tempo, fino a dodici anni fa. A quel epoca aveva avuto cinque anni… la sua prima grande battaglia.
                            “Gohan? Ti sei addormentato? Vieni!”, lo svegliò Videl dai suoi pensieri. Doveva aver avuto una faccia molto buia, la ragazza lo fissò preoccupata prima di tirarlo per una mancia della sua giacca. ”Dai, forza… è li.”
                            “Si… aspetta..! Arrivo!”
                            Videl lo tirò verso una piastra di marmo con inciso veri nomi, una lapide. In cima Gohan lesse che si trattò dei morti della 5° compagnia di polizia del 1° distretto di East City. Alla sua base decine di foto con dediche erano stato posati dai famigliari e/o conoscenti.
                            “Ecco. Leggi il terzo nome dall’alto. È lei. Mia madre. Tenente Masei…”
                            Gohan lesse in silenzio quel nome, sempre più colpito dalla realtà che gli si stava mostrando davanti a lui. Era cosi serio che Videl lo stava guardando nuovamente in attesa di una sua reazione, ma lui continuò a fissare la lapide e la foto della giovane donna. Occhi neri brillanti e capelli neri lunghi.
                            “Gohan… ma… perché ne sei cosi colpito? Non ne sapevi niente di questa tragedia?”, chiese alla fine. Il Saiyan scosse la testa, poi abbassò lo sguardo.
                            “No… cioè… non precisamente. Mi racconti che è successo?”
                            Nel frattempo anche Mrs. Satan si era aggiunto al duo, portò occhiali scuri e un cappello per nascondere la sua identità. Appena sentì quella domanda spiegò cu nona serietà quasi ignota da lui.
                            “Beh… sai che io e le Masei siamo cresciuti qui… eravamo in classe insieme. Io volevo diventare lottatore professionista, lei invece poliziotta… Ci siamo persi di vista per poi rincontraci anni dopo… Che storia…alla fine siamo usciti insieme e la storia ha avuto inizio…”
                            “Papa… credo che Gohan vuole sapere cos’è successo DOPO…”, lo fermò la figlia.
                            “Lascialo… Mi va bene saperne un po’ di più su tua madre…!”
                            “Grazie… beh… ci siamo sposati alla fine. Ma passavamo poco tempo insieme, lei al lavoro, io in giro a vincere campionati… ma questo cambiò quando abbiamo avuto una figlia…”, continuò lui posando la mano sulla spalla di Videl. “Era perfetto… io che stavo per disputare una gara per un titolo nazionale a lei che stava per essere nominata tenente comandante… ma purtroppo arrivò quel dannato giorno..!”
                            Gohan ascoltò in silenzio, ormai aveva il cuore in gola per l’agitazione, sapeva già cosa fosse stato il seguito. Voleva gridare di non continuare, la lasciare perdere, ma non osava farlo. Ormai lo aveva chiesto e perciò non poteva tirarsi indietro.
                            “Io avevo portato per la prima volta Videl con me ad un torneo, avevo capito che anche a lei piacevano i combattimenti…”, continuò Satan. “Doveva essere un viaggio di due giorni, niente di che… ci siamo salutati alla mattina come sempre… non avrei mai pensato che quello sarebbe stata l’ultima volta che la avrei vista…”
                            Il grande campione del mondo si zittì, doveva lottare contro le lacrime, cosi Videl continuò al posto suo.
                            “C’è stata un terremoto terribile… più di dieci Richter… L’intera città era stata rasa al suolo… tutti morti… è incredibile quanto distruttiva era!”
                            Last edited by BK-81; 03 August 2007, 17:47.
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                            • #29
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                              Per fortuna sua sia Satan che Videl avevano distolto lo sguardo da lui e stavano pregando davanti alla lapide, cosi anche Gohan si aggiunse alla preghiera. In silenzio fece testimonianza almeno davanti alla madre di Videl, il suo cuore glielo ordinò di farlo.
                              Scusi, non ce la faccio a dirlo alla sua figlia e a suo marito. Non ancora. Ma a qualcuno lo devo dire. Quella catastrofe non era stato un fenomeno naturale, ma è stato provocato da qualcuno. Quel giorno la terra è stata attaccata da due alieni malvagi di nome Nappa e Vegeta. Sono stati loro distruggere la città uccidendo tutti gli abitanti. Anche Lei. Io e mio padre abbiamo combattuto contro di loro a costo della nostra vita, ma non abbiamo potuto impedirlo. Mi dispiace… Mi dispiace tanto! Mi può perdonare? Prometto di prendermi cura di Vostra figlia. Io la amo. Lei è d’accordo?”
                              Quando alzò lo sguardo le nubi, che finora aveva oscurato il sole, si dilaniavano lasciando passare i suoi raggi caldi. Gohan osservò il cielo azzurro e sorrise, forse era quello il segno di consenso di Masei? Anche Videl e Satan si alzarono alzando il capo, dopo quei minuti di silenzio anche loro si sentirono sollevati ritrovando il loro solito sorriso.
                              “Bene… direi che lei sia di buon umore…”, disse Satan posando le sue braccia intono alla spalle di Videl e Gohan, i due si sorrisero leggermente imbarazzati. “Forza. Andiamo prima che qualcuno ci riconosca…”
                              “Va bene, papà. Grazie Gohan per essere venuto…!”, disse Videl baciando il ragazzo sulla guancia in segno di ringraziamento. Gohan arrossì, sia per la sorpresa che per la ancora presente tentazione di parlare, ma ormai aveva deciso. Non ora, forse più tardi.
                              Last edited by BK-81; 03 August 2007, 17:49.
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                                Cavolo 6 davvero brava!!! WoW ... ho letto sia quelle vecchie che l'ultima che hai postato FAVOLOSE!!!
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                                Il mio primo video adesso rimodernato.... "braccio destro di Dante™"
                                Ed ecco il secondo OSCAR DBA 2007/2008 :"Miglior critico di ff"
                                Mia LongShot con Gogeta_89

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