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La mia prima Fan Fiction: La Camera del Demonio

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  • #16
    LA CAMERA DEL DEMONIO

    4° Capitolo – Tra Incubo e Realtà
    Tutto appariva agghiacciante. Ossa, ragni e sangue ornavano le pareti e ogni passo che Patrick faceva, sembrava cadere in un oblio, sempre pi&#249; oscuro, potente, lugubre. Ma tutto a Patrick pareva maledettamente assurdo, cos&#236; che di tanto in tanto gli scappava qualche sorriso, come per dire <<Ma che scherzo ben elaborato &#232; questo?...>>
    Ad un certo punto, Patrick not&#242;, sopra uno dei tanti tornelli che si trovavano accanto ai binari, una strana figura, che ci stava appollaiata sopra, immobile, e Patrick non seppe distinguere la forma e i lineamenti della figura.
    <<E’ un’illusione>> pens&#242;. Ma pur pensandola cos&#236;, non pot&#232; far altro che avvicinarsi. Lo fece. A stentoni, allung&#242; la mano verso la figura. Stava per toccarla, quando dalla figura sbuc&#242; un occhio di un colore fosforescente e iniettato di sangue. Patrick balz&#242; indietro dallo spavento. Stette in guardia.
    <<Chi sei?!?>> esclam&#242;, ma non ricevette risposta.
    La figura continuava a guardarlo fisso e in Patrick infondeva un’inquietudine e un terrore che non riusciva a controllare. Era talmente terrorizzato, che fece per andarsene. Ma la figura sembr&#242; scendere dal tornello e si avvicin&#242; a Patrick con un andamento deciso. Ad un tratto cap&#236; che si trattava di un gatto.
    Era completamente nero, sulla pancia e sugl’arti, e ci mancava un occhio. Aveva solo un particolare inquietante: sul petto, all’altezza del collo, aveva una macchia alquanto strana. Pian piano, guardandola, assunse la forma che fece rabbrividire Patrick: la macchia assomigliava tanto ad un pugnale.
    Stette ad osservare con attenzione quel gatto prima di avvicinarsi e toccarlo.
    <<Suvvia! E’ solo un gatto!>> pens&#242;. Ma appena allung&#242; la mano per toccarlo, ecco che d’improvviso, il gatto scomparve, lentamente, e si polverizz&#242;. Patrick rest&#242; sconcertato ed immobile.
    Si alz&#242; barcollante.
    <<Ma ho le allucinazioni?>> disse fra se e se.
    Tutto lo incuriosiva in quella metropolitana. Si convinse che ormai il suo destino era segnato e che valeva la pena esplorare tutte le stranezze che gli capitavano. Si avvi&#242; di nuovo. Camminava a passo lento e calmo e non aveva pi&#249; fretta e desiderio andarsene da quello strano posto. Aveva sciolto in parte il terrore che lo riempiva.
    Ad un certo punto, sent&#236; uno scricchiol&#236;o. Allung&#242; l’orecchio e all’improvviso ecco spuntare, in un tumulto di macerie e ferro, dinnanzi a se, una creatura mostruosa; un verme gigantesco, con due bocche, due occhi pallidi e una miriade di denti avvelenati e insanguinati.
    Gli venne incontro, minaccioso, con l’intenzione di ucciderlo.
    Il verme aveva l’aria spaventosa ed aveva il corpo di un serpente e la testa di un cane-zombie.
    <<Ma che succede?!? Da dove &#232; sbucato quello?!?>>
    Ad un tratto, dalla bocca del verme, uscirono due “lingue” che intrappolarono Patrick in una morsa d’acciaio. Era in trappola. In un’occhiata not&#242; in un angolo, vicino ad un cadavere, una lucente pistola dal colore argenteo.
    Cos&#236;, spinto dal desiderio di liberarsi da quella morsa e di cacciare via quel mostro, caric&#242; tutte le sue forze e riusc&#236; a liberarsi. Patrick corse verso l’arma. La prese. Vide che era carica. Mir&#242; contro il mostro e scaric&#242; tutto il caricatore sull’orribile corpo del verme, che subiti i colpi spar&#236; da dove era venuto.
    Patrick non sapeva se essere triste o felice. Aveva scacciato il mostro, ma sapeva che era solo l’assaggio di quello che gli sarebbe capitato. E poi c’era un altro particolare: la pistola sbucata dal nulla.
    <<Come pu&#242; essere? Non mi sembra d’averla vista un attimo fa...>> disse stupito. Ma naturalmente quell’oggetto l&#236; l’aveva messo qualcuno o qualcosa di indeterminato e che sarebbe stato lo stesso qualcuno o qualcosa che lo torment&#242; per giorni, nell’albergo. Partrick non sapeva che pensare. Era confuso e per lui tutto non aveva senso, in quel posto.
    sigpic

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    • #17
      bella+ che carina
      Un vero guerriero non è colui cade, ma è colui che cade e poi si rialza, per ricombattere faccia a faccia.

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      • #18
        Altro?
        sigpic

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        • #19
          LA CAMERA DEL DEMONIO


          5° Capitolo – Questione di Vita o di Morte

          Era chiaro. Qualcuno o qualcosa lo stava manipolando in quel dannato posto. Come un grande videogioco di cui il solo protagonista era Patrick.
          Comunque, scosso dall’avvenimento precedente, non potè far altro che guardare l’orologio.
          <<Ma da quanto tempo sto qui?...>>
          Ma appena guardò le lancette, si accorse che l’orologio non camminava più. Era fermo.
          <<Ma come?!? Quest’orologio era nuovo... neanche di 3 settimane...>> disse.
          Lui pensava che si fossero scaricate le batterie ma in quella metropolitana, non c’è nè tempo nè spazio.
          Patrick si trovava in una specie d’universo parallelo che aveva l’aspetto di una metrò. In tutto e per tutto. Ma fuori dal mondo, dalle menti, forse neanche Patrick si rese conto dove si trovava. Sapeva solo che prima usciva da quel posto e meglio era.
          Intanto, le gambe di Patrick cominciarono a tremare. Aveva fame. Era stanco e stremato. Pensava solo ad avere qualcosa da mettere sotto i denti e di un buon letto caldo. Ma ecco che, neanche a farlo apposta, dinnanzi a se si trovò il consueto capanno del guardiano della metrò.
          <<Sono salvo...>> pensò. <<Dentro di sicuro ci sarà qualcosa da mangiare!>>
          Quindi, si avviò di gran fretta verso il capanno. Vide che la porta era aperta e ci entrò. Ma non trovò niente da mangiare. Patrick si disperò.
          <<Marcirò qui dentro... lo so...>> disse, accennando qualche lacrima.
          Si guardò attorno: tutto era rigorosamente ricoperto di quella sostanza che aveva visto in sogno e si convinse ancor di più che quell’incubo che ha fatto fosse stato come un “Biglietto da visita” verso l’inferno.
          Rovistò nei cassetti. Trovò solo qualche biglietto, tre gettoni e un abbonamento della metropolitana.
          Ma si accorse che la scrivania aveva un doppio fondo. Questo, si poteva aprire solo con qualcosa di duro e resistente. A terra, trovò un pezzo di guarnizione metallica, quella che si usa per alcune porte. Forzò il fondo della scrivania. Si aprì di scatto, facendo uscire una miriade di pezzi di metallo. Dopo una breve analisi, Patrick si accorse che erano di oro.
          <<Sono ricco!!>> pensò. Ma si dovette smentire, dato che finchè non usciva da quel posto, non sarebbe servito a nulla...
          <<Certo che però è strano... trovare dell’oro in un posto come questo... non ci capisco più niente...>>
          Comunque sia, Patrick si mise in tasca i 6 pezzi d’oro. Erano molto pesanti.
          Diede un’altra occhiata allo stanzino, prima di avviarsi verso l’uscita. Vide che non c’era più niente d’interessante.
          Ma appena si avvicinò di un metro alla porta, ecco che essa si chiude di scatto. Da sola, con una tale violenza che fece balzare all’indietro Patrick.
          Era in trappola. Chiuso nel capanno, inerme, senza poter far nulla.
          Gridò aiuto con quanto fiato avesse in gola. Ma naturalmente nessuno poteva sentirlo, se non la presenza che lo perseguitava.
          Era disperato davvero.
          Si sedette in una sedia e stette immobile a pensare.
          Ma ecco che d’un tratto sente un piccolo formicolìo ai piedi. Abbassò impaurito gli occhi e vide una cosa che fosse stato meglio non vedere.
          Un esercito d’insetti sbucò da sotto il pavimento. Patrick impallidì di brutto.
          Alzò i piedi di scatto.
          <<Questi mi divorano! Sono morto!>>
          Per fortuna, Patrick non aveva la fobia degli insetti, ma al solo sguardo gli facevano capire che quegli attimi fossero gli ultimi della sua vita.
          Con una freddezza e una scaltrezza mai visti, si arrampicò sulla cassettiera che si trovava accanto.
          Nel salire, notò che c’era un’incavatura nel muro. Ci guardò dentro e notò che c’era un revolver con una scatola di .38 vicino.
          <<Forse ho qualche speranza...>> pensò.
          Ma come avrebbe potuto scacciare via tutti quegli insetti, con una semplice pistola?
          A quest’interrogatorio, Patrick perse le speranze.
          Intanto, fuori dal capanno si erano radunati alcuni cani-zombie che non aspettavano altro che lui.
          <<Ora si ci mettono pure questi...>> disse arrabbiato.
          Ma ecco che, vicino a se notò una finestrella di vetro e in lui si riaccese la speranza. Ma fuori c’erano quegli esseri ripugnanti.
          Stette a pensare.
          <<La pistola!>> esclamò.
          E senza pensarci due volte, afferrò il revolver, lo caricò fino all’ultimo e se lo mise in tasca.
          <<Meglio portarsi tutto...>> pensò e si prese tutte le cartucce della scatola vicino alla pistola.
          Provò ad aprire la finestra ma era chiusa. Allora dovette rompere il vetro. Sparò due colpi e il vetro si frantumò come fosse stato di carta. Nel revolver ne restarono 4.
          Intanto, i “cani” sentiti i colpi, diventarono più aggressivi.
          Patrick atterrò a terra ma alla vista di quegli esseri rabbrividì. Però,ebbe la freddezza di impugnare bene la pistola, prendere la mira e fare fuoco ai tre zombie che lo circondavano. Questi, caddero a terra, inermi.
          Patrick provò un senso di libertà ma si accorse nuovamente che non si reggeva in piedi dalla stanchezza e, anche se sapeva che era pericoloso abbassare la guardia, si addormentò in un sonno profondo.
          sigpic

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          • #20
            C'&#232; ancora qualche errore ma stai migliorando. La trama si fa interessante, continuer&#242; a seguire la storia.

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            • #21
              Scusate il ritardo, ma ho avuto problemi. In questo arco di tempo, ho scritto altri due capitoli. Pensavate che l'avevo abbandonata?
              sigpic

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              • #22
                LA CAMERA DEL DEMONIO


                6&#176; Capitolo – Un brusco risveglio
                Patrick sognava. Sognava l’albergo, l’ospedale, la metr&#242;. Sognava anche la porta della sua camera. Sognava che ad un tratto si apr&#236; e lui era libero. Ma subito veniva spinto dentro, come se lui dovesse morire in quella camera. Ma anche nel sonno, Patrick pensava e ripensava. Pensava che non poteva pi&#249; uscire da quella metr&#242;, figuriamoci se sarebbe riuscito a tornare in camera, nel suo letto caldo. No. Lui era l&#236;, al freddo, in balia di pericoli e mostri, in balia d’assurdit&#224; anormali e inspiegabili.
                Patrick sognava.
                Ad un certo punto, si svegli&#242;. Gli girava la testa. Si sentiva intontito. Ma la cosa che gli sembr&#242; strana &#232; che lui si svegli&#242; in un posto in cui non ricordava di essersi addormentato, la sera prima. Nel senso che se prima si era addormentato vicino al capanno del guardiano, ora &#232; in un posto diverso e alquanto strano.
                <<Ma chi mi ci ha portato qui?!?>> disse, torcendo il naso.
                Il posto aveva l’aspetto terrificante. Le mura avevano una forma cilindrica ed erano ornate da “fili” di un colore rosso vivo, che pendevano dal soffitto, verso il muro.
                Il primo, dava l’idea dell’infinito. Un grande cielo, oscuro, inquieto. Ma la cosa che fece rabbrividire Patrick, fu il pavimento. Questo non era altro che una grande lastra di vetro, circolare, la quale sotto si estendeva una distesa di magma bollente. Fu questa la cosa strana.
                Patrick si sent&#236; sospeso nel vuoto.
                Ma ad un certo punto, not&#242; nel mare bollente, delle strane sagome. Aguzz&#242; l’occhio e dal magma usc&#236; una faccia cadaverica, insanguinata, che sbatt&#232; nel vetro e ricadde gi&#249;. Patrick non si pot&#232; togliere dalla testa quella cosa e nonostante il terrore, not&#242; sotto di se, nel magma, delle altre forme, che nuotavano nella lava come fosse l’acqua del mare.
                <<Sono all’inferno?...>> pens&#242;.
                Ma ecco che d’un tratto, Patrick si sent&#236; opprimere. Un forte mal di testa lo colp&#236;. Cominci&#242; a fare come un matto e a gridare dal dolore.
                Finalmente, il dolore cess&#242; e Patrick sent&#236; una risata maligna rimbombare in tutta la “stanza”, minacciosa, che fece rabbrividire Patrick.
                <<E’-E’ LEI!!!>> disse balbettando.
                Si rese conto che da l&#236; a poco avrebbe incontrato la cosa che lo aveva perseguitato per giorni, dalla camera, alla metr&#242;, fino a quel momento.
                Patrick sentiva la presenza sempre pi&#249; vicina.
                Si sentiva morire, voleva scappare, ma non c’erano scappatoie.
                Era in trappola.
                Il mal di testa ricominci&#242; e Patrick si accasci&#242; a terra.
                <<C-che v-vuoi da me?!? Oh, no! NO! NOOOOOOOOOOOOO!!!>>.
                E fu buio.
                sigpic

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                • #23
                  La storia si fa sempre pi&#249; interessante.

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                  • #24
                    LA CAMERA DEL DEMONIO


                    7&#176; Capitolo – Ritorno a Casa
                    Quando rinven&#236;, Patrick si trov&#242; vicino al capanno del guardiano, dove si era addormentato la prima volta.
                    Rest&#242; straniato, perplesso.
                    <<Ma come ci sono tornato qui?!?...>> si chiese <<Ricordo... solo... quello strano luogo... quelle anime nel magma... quell’essere oscuro... e... e poi... sono qui.>>
                    Intanto, continuava a guardarsi intorno, come se in quel posto non ci fosse mai stato.
                    <<Dev’essere stato di sicuro un incubo...>> pens&#242;. Ma d’improvviso sent&#236; un forte e pungente dolore presso il fianco sinistro. Era intensissimo e appena si alz&#242; i vestiti si accorse che in realt&#224; quello strano “incubo”, era vero.
                    Sul fianco aveva una ferita, di forma sferica, simile ad un marchio di qualcosa.
                    Infatti, Patrick si accorse che la strana ferita rappresentava, in qualche modo, l’inferno e il posto dov’era stato.
                    Era articolata in un cerchio, con dentro una forma che sembrava tanto una croce e che aveva l’aria assai inquietante.
                    Ma ecco che ad un tratto, tra dolori atroci, vicino alla croce della ferita, spunt&#242; la forma di un pugnale agghiacciante, come per indicare che per Patrick fosse arrivata la fine.
                    Il dolore era atroce. Patrick inizi&#242; a gridare e a torcersi su se stesso.
                    Poco dopo, ripresosi dal dolore, si riguard&#242; la ferita e rest&#242; immobile.
                    Impallid&#236;.
                    <<Ma che cosa vuol dire tutto questo, cavolo?!? Io sono confuso! Sto impazzendo! Si, sono pazzo! PAZZO!!>>
                    Si sedette a terra, senza forze.
                    Passarono tre minuti, quando Patrick sent&#236; un rumore dinnanzi a se.
                    Si alz&#242;. In guardia, cammin&#242; in avanti sulla pista del rumore.
                    Allung&#242; lo sguardo e si accorse che sul muro c’era qualcosa di strano. Tipo una grande macchia nera. Allung&#242; la mano e tocc&#242; il muro.
                    Si accorse che era un buco enorme, come quello che l’aveva portato nella metropolitana, dalla camera.
                    Il buco aveva sull’orlo degli strani simboli, scritti in rosso.
                    Patrick rest&#242; fermo davanti a quel buco, per una manciata di minuti, meditando sul cosa e sul perch&#233; quella cosa fosse l&#236;.
                    Poi disse: <<Ma vuoi vedere che...>> disse, con un sorriso accennato sulle labbra.
                    Cos&#236;, Patrick intu&#236; al volo che forse sarebbe uscito da quel posto infernale e che quel buco ne rappresentava la speranza.
                    Ma nello stesso tempo aveva timore di entrarci, per la paura che lo portasse in un posto peggiore, in balia di un’altra assurdit&#224;.
                    Ma non esit&#242;.
                    Ormai, gliene erano capitate talmente tante che di certo valeva la pena addentrarsi in quell’oscuro buco.
                    Cos&#236;, si spinse dentro.
                    Ad un tratto fu tirato su con forza, da un qualcosa, qualcosa di oscuro che lo voleva con se e che non lo lasciava.
                    <<AAAHHHHHRGH!!!>> grid&#242;.
                    Dopo un po’, perse i sensi.
                    sigpic

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                    • #25
                      Dovresti cercare di allungare i capitoli. Comunque ripeto: storia interessante.

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                      • #26
                        Scusate per la lunga assenza! Mi &#232; mancato tempo materiale per scrivere...
                        A poco torner&#242; a postare.
                        sigpic

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                        • #27
                          LA CAMERA DEL DEMONIO


                          8&#176; Capitolo – Ragione di vita

                          Quando Patrick si svegli&#242;, stranamente si trovava a casa sua, nel suo letto. Gi&#224;. A casa sua, al punto di partenza, da cui &#232; scaturito tutto.
                          Patrick ebbe un senso di sollievo e stupore, poich&#233; non aveva desiderato altro che tornare nella sua confortevole camera.
                          Si alz&#242;.
                          Si fece il giro della camera da letto, come se in quel posto non ci fosse mai stato e come se tutto a lui fosse nuovo, tanto era lo stupore e la felicit&#224;, e gli sembrava impossibile.
                          Comunque sia, era contento. Un sorriso gli si stamp&#242; sulle labbra e guardando il cielo sussurr&#242;: <<Grazie, Signore, grazie!!!>>
                          Per&#242; ancora c’erano dei particolari che non gli quadravano. Ricordiamo che Patrick non era affatto superstizioso ma che, anzi, cercava la ragione logica e concreta delle cose, ad ogni cosa, quindi pens&#242; subito che tutti quegli avvenimenti fossero stati solo un bruttissimo incubo da dimenticare e che era praticamente impossibile che quelle cose fossero successe davvero.
                          <<Sono troppo stressato>> pens&#242; <<mi sto dedicando troppo al lavoro e neanche un po’ a me stesso... forse dovrei prendermi una pausa.>>
                          Era convinto che tutto era finito, che lo zombie, la porta incatenata, i mostri, la metr&#242;, insomma che quelle assurdit&#224; fossero solo frutto di un brutto incubo causato dallo stress.
                          Ma ricordiamo anche che l’illusione &#232; una specialit&#224; del diavolo.
                          Di certo la sua “missione” non era finita e che per lui ci sarebbero state altre “sorprese” da affrontare.
                          Ma a Patrick non facevano peso queste cose, lui pensava solo che era tornato a casa. Punto.
                          Cos&#236;, Patrick and&#242; a farsi una doccia per rilassarsi.
                          Nel tragitto tra la camera da letto e il bagno, che era un piccolo corridoio tagliato a met&#224; da quello principale che portava in cucina e quindi all’ingresso, per un attimo ebbe la necessit&#224; di andare a vedere la porta per constatare se si fosse trattato davvero di un incubo o meno, ma poi pens&#242; che non si doveva fare pi&#249; pensieri su questa faccenda e che la porta era pulita e linda com’era prima.
                          <<Ma perch&#233; ancora mi preoccupo per questa cosa? E’ chiaro che si &#232; trattato di un incubo, stop! La porta non pu&#242; essere mai sbarrata e quelle assurdit&#224; non sono mai successe! Tsk...>>
                          E si avvi&#242; verso il bagno con una risatina sarcastica e come per dire “ma che vado pensando?”.
                          Ma da un lato forse sarebbe stato meglio andare a controllare, per rendersi conto che per Patrick non era affatto finita, che il diavolo voleva ancora il suo sangue e che forse rilassarsi non &#232; l’ideale.
                          Comunque sia, entr&#242; nel bagno.
                          Il buco era scomparso e fu sempre pi&#249; convinto di aver avuto un incubo.
                          Si guard&#242; fisso allo specchio. Per una decina di minuti rest&#242; l&#236;, immobile, a contemplarsi.
                          Ad un certo punto sent&#236; una forte ansia che gli trafisse lo stomaco, cominci&#242; a sudare, impallid&#236; e d’istinto si gir&#242; dietro di s&#233;, di scatto come se allo specchio avesse visto o sentito qualcosa dietro di lui.
                          Si diede uno schiaffo.
                          <<CE LA DEVO FINIRE!!>>
                          Ma il subconscio di Patrick cominci&#242; a rendersi conto che forse quelle cose fossero vere e che il diavolo voleva divertirsi ancora, fino a farlo morire.
                          Cos&#236;, dopo essersi ripreso, cominci&#242; a spogliarsi.
                          Si tolse la camicia. E fu l&#236; che vide una cosa che lo convinse che il suo destino era segnato: la ferita.
                          Patrick si sent&#236; mancare.
                          Era successo davvero. Tutti quegli avvenimenti erano reali. Patrick lo cap&#236; subito.
                          <<N-non &#232; p-possibile... non pu&#242; essere vero... COSA VUOI DA ME?!? COSA?!?>>
                          Segu&#236; un attimo di silenzio e poco dopo Patrick sent&#236; un sibilo e un vento gelido trapassargli le ossa. Poco dopo, una voce.
                          <<La tua anima. Il tuo sangue. Vieni con me negli inferi. E’ finita.>>
                          A Patrick gel&#242; il sangue.
                          Rest&#242; immobile, dopo l’ascolto di quella voce vitrea e spettrale, che sembrava venire dalla boccaccia di una vipera.
                          Ebbe un mancamento e un forte senso di nausea.
                          Si appoggi&#242; al lavandino, ansimante.
                          <<Forse... forse c’&#232; una ragione per cui mi succede tutto questo. Forse la mia &#232; una sorta di “missione” da compiere per eliminare il diavolo dalla faccia dell’umanit&#224;...?>>
                          Ma come poteva lui, Patrick Oxford, un uomo semplice sconfiggere il diavolo in persona, e, soprattutto, sfuggire alla morte?
                          Ritorn&#242; in camera da letto e si affacci&#242; dalla finestra.
                          Sul marciapiede vide un barbone, un uomo qualunque, che chiedeva soldi e gli fece tenerezza.
                          <<Almeno lui &#232; libero...>>
                          Pens&#242; angosciato.
                          Ma nel chiudere il vetro della finestra, Patrick si tagli&#242; in un ferro sporgente.
                          Perse molto sangue.
                          Patrick sent&#236; di nuovo come un fiato sul collo, una presenza.
                          Guard&#242; fisso la ferit&#224; e rabbrivid&#236;, non tanto per essa, ma per quello che percepiva.
                          Poi alz&#242; di scatto il viso.
                          <<Questa &#232; una sfida. Ma tu non avrai mai il mio sangue. Non lo avrai mai! MAI!>>
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