Leggete questo articolo che ho trovato scritto su un mensile e poi ditemi cosa ne pensate:
La “generazione mp3” rischia la sordità.
L’istituto inglese per l’udito: i giovani avranno problemi 30 anni prima dei genitori.
Esiste effettivamente il rischio di una diminuzione dell’udito: sono numerosi gli studi recenti, infatti, che hanno messo in evidenza una relazione tra una lunga esposizione a suoni particolarmente intensi, come per esempio l’ascolto di musica a volume troppo alto, e una riduzione dell’udito.
L’esposizione a stimoli acustici di elevata intensità costituisce una delle cause più importanti di deficit uditivo percettivo che riguarda la coclea, la parte dell’orecchio che trasforma l’energia sonora in segnale nervoso.
I deficit che ne risultano sono irreversibili. L’entità del danno è correlata con l’intensità del suono e con il tempo di esposizione. Qualsiasi suono, a una intensità superiore a 85 decibel, è potenzialmente lesivo.
Il nostro orecchio possiede tuttavia meccanismi protettivi e “riparativi” per il danno da rumore tali che solo esposizioni prolungate e ripetute a suoni di questa intensità provocano patologie permanenti.
Se l’esposizione al rumore è breve la conseguenza è solo un “affaticamento” del nostro udito che si manifesta con un temporaneo e reversibile innalzamento della soglia uditiva.
Il tempo di esposizione potenzialmente lesivo per danni permanenti scende rapidamente per suoni di intensità più elevata: 1 ora di rumore ininterrotto a 100 decibel o solo 15 minuti a 110 decibel sono già pericolosi.
L’esposizione a intensa stimolazione acustica deve quindi essere seguita da un periodo di silenzio per favorire i meccanismi riparativi.
Maggiore è l’intensità sonora a cui siamo esposti, minore deve essere il tempo di esposizione e maggiore il tempo concesso al nostro orecchio per recuperare il danno subito.
L’esposizione per un ora a uno stimolo sonoro di 100 decibel è molto più pericolosa che l’esposizione allo stesso per 2 periodi di mezz’ora intervallati da 1 ora di riposo.
Negli esseri viventi, poi, lo stimolo sonoro costituisce un segnale di potenziale pericolo che provoca la liberazione di ormoni detti da stress, quali adrenalina e corticosteroidi, che ci preparano ad affrontare il pericolo aumentando frequenza cardiaca e pressione arteriosa.
La “generazione mp3” rischia la sordità.
L’istituto inglese per l’udito: i giovani avranno problemi 30 anni prima dei genitori.
Esiste effettivamente il rischio di una diminuzione dell’udito: sono numerosi gli studi recenti, infatti, che hanno messo in evidenza una relazione tra una lunga esposizione a suoni particolarmente intensi, come per esempio l’ascolto di musica a volume troppo alto, e una riduzione dell’udito.
L’esposizione a stimoli acustici di elevata intensità costituisce una delle cause più importanti di deficit uditivo percettivo che riguarda la coclea, la parte dell’orecchio che trasforma l’energia sonora in segnale nervoso.
I deficit che ne risultano sono irreversibili. L’entità del danno è correlata con l’intensità del suono e con il tempo di esposizione. Qualsiasi suono, a una intensità superiore a 85 decibel, è potenzialmente lesivo.
Il nostro orecchio possiede tuttavia meccanismi protettivi e “riparativi” per il danno da rumore tali che solo esposizioni prolungate e ripetute a suoni di questa intensità provocano patologie permanenti.
Se l’esposizione al rumore è breve la conseguenza è solo un “affaticamento” del nostro udito che si manifesta con un temporaneo e reversibile innalzamento della soglia uditiva.
Il tempo di esposizione potenzialmente lesivo per danni permanenti scende rapidamente per suoni di intensità più elevata: 1 ora di rumore ininterrotto a 100 decibel o solo 15 minuti a 110 decibel sono già pericolosi.
L’esposizione a intensa stimolazione acustica deve quindi essere seguita da un periodo di silenzio per favorire i meccanismi riparativi.
Maggiore è l’intensità sonora a cui siamo esposti, minore deve essere il tempo di esposizione e maggiore il tempo concesso al nostro orecchio per recuperare il danno subito.
L’esposizione per un ora a uno stimolo sonoro di 100 decibel è molto più pericolosa che l’esposizione allo stesso per 2 periodi di mezz’ora intervallati da 1 ora di riposo.
Negli esseri viventi, poi, lo stimolo sonoro costituisce un segnale di potenziale pericolo che provoca la liberazione di ormoni detti da stress, quali adrenalina e corticosteroidi, che ci preparano ad affrontare il pericolo aumentando frequenza cardiaca e pressione arteriosa.
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