Vuole raccontarci la sua esperienza invece di dispensare la Sua interiorità con tanta noncuranza e leggerezza?
Sa qual è il suo problema? Che lei è rimasto incollato ad una fase tipicamente adolescenziale, nella quale la propria individualità scalpita per venire alla luce e per dissipare le tenebre del timore della sparizione, continua a pensare che l'unico modo per valorizzarsi sia l'affermazione non soggettiva.
Ma l'anima sbaglia, come un giovane impaziente ed imprudente, poco coscienzioso ma volenteroso: si figura grattacieli senza pensare alle basi, immagina ponti meravigliosi senza sponde opposte da collegare, concepisce una bellezza universale senza provvedere alla creazione di punti di vista che possano rubarle la sua essenza ed adorarla. E' proiettata verso l'alto, ma non ha scala: vede la vanità universale e piange; i piedi le dolgono per il freddo. Lambisce la vacuità dell'atmosfera e tenta di manifestarle l'affetto che serba, ma le sue mani, protese in un abbraccio candidamente cosmologico, si toccano senza portare a compimento la causa finale del movimento iniziale. Si guarda allo specchio, si strugge, si sfoga in un forum: ma conosce davvero se stessa? Davvero sente il bisogno di un muro che la faccia rimbalzare?
Perché, invece di improbabili ricerche di una parete (la popolarità, la considerazione altrui), non si concentra sulla sua forma sferica e sui movimenti svincolati che sola potrebbe compiere?
Sa qual è il suo problema? Che lei è rimasto incollato ad una fase tipicamente adolescenziale, nella quale la propria individualità scalpita per venire alla luce e per dissipare le tenebre del timore della sparizione, continua a pensare che l'unico modo per valorizzarsi sia l'affermazione non soggettiva.
Ma l'anima sbaglia, come un giovane impaziente ed imprudente, poco coscienzioso ma volenteroso: si figura grattacieli senza pensare alle basi, immagina ponti meravigliosi senza sponde opposte da collegare, concepisce una bellezza universale senza provvedere alla creazione di punti di vista che possano rubarle la sua essenza ed adorarla. E' proiettata verso l'alto, ma non ha scala: vede la vanità universale e piange; i piedi le dolgono per il freddo. Lambisce la vacuità dell'atmosfera e tenta di manifestarle l'affetto che serba, ma le sue mani, protese in un abbraccio candidamente cosmologico, si toccano senza portare a compimento la causa finale del movimento iniziale. Si guarda allo specchio, si strugge, si sfoga in un forum: ma conosce davvero se stessa? Davvero sente il bisogno di un muro che la faccia rimbalzare?
Perché, invece di improbabili ricerche di una parete (la popolarità, la considerazione altrui), non si concentra sulla sua forma sferica e sui movimenti svincolati che sola potrebbe compiere?
Comment