Vedo spesso i gabbiani in spiaggia da me. Vengono la sera, si posizionano a circa 5 metri dall'ombrellone della nostra capanna e, dato che siamo quasi sempre gli ultimi ad andare via dalla spiaggia, brucano quei piccoli rimasugli di cibo che son rimasti dalla giornata, del vivo schiamazzare dei bambini, dei panini finiti negli stomaci.
Li vedo, e li osservo come poche volte ho fatto nella mia vita: colgo che sono di diverse razze. Noto i gabbiani dal becco nero e dal piumaggio ispido, più simili a rapaci che ad altri animali portuali; noto quelli gioiosi tanto rappresentati nei cartoni animati, dallo sguardo un po' idiota e il becco arancione squillante, come colori di sole e di stelle aleggiano nell'aria in mille ordini di luci.
Vedo quelli più piccoli e teneri, un misto fra rondini bianche e passeri giganteschi (almeno se fossero passeri), e li vedo mangiare quelle cosuccie che gli lasciamo involontariamente. Non sono buoni, non sono cattivi: sono animali.
Mio fratello lancia un pezzetto del panino che sbocconcellava e tutti si avventano su di esso: compresi tre colombi che vengono da tre anni, esperti nel cercare il poco mangime rimasto in spiaggia.
Volano beccate, e uno rimane per terra: mi sorprendo di ciò, ma subito quello si rialza, un po' malconcio, e se ne svolazza via affamato, in cerca di altri lidi ove trovare cibo.
Guardavo in aria, e notavo guizzi di nuvole solitarie nel cielo: esso doveva ancora ricevere visite.
Lo faccio dieci minuti dopo, e noto quanto quello stato di solitudine fosse effimero: decine di uccelli dibattono le loro solide ali nel tentativo di nuova vita.
E i passerotti! Ah, i passerotti! Umili creaturine indifese, sopraffatte sempre da tutti, sono secondo me i più intelligenti! Uno viene vicino me probabilmente notando il fatto che stavamo mangiando, e quando io mi alzo per prendere un bicchiere, subito scatta via fuggendo il pericolo!
Ma che siamo noi di fronte alla grandezza della natura? Perchè non si notano queste cose? Ah, gabbiani.
Li vedo, e li osservo come poche volte ho fatto nella mia vita: colgo che sono di diverse razze. Noto i gabbiani dal becco nero e dal piumaggio ispido, più simili a rapaci che ad altri animali portuali; noto quelli gioiosi tanto rappresentati nei cartoni animati, dallo sguardo un po' idiota e il becco arancione squillante, come colori di sole e di stelle aleggiano nell'aria in mille ordini di luci.
Vedo quelli più piccoli e teneri, un misto fra rondini bianche e passeri giganteschi (almeno se fossero passeri), e li vedo mangiare quelle cosuccie che gli lasciamo involontariamente. Non sono buoni, non sono cattivi: sono animali.
Mio fratello lancia un pezzetto del panino che sbocconcellava e tutti si avventano su di esso: compresi tre colombi che vengono da tre anni, esperti nel cercare il poco mangime rimasto in spiaggia.
Volano beccate, e uno rimane per terra: mi sorprendo di ciò, ma subito quello si rialza, un po' malconcio, e se ne svolazza via affamato, in cerca di altri lidi ove trovare cibo.
Guardavo in aria, e notavo guizzi di nuvole solitarie nel cielo: esso doveva ancora ricevere visite.
Lo faccio dieci minuti dopo, e noto quanto quello stato di solitudine fosse effimero: decine di uccelli dibattono le loro solide ali nel tentativo di nuova vita.
E i passerotti! Ah, i passerotti! Umili creaturine indifese, sopraffatte sempre da tutti, sono secondo me i più intelligenti! Uno viene vicino me probabilmente notando il fatto che stavamo mangiando, e quando io mi alzo per prendere un bicchiere, subito scatta via fuggendo il pericolo!
Ma che siamo noi di fronte alla grandezza della natura? Perchè non si notano queste cose? Ah, gabbiani.
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