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Justin Shield: Ace Attorney [Versione definitiva]

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  • #16
    Originariamente Scritto da Il Nicco Visualizza Messaggio
    Di niente

    Ad ogni buon conto, letti anche questi due capitoli

    La struttura segue molto fedelmente quella del videogioco come già si notava nell'episodio precedente, ma questo si tiene più sull'oscuro e sul "macabro"(poco poco)...l'effetto è paradossale, Kogoro Odaki che fa il Socrate della situaizone, e Justin Shield che sembra quasi ricalcare le classiche battute del videogioco, però funziona

    Un appunto te lo farei però, ed è il seguente: sebbene di solito sia un pregio, questi ultimi capitoli mi suonano un po' scarni dal punto di vista della formulazione, v'è poca poetica, mi suona quasi d'un euripidea imitazone della realtà, priva di quella grande potenza espressiva che sai usare...sono certo che sei in grado di rendere meglio di così, anche per un lavoro che effettivamente necessita di essere più scarno del solito a causa della sua particolare trama e tema

    Ma sta riuscendo comunque bene, Odaki mi piace parecchio come caratterizzazione, e già solo per questo seguirò fino in fondo
    Effettivamente col passare dei capitoli anch'io mi ero reso conto che stavo realizzando un opera ben più scarna del solito, ragion per cui mi sto impegnando maggiormente sui nuovi capitoli in modo da renderli più espressivi.

    Sono felice ha la caratterizzazione di Kogoro ti piaccia, è un personaggio a cui tengo parecchio
    Ti ringrazio vivamente per il commento ;D
    Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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    • #17
      Atto terzo: Giovane genio dell'informatica

      All'improvviso una voce femminile esclamò: “Signor Odaki!”.
      Justin si voltò e vide una giovane ragazza dai lunghi capelli rossi legati in due trecce che correva verso di loro. La giovane indossava un paio di occhiali da vista che le coprivano i curiosi occhi castani; una maglietta bianca attraversata da strisce di tessuto grigio, un paio di jeans e un giubbotto aperto su cui era ricamata la tastiera di un computer. Fisicamente la giovane non era molto alta; era magra e la sua pelle era ricoperta da alcune lentiggini. Nel complesso era decisamente carina.
      “Ciao, Emily. Come stai? E' da parecchio tempo che non ci si vede, vero?” disse tranquillamente Kogoro quando la ragazza fu abbastanza vicina.
      “Bé, a me va tutto bene..ma non si può dire lo stesso per lei! Quando l'ho sentito non potevo crederci! Non potevo credere che il più grande avvocato della storia potesse essere accusato di omicidio! E' una vera e propria calunnia!” esclamò la ragazza, agitatissima. Mentre parlava gesticolava freneticamente e muoveva anche la testa, tanto che in un paio di occasioni Justin venne colpito in pieno volto dalle sue trecce.
      “In effetti la mia situazione non é delle migliori...ma sono convinto che tutto si risolverà presto nel migliore dei modi. Dopotutto l'avvocato difensore che ho scelto é una persona molto abile e degna di fiducia”
      “Oh, scommetto che si tratta di un altro famosissimo avvocato difensore!” esclamò la giovane Emily, eccitata.
      -Sbagliato...-pensò Justin, quasi avvilito.
      “Deve per forza trattarsi di una persona che ha grande importanza nel mondo della legge...Vediamo...scommetto che si tratta o di Phoenix Wright o di Marvin Grossberg o di Mia Fey”
      -Ma nessuno si ricorda che Mia Fey é deceduta?!-pensò Kogoro, quasi divertito da quel fatto.
      “No, nessuno di quelli da te nominati é il mio avvocato”
      “E allora di chi si tratta?”
      “Di lui” disse Odaki, puntando l'indice contro Justin.
      Emily si volto verso il giovane avvocato e iniziò a studiarlo con occhi curiosi.
      “Ehm...ciao. Il mio nome é Justin Shield e sono l'avvocato difensore del signor Odaki” disse Justin, porgendo la mano destra alla ragazza che prontamente la strinse.
      “Io sono Emily Web, giovane genio dell'informatica. Lieta di fare la sua conoscenza, signor Shield” disse la giovane, sorridendo.
      “Dammi pure del tu, Emily”
      “Va bene. Devi essere un avvocato davvero molto capace per essere stato scelto dal signor Odaki”
      “Ehm...diciamo di sì”
      “Avanti, non faccia il modesto! Sono sicura che ha risolto numerosissimi casi, non é così?”
      “Bé, in effetti ho vinto tutti i casi a cui ho preso parte” affermò Justin, con orgoglio, pur sapendo benissimo di aver risolto un solo caso e di non avere molto di cui vantarsi.
      “Wow! Una carriera perfetta! E dimmi, a quanti casi hai preso parte, più o meno?”
      “Uno”
      Emily lo guardò per un po', sconvolta, poi scoppiò in una fragorosa risata.
      -E adesso che diavolo ha da ridere?!- pensò Justin, a cui quella ragazza sembrava decisamente strana.
      “Molto divertente!” esclamò la giovane, asciugandosi le lacrime che aveva agli occhi. “Hai davvero un ottimo senso dell'umorismo, Justin!”
      “Ecco...a dire il vero non stavo scherzando...”
      “Cooosa?! Stai seriamente affermando di essere un dilettante?!”
      “...Sì” ammise il giovane, con amarezza.
      Il volto della ragazza passò dallo stupito al furioso.
      “Signor Odaki! Mi deve una spiegazione! Perché ha scelto un avvocato difensore alle prime armi?!”
      Prima che Kogoro potesse rispondere una delle guardie del centro di detenzione si avvicinò a Justin e Emily e con tono autoritario disse: “L'orario delle visite é finito. Vi invito cortesemente ad andarvene”
      “Non me ne andrò fin quando il signor Odaki non mi avrà dato una spiegazione!” esclamò la giovane, ancora furiosa.
      “Emily, non preoccuparti. Sono sicuro che Justin Shield non deluderà le mie aspettative. Se proprio non ti fidi di lui sentiti libera di seguirlo ed assisterlo nel corso delle indagini” disse il signor Odaki, con voce calma.
      “Lo farò. E' mia intenzione dimostrare la sua innocenza, costi quel che costi!”
      -A dire il vero quello sarebbe il mio compito- pensò Justin, sentendosi messo in ombra.
      “Andiamo, Justin, dobbiamo iniziare le indagini!” esclamò Emily per poi voltarsi e mettersi in marcia verso l'uscita del centro di detenzione.
      “Aspetta un attimo” disse Justin, mentre la raggiungeva.
      “Prima di iniziare le indagini avrei alcune domande da farti”.
      La giovane si voltò e con sguardo fermo lo fissò negli occhi.
      “Va bene. Anch'io ho delle domande da farti”
      “Bene, a quanto pare é giunto il momento di chiarire tutti i dubbi che nutriamo l'uno dei confronti dell'altro. Se non ti dispiace vorrei formulare io la prima domanda”
      “Fa pure”
      “Bé, prima di tutto ci terrei a capire con esattezza chi sei”
      “Emily Web, giovane genio dell'informatica”
      “Questo me l'hai già detto....non potresti fornirmi qualche altro dettaglio?”
      “Bé, posso dirti che ho sedici anni, che mio padre era un abilissimo Hacker e che io sono sulla buona strada per diventarlo a mia volta”
      “Era? Per caso é morto?”
      “No, ma é da sei anni che é sparito dalla circolazione e non ho la minima idea di cosa stia facendo al momento...” mormorò la ragazza.
      “Capisco..dunque si può dire che tu sei un'aspirante Hacker, giusto?”
      “Direi proprio di sì!” disse Emily con rinnovato entusiasmo.
      -Fantastico... un difensore della giustizia e un criminale informatico che indagano su un caso d'omicidio...sembra quasi una barzelletta- pensò Justin, con sarcasmo.
      “Bé, ora che so qualcosa in più su di te mi piacerebbe sapere come tu e il signor Odaki vi siete conosciuti”
      “Va bene, Justin, ti racconterò tutto”
      Dopo aver fatto un lungo sospiro la ragazza iniziò a raccontare: “Accadde sei anni fa, quando io ero solo una bambina di undici anni...mia madre venne ritrovata priva di vita nell'ufficio di mio padre con vicino un lungo coltello insanguinato. La polizia esaminò attentamente il coltello e su di esso trovò le impronte digitali del presunto assassino...”
      “Di chi trattava?” la interruppe Justin, incuriosito.
      “Di me. Già, sul coltello c'erano le mie impronte: le impronte di una bambina di dieci anni che ovviamente non avrebbe potuto fare del male a una mosca. Eppure nonostante ciò venni ugualmente accusata dell'omicidio di Hilary Blue, ovvero mia madre. Venni arrestata e condotta in questo centro di detenzione dove passai moltissimo tempo a piangere e a disperarmi per il fatto che nessuno mi volesse consolare...l'intero corpo di polizia mi trattava alla stregua di una criminale e ovviamente una criminale non merita di essere consolata...
      Ricordo che mi ero quasi rassegnata all'idea di passare tutta la vita in prigione poiché ormai avevo perso ogni speranza..nessuno mi avrebbe aiutato a dimostrare che non era stata io a commettere quell'atroce crimine, nessuno. Eppure cambiai completamente idea dopo che il signor Odaki venne a farmi visita. Lui fu l'unico che cercò di consolarmi e che accettò di darmi una mano ad uscire dalle tenebre in cui era sprofondata prendendo la decisione di difendermi in tribunale. Dopo averlo incontrato nel mio cuore di riaccese la fiamma della speranza, fiamma che crebbe a dismisura quando scoprii che mio padre sarebbe stato uno dei testimoni durante il processo e che ovviamente avrebbe fatto il possibile per salvarmi. Il giorno dell'udienza il signor Odaki riuscì ad abbattere senza problemi le accuse della rappresentante dell'accusa, grazie anche alla testimonianza di mio padre. Nel corso del processo il vero colpevole venne allo scoperto e al giudice non restò altra scelta che dichiarami innocente.
      Ecco questa é la mia storia ed é anche il motivo per cui voglio aiutarti a tutti i costi a dimostrare l'innocenza del signor Odaki: voglio pagare l'enorme debito che ho nei suoi confronti e l'unico modo in cui posso farlo é salvarlo come lui salvò me”
      Nel pronunciare quelle ultime parole gli occhi di Emily si riempirono del rovente fuoco della determinazione.
      “Il tuo obiettivo é davvero ammirevole, Emily. Sono sicuro che se ci impegneremo entrambi riusciremo senza ombra di dubbio a raggiungerlo” affermò Justin, contagiato dalla determinazione della ragazza.
      “Ne sono certa. Comunque se ti interessa ho qui con me un biglietto in cui ho scritti alcuni dettagli legati al caso di cui ti ho appena parlato”
      “Bé, non si sa mai con certezza cosa potrebbe essere utile e cosa potrebbe non esserlo. Nel dubbio accetto molto volentieri questo biglietto” disse il ragazzo afferrando il biglietto che la giovane gli porgeva.
      Sul piccolo pezzo di carta c'era scritto, in una grafia un po' grossolana, ciò che segue:
      Caso GH 3
      Imputata: Emily Web
      Avvocato difensore: Kogoro Odaki
      Procuratore: ???
      Testimoni: Syrus Web e ???
      Colpevole: ??? -
      “Mmh...come mai al posto di alcuni nomi sono scritti dei punti di domanda?” chiese Justin, dopo aver letto il biglietto.
      “Sono passati sei anni e alcuni nomi legati a quel caso sono stati completamente rimossi dalla mia mente. Tuttavia mi ricordo con esattezza due cose: il rappresentante dell'accusa era una donna e al colpevole accadde qualcosa di orribile qualche tempo dopo il delitto....solo che non mi ricordo cosa...”
      “Ti ringrazio molto per queste informazioni. So che non dev'essere facile per te parlare di questo argomento”
      “Non preoccuparti, ormai ne ho parlato così tante volte che mi ci sono abituata. Inoltre sono passati già sei anni, dunque le ferite del mio cuore hanno avuto tutto il tempo per rimarginarsi....almeno in parte” disse la ragazza, in tono leggermente rattristato.
      Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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      • #18
        Justin non sapeva cosa dire per poter rincuorare la ragazza, anche perché dubitava che lei avrebbe mai potuto sentirsi consolata da una persona che aveva appena conosciuto. Fu così che decise di cambiare argomento.
        “Bene, ora che ho avuto tutte le risposte ai miei dubbi sono pronto a risolvere i tuoi. Fammi pure tutte le domande che vuoi”
        “Bé, a dire il vero c'è solo una cosa che mi é poco chiara...come mai il signor Odaki ha scelto un dilettante come te come suo avvocato difensore? E' una cosa che non riesco proprio a spiegarmi”
        “A quanto pare Kogoro é convinto che questo caso rappresenti il banco di prova perfetto per testare le mie capacità, anche se a mio parere il rischio che ha deciso di correre é troppo alto. Capisco che voglia accertarsi di lasciare il suo studio legale in buone mani, ma dal mio punto di vista sarebbe decisamente meglio farlo in una situazione meno rischiosa”
        “Lo credo anch'io. Però ormai Odaki sembra aver preso una decisione e dubito che cambierà idea facilmente. Comunque cosa intendi con ereditare lo studio legale?” chiese Emily, leggermente perplessa.
        “Kogoro ha deciso che quando andrà in pensione sarò io ad ereditare la gestione dello studio legale. Credo che la scelta sia ricaduta su di me perché sono il suo primo e probabilmente ultimo allievo”
        “Capisco. Bé, se il signor Odaki ha deciso di prenderti come allievo devi averlo veramente colpito e questo é sicuramente positivo! Comunque ora che i dubbi di entrambi sono stati risolti penso che sia arrivato il momento di iniziare le indagini, no?”
        “Corretto. Se non sbaglio l'omicidio è avvenuto all'esterno del Rockwood Bar, dunque penso che sarebbe opportuno iniziare da lì le nostre indagini”
        Detto questo Justin e Emily si rimisero in cammino e dopo aver attraversato numerosi corridoi uscirono dal centro di detenzione. Fermarono il primo Taxi che videro passare, vi salirono e ordinarono all'autista di condurli vicino al Rockwood Bar...
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        • #19
          Atto quarto: Rockwood Bar

          [Esterno del Rockwood Bar-3 Gennaio-11:17]


          Dopo aver pagato il tassista il giovane avvocato e l'aspirante Hacker uscirono dal veicolo e si ritrovarono in una strada piuttosto ampia, in cui erano parcheggiate alcune auto della polizia.
          “Uff...a quanto pare anche gli agenti di polizia stanno indagando sull'omicidio” osservò Emily, delusa.
          “Del resto é il loro lavoro, no?”
          “Sì, ma mi sarebbe piaciuto indagare liberamente, senza il fiato dei poliziotti sul collo...”
          “Effettivamente se non ci fosse stato nessuno avremmo avuto molta più libertà, ma anche così non dovremmo avere troppi problemi, almeno finché esploriamo le zone in cui ci sono meno agenti”
          “In questa strada non sembra esserci nessuno oltre a noi. Probabilmente gli agenti stanno indagando da qualche altra parte, magari all'interno del bar”
          “Direi che è l'occasione perfetta per raccogliere indizi in santa pace” disse Justin, con ottimismo.
          “Sempre ammesso che gli agenti non gli abbiamo già raccolti tutti....”
          “E' una possibilità, ma se non facciamo almeno un tentativo non possiamo certo averne la certezza”
          I due giovani iniziarono a perlustrare la strada che aveva fatto da teatro al crimine della notte precedente, in cerca di eventuali prove. Vicino a un cassonetto dell'immondizia videro disegnata la sagoma del corpo sull'asfalto e vicino ad essa notarono una discreta quantità di sangue vermiglio.
          “A quanto pare l'omicidio é avvenuto vicino a questo cassonetto” disse Emily.
          “Se é così allora é probabile che al suo interno possa esserci qualche indizio utile” osservò Justin per poi aprire lo sportello del cassonetto che si rivelò completamente vuoto.
          “...Strano...molto strano...” mormorò il giovane avvocato.
          “Strano? A me sembra perfettamente normale” commentò Emily.
          “Ti sembra normale che all'interno di un cassonetto dell'immondizia non c'è la minima traccia di immondizia?”
          “Bé...un po' sì. Ma pensaci bene: potrebbero averla già raccolta”
          “Giusto. Prima di iniziare a fare ipotesi sarà opportuno cercare di capire quando l'immondizia é stata portata via, se prima o dopo il delitto”
          Appena Justin finì di parlare alcuni agenti di polizia uscirono a passo svelto dal Rockwood bar e parlottando fra loro si avvicinarono alla loro volante.
          Il giovane avvocato si avvicinò a loro e con fare educato disse: “Scusate se vi interrompo, agenti ma vorrei chiedervi alcune informazioni sul caso”
          “Vattene via ragazzino! Se vuoi giocare al detective fallo da qualche altra parte!” sbraitò uno degli agenti mentre apriva la portiera dell'auto.
          “No, no, non avete capito! Io sono un avvocat...”
          “Ti ho detto di smammare!” urlò nuovamente lo stesso agente mentre con violenza chiudeva la portiera per poi mettere in moto l'auto.
          “Aspetti!” urlò Justin,ma inutilmente: a grande velocità l'auto della polizia si allontanò dalla scena del crimine.
          “Non c'è più rispetto per gli avvocati difensori!”
          Alle parole del giovane Emily ridacchiò.
          “Bé, almeno ora possiamo indagare in santa pace all'interno del bar” osservò la ragazza.
          “Giusto...anche se la fretta di quelli agenti mi ha lasciato molto perplesso...Temo che stessero portando al commissariato qualche prova da far analizzare alla scientifica”
          “Può darsi, ma per adesso non dobbiamo preoccuparcene: pensiamo solo a raccogliere quante più informazioni possibili sul caso, ok?”
          “Ok, Emily. Penso che sia arrivato il momento di iniziare a indagare all'interno del Rockwood Bar”
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          • #20
            [Rockwood Bar-3 Gennaio-11:30]

            Il Rockwood Bar era un locale decisamente ampio ed elegante. Molti tavoli di legno erano presenti al suo interno e vicino ad essi c'erano parecchie sedie imbottite su cui ci si poteva sedere mentre si degustava una tazza del miglior caffè della città. Un elegante lampadario di cristallo diffondeva la sua luce soffusa per buona parte del bar e il pavimento era ricoperto da un lungo tappeto rosso. Indubbiamente si trattava di un locale esclusivo che solo le persone più facoltose potevano permettersi e questo non era certo il caso di Justin a cui sembrava di essere decisamente fuori posto.
            “Che bel locale...” commentò Emily, ammaliata “Dev'essere davvero magnifico potersi gustare un buon caffè circondati da tutta questa eleganza...Hey, Justin non é che finito il caso potremmo...?”
            “Non ci pensare nemmeno! Col mio budget attuale non potrei mai permettermi di pagare il conto in un posto come questo!”
            “Credevo che gli avvocati guadagnassero parecchio”
            “Bé, il mio primo e unico cliente é stato uno studente universitario che a malapena riesce a pagarsi gli studi...non potevo certo chiedergli dei soldi, sarebbe stato egoista da parte mia”
            “Allora non sei come quegli avvocati sanguisughe che si vedono in televisione”
            “S-sanguisughe?”
            “Benvenuti al Rockwood bar” disse improvvisamente una voce profonda che fece sobbalzare sia Justin che Emily. I due ragazzi si voltarono verso il bancone e videro un uomo di colore alto e nerboruto che con uno straccio stava pulendo una tazza di caffé. L'uomo era completamente calvo, ma in compenso aveva un paio di soffici e folti mustacchi che gli davano un aspetto decisamente particolare. Indossava un lungo grembiule bianco attraversato da righe verdi su cui era ricamata in rosso la scritta “Rockwood bar”.
            “B-buongiorno” balbettò Justin, ancora leggermente scosso.
            “Buongiorno a lei, gentile cliente. Mi duole dirlo ma per cause di forza maggiore il bar é momentaneamente chiuso. La invito a tornare fra qualche giorno”
            “Non sono un cliente. Sono Justin Shield un avvocato difensore” disse Justin , mostrando il suo distintivo.
            “E io sono Emily web giovane genio dell'informatica” disse Emily mostrando il palmare che teneva in tasca.
            “Un avvocato e un genio dell'informatica? Decisamente bizzarra come accoppiata” osservò l'uomo.
            -Non ha tutti i torti...-pensò Justin
            “Io sono John Rockwood, proprietario e gestore del Rockwood bar. Inoltre da qualche tempo faccio anche il barman”
            “Come mai il proprietario del bar si ritrova a dover fare anche da barman?” chiese Emily, incuriosita.
            “Bé...di recente c'è stata una gigantesca fuga di personale...praticamente tutti coloro che lavoravano in questo bar se ne sono andati...” rispose con amarezza il signor Rockwood.
            “Come mai?” chiese il giovane avvocato.
            “...Ultimamente il locale si è ritrovato ad affrontare diversi problemi economici e per far fronte alla situazione sono stato costretto a tagliare lo stipendio ai miei dipendenti. Nessuno di loro é stato particolarmente contento di ciò e così, uno dopo l'altro, se ne sono andati tutti lasciandomi da solo ad occuparmi del bar”
            “Capisco...ma non è troppo impegnativo per una persona sola gestire un bar come questo?”
            “Lo é...ma preferisco massacrarmi di lavoro piuttosto che chiudere questo locale che appartiene alla mia famiglia da anni. Devo tener fede alla tradizione, capite? Comunque ora che ho risposto alle vostre domande vorrei sapere una cosa, signor avvocato: per caso si trova qui per indagare sull'omicidio avvenuto ieri notte?”
            “Esattamente”
            “Lo sospettavo. So già cosa sta per chiedermi: è tutto il giorno che sono costretto a parlare di ciò che ho visto ieri sera e non mi costerà molto farlo un'altra volta”
            “Gliene sono grato”
            “Dunque...la vittima é arrivata qui al “Rockwood bar” verso mezzanotte e ha subito ordinato un caffé macchiato che con prontezza ho provveduto a servirgli. Per circa venti minuti sono rimasto qui al bancone in attesa di eventuali altri clienti e durante quel lasso di tempo la vittima è sempre rimasta seduta al suo tavolo. In seguito sono sceso nello scantinato del bar per recuperare il libro in cui tengo tutta la contabilità del bar di cui mi ero accidentalmente dimenticato. Appena sono ritornato qui ho visto il signor Kogoro Odaki uscire dal corridoio che conduce ai bagni e l'ho salutato, senza però ricevere risposta. Il vecchio avvocato é passato davanti a me e senza nemmeno degnarmi di uno sguardo si è diretto a passo spedito verso l'uscita del bar. Cinque minuti dopo anche la vittima é uscita dal bar dicendomi che sarebbe tornata subito. Ho aspettato quindici minuti e non vedendolo tornare mi sono preoccupato così sono uscito dal locale per vedere se fosse successo qualcosa ed é stato in quel momento che ho visto il corpo del cliente giacere a terra priva di vita. Vicino a lui c'era anche il signor Odaki, apparentemente svenuto e vicino alle mani era presente un elegante bastone alla cui estremità c'era un pomo d'oro massiccio macchiato di sangue vermiglio.
            Subito dopo aver ritrovato il cadavere ho contattato la polizia”
            Justin ascoltò con somma attenzione la ricostruzione dei fatti del signor Rockwood cercando di memorizzare ogni singolo dettaglio degno di nota. In particolare rimase molto stupito quando udì la descrizione dell'arma del delitto.
            -No...non é possibile...-
            “Qualcosa non va, signor avvocato?”
            “V-va tutto bene, signor Rockwood...Stavo solo riflettendo su ciò che mi ha appena detto”
            “Hai notato qualcosa di strano nella sua testimonianza?” chiese Emily, incuriosita.
            “Bé, diciamo di sì. Signor Rockwood, lei ha affermato di aver salutato Kogoro Odaki, corretto?”
            “Sì'”
            “Quindi lei conosceva l'imputato prima che il delitto avesse luogo, vero?”
            “Vero. In passato Kogoro Odaki é stato un fedele cliente del Rockwood Bar. Veniva molto spesso qui insieme ad alcuni suoi colleghi”
            -Non pensavo che Kogoro fosse così ricco...-
            “Ma se vi conoscete com'è possibile che il giorno del delitto Kogoro non l'ha salutata? Non le sembra alquanto strano?”
            “In effetti mi é sembrato un comportamento strano da parte sua...Inoltre andava anche piuttosto di fretta....”
            -Questo rende Kogoro sospetto all'ennesima potenza...-
            “Bè...se andava veramente di fretta...per quale motivo é entrato in questo bar? Stando alla sua testimonianza quella sera l'imputato non ha ordinato nulla, ma allora cosa può averlo spinto a venire qui?”
            “Credo proprio che dovesse usare il bagno. Quando sono uscito dallo scantinato del bar ho visto la porta del bagno aprirsi e dopo qualche secondo il signor Odaki ne è uscito frettolosamente”
            “Capisco...Sarebbe possibile poter dare un'occhiata al bagno da cui Kogoro é uscito?”
            “Per me non ci sono problemi. Devo però avvertirla che al momento c'è già un detective che lo sta esplorando e non so se sarà disposto a lasciarvi indagare liberamente”
            -Un detective? Chissà perché mi viene in mente un lungo impermeabile sgualcito...-
            “Proveremo a entrare lo stesso. Abbiamo bisogno di prove e se abbiamo l'occasione di trovarne qualcuna nemmeno il più malvagio dei detective può fermarci!” affermò Emily, con entusiasmo.
            “Molto bene. Allora non dovete far altro che attraversare il breve corridoio a sinistra del bancone e varcare la porta alla vostra destra: e' da lì che ho visto uscire il signor Odaki”
            “La ringrazio infinitamente. Però prima di andare a indagare vorrei porle un ultima domanda: a che ora viene svuotato il cassonetto dell'immondizia presente fuori dal bar?”
            “Tutte le notti a mezzanotte” rispose John Rockwood.
            -Mmh....stando alla testimonianza di Rockwood la vittima é arrivata qui verso mezzanotte...ergo quando é stata assassinata il cassonetto era già stato svuotato...-
            “La ringrazio nuovamente. Andiamo Emily...ehi ma che ci fai già lì?!” esclamò Justin vedendo che Emily era già di fronte alla porta del bagno.
            “Non é colpa mia se sei un lumacone, Justin” disse la ragazza per poi mostrargli la lingua.
            -Sigh...e io che pensavo di ottenere fama e rispetto diventando un avvocato...-
            Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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            • #21
              Quando avevi postato il terzo capitolo? Non me n'ero accorto

              Molto belli entrambi, specie in quest'ultimo ho notato un netto miglioramento stilistico rispetto a tre mesi fa, cosa che non può non farmi piacere; il nuovello personaggio di Emily è abbastanza tipico nelle tue FF quanto a caratterizzazione, ma va ammesso che si tratta di una caratterizzazione che colpisce sempre, quindi soprassediamo sulla ripetitività(più relativa che reale)

              Interessante la piega che stan prendendo gli eventi, e posso dirti che il mio cervello sta già lavorando sul caso e impegnandosi a risolverlo prima che tu posti gli ultimi capitoli(sfida persa in partenza ma vabbeh )

              Nel complesso, complimenti per il miglioramento, ma ora che la scuola è (spero) finisciuta, non farmi aspettare altri tre mesi per i prossimi capitoli
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              • #22
                Grazie mille per il commento, Nicco =)
                Per curiosità sapresti dirmi quali altri miei personaggi hanno una caratterizzazione simile a quella di Emily?

                Comunque tranquillo non dovrai più aspettare così tanto XD In questi tre mesi sono andato parecchio avanti e d'ora in poi penso proprio che riuscirò a postare un capitolo al giorno.
                Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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                • #23
                  Massì, ho un po' esagerato, ma mi riesce spontaneo il confronto con quella di Kin(ora, non linciarmi ma il nome proprio non lo ricordo e non mi va di cercarlo XD), leggendo dell'una ho subito ricordato l'altra...e forse anche in quella OS su Franziska, ma forse è solo perchè anche quella era su Ace Attorney

                  Poi comunque è una caratterizzazione abbastanza comune per i personaggi femminili, quindi è naturale mi suoni di già visto(sebbene il design non lo sia affatto, almeno per me)
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                  • #24
                    Originariamente Scritto da Il Nicco Visualizza Messaggio
                    Massì, ho un po' esagerato, ma mi riesce spontaneo il confronto con quella di Kin(ora, non linciarmi ma il nome proprio non lo ricordo e non mi va di cercarlo XD), leggendo dell'una ho subito ricordato l'altra...e forse anche in quella OS su Franziska, ma forse è solo perchè anche quella era su Ace Attorney

                    Poi comunque è una caratterizzazione abbastanza comune per i personaggi femminili, quindi è naturale mi suoni di già visto(sebbene il design non lo sia affatto, almeno per me)
                    Ho capito
                    Effettivamente Emily assomiglia abbastanza a Ichigo di Kin ma è decisamente un personaggio più importante rispetto a quest'ultima.
                    -------------------------------------------------------------------------------
                    Atto quinto: Amore, amore e ancora amore

                    [Rockwood Bar-Bagno]

                    Justin aprì la porta di legno che si trovava di fronte a lui e la varcò, seguito a breve distanza da Emily. Non fece in tempo a fare un singolo passo che una squillante voce femminile si mise ad urlare: “Esci di qui, maniaco!”
                    “Ma cosa diavolo..?”
                    Justin fece appena in tempo a vedere una ragazza bionda vestita da poliziotta correre verso di lui prima di venire colpito da un violento pugno allo stomaco che lo fece piegare in due dal dolore.
                    “Justin!” esclamò Emily, per poi aiutare il giovane a rialzarsi.
                    “Ma sei pazza?!” esclamò l'avvocato rivolto alla bionda che lo fissava infuriata.
                    “Se qui c'è un pazzo quello sei tu. Non puoi entrare nel bagno delle donne quando dentro di esso c'è il detective Shyheart e sperare di uscirne illeso”.
                    “D-detective? E' lei il detective di cui parlava il signor Rockwood?” chiese Emily.
                    “Che sia un detective o meno non m'importa. Questo non é il bagno delle donne per cui non avevi nessun diretto di trattarmi da maniaco!” esclamò Justin, irritato.
                    “Oh, e così questo non sarebbe il bagno delle donne? E allora come me lo spieghi che sulla porta alle tue spalle è appesa una targhetta con su scritto “DONNE”?”
                    Justin si voltò e vide che effettivamente la detective Shyheart diceva il vero.
                    -E così Kogoro il giorno del delitto ha usato il bagno femminile...sarà stato un semplice errore? No, non é possibile...lui era un cliente abituale di questo bar, per cui avrebbe dovuto saperlo perfettamente che questo non era il bagno degli uomini...-
                    “Mi perdoni, detective, ma ero assolutamente sicuro che questo fosse il bagno maschile. Le porgo le mie scuse”
                    “Scuse accettate, ragazzino”
                    “R-ragazzino? Ma se ad occhio e croce abbiamo la stessa età!”
                    La detective rimase in silenzio per qualche secondo per poi sorridere con aria compiaciuta.
                    “Senza volerlo mi hai fatto un complimento. Effettivamente non sei il primo che mi scambia per una liceale....chissà forse è merito della mia statura minuta o delle attenzioni che dedico al viso. Uso sempre svariati tipi di creme per mantenere la mia pelle liscia e vellutata così se mai lui dovesse toccarla...”
                    “Un liceale?! Per tua informazione ho finito l'università già da un anno!” esclamò Justin, offeso.
                    “Dai Justin, non te la prendere. In fondo non è colpa tua se il tuo fisico ricorda quello di un ragazzino delle medie” disse Emily.
                    “C-che cosa?!”
                    “Comunque...poco fa hai detto “se lui dovesse toccarla”, giusto detective Shyheart?”
                    “Chiamami pure Amy, bambina”
                    Emily assunse un espressione imbronciata mentre Justin si morse il pugno destro per soffocare le risate.
                    “Comunque, PICCOLA Amy...chi è quel “lui” a cui ti riferivi? E' forse il ragazzo di cui sei innamorata?”
                    Il viso roseo della ragazza arrossì violentemente diventando di un colore simile a quello dei pomodori.
                    “S-sì...mi riferivo proprio al procuratore Alexander...oh, no! Doveva essere un segreto! Perché diavolo ve l'ho detto?! Oh se lo scoprisse prima che si presenti l'occasione giusta per la mia dichiarazione sarebbe a dir poco imbarazzante...”
                    Il giovane avvocato non prestò molta attenzione alla reazione della detective. Del resto di tutte le parole che aveva pronunciato solo una l'aveva colpito: “procuratore”.
                    “Quindi il ragazzo che ti piace é un procuratore, giusto?”
                    “S-sì...anche se dire che mi piace non è esatto...insomma non sono mica una ragazzina alla sua prima cotta!”
                    “Potresti dirmi qualcosa di più riguardo a questo procuratore Alexander?”
                    “Ok...ma per quale motivo sei così interessato a lui? Non sarai mica omosess...”
                    “Non dire cavolate! Mi interessa per il semplice fatto che sono un avvocato difensore e che quindi prima o poi potrebbe capitarmi di incontrarlo in tribunale”
                    “Oh...E così sei un avvocato difensore? Ecco perché sei entrato in questo bagno pensando che fosse quello degli uomini. Dopo aver sentito che l'imputato era stato in questo luogo hai deciso bene di esaminarlo, giusto?”
                    “Corretto”
                    “Bé, mi dispiace deludere le tue aspettative, ma qui dentro non c'è nulla d'interessante....o meglio ci sarebbe stato se fossi venuto ad indagare prima di me”
                    “Potresti dirmi a che risultato hanno condotto le tue indagini?”
                    “Assolutamente no! Non posso certo fornire simili informazioni a un avvocato difensore”
                    “E perché no?”
                    “Perché se lo facessi complicherei il lavoro della persona di cui sono innamorata.....oh, no....non avrei dovuto dirti nemmeno questo...”
                    “Quindi nel processo di domani sarà Alexander nonsoché a rappresentare l'accusa?”
                    “Esattamente. Domani avrai il grande onore di incontrare di persona il procuratore Alexander Byrgas, il più grande rappresentante dell'accusa che sia mai esistito”
                    “Dimmi qualcosa in più su di lui”
                    “E' un procuratore da circa quattro anni ed é molto bravo nel suo lavoro. Per lui far dichiarare colpevole l'imputato é secondario: il suo scopo principale é scoprire la verità, a prescindere da quanto possa essere dolorosa. Lavoro al suo fianco dall'inizio della sua carriera ma nonostante tutto so molto poco sul suo passato..credo che per lui sia doloroso parlarne. Deve essergli accaduto qualcosa di poco piacevole, di questo ne sono sicura”
                    “Sembra una brava persona” commentò Justin.
                    “Certo che lo é. Del resto non mi innamoro certo dei criminali...oh...ora che ci penso una volta è successo...mi ero invaghita di un certo serial killer ma purtroppo non sono riuscita a conoscerlo bene”
                    “Per quale motivo?” chiese Emily, incuriosita.
                    “E' stato giustiziato cinque minuti dopo che l'ho conosciuto”
                    “......Comunque...sei sicura di non volerci dire nulla sul caso?” chiese Justin interrompendo l'ennesima divagazione della detective.
                    “Sicurissima”
                    “Pensa alla tua situazione....ormai noi sappiamo che sei innamorata del procuratore Byrgas e se non collabori domani potremmo rivelargli tutto”
                    “Ma questo è un ricatto!”
                    “No, è uno scambio equivalente. Tu ci fornisci le informazioni che ci interessano e noi non diciamo nulla al procuratore...ci stai?”
                    “S-sì....non ho altra scelta a quanto pare...Chiedetemi pure tutto quello che volete”
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                    • #25
                      -Mi dispiace doverla ricattare in questo modo, ma qui è in gioco la salvezza del mio mentore. Non posso fare altrimenti-
                      “Per prima cosa potresti togliermi una curiosità? Come mai indossi l'uniforme da poliziotta se sei una detective?” chiese la giovane assistente mentre giocherellava con il suo palmare.
                      “Dovete sapere che fino a qualche anno fa ero un agente di polizia. Quest'uniforme é una specie di legame con il mio precedente lavoro, quindi se la indosso è principalmente per una questione affettiva...e poi è così carina!”
                      -Credo che i suoi gusti in fatto di abbigliamento siano molto diversi dai miei...-
                      Improvvisamente la sigla del samurai d'acciaio, un vecchio telefilm per bambini, invase l'intero bagno.
                      “Oh, è il mio cellulare..Scusatemi un secondo...Pronto? Oh, salve Detective Gumshoe! Come sta?...Capisco...Sì, non si preoccupi il caso procede bene...So che vorrebbe dare una mano anche lei, ma nelle sue condizioni non c'è molto che potrebbe fare...Non si preoccupi per questo, pensi piuttosto a riposarsi...D'accordo allora la saluto! Spero che possa ritornare in forma il prima possibile!”
                      Amy Shyheart, terminata la telefonata, spense il cellulare rosa e lo infilò in una tasca della divisa.
                      “Era il detective Gumshoe al telefono?” chiese Justin.
                      “Oh, lo conosci anche tu? Sì era proprio lui e non sembra stare molto bene”
                      “Che cos'ha?”
                      “Gli è venuta un atroce diarrea questa mattina”
                      “Dovrebbe stare più attento a quello che mangia...”
                      “Oh, ti posso assicurare che il cibo non c'entra. Se gli è venuta la diarrea è solo ed esclusivamente colpa mia”
                      “Che intendi dire?”
                      “Bé....dovete sapere che inizialmente questo caso era stato affidato al detective Gumshoe. All'inizio la cosa non mi creava alcun fastidio, ma quando ho scoperto che l'accusa sarebbe stata rappresentata dal procuratore Byrgas ho deciso che il caso doveva essere mio. Ho messo una buona dose di lassativo nel caffé che ho servito a Gumshoe questa mattina per poi offrimi volontariamente di sostituirlo”
                      “...Per essere una detective hai una mente davvero criminale”
                      “Non è questo il punto, Justin. Lei ha fatto tutto questo per amore e questo direi che è alquanto ammirevole”
                      “Ti ringrazio, Bambina”
                      “Mi chiamo Emily!”
                      “Dettagli...comunque hai detto bene: l'ho fatto solo per amore e questo è meraviglioso”
                      -Non credo che far venire la diarrea al detective Gumshoe possa essere considerato meraviglioso...-
                      “Credo che ora sia arrivato il momento di lasciare da parte ogni futile argomento e concentrarsi sul caso” affermò Justin con rinnovata professionalità.
                      “Va bene. Fatemi pure tutte le domande che volete”
                      “Molto bene..per prima cosa mi piacerebbe avere delle informazioni sulla vittima del caso. Finora non ho ancora scoperto nulla su di lui...o lei”
                      “La vittima si chiamava Steve Armstrong, aveva trent'anni ed era un pugile professionista famoso in tutta la nazione. Apparentemente non ha mai avuto contatti con l'imputato...almeno fino a ieri notte”
                      “Quindi Kogoro non sembra avere alcun movente...ma allora perché lo avete arrestato?”
                      “Il proprietario del bar afferma di aver visto Kogoro Odaki uscire dal suo locale e un'altra testimone afferma di averlo visto commettere l'omicidio. Inoltre sull'arma del delitto, un lungo bastone nero alla cui estremità si trova un pesante pomo dorato, sono state rivenute le impronte del signor Odaki. Tutti questi elementi fanno supporre che sia stato Kogoro Odaki a commettere l'omicidio”
                      -Ma Kogoro non aveva un movente...e non è nemmeno un tipo che perde facilmente il controllo delle sue azioni...quindi supponendo che il vero assassino sia lui cosa può averlo spinto a commettere l'omicidio? Forse autodifesa? Effettivamente quando il cadavere di Armstrong è stato rinvenuto Kogoro giaceva svenuto poco distante da lui...potrebbe essere stato attaccato dalla vittima ed averla colpita col bastone per proteggersi....magari prima di morire il pugile è riuscito a colpirlo con un gancio destro che lo ha fatto svenire...No...non devo ragionare in questo modo...Kogoro è innocente, di questo sono sicuro, quindi la mia ricostruzione del caso è sicuramente errata...devo indagare ulteriormente-
                      “Qualcosa non va, ragazzino? Ti vedo pensieroso” chiese Amy.
                      “Detective Shyheart...potrebbe farmi dare un'occhiata al referto dell'autopsia di Steve Armstrong, per favore?”
                      “Certamente. Ne ho più copie quindi se vuoi puoi tranquillamente tenerti questa” disse la detective mentre gli porgeva il referto. Justin lo afferrò e lesse ad alta voce: “La vittima è deceduta in seguito a un trauma cranico causato da un oggetto contundente. Il suddetto oggetto ha colpito una singola volta il cranio della vittima, la quale è morta subito dopo”
                      -Bene...se le cose sono andate così allora Kogoro NON è svenuto in seguito ad un attacco della vittima-
                      “Sulla scena dal crimine e in questo bagno sono state ritrovate delle eventuali prove oltre a quelle di cui mi ha già parlato?”
                      “Bé...diciamo di sì. Sono stati ritrovati due oggetti decisamente fuori posto”
                      “Di che oggetti si tratta?” chiese Emily.
                      “Di un fischietto per cani che è stato ritrovato nel cassonetto presente all'esterno del bar e un capello sintetico di colore bianco che è stato ritrovato in questo bagno”
                      “Non credo che questi oggetti abbiamo a che fare con l'omicidio” commentò il giovane genio dell'informatica mentre prendeva appunti sul suo palmare.
                      “Non è detto, Emily. Dimmi, Amy, sul fischietto sono state trovate tracce di saliva?”
                      “No. Apparentemente quel fischietto per cani non è mai stato usato”
                      “Peccato...ero convinto di aver trovato un indizio...In ogni caso ti ringrazio moltissimo per le informazioni che ci hai dato Amy. Ora ho intenzione di andare a fare un'ulteriore chiacchierata col mio cliente...ci sono ancora molte domande alle quali deve darmi una risposta”
                      “D'accordo, ragazzino. E mi raccomando: non rivelare il mio segreto a nessuno o te ne pentirai amaramente”
                      “Tranquilla il tuo segreto è al sicuro con me. Alla prossima, detective Shyheart” disse Justin mentre usciva dalla porta del bagno.
                      “Alla prossima, Justin. Ciao, Bambina”
                      “Se non la smetti di chiamarmi bambina rivelerò il tuo segreto su internet!” esclamò Emily, minacciosa puntando il palmare contro Amy, come se fosse un'arma.
                      “NOOOOOOOO! NON LO FARE! Non ti chiamerò più bambina, lo prometto!”
                      Emily la guardò minacciosa ancora per qualche secondo per poi sorriderle, con fare innocuo.
                      “E va bene, piccola Amy. Mi raccomando fa la brava bambina e non infastidire mai più un Hacker armato di palmare!”
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                      • #26
                        Atto sesto: Foto e magatama


                        [Rockwood Bar]

                        “Il signor Rockwood non è più al bancone” osservò Emily.
                        Justin sembrava non udirla. I suoi occhi erano concentrati sulla porta principale del bar da cui era sicuro aver appena visto uscire un individuo dai capelli neri e appuntiti...
                        “Justin, cosa stai fissando così intensamente?”
                        “N-niente” disse l'avvocato mentre scrollava la testa con decisione come se avesse voluto scacciare una mosca particolarmente fastidiosa.
                        -Non può certo trattarsi di lui...-
                        “Non mentirmi!” esclamò la ragazza mentre avvicinava minacciosamente la faccia a quella di Justin.
                        “N-non ti sto mentendo...”
                        -Accidenti devo trovare un modo per distrarla...-
                        “Emily, secondo te cos'è quella strana pietra verde che è appoggiata sul bancone?”
                        Incuriosita la giovane smise di fissare Justin e dedicò le sue attenzioni al misterioso oggetto.
                        “Mmh...sono abbastanza sicura che quell'oggetto non c'era quando abbiamo parlato con il signor Rockwood”
                        “Effettivamente hai ragione”
                        “Perché non provi a toccarlo?”
                        “No, grazie. Prima le signore”
                        “Non fare il codardo!”
                        “E va bene....”
                        Il ragazzo si avvicinò al bancone, osservò attentamente l'oggetto e notò che sembrava illuminato da una strana luce mistica.
                        -Sarà pericoloso?-
                        Ignorando quel pensiero molesto il ragazzo afferrò la “pietra” con la mano destra. Improvvisamente dai suoi occhi iniziarono a sgorgare, apparentemente senza motivo, calde lacrime che scorrevano lungo il volto del giovane sino a cadere a terra con un *plic*. Justin capì che era l'oggetto che teneva in mano a farlo a piangere in quel modo. Con uno sforzo immane (per qualche motivo l'oggetto opponeva una fiera resistenza) riuscì ad aprire la mano destra e a buttare a terra la “pietra” ponendo fine al pianto.
                        Ansimando si voltò verso Emily e la fissò per qualche istante con gli occhi rossi per le tante lacrime.
                        “Che diavolo è successo?!” esclamò la ragazza, osservando la pietra come se fosse maledetta.
                        Anche Justin si voltò ad osservare la pietra e fu con sommo stupore che vide la luce mistica abbandonare il misterioso oggetto.
                        -Che si sia scaricato?-
                        Il ragazzo si avvicinò nuovamente alla pietra e per la seconda volta la afferrò. Non accadde nulla.
                        “Sembra che per qualche strana ragione l'oggetto abbia perso i suoi poteri” constatò l'avvocato mentre riponeva delicatamente la pietra in una tasca dei pantaloni.
                        “Perché te lo sei messo in tasca?”
                        “Perché penso di sapere a chi appartiene questa “pietra” ed è mia intenzione restituirgliela”
                        Senza proferire altre parole Justin si diresse a passi rapidi verso la porta che conduceva all'esterno del bar seguito a breve distanza da una Emily più confusa che mai...

                        [Esterno del Rockwood Bar]

                        Appena i due ragazzi misero piede fuori dal locale una potente luce abbagliò i loro occhi.
                        “Yeah!” esclamò una sconosciuta voce femminile. “Uno scatto a dir poco perfetto....uhm...però siete con gli occhi chiusi...vi dispiace se ve ne faccio un'altra?”
                        “ASPETTI UN SECONDO!” esclamò Justin mentre riapriva gli occhi nuovamente lacrimanti. Il ragazzo poté vedere una giovane donna alta e snella, dai lunghi capelli mossi color ebano e dagli occhi verdi che lo fissava stringendo tra le mani una macchina fotografica digitale. Indossava un lungo abito nero abbastanza scollato, una minigonna (anch'essa nera) a dir poco vertiginosa e un paio di stivali di pelle col tacco a spillo. Appena sotto al ginocchio sinistro aveva una vistosa fasciatura.
                        “Chi è lei? E perché ci vuole fotografare?”
                        Per tutta risposta la donna scattò un'altra foto.
                        “Bene! Stavolta siete venuti entrambi con gli occhi aperti”
                        “RISPONDA!” tuonarono Emily e Justin all'unisono.
                        “Uffa come siete noiosi...Il mio nome é Natalie Eliatan e sono una fotografa professionista. Storia finita, si torna alle foto”
                        “NO! Prima ci dica perché ci vuole fotografare” esclamò Justin.
                        “ Uff...Vi divertite ad insistere su dettagli insignificanti, vero?”
                        “RISPONDA E BASTA!”
                        “Voglio scattare delle foto all'allievo di Kogoro Odaki per venderle a peso d'oro alla rivista “Avvocati oggi”. Però....ora che ci penso potrei benissimo vendere queste foto anche ai giornali scandalistici...Voglio dire non mi aspettavo proprio di sorprendere Justin Shield insieme alla sua nuova fiamma ma già che ci sono perché non approfittarne?”
                        “IO E EMILY NON SIAMO FIDANZATI!”
                        “...Dettagli. Quei giornali si bevono qualunque storia e prima che si scopra la verità avrò già guadagnato un sacco di soldi”
                        “Non si rende conto che in questo modo ci metterà parecchio in imbarazzo?!”
                        “Sì, ma tanto peggio di così non può andarti, Shield”
                        “Che intende dire?”
                        Justin era alquanto confuso.
                        “Pensaci bene: il tuo mentore sta per essere dichiarato colpevole di omicidio, il suo studio legale andrà in fallimento e la pessima reputazione di Kogoro Odaki ricadrà su di te impedendoti di trovare uno straccio di cliente. Direi che non sei in una bella situazione”
                        “Il signor Odaki non è colpevole!” esclamò Emily, infuriata.
                        “Sì, che lo è. L'ho visto con i miei occhi e ho anche immortalato il suo crimine”
                        Appena la donna ebbe finito di parlare un piccolo ed innocente cagnolino si avvicinò a lei e le leccò la gamba destra. Con un urlo di puro terrore Natalie Eliatan scappò a tutta velocità. Justin cerò di inseguirla ma la perse quasi subito di vista e finì in un vicolo cieco non troppo distante dal Rockwood Bar.
                        “Sembra alquanto terrorizzata dai cani” mormorò il ragazzo mentre i suoi occhi si posavano su un piccolo oggetto che si trovava appoggiato a terra. Lo afferrò e vide che si trattava di una targhetta per cani insanguinata.
                        -Mmh...che abbia qualcosa a che fare con il delitto?-
                        Pur non conoscendo la risposta a quella domanda Justin infilò la targhetta nella tasca in cui si trovava già il magatama.
                        “Justin!” esclamò Emily, entrando nel vicolo. “Ho cercato di inseguirla ma correva troppo veloce”
                        “Non preoccuparti, hai fatto del tuo meglio”
                        “Che cosa possiamo fare ora? Torniamo a parlare con Kogoro?”
                        Justin rimase in silenzio per qualche istante.
                        “....No” disse infine. “Per oggi le indagini finiscono qui”
                        “Ne sei sicuro?”
                        “Sì. Abbiamo abbastanza prove”
                        In realtà Justin avrebbe voluto tornare a parlare con Kogoro ed usare la sua abilità di vedere la sincerità delle persone guardandole negli occhi per scoprire qualcosa in più sul caso. Ma sapeva già che sarebbe stato inutile....per qualche strano, misterioso motivo non era più un grado di utilizzare quel potere e se ne era accorto tentando di usarlo su Natalie.
                        Sarebbe riuscito a dimostrare l'innocenza di Kogoro nel processo del giorno seguente senza la sua abilità naturale?
                        Sto giocando a: Tales of Xillia (PS3), Assassin's Creed 3 (WiiU), Pokémon X (3DS - Solo online) Sto leggendo: A storm of swords (volumone completo in italiano) Sto guardando: Kill la Kill (ep 7)

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