per la votazione finale dobbiamo aspettare la storia di maji broly... ^^
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De vermis misteris
“Che le catene vengano sciolte”
Ormai poche grida si levavano dalla città in fiamme. L’angelo nero aveva compiuto ancora una volta il suo massacro. Si aggirava ormai stanco fra le vie distrutte, calpestando i cadaveri degli abitanti. Nessuno doveva sopravvivere. I suoi passi riecheggiavano nella notte insanguinata, unico suono presente nell’aria oltre al crepitare delle fiamme e alle ultime urla di agonia. Poco distante, un bimbo teneva fra le sue esili braccia una neonata. Aveva promesso a suo padre di tenerla al sicuro, quando il caos era scoppiato. Tentava di tener buona la sorellina, nonostante il viso rigato dalle lacrime e il ginocchio dolorante per una caduta. Non aveva ben compreso cos’era accaduto. Sapeva solo, in un attimo, aveva visto l’intera città spazzata via da una nera onda di fiamme. Dal suo piccolo rifugio, era poi riuscito a sbirciare all’esterno. Lo aveva visto. Era colui che sua madre citava sempre la notte per intimargli di dormire, il più cupo incubo che risiedeva nel cuore di un bimbo. La figura avvolta da un’aura nera, con scure ali ripiegate sul dorso. Un’unica ombra nera, senza volto, il cui unico era dettaglio erano gli occhi, rossi e penetranti. L’aveva visto finire con la scura lama che brandiva una ragazza ferita fuori da un palazzo distrutto. Aveva pianto. Era fuggito con quel piccolo peso tra le braccia, scansando le fiamme, correndo sui corpi. Ora, senza più fato in corpo, sedeva tra le macerie, sperando che fosse tutto finito. Non si accorse dei passi alle sue spalle. Non pensò che il suo respiro affannato potesse tradire la sua presenza. In fondo, era solo un bimbo di 4 anni. Trasalì quando la creatura gli apparve. Non urlò, pietrificato dalla soddisfazione che balenò, nei profondi tizzoni ardenti senz’anima dell’essere, alla vista della piccola. Ma non poteva fuggire. Suo padre gli aveva detto di proteggerla, gli aveva chiesto, prima di uscire dalla porta di casa, di badare alla piccola. E così lui avrebbe fatto. Si alzò mettendosi di fronte a sua sorella, pronto a lottare fino alla morte pur di salvarla. Ma lui fu più rapido. Non ebbe il coraggio di voltarsi. Il rumore di ferro che attraversa la carne aveva imparato sin troppo bene a conoscerlo quel giorno. Lui, Thanatos, l’aveva aggirato, mettendo fine alla vita di Sara con un unico colpo. Ora era alle sue spalle, sentiva che era ormai sul punto di voltarsi e mettere in scena il finale del suo massacro. Con grande forza di volontà, il piccolo decise di guardare la morte negli occhi. Si girò, lo sguardo prima sulla lama levata verso l’alto, ancora sporca del sangue della creatura inerme che giaceva dietro di lui, poi sui brillanti occhi rossi.
-“Avanti uccidimi. Hai ucciso tutti, i miei amici, la mia mamma, mio padre, e ora anche la mia sorellina. Forza bastardo, uccidimi!”
Le lacrime gli rigavano il volto, mentre esternava all’essere tutto il suo odio. La foga era tale che non si accorse del leggero mutamento avvenuto nello sguardo di Thanatos. Sentì un forte dolore allo stomaco, il pugno l’aveva colpito in pieno. Prima di perdere i sensi, il bimbo poté solo pensare come mai, nonostante tutto, l’avesse lasciato in vita.
18 ANNI DOPO
-“Forza maestro, di questo passo impiegheremo una vita ad arrivare nel Torm”
-“Calmati Tod, non abbiamo nessuna fretta. In fondo un regno non scappa mica!”
Il maestro Galden fissava di nuovo il suo spavaldo apprendista. Era cresciuto, forte e agile come solo gli uomini di Nasmert possono sperare di diventare. Ciò che più lo preoccupava, in quel momento, era la fretta di Tod. Le scure ombre che, da qualche tempo, sembravano ricoprire il Torm erano divenute il suo chiodo fisso, tanto da farlo essere imprudente. Solo il giorno prima avevano rischiato molto per una sua leggerezza nei confronti del signore della valle di Iskan. Solo le amicizie di Galvan li avevano salvati da un aperto confronto con le forze locali. Tuttavia, anche Galden aveva una certa fretta di raggiungere il Torm. Forse, in quello sperduto regno ai confini del continente, si sarebbe finalmente compiuto il destino del suo allievo, e, probabilmente, anche il suo. Mancava ormai poco all’uscita dalla valle, quando sentirono delle urla a breve distanza, oltre una formazione rocciosa. Come sempre, Tod corse a indagare, lasciando che il maestro lo raggiungesse col suo solito, lento incedere. Oltre i massi che oscuravano la visuale, Tod si trovò di fronte a quello che Galvan amava definire “situazione tipica da avventuriero errante”. Un uomo ferito a terra, una ragazza in lacrime che reggeva il capo dell’uomo, cinque predoni Tullgar intenti a saccheggiare il loro carro. Finì tutto prima che Galvan avesse il tempo di aggirare i massi. In fondo, considerato lo scopo per cui Tod era stato addestrato, cinque Tullgar non dovevano certo rappresentare una minaccia. Unica nota negativa: l’uomo era morto. Galvan oramai non si scomponeva più alla vista della morte, tuttavia era felice di vedere l’umanità che era ancora forte nel suo discepolo, intento nel consolare la ragazza. Dopo un attimo, lo vide farsi serio, poi lo fissò. Si alzò e si diresse verso il suo maestro, il classico sguardo di chi ha preso una decisione e non sembra intenzionato a discuterne.
-“E’ incinta. La portiamo con noi.”
Fu così che Galvan fu, suo malgrado, costretto ad accogliere nella compagnia Lora, giovane e incantevole vedova in attesa del suo primo figlio.
-“Ho visto come la guardi.”
-“Non la guardo in nessun modo.”
-“Volevo solo farti presente che, se intendi farti avanti, sarai padre a breve.”
-“Non sono affari suoi, maestro Galvan.”
-“Se lo dici tu…”
In fondo era normale, pensava Galvan, che Tod si invaghisse delle ragazze che gli capitava di salvare. Tuttavia preferiva far presente al suo allievo che, stavolta, le intenzioni avrebbero dovuto essere serie, visto lo stato dell’ex donzella in difficoltà. Nei giorni seguenti, la ragazza iniziò bene ad adattarsi alla vita errante dei due, i quali avevano comunque rallentato il ritmo per non farla stancare. Il miglior aspetto di Lora, che Galvan non mancava certo di enfatizzare, era la sua abilità culinaria. Certo, rispetto ai manicaretti di Tod erano pietanze prelibate anche le lumache crude di Schullman, tuttavia Lora era oggettivamente brava. Dal canto suo, la ragazza cercava di non essere di peso. L’unica sua speranza era di giungere a Dragat, capitale del Torm, in tempo per partorire. Tod, nel frattempo, non perdeva occasione per dire quanto gli piacessero i bambini, e quanto fosse ammirevole l’atteggiamento di Lora nonostante quello che le era successo. Dopo quindici giorni, giunsero infine alle porte di Dragat.
-“Bene, per prima cosa cercheremo un medico, poi io e te, Tod, andremo a chiedere informazioni su ciò che ci interessa.”
Il dottor Rub si dimostrò subito molto gentile nei confronti della ragazza, sia per sua personale predisposizione, sia per via della considerevole somma che Galvan gli aveva corrisposto per i suoi servigi.
Dopo aver lasciato Lora, Tod e il maestro si diressero verso il palazzo del consiglio. Il ragazzo non poté fare a meno di apprezzare le meraviglie della città. Galvan l’aveva sempre trascinato per regioni selvagge e inospitali, e rare erano state le visite di Tod nelle grandi metropoli del continente. Il palazzo del consiglio era un edificio imponente, rappresentativo dell’importanza di coloro che risiedevano al suo interno. I passi di Galvan risuonavano nel corridoio adornato di dipinti. Due guardie reali aprirono le porte del grande salone, così i due viaggiatori fecero il loro ingresso di fronte al consiglio presieduto da Elovor III. L’anziano re stava discutendo ormai da ore con i suoi fidati membri del consiglio, facendo supposizioni sugli eventi degli ultimi mesi. L’arrivo del celebre maestro Galvan sembrava aver almeno leggermente rilassato l’atmosfera.
-“Sono venuto a sapere che i saggi del Torm hanno visto i segni dell’arrivo di Thanatos, vostra maestà.”
-“Esatto, nobile Galvan. Come ben sai, l’essere che chiamiamo Thanatos giunge su questo mondo ogni 18 anni, uccidendo chiunque incontri sul suo cammino. I nostri saggi hanno intravisto, in questi ultimi tempi, i segni che, secondo la tradizione, accompagnano la sua venuta. Il cielo si è arrossato ad ovest, è giunta una pioggia di cenere sui campi del Rimvolt. Questi, più altri presagi ci fanno credere che l’angelo nero stia per fare la sua venuta nel Torm. Ora, maestro Galvan, può dire a questo consiglio il motivo della sua venuta?”
-“Io e il mio allievo siamo qui per dar modo alla popolazione di evacuare prima e durante la venuta di Thanatos e…”
-“Noi siamo qui per ucciderlo!”
Le parole erano uscite da sole. Tutta la sala osservò Tod con sguardo incredulo, come se il ragazzo avesse appena esclamato di poter muovere i monti con le mani.
-“Il suo allievo sembra non comprendere bene ciò che sta per succedere, mio caro Galvan.”
-“Io…”
-“Calmati ora, Tod. Il mio allievo è pienamente cosciente di ciò che sta per avvenire, forse lo è persino più di voi. Comunque siamo qui solo per offrirvi i nostri servigi.”
Dopo la discussione, i due uscirono dal palazzo. Tod era ancora piuttosto nervoso per via dei commenti del consiglio, ma Galvan sembrava troppo perso nei suoi pensieri per curarsene.
Si diressero allora verso la clinica di Rub. Tod era in ansia anche per Lora, che sembrava davvero vicina al parto. Se davvero voleva impegnarsi, voleva essere presente alla nascita del bambino. Il dottor Rub li fece entrare nella stanza di Lora, la quale accolse Tod con un largo sorriso sulle labbra.
-“Tod, non appena potrai dovrai andartene con Lora, tenerla al sicuro. Io ora ho alcune ricerche da fare. Sembra giunto di nuovo il tempo del sangue che macchia la terra.”
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-“Maestro…”
-“Tranquillo Tod, ci rivedremo tra breve, fidati. Anche il tuo scopo si realizzerà. Ma ora devi pensare a lei.”
Tod accettò, suo malgrado il volere del maestro e restò vicino a Lora fino a che, due giorni dopo, la ragazza partorì.
-“Mia cara, è una bellissima femmina!”
Lora prese tra le braccia la piccola creatura che Rub le porgeva. Tod ebbe un moto di nostalgia alla vista della bimba, poi sorrise a Lora. Poi tutto accadde in un attimo. Ci fu un’immane esplosione, urla e crolli. Un moto di ricordi percorse la mente di Tod, il quale prese rapidamente Lora per mano, la bimba in braccio, e corse fuori dalla clinica. Fuori era il caos. Da un punto imprecisato della città volavano verso l’alto palle di fuoco che si abbattevano sui palazzi circostanti. La gente fuggiva in ogni direzione, incredula e spaventata.
-“Dobbiamo andarcene in fretta da qui!”
-“Che succede Tod!?”
-“E’ lui lora, è Lui!” Devo portarti in salvo, non lascerò che succeda ancora!”
-“Di cosa stai parlando!”
Tod non rispose. Ogni fibra del suo essere era concentrata sul portare la ragazza e la bambina il più lontano possibile. Si fece largo fra le macerie, intimando a Lora di non voltarsi per nessuna ragione. All’improvviso, una violenta esplosione creò una voragine nell’edificio di fianco a loro. Alcune persone volarono via, i corpi in fiamme. Tod estrasse la spada. Stavolta era pronto. L’ombra stava per uscire dal fumo, e Tod si apprestò a colpire.
-“Maestro Galvan!”
Era proprio Galvan. Spada in mano, il maestro era uscito dalla nube di fumo e si stava avvicinando all’allievo.
-“Per fortuna state bene! Dobbiamo muoverci, non può essere lontano! Dobbiamo far allontanare Lora e poi tornare qui a finire il lavoro!”
-“Colpisci la bambina.”
-“Cosa?”
-“Colpisci la bambina!”
-“Maestro, ma cosa dite?”
All’improvviso, due nere ali si spiegarono dal dorso di Galvan. I suoi occhi si tinsero di rosso, e una nera foschia avvolse il suo corpo.
-“Devi uccidere la figlia di Lora! Presto, o sarà troppo tardi!”
Tod non poteva credere ai suoi occhi. Quel giorno, 18 anni fa, sporco di sangue e abbracciato al cadavere della sorella, non poteva davvero credere di essere vivo. Quando vide la mano che gli veniva porta per alzarsi, credeva di stare sognando. Galvan l’aveva salvato. L’aveva cresciuto e allenato. Era diventato il padre che Thanatos gli aveva portato via. E ora aveva scoperto che Galvan non era altro che l’ennesimo inganno di quel mostro.
-“Perché!?”
Alzò la spada e vibrò un colpo. Galvan si protesse con facilità.
-“Perché non mi hai ucciso quel giorno!? Perché hai dovuto farmi tutto questo!?”
La sua furia sembrava incontenibile. Ogni colpo diventava via via più potente e rapido. Galvan sembrava in difficoltà.
-“Non c’è tempo! Devi fidarti di me! Solo tu puoi mettere fine al ciclo! Uccidi la bambina!”
Lora osservava in lacrima lo scontro, nascosta dietro i resti di un muro. Non capiva cosa stava accadendo. Tutto ciò che sapeva era che doveva proteggere la bambina, e che Tod avrebbe fatto lo stesso.
-“Di che stai parlando? Perché mai dovrei fare un cosa simile? Sei completamente pazzo!”
-“Ora basta!”
L’ultimo colpo di Galvan fece volare via la spada di Tod. Si diresse verso Lora e le strappò la bimba dalle braccia. La ragazza tentò di ribellarsi, ma il maestro la spinse alle spalle di Tod.
-“Da quando gli dei hanno generato la razza umana, il Verme ha sempre tentato di reincarnarsi in una bambina per porre fine all’esistente. Ogni 18 anni nasce una bambina, primogenita della sua famiglia, che contiene in sé l’anima del Verme. Dopo la sua nascita, tutti coloro che si trovano nella zona della reincarnazione vengono contagiati, la loro anima viene infettata dal Verme. Io sono colui che, per millenni, ha ucciso il contenitore del Verme, massacrando anche tutti coloro che portavano il suo marchio. 18 anni fa tua sorella fu il contenitore del Verme. Mi spiace…”
-“Non dire cazzate, mostro! Mia sorella non era la primogenita, quindi non stai facendo altro che mentire. Né tu né io toccheremo questa bambina. Ora lasciala!”
-“La profezia narra che un giorno la Tartaruga, avversario del Verme, invierà un emissario sotto forma di maschio. Egli sarà riconoscibile dal fatto che sarà immune al segno del Verme, ed inoltre occuperà la primogenitura che spetta la contenitore. Tale emissario dovrà uccidere la successiva incarnazione, l’ultima. Se riuscirà, il ciclo sarà spezzato. Se fallirà, il mondo steso avrà fine. Credimi Tod. Ti ho cresciuto come un padre! Sono sempre io, sono Galvan. Ti prego. Io non posso uccidere l’ultima incarnazione. Non voglio darti questo peso, ma non c’è altro modo!”
Nuove lacrime bagnarono il volto di Tod. Non scendevano dal giorno che morì sua sorella, la stessa sorella che ora sembrava non essere altro l’involucro di un dio malvagio. Ma non poteva. Galvan pose la bimba di fronte a lui, poi gli mise in mano la spada.
-“Solo tu puoi…”
-“Ti prego Tod, non farlo”! E’ mia figlia! Avevi promesso che saresti stato suo padre! Come puoi ucciderla”
Tod sollevò la lama di Galvan, la stessa lama che aveva ucciso chiunque conoscesse nel suo villaggio. Quella spada nera, a detta di Galvan, aveva posto fine ad innumerevoli vite, ed ora si chiedeva a lui, con essa, di uccidere la figlia della donna che amava. Vibrò il colpo sotto lo sguardo di Galvan, ma non sulla bambina. Colpi una pesante pietra al suo fianco, con una forza tale da spezzare la spada.
-“Mi spiace, ma non posso farlo.” Perdonami, maestro…”
-“Come te, anche lui ha fallito, Galvan.”
La neonata si alzò sulle esili gambe. Il suo corpo iniziò rapidamente a deformarsi. Un fascio di immondi muscoli partì dal suo ventre, colpendo in pieno Galvan. Lora e Tod non credevano ai propri occhi.
-“Maestro! Noooo!”
L’immonda creatura, a metà fra un verme e una bambina, continuò a parlare con la sua voce inquietante.
-“Ricordi Galvan? Sono passati eoni, ma ti viene in mente quando anche tu dicesti al tuo maestro che non potevi? E non sai neppure quante volte ho assistito alla stessa scena. Mi diverto ogni volta. E’ una fortuna che quella stolta Tartaruga ricrei ogni volta il vostro mondo. La cosa più bella sai qual è? Rinchiudere il fallito al centro stesso della terra, lasciandolo ad attendere lì fionchè il genere umano non fa di nuovo la sua comparsa su questo mondo.”
Galvan ascoltava le parole del Verme, cosciente che la sua vita era ormai al termine. Si era ripromesso di non sbagliare, di far capire al prescelto quanto fosse importante e vitale il suo compito. Ma l’affetto per quel ragazzo gli aveva sempre impedito di rivelargli che lui aveva sterminato la sua famiglia, che lui l’aveva costretto ad una vita errante e solitaria. Si chiese se anche il suo antico maestro aveva avuto questi pensieri quando il Verme l’aveva ucciso di fronte a lui. Ma non importava più. Diede un ultimo sguardo al suo allievo, pensando con angoscia agli eoni di sofferenze che avrebbe passato, incatenato al centro di un mondo che non aveva saputo salvare. Poi si spense.
-“Thanatos è morto, bene. Ora, per prima cosa, direi di ringraziare colei che mi ha dato la vita. Le risparmierò le sofferenze dell’apocalisse.”
Sotto lo sguardo impotente di Tod, il Verme uccise Lora, così come aveva assassinato il suo maestro. Con la forza della disperazione, prese la sua vecchia spada e si lanciò sulla creatura.
-“Mi spiace per te, ma neanche tu vedrai lo spettacolo che presto allestirò qui.”
Lo disarmò con facilità, poi, con le immonde spire, lo avvolse e lo strinse con forza.
-“Salutami la Tartaruga. Quando verrà a sciogliere le tue catene, tra qualche miliardo di anni, dille che siamo otto a zero per me.”
Le fiamme avvolsero di Tod, poi, il nulla.
Al suo risveglio, si trovava su di un picco al centro di una grotta di fuoco. Pesanti catene avvolgevano polsi e caviglie.
-“Dove mi trovo…”
-“Sei al centro del mondo che ho appena creato, incatenato dal giogo del Verme. Verrò a liberarti quando gli esseri umani torneranno ad abitare su questa terra.”
-“Tartaruga, ti prometto una cosa.”
-“Dimmi Tod.”
-“Giuro che, la prossima volta, il risultato sarà di otto a uno per te.”
-“Lo spero. Addio Tod.”
-“Ci vediamo, Tartaruga”
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Ma è...MAGNIFICA!!!!
Davvero, errorini a parte(e da uno come te non me li aspettavo) si è trattato di un ottimo lavoro(amo i finali tragici), peccato che sia un po' lungo, quante pagine di word(o word pad o altro)?
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Majin Broly:
Originalità: 9/10
Il mio voto non dipende dal fatto che il racconto mi sia piaciuto o meno,
posso solamente affermare che il brano è totalmente originale.
Stile: 8
L'opera è scritta molto bene, munita di diversi vocaboli non usati comunemente,
punteggiatura a posto ecc.
Trama: 7.5
Totale: 24.5
Non so che dire.
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Felset = 62.5
Oplita = 61.5
Il Nicco = 66.5
Gogeta_89 = 65.5
Majin Broly = 24.5 (mancano i voti degli altri giudici)
Bene ragazzi questa è la classifica provvisoria, mi sa che siamo rimasti solo questi. Non appena avranno finito la votazione per Maji, l'ultimo in classifica sceglierà il prossimo tema ^^
p.s.
bravo majin. Vorrà dire che da qui in poi l'impegno aumenterà, la competizione fra te, il Nicco e gli altri diventa fin troppo interessante aumentate il mio spirito comvbattivo.Clicca qui per download di immagini, programmi e quant'altro in piena sicurezza.
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Originariamente Scritto da Il Nicco Visualizza MessaggioPiccola domanda, Broly, ma se il verme viene uccido finisce lì e il mondo sta tranquillo per l'eternità?
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Originalità: 9
Stile: 8/9
Trama: 8/9
Totale: 26.5
Mi scuso per le valutazioni prive di commenti ma vado di fretta...
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Ben 3 giudici nn si sono fatti vedere, nn sto giudicando nessuno ma se si era al corrente di problemi di presenza per il topic forse era opportuno nn offrirsi...
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