Ehilà ragazzi, eccomi per postare una One-shot a tema natalizio ! E' uno stile particolare ed è la prima volta che lo provo, quindi spero sia venuta bene! Praticamente il protagonista non parla, ma pensa in prima persona, perciò alterna il passato al presente, idee concordi e contrastanti. Non è un monologo, ma riporta anche alcune parole degli altri personaggi...forse per la data che la storia propone siamo un po' in anticipo, ma non so se poi potrò postare..allora meglio prima che dopo ! Vabbé vi auguro una buona lettura e commentate facendomi sapere le parti che vi hanno colpito di più (se ce ne sono state ) e quelle che vi sono piaciute di meno...
Grazie di esserci
E’ il ventiquattro Dicembre, fuori c’è un freddo pazzesco e dei fiocchi di una sostanza bianca ghiacciata piovono dal cielo, accumulandosi di fronte la porta e ostruendone il passaggio. Così domani mattina toccherà a me, la scioglierò facilmente con un ki blast. Qui c’è caldo, sono stato costretto a mettermi questo maglione blu…io sono un saiyan e con il grande camino che chiede sempre legna per tenere vivo il fuoco resisto benissimo. La persona che sta davanti a me, con una tuta color rosso arancio in abbinamento con i decori del pino che tutt’ora sta sistemando con le ultime palline e i fiocchi e le luci, ogni tanto si gira e mi sorride, mi chiede se voglio mettere quei boa colorati e pelosi attorno all’albero, ma io rispondo di no…perché dovrei? Queste usanze sono estranee per me, anche se non nego la loro bellezza. Caspita, mi sto annoiando e non ho niente da fare…non posso lasciare questa persona da sola, se uscissi fuori a fare una passeggiata mi seguirebbe pregandomi di mangiare assieme qualche panettone situato sotto i rami del pino o scambiarci qualche bacio alla luce del camino. Quindi non mi resta che osservare tutta la scena seduto su questa poltrona azzurra, con le braccia incrociate e una gamba sopra l’altra. Eppure ricordo ancora la prima volta che ci incontrammo, quando il mio obiettivo era quello di distruggere il pianeta Terra…la mia odierna seconda casa. Aveva uno sguardo a metà tra lo spaventato e il fiero, ma non indietreggiava di fronte a nulla e pian piano è riuscita a conquistarmi. Io allora non ero come adesso, ero crudele e provavo piacere a far del male…dopotutto era la mia natura da guerriero, da principe dei saiyan. Niente poteva farmi cambiare idea e non capivo come potesse rivolgere le sue attenzioni su di me, un essere spregevole sotto le mitigate spoglie di nuovo alleato contro il male. L’amore, cos’era? Cosa significava essere amati? Io non conoscevo alcuna forma di amore e nemmeno volevo conoscerla. Certo lui ha contribuito, il secondo saiyan puro oltre a me, Kakaroth. Quanto avrei voluto ucciderlo mentre era ancora più debole di me…ora come ora non avrei alcuna speranza contro di lui. Maledetto, quanto mi ha cambiato, lui e colei che mi sta di fronte mi hanno condotto alla rovina…ma li devo tuttavia ringraziare. Questa parola, grazie, cosa voleva dire? Non lo sapevo e non potevo saperlo perché la mia vita fino a quel momento era stata costellata di uccisioni, trionfi, pura malvagità lanciata allo sbaraglio…chiunque aveva la sfortuna di incontrarmi non sopravviveva…poi come mi sono ridotto, qualche tempo fa mi sono pure sacrificato per lei e per il marmocchio dai capelli lillà…che colore! Non poteva prendere il magnifico nero dei miei e magari, solo lo splendido azzurro degli occhi dalla madre? Beh, ormai c’è e sono costretto a dirgli spesso “Ti voglio bene Trunks”, soprattutto sotto queste feste. Mio figlio la sta aiutando a ravvivare l’albero…poi dovrà alimentare quell’avaro del fuoco che strepita e chiede legna a mai finire…io non lo farò, non sono tenuto a farlo perché sono un principe e i principi non servono nessuno. Ecco, lo sapevo, lei mi sta prendendo per un braccio per farmi alzare, ma io mi oppongo e resto seduto. Anzi me ne esco, questo calore sta diventando soffocante, così mi tolgo il maglione e lo getto sulla poltrona. Apro la porta e tendo la mano sparando una sfera gialla che spazza via completamente la neve, e cerco di non udire le domande delle due persone a me più care ma che in questo momento mi danno fastidio. Il ragazzino esce e cerca di seguirmi, ma io lo spingo dentro e tiro l’uscio, chiudendolo. E’ sera e una luna piena splende nel cielo blu scuro, come la mia canottiera senza maniche, mentre le dorate stelle sembrano accompagnarmi e al contempo rimproverarmi aumentando e diminuendo la loro intensità luminosa ad ogni mio passo. Cammino di fronte alle vetrine luccicanti e addobbate con palline, stelle, particolari fiori rossi e adesivi rappresentanti uomini anziani e panciuti che portano sulle spalle sacchi stracolmi di giocattoli…ma chi glielo fa fare? Sì, sono solo delle immagini appiccicate sui vetri di queste botteghe, ma sembrano vere. Rivolgo i miei occhi altrove perché non riesco a sopportare la vista di tutte quelle persone ammassate nei negozi, che spendono e consumano a mai finire, spensierati come dei bambini… Loro non pensano a ringraziare chi li ha salvati e li salva tuttora da pazzi scatenati, siano essi assassini o rapinatori…no, essi vivono grazie a degli uomini coraggiosi su per giù come me, Kakaroth e i nostri ragazzini e nessuno si degna di dire “Grazie”! Che follia, adesso ci tengo che gli altri ringrazino questi eroi giornalieri…ma io so farlo? Credo di essere l’unico a non saperlo, o meglio, a non volerlo fare, ma poi perché? Semplice, perché sono orgoglioso. Continuo a camminare e vedo bimbetti che si rincorrono e che giocano con la neve, bella lo ammetto. Devono essere piuttosto ricchi, hanno dei cappotti con il cappuccio di pelliccia, gli stivali e il berretto griffati. Ed eccoli là i genitori, quanto sono ridicoli, con tutti quei pacchi…ah la donna è caduta, ho proprio piacere! Passo oltre questi esseri tanto goffi e loro non mi degnano di uno sguardo, evidentemente sono vestito troppo semplicemente per attirare la loro attenzione. Ma neanche io li guardo, troppo stupidi e insensibili, ora capisco perché lo sono sensibile, prima li avrei eliminati senza battere ciglio. La strada è colma e il freddo mi sta penetrando nelle braccia e nel collo, ma non mi interessa, vado dritto e non ammiro affatto i decori che ornano le case, perfino i lampioni. Che strano, vivo ogni anno questo periodo e non mi sono mai fatto tante domande, non mi sono mai dato tante risposte e non ho mai fatto tante riflessioni… Ecco perché tutti si stanno affaccendando e acquistano come dei forsennati gli ultimi regali e gli ultimi cibi…spendaccioni!
Sto per attraversare l’incrocio, ma sento dei lamenti provenire da un mucchio di cartoni messi scompostamente a mo’ di casa. Sono combattuto, andare a controllare o infischiarmene totalmente? Beh ho deciso, vado a vedere. Quindi mi avvicino e scosto lentamente un paio di giornali stropicciati: una piccola e fredda mano fa capolino seguita da un corpicino intirizzito e tremante. E’ un ragazzetto, avrà all’incirca la stessa età di Trunks, anzi no, è più piccolo, è molto magro e ha i capelli castani chiari, sul biondo mi sembra…gli occhi per adesso non li vedo, li tiene chiusi. Non si è nemmeno accorto della mia presenza, che ingenuo! Se fossi stato il principe di un tempo, l’avrei fatto addormentare per sempre, io l’avrei inteso come gesto di compassione. Ma quella vera non è questa, perciò con il dorso della mano getto via gli ultimi fogli di giornale che recano le notizie fresche quotidiane e lo prendo tra le braccia. Continua a tremare e io lo stringo di più e lo avvicino al mio petto…se lo avessi saputo avrei portato quel maglione, regalo di lei. Ora però dove potrei portarlo? Qui vicino c’è una casa dove vivono dei ricconi, starà benone da loro. Mi dirigo verso quell’abitazione, busso e mi apre un omuncolo curvo, dalla faccia da schiaffi. Gli mostro il piccolo ma quello ghigna e mi chiude la porta davanti…che umiliazione caspita! Ma i genitori veri, non li ha? Non voglio portarlo a casa e non posso farlo illudere perché non saprei comportarmi con un estraneo…a lei piacerebbe, ma qualcuno più adatto di me deve fargli da padre e farlo vivere normalmente. Mi sembra debole e non potrei allenarlo e non capirebbe noi saiyan, quindi è ora che qualcuno faccia una buona azione e si prenda cura di questo scricciolo. Mi dirigo verso un’altra maestosa villa, certo mai come la nostra, ma una bella e calda dimora. Picchio con le nocche il portone, apre una signora bene in carne e guarda me e il piccolo con un’espressione da ebete, chiude un attimo e torna con un tozzo di pane duro. Me lo offre, lo prendo in mano e glielo polverizzo sotto il suo sguardo spaventato. Chiude velocemente urlando…assolutamente stupida.
Grazie di esserci
E’ il ventiquattro Dicembre, fuori c’è un freddo pazzesco e dei fiocchi di una sostanza bianca ghiacciata piovono dal cielo, accumulandosi di fronte la porta e ostruendone il passaggio. Così domani mattina toccherà a me, la scioglierò facilmente con un ki blast. Qui c’è caldo, sono stato costretto a mettermi questo maglione blu…io sono un saiyan e con il grande camino che chiede sempre legna per tenere vivo il fuoco resisto benissimo. La persona che sta davanti a me, con una tuta color rosso arancio in abbinamento con i decori del pino che tutt’ora sta sistemando con le ultime palline e i fiocchi e le luci, ogni tanto si gira e mi sorride, mi chiede se voglio mettere quei boa colorati e pelosi attorno all’albero, ma io rispondo di no…perché dovrei? Queste usanze sono estranee per me, anche se non nego la loro bellezza. Caspita, mi sto annoiando e non ho niente da fare…non posso lasciare questa persona da sola, se uscissi fuori a fare una passeggiata mi seguirebbe pregandomi di mangiare assieme qualche panettone situato sotto i rami del pino o scambiarci qualche bacio alla luce del camino. Quindi non mi resta che osservare tutta la scena seduto su questa poltrona azzurra, con le braccia incrociate e una gamba sopra l’altra. Eppure ricordo ancora la prima volta che ci incontrammo, quando il mio obiettivo era quello di distruggere il pianeta Terra…la mia odierna seconda casa. Aveva uno sguardo a metà tra lo spaventato e il fiero, ma non indietreggiava di fronte a nulla e pian piano è riuscita a conquistarmi. Io allora non ero come adesso, ero crudele e provavo piacere a far del male…dopotutto era la mia natura da guerriero, da principe dei saiyan. Niente poteva farmi cambiare idea e non capivo come potesse rivolgere le sue attenzioni su di me, un essere spregevole sotto le mitigate spoglie di nuovo alleato contro il male. L’amore, cos’era? Cosa significava essere amati? Io non conoscevo alcuna forma di amore e nemmeno volevo conoscerla. Certo lui ha contribuito, il secondo saiyan puro oltre a me, Kakaroth. Quanto avrei voluto ucciderlo mentre era ancora più debole di me…ora come ora non avrei alcuna speranza contro di lui. Maledetto, quanto mi ha cambiato, lui e colei che mi sta di fronte mi hanno condotto alla rovina…ma li devo tuttavia ringraziare. Questa parola, grazie, cosa voleva dire? Non lo sapevo e non potevo saperlo perché la mia vita fino a quel momento era stata costellata di uccisioni, trionfi, pura malvagità lanciata allo sbaraglio…chiunque aveva la sfortuna di incontrarmi non sopravviveva…poi come mi sono ridotto, qualche tempo fa mi sono pure sacrificato per lei e per il marmocchio dai capelli lillà…che colore! Non poteva prendere il magnifico nero dei miei e magari, solo lo splendido azzurro degli occhi dalla madre? Beh, ormai c’è e sono costretto a dirgli spesso “Ti voglio bene Trunks”, soprattutto sotto queste feste. Mio figlio la sta aiutando a ravvivare l’albero…poi dovrà alimentare quell’avaro del fuoco che strepita e chiede legna a mai finire…io non lo farò, non sono tenuto a farlo perché sono un principe e i principi non servono nessuno. Ecco, lo sapevo, lei mi sta prendendo per un braccio per farmi alzare, ma io mi oppongo e resto seduto. Anzi me ne esco, questo calore sta diventando soffocante, così mi tolgo il maglione e lo getto sulla poltrona. Apro la porta e tendo la mano sparando una sfera gialla che spazza via completamente la neve, e cerco di non udire le domande delle due persone a me più care ma che in questo momento mi danno fastidio. Il ragazzino esce e cerca di seguirmi, ma io lo spingo dentro e tiro l’uscio, chiudendolo. E’ sera e una luna piena splende nel cielo blu scuro, come la mia canottiera senza maniche, mentre le dorate stelle sembrano accompagnarmi e al contempo rimproverarmi aumentando e diminuendo la loro intensità luminosa ad ogni mio passo. Cammino di fronte alle vetrine luccicanti e addobbate con palline, stelle, particolari fiori rossi e adesivi rappresentanti uomini anziani e panciuti che portano sulle spalle sacchi stracolmi di giocattoli…ma chi glielo fa fare? Sì, sono solo delle immagini appiccicate sui vetri di queste botteghe, ma sembrano vere. Rivolgo i miei occhi altrove perché non riesco a sopportare la vista di tutte quelle persone ammassate nei negozi, che spendono e consumano a mai finire, spensierati come dei bambini… Loro non pensano a ringraziare chi li ha salvati e li salva tuttora da pazzi scatenati, siano essi assassini o rapinatori…no, essi vivono grazie a degli uomini coraggiosi su per giù come me, Kakaroth e i nostri ragazzini e nessuno si degna di dire “Grazie”! Che follia, adesso ci tengo che gli altri ringrazino questi eroi giornalieri…ma io so farlo? Credo di essere l’unico a non saperlo, o meglio, a non volerlo fare, ma poi perché? Semplice, perché sono orgoglioso. Continuo a camminare e vedo bimbetti che si rincorrono e che giocano con la neve, bella lo ammetto. Devono essere piuttosto ricchi, hanno dei cappotti con il cappuccio di pelliccia, gli stivali e il berretto griffati. Ed eccoli là i genitori, quanto sono ridicoli, con tutti quei pacchi…ah la donna è caduta, ho proprio piacere! Passo oltre questi esseri tanto goffi e loro non mi degnano di uno sguardo, evidentemente sono vestito troppo semplicemente per attirare la loro attenzione. Ma neanche io li guardo, troppo stupidi e insensibili, ora capisco perché lo sono sensibile, prima li avrei eliminati senza battere ciglio. La strada è colma e il freddo mi sta penetrando nelle braccia e nel collo, ma non mi interessa, vado dritto e non ammiro affatto i decori che ornano le case, perfino i lampioni. Che strano, vivo ogni anno questo periodo e non mi sono mai fatto tante domande, non mi sono mai dato tante risposte e non ho mai fatto tante riflessioni… Ecco perché tutti si stanno affaccendando e acquistano come dei forsennati gli ultimi regali e gli ultimi cibi…spendaccioni!
Sto per attraversare l’incrocio, ma sento dei lamenti provenire da un mucchio di cartoni messi scompostamente a mo’ di casa. Sono combattuto, andare a controllare o infischiarmene totalmente? Beh ho deciso, vado a vedere. Quindi mi avvicino e scosto lentamente un paio di giornali stropicciati: una piccola e fredda mano fa capolino seguita da un corpicino intirizzito e tremante. E’ un ragazzetto, avrà all’incirca la stessa età di Trunks, anzi no, è più piccolo, è molto magro e ha i capelli castani chiari, sul biondo mi sembra…gli occhi per adesso non li vedo, li tiene chiusi. Non si è nemmeno accorto della mia presenza, che ingenuo! Se fossi stato il principe di un tempo, l’avrei fatto addormentare per sempre, io l’avrei inteso come gesto di compassione. Ma quella vera non è questa, perciò con il dorso della mano getto via gli ultimi fogli di giornale che recano le notizie fresche quotidiane e lo prendo tra le braccia. Continua a tremare e io lo stringo di più e lo avvicino al mio petto…se lo avessi saputo avrei portato quel maglione, regalo di lei. Ora però dove potrei portarlo? Qui vicino c’è una casa dove vivono dei ricconi, starà benone da loro. Mi dirigo verso quell’abitazione, busso e mi apre un omuncolo curvo, dalla faccia da schiaffi. Gli mostro il piccolo ma quello ghigna e mi chiude la porta davanti…che umiliazione caspita! Ma i genitori veri, non li ha? Non voglio portarlo a casa e non posso farlo illudere perché non saprei comportarmi con un estraneo…a lei piacerebbe, ma qualcuno più adatto di me deve fargli da padre e farlo vivere normalmente. Mi sembra debole e non potrei allenarlo e non capirebbe noi saiyan, quindi è ora che qualcuno faccia una buona azione e si prenda cura di questo scricciolo. Mi dirigo verso un’altra maestosa villa, certo mai come la nostra, ma una bella e calda dimora. Picchio con le nocche il portone, apre una signora bene in carne e guarda me e il piccolo con un’espressione da ebete, chiude un attimo e torna con un tozzo di pane duro. Me lo offre, lo prendo in mano e glielo polverizzo sotto il suo sguardo spaventato. Chiude velocemente urlando…assolutamente stupida.
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