Apro questo topic per chiedere quanti di voi provano questo sentimento. Il titolo che ho deciso di attribuirgli non è totalmente esemplificativo, in quanto tale stato emozionale non è, ovviamente, connaturato alla vita stessa, ma da essa scaturisce. Questa sensazione mi accompagna, ormai, da molto tempo, e credo lo farà fino alla mia morte. Nel mio caso è dovuta al desiderio, mai realizzato, di emergere, di diventare "eccezionale", una persona completamente fuori dai canoni ordinari. Accezione, questa, non legata necessariamente a parametri di notorietà, ma di riscontri oggettivi, che, mio malgrado, sono venuti meno. Così, a scopo protettivo, ho innalzato una barriera di pseudoindifferenza verso tutto, o quasi, ciò che mi circonda. Non è proprio tale perchè, come detto all'inizio, qualche sentimento lo provo: una forte amarezza per l'appunto, che, solo in rari casi, si trasforma in dolore interno, talvolta lacerante, ma che, dopo poco tempo, si attenua, per ritornare all'embrionale sentimento. Credo, forse peccando di immodestia, che sia una sensazione percepibile solo da chi possiede un animo piuttosto complesso.
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L'amarezza della vita
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Posso consigliarti di mettere meno virgole, sembri affannato e scocciato ma non devi.
E' uno dei sentimenti che provo più spesso, posso solo dirti che per essere qualcuno devi imporre le tue idee e convincere agli altri che quello che pensi è la cosa giusta. Certo, questo non basta ma già è un modo per farsi notare.
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Non conosco ancora le vere ingiustizie della vita...e non so ancora bene cosa si prova davvero nel non poter realizzare i propri sogni...quindi questo sentimento non lo comprendo bene... ma...si sa, non per essere pessimista...ma l'uomo è destinato a soffrire...Queste gioie violente hanno fini violenti.
Muoiono nel loro trionfo come la polvere da sparo e il fuoco.
Che si consumano al primo bacio.
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Funzionale al discorso introduttivo è un'altra considerazione. La mia aspirazione non era quella di impormi, ma di esulare completamente dal contesto nel quale ero inserito, di fuggire dal terrore di omologazione che provavo. Non in modo forzato, ma, semplicemente, per il libero fluire del mio, presunto, talento, che si è rivelato, tuttavia, privo di qualsiasi riscontro. La ricerca della propria esistenza, del proprio significato al mondo, un sano equilibrio emotivo, connaturato al maturo distacco dalla sfera emozionale... Dove ricercare tutto ciò? Probabilmente in alcuni valori, a patto, però, che essi siano talmente radicati, da sopravvivere a ciò che la nostra esistenza ci riserva. E' possibile?Last edited by Grifis; 07 October 2007, 17:51.sigpic
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Ma i traguardi che ho ottenuto e che conseguirò, nonostante non siano affatto disprezzabili, non mi soddisfano minimamente. Perchè? Sento di essere profondamente diverso dall'immagine che gli altri hanno di me, ovvero quella che mi sono costruito con il mio operato. In me coesistono senso di inadeguatezza, che prevale, e presunzione di superiorità, che sopprimo, in virtù di uno dei valori che mi sono stati trasmessi, ovvero l'educazione.Last edited by Grifis; 02 December 2007, 21:17.sigpic
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Originariamente Scritto da Davyl Visualizza MessaggioTutto ciò deriva dal desiderio di imporsi un reale scopo nella vita, e di realizzarlo.
Purtroppo non tutti ci riescono, me compreso.
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Originariamente Scritto da GRIFIS82 Visualizza MessaggioApro questo topic per chiedere quanti di voi provano questo sentimento. Il titolo che ho deciso di attribuirgli non è totalmente esemplificativo, in quanto tale stato emozionale non è, ovviamente, connaturato alla vita stessa, ma, da essa, scaturisce. Questa sensazione mi accompagna, ormai, da molto tempo, e credo lo farà fino alla mia morte. Nel mio caso è dovuta al desiderio, mai realizzato, di emergere, di diventare "eccezionale", una persona completamente fuori dai canoni ordinari. Accezione, questa, non legata necessariamente a parametri di notorietà, ma di riscontri oggettivi, che, mio malgrado, sono venuti meno. Così, a scopo protettivo, ho innalzato una barriera di pseudo indifferenza verso tutto, o quasi, ciò che mi circonda. Non è proprio tale perchè, come detto all'inizi,o qualche sentimentolo lo provo: una forte amarezza per l'appunto, che, solo in rari casi, si trasforma in dolore interno, talvolta lacerante, ma che, dopo poco tempo, si attenua, per ritornare all'embrionale sentimento. Credo, forse peccando di immodestia, che sia una sensazione percepibile solo da chi possiede un animo piuttosto complesso.
Ecco come la penso:
"La noia la noia la noia la noia la noia
io non ci vivo più
restaci tu qui
soffrirò di nostalgia
ma devo uscire fuori da qui
Io devo io devo io devo io devo
e come dicevi tu
tornerai qui
solo quando avrai bruciato tutto
solo allora sì
E la noia la noia la noia
che hai lasciato qui
quella noia che c'era nell'aria
che c'era nell'aria allora
è ancora qui
è qui che ti aspetta sai
e tu ora
non puoi certo più scappare
come hai fatto allora
ora sai che vivere
non è vero che c'è sempre
da scoprire
e che l'infinito
è strano ma per noi sai
tutto l'infinito
finisce qui""Non sarai mai un vero uomo fino a che non conoscerai la via del guerriero..."
I sette principi del Bushido
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E' inutile nascondermi. Non sono altro che una persona vinta, piegata dalla mancata realizzazione di se stessa, e, fatto ancor più grave, incapace di trovare il significato della propria esistenza. A volte la mia perenne afflizione si attenua grazie all'affetto, per la verità piuttosto sporadico, di qualche essere umano che incontro sul mio cammino; tuttavia queste rimangono soltanto delle estemporanee parentesi. L'unica speranza che mi rimane è quella di tradurre le mie emozioni in qualcosa di concreto, anche se il risultato non sarà eclatante come ho sempre sperato. Spero solo che sia tale da poter soddisfare, almeno parzialmente, il mio ego.Last edited by Grifis; 09 February 2008, 23:15.sigpic
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