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Fascimo ed antisemitismo

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  • Fascimo ed antisemitismo

    Dunque, creo questa discussione alla luce della discussione tra me e Spc riguardo la connotazione antisemita del movimento fascista, ovviamente se è permesso da parte dei mod.
    Chiedo anche scusa se userò più post consecutivi, ma dato che Spc ha scritto un mattone mica da ridere occorre che mi dilunghi un pò pure io.

    Detto questo, bando alle ciance e passiamo alle tesi di Spc.

    Prima però di parlare delle questioni riguardo questo tema, voglio spendere due parole sulla questione di fondo riguardo la ricerca storica. Spc, mi fa piacere che tu conosca De Felice e sappia cosa vuol dire "ricerca storica", ma non commettere lo stesso errore della quale mi accusi, ossia fare un lavoro di ricerca su soli documenti e saggi storici che possono tornare comodo alla propria posizione personale. In nessun campo delle scienze umane, men che meno nella storia contemporanea, si può parlare di un autore come "verità assoluta", men che meno riguardo temi ancora oggetto di dibattito (ossia di questioni che lasciano ancora spazio a differenti interpretazioni storiche). In sintesi, De Felice è un autore che apprezzo per l'onestà intellettuale che ha avuto, ma ciò non significa che lo considero verità assoluta, ci sono tanti storici che contestano punti del suo lavoro, così come altri storici di formazione feliciana contestano le contestazioni ( ). Insomma, le fonti e i documenti non vanno citati a senso unico.
    Scrive Canfora.
    "Bisogna comunque ricordare che il dibattito serio intorno a De Felice c'è stato. E non va confuso con quello suscitato da alcuni commentatori, che non lo imbastirono in maniera corretta e scienfica, ma basandosi su informazioni di seconda mano".
    Quindi lasciamo da parte tutta la connotazione politica intorno a De Felice, ossia gli sciacalli che da una parte e dall'altra vi hanno attribuito a piene mani per spacciare la loro ideologia per verità storica e concentriamoci sulla sola dimensione storica della connotazione antisemita del fascismo, che penso sia quello che possa interessare di più agli altri utenti che leggeranno.
    (continua)
    Last edited by Kaiohshin87; 04 November 2007, 15:25.

  • #2
    Tra i più terribile atti di antisemitismo spunta la Shoah, lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisiti nei campi di concentramento. Questo atteggiamento persecutorio non lo condivido per niente. Comunque, Spc è un gran blateratore.

    Scherzo.

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    • #3
      1) Vero, ma il discorso va contestualizzato: tutto ha inizio con l'attacco all'Etiopia.
      L’attacco all’Etiopia, a cui seguirono le sanzioni economiche decretate da 52 stati tra i quali la Francia e l’Inghilterra, determinò una rottura tra l’Italia Fascista e le democrazie occidentali, ambedue ricche di colonie nel mondo.
      Di fatto l’allontanamento dell’Italia fascista dalle democrazie, le quali nella conferenza di Stresa del 1935 avevano dato via libera all’Italia nell’impresa coloniale, e il suo isolamento ne determinarono l’avvicinamento alla Germania, nazione che non aderì alle sanzioni ma che anzi ci aiutò in materie prime ed armi.
      << Quello dell’ottobre 1935 pu&#242; essere definito a buon diritto come il vero “spartiacque” della politica dell’Italia fascista. La campagna d’Etiopia innesc&#242; una reazione a catena il cui effetto si riverber&#242; anche sulle decisioni di politica interna. L’isolamento italiano determin&#242; l’avvicinamento alla Germania, l’avvicinamento alla Germania una serie di altri fatti, tra cui l’inizio della politica di discriminazione razziale antigiudaica. E’ parere unanime che la politica antisemita del governo fascista sia scaturita principalmente dalle necessit&#224; provocate dall’avvicinamento alla Germania.
      Dunque la causa principale che determin&#242; l’introduzione della legislazione antisemita va ricercata in una specifica necessit&#224; del governo fascista, osservata dallo stesso Renzo De Felice, ovvero l’impossibilit&#224; per l’Italia di avere altrimenti rapporti diplomatico-politici paritetici con la Germania nazista e quindi la necessit&#224; di acquisire fiducia da parte del governo tedesco. Fiducia che era necessaria nell’ottica italiana per conseguire il ruolo di fattore determinante nelle decisioni di politica estera del “reich” germanico e cos&#236; rimanere in una posizione di sostanziale equilibrio all’interno del gi&#224; precario scacchiere europeo;
      Mi pare ci sia poco da aggiungere, sulla motivazione principale che ha portato all'emanazione delle leggi raziali direi che siamo concordi. Poi riguardo l'analisi storica di questo comportamento, tu puoi dire che Mussolini &#232; stato "costretto" dall'isolamento internazionale. Io dico invece che da quell'anno &#232; partito il famoso complesso d'inferiorit&#224; verso Hitler che continu&#242; per gli anni a venire. E sempre secondo me, non mi sembra che Mussolini abbia dimostrato una grande forza politica nel comportarsi in questo modo. Ma vabbeh questa &#232; un interpretazione mia personale.
      A livello di documentazione storica, a mio parere una corrente antisemita nel fascismo esisteva eccome e Mussolini non ha fatto altro che esaltarla, ovviamente a scapito dei fascisti che non avevano nulla contro gli ebrei e della stra grande maggioranza della popolazione Italiana che non ha mai avuto comportamenti antisemiti. Tra l'altro, sempre a prova del complesso d'inferiorit&#224; nascente di Mussolini verso Hitler, molti politologi fanno rientrare le leggi razziali nel progetto Mussoliniano di trasformare lo stato Italiano da Autoritario a Totalitario (come la Germania nazita o l'Urss di Stalin)

      Scrive Sabatucci

      "Ma la manifestazione pi&#249; seria e pi&#249; aberrante della stretta totalitaria voluta da Mussolini fu l'introduzione, nell'autunno del 1938,di una serie di leggi discriminatorie nei confronti degli ebrei: leggi che ricalcavano nelle grandi linee quelle naziste del '35, escludendo gli israeliti da qualsiasi ufficio pubblico, limitandone l'attivit&#224; professionale e vietando i matrimoni misti. Preannunciata da un manifesto di sedicenti scienziati (che sosteneva l'esistenza di una pura razza italiana, di indiscutibile origine ariana) e preparata da un'intensa campagna di stampa, la legislazione razziale giunse tuttavia del tutto inattesa in un paese che non aveva mai conosciuto, a contrario della Germania, della Russia e della stessa Francia (e da qui potremo parlare dell'antisemitismo di certa sinistra francese, da non confondere con un eventuale antisemitismo diffuso nella sinistra ndp), forme di antisemitismo diffuso
      Adottando queste misure, tanto gratuite quanto moralmente ripugnanti, Mussolini si proponeva di inoculare nel popolo italiano il germe dell'orgoglio razziale e di fornirgli cos&#236; un nuovo motivo di aggressivit&#224; e compattezza nazionale. Ma anzich&#233; suscitare consenso e mobilitazione , le leggi razziali suscitarono sconcerto o quanto meno perplessit&#224; nell'opinione pubblica...

      E a questo proposito, sull'esistenza di una corrente antisemita nel fascismo, scrive Canfora

      "Basti osservare che il 6 Agosto 1938 l'intera prima pagina del Popolo d'Italia era sovrastata dal titolo a nove colonne "il fascismo &#232; sempre stato razzista, sin dal 1919", il resto della pagina dimostra egregiamente questa tesi

      Inoltre ci sono altri storici, come Fabre, che sostengono che Mussolini stesso avesse sentimenti antisemiti, fin dai tempi in cui era socialista, e che l'antisemitismo era un tema centrale dell'ideologia mussoliniana che, ha saputo tirare fuori al momento opportuno, conscio comunque dle fatto che gli Italiani avessero molte pi&#249; antipatie verso gli antisemiti che verso i semiti stessi.
      Quindi la funzione antisemita del fascismo e Mussolini &#232; ancora in discussione, e mi sembra un p&#242; prematuro dire che tutte le tesi di De Felice siano corrette (e viceversa s'intende)
      (continua, ci metter&#242; un altro p&#242; a postare il resto della mia risposta, dato che ora la pappa mi attende)
      Last edited by Kaiohshin87; 04 November 2007, 15:38.

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      • #4
        Prima per&#242; di parlare delle questioni riguardo questo tema, voglio spendere due parole sulla questione di fondo riguardo la ricerca storica. Spc, mi fa piacere che tu conosca De Felice e sappia cosa vuol dire "ricerca storica", ma non commettere lo stesso errore della quale mi accusi, ossia fare un lavoro di ricerca su soli documenti e saggi storici che possono tornare comodo alla propria posizione personale. In nessun campo delle scienze umane, men che meno nella storia contemporanea, si pu&#242; parlare di un autore come "verit&#224; assoluta", men che meno riguardo temi ancora oggetto di dibattito (ossia di questioni che lasciano ancora spazio a differenti interpretazioni storiche). In sintesi, De Felice &#232; un autore che apprezzo per l'onest&#224; intellettuale che ha avuto, ma ci&#242; non significa che lo considero verit&#224; assoluta, ci sono tanti storici che contestano punti del suo lavoro, cos&#236; come altri storici di formazione feliciana contestano le contestazioni ( ). Insomma, le fonti e i documenti non vanno citati a senso unico
        Ineccepibile!
        Tuttavia, a mio avviso, De Felice &#232; una fonte primaria dalla quale attingere, almeno per due motivi:

        1) E' unanimamente riconosciuto da tutti, anche dai suoi avversari, il pi&#249; grande storico del fascismo che ha portato alla luce moltissimi fatti negati o sconosciuti;

        2) La totale obiettivit&#224; storica del personaggio. Non lo si pu&#242; accusare di "filo-fascismo" perch&#232;, a parte il fatto che milit&#242; per anni nel partito comunista, le sue ricerche storiche sono supportate da una gran mole di documenti;
        e poi fu De Felice ad affermare che n&#232; i fascisti, n&#232; gli antifascisti, n&#232; i comunisti, n&#232; gli anticomunisti sono legittimati a spiegare la storia poich&#232; il popolo ha perso fiducia nei loro miti;

        prima di iniziare il dibattito storiografico sull'antisemitismo fascista &#232; bene stabilire alcuni "principi d'eccezione" per la presente discussione.
        Sono ammessi i "doppi, tripli, quadrupli post"; sono invitati gli altri utenti ad intervenire cercando il pi&#249; possibile di argomentare la propria posizione, di non far deviare la discussione in "off topic" o "flames", di collaborare affinch&#232; il clima col quale si svolger&#224; la presente discussione rimanga sereno e idilliaco
        sei d'accordo?
        "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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        • #5
          Concordo ciò che dici su De Felice, infatti ho citato la frase di Canfora che per l'appunto critica come, da un lato i nostalgici approffitassero delle sue tesi per stravolgere ogni possibile verità storica e dall'altro molti esponenti del mondo culturale e politici tacciarono De felice di essere fascista senza capire un piffero del suo lavoro di analisi storica.
          Ma De Felice, come ogni storico, può essere oggetto di discussione di natura accademica, la storia in quanto scienza và messa costantemente in discussione se ci sono elementi empirici che lo consentono, ovviamente critiche o elogi a senso unico di natura puramente ideologica sono ben altra cosa.
          Riguardo i principi d'eccezione, a me stanno bene (devo ancora continuare a rispondere alle altre tue tesi), bisogna vedere se i mod sono d'accordo (idem per ot e flames da parte di altri utenti, è sempre un compito che spetta alla moderazione).

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          • #6
            Mi pare ci sia poco da aggiungere, sulla motivazione principale che ha portato all'emanazione delle leggi raziali direi che siamo concordi. Poi riguardo l'analisi storica di questo comportamento, tu puoi dire che Mussolini &#232; stato "costretto" dall'isolamento internazionale. Io dico invece che da quell'anno &#232; partito il famoso complesso d'inferiorit&#224; verso Hitler che continu&#242; per gli anni a venire. E sempre secondo me, non mi sembra che Mussolini abbia dimostrato una grande forza politica nel comportarsi in questo modo. Ma vabbeh questa &#232; un interpretazione mia personale.
            Rispetto l'interpretazione personale, ma a mio avviso si tratt&#242; di una scelta che rientrava nell'ottica della "politica del peso determinante" dell'Italia nelle relazioni internazionali.
            Comunque in linea di massima su questo punto concordiamo

            A livello di documentazione storica, a mio parere una corrente antisemita nel fascismo esisteva eccome e Mussolini non ha fatto altro che esaltarla, ovviamente a scapito dei fascisti che non avevano nulla contro gli ebrei e della stra grande maggioranza della popolazione Italiana che non ha mai avuto comportamenti antisemiti.
            Esisteva, &#232; vero, nel fascismo una corrente antisemita guidata da Giovanni Preziosi. Ma si tratt&#242; di una corrente che, lungi dall'essere esaltata da Mussolini, fu tentua ai margini dal fascismo.
            La “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo” illustra in modo chiaro, alla luce dei fatti e delle moltitudine di documenti raccolti, come il fascismo non solo non avesse una base ideologica razzista, ma che inoltre le leggi cosiddette “razziali” scaturirono essenzialmente da una serie di avvenimenti politici internazionali imprevedibili e non gi&#224; a causa di “inevitabili” sbocchi di natura ideologica riguardanti presunte affinit&#224; dottrinarie col nazismo.
            Il fascismo fino al 1938 non fu mai razzista, Mussolini non lo fu nemmeno dopo il 1938.
            La prima biografa ufficiale di Mussolini e sua collaboratrice, fu l’amica ebrea Margherita Sarfatti, tra gli ideologi del fascismo troviamo l’ebreo Angelo Olivero Olivetti, grande teorico del sindacalismo nazionale. L’ebreo Aldo Finzi fu ministro dell’economia nel Governo Fascista quando scoppi&#242; il caso Matteotti. Israelite furono molte delle camicie nere presenti nelle file dello squadrismo, come pure molti uomini politici ed esponenti delle forze armate, durante gli anni del Regime (pi&#249; di 5000 ebrei iscritti al PNF).
            Afferma De Felice: << Sino al 1937 l’idea di un antisemitismo di Stato fu lontanissima da lui: gli ebrei italiani godevano sotto il fascismo n&#233; pi&#249; n&#233; meno della stessa “libert&#224;” che godevano gli altri italiani; gli ebrei stranieri perseguitati trovarono in lui se non proprio un protettore, un uomo politico che a pi&#249; riprese li aiut&#242; e apr&#236; loro le porte d’Italia come – bisogna onestamente riconoscerlo – non fecero molti altri capi di Stato per i loro Paesi…. Certo verso “gli ebrei” Mussolini ebbe sempre una certa diffidenza, ma si trattava della diffidenza tipica di tutti i nazionalisti: era la differenza tipica del provinciale insofferente per tutto ci&#242; che sapeva di cosmopolita e di internazionale… L’alta banca e l’internazionale ebraica erano per lui una realt&#224;, una realt&#224; con il quale per&#242; non voleva scontrarsi e che, in ogni caso, non riteneva avesse in Italia agganci molto potenti. Gli ebrei italiani erano per lui italiani: erano stati buoni combattenti nella prima guerra mondiale (spesso irredentisti), molti erano stati ed erano buoni fascisti>>.
            La tesi di De Felice &#232; confermata dal famoso docente dell'Universit&#224; ebraica di Gerusalemme, il maggior storico tedesco Georg L. Mosse.
            Quando il 28 marzo 1933 il partito nazista in Germania eman&#242; il proclama antiebraico, Mussolini il 31 invi&#242; a Berlino il diplomatico Vittorio Cerruti con la consegna di recare al Fuhrer il suo messaggio. Consigliava al governo tedesco di invitare il partito a non dare corso al suo proclama, nell’attesa che lo stesso governo, valendosi di tutti i mezzi a sua disposizione, dalla radio alla stampa e alla diplomazia, ristabilisse la verit&#224; sulle denigrazioni giudaiche:
            <<Credo che il governo deve invitare il partito a non dar corso pratico al suo proclama. Gli stessi ebrei tedeschi devono essere sollecitati a dire la verit&#224;, ma, dopo il proclama, per essi &#232; assai difficile farlo. Ogni regime ha non solo il diritto ma il dovere di eliminare dai posti di comando gli elementi non completamente fidati, ma per questo non &#232; necessario, anzi pu&#242; essere dannoso, portare sul terreno della razza, semitismo e arianesimo, quello che &#232; invece semplice misura di difesa e di sviluppo di una rivoluzione>>, concluse affermando: <<Voglio credere che Hitler comprender&#224; la portata esatta del mio intervento e soprattutto lo spirito dal quale &#232; animato. La questione dell’antisemitismo pu&#242; sollevare contro lui i nemici, anche cristiani della Germania>>.
            Cerruti afferma che dopo la lettura del messaggio di Mussolini, Hitler <<and&#242; eccitandosi sempre di pi&#249; sino ad urlare come un ossesso>>.
            Dopo aver ribadito la sua ammirazione per Mussolini, Hitler afferm&#242;: <<Mi consenta di affermare che Mussolini non capisce nulla del problema ebraico che io invece conosco a fondo avendolo studiato per anni interi, da ogni lato, come nessun altro. Voialtri avete, sembra, la fortuna di avere pochi ebrei. Me ne felicito, ma non &#232; una ragione perch&#233; non scorgiate il pericolo che costituisce l’ebraismo intimamente legato al bolscevismo nel mondo intero>>.
            “Il duce si prodig&#242; per favorire il transito e concedere asilo agli ebrei che, perseguitati dal nazismo, abbandonavano la Germania. Ne accolse duemila e si adoper&#242; per sburocratizzare i trasferimenti monetari. Fond&#242; per loro diverse scuole agricole, e impiant&#242; un istituto marinaro a Civitavecchia per i marinai ebrei di diciotto nazioni, compresi naturalmente i profughi dalla Germania”. (fonte: “Mussolini”, di Antonio Spinosa, pag 338).
            Emblematica la sezione ebraica della scuola marittima di Civitavecchia (1934), i cui allievi diverranno i futuri ufficiali della Marina da guerra israeliana.
            Quattro anni prima in occasione del dibattito del 1929 alla Camera sull’approvazione dei trattati con la Santa Sede Mussolini aveva affermato: <<E’ ridicolo pensare che si debbano chiudere le Sinagoghe. Gli ebrei si trovano a Roma dai tempi dei Re, forse fornirono gli abiti dopo il ratto delle Sabine. Erano 50.000 ai tempi di Augusto e chiesero di piangere sulla salma di Giulio Cesare. Assicuro che rimarranno indisturbati>>.
            Di li a un anno il duce far&#224; approvare la “Legge Falco” sulla Comunit&#224; israelitiche italiane, accolta molto favorevolmente dagli ebrei italiani.
            Tre anni pi&#249; tardi, nel 1932, all’intervistatore Emil Ludwig che gli chiedeva se credesse all’esistenza di razze pure in Europa e se ritenesse che l’unit&#224; della razza servisse a rinsaldare le forze nazionali, Mussolini rispose: << Naturalmente non esiste pi&#249; una razza pura, nemmeno quella ebrea. Ma appunto da felici mescolanze deriva spesso forza e bellezza ad una Nazione. Razza: questo &#232; un sentimento, non una realt&#224;; il 95% &#232; sentimento. Io non creder&#242; che si possa provare biologicamente che una razza sia pi&#249; o meno pura. Quelli che proclamano nobile la razza germanica sono per combinazione tutti non germanici: Gobineau francese, Chamberlain inglese, Woltmann israelita, Lapouge nuovamente francese: Chamberlain &#232; arrivato perfino a chiamare Roma la capitale del Caos. Una cosa simile da noi non succeder&#224; mai […] l'orgoglio nazionale non ha affatto bisogno dei deliri di razza>>.
            E l’intervistatore, ebreo, rispose: << La migliore dimostrazione contro l’antisemitismo>>, e il duce ribad&#236;: <<L'antisemitismo non esiste in Italia. Gli Ebrei italiani si sono sempre comportati bene come cittadini, e come soldati si sono battuti coraggiosamente. Essi occupano posti elevati nelle Universit&#224;, nell’esercito, nelle banche. Tutta una serie sono generali; comandante della Sardegna &#232; il generale Modena, un altro generale &#232; nell’artigleria>>.
            N&#233; la personale convinzione di Mussolini cambi&#242; con l’introduzione in Italia delle leggi razziali. In una lettera alla sorella Edvige nel 1938, in piena campagna razziale, il duce le scrisse:
            &#171;Che in Italia si faccia del razzismo e dell' antisemitismo &#232; cosa tanto importante nella sua apparenza politica quanto priva di peso nella sua sostanza reale. La purit&#224; della razza in questo popolo sul quale sono passate tante invasioni e che ha assorbito tante genti dai quattro punti cardinali, e il pericolo semita in una Nazione come la nostra dove perfino l' alta finanza, e perfino se manovrata dagli ebrei, non pu&#242; non diventare qualcosa di cattolico, sono evidentemente fandonie da lasciar scrivere a certi zelatori. Se le circostanze mi avessero portato a un Asse Roma-Mosca anzich&#233; a un Asse Roma-Berlino, avrei forse ammannito ai lavoratori italiani, intenti alla loro fatica con tanta alacrit&#224; e per&#242; con un distacco che i razzisti potrebbero chiamare mediterraneo, l' equivalente fandonia dell' etica stakanovista&#187;.
            Last edited by †Evil Darkness†; 04 November 2007, 16:03.
            "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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            • #7
              Adesso devo andare torno pi&#249; tardi e ti lascio un po di tregua
              facciamo cos&#236;: rispondi a tutti i miei interventi (dell'altro topic) prenditi pure il tempo che vuoi. Cos&#236; poi rispondo io
              Saluti!
              "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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              • #8
                (Continua dal primo post)

                2) Falso!
                Dai documenti a nostra disposizione si evince che:
                primo: Mussolini non era a conoscenza dello sterminio ebraico da parte dei nazisti;
                secondo: che Mussolini si prodig&#242; per non cosegnare neppure un ebreo ai tedeschi;
                poich&#232; io non sono uno storico, &#232; bene che siano gli storici a parlare. Ecco cosa afferma De Felice: "Allo stato della documentazione, non risulta che i tedeschi abbiano mai, in particolare prima del 25 luglio 1943, messo formalmente al corrente Roma circa i loro propositi di &#171;soluzione finale"...(taglio perch&#233; altrimenti non ci sto col massimo dei caratteri, ma &#232; ovvio che il mio quote si riferisce anche a tutto il discorso che segue dopo
                Purtroppo le fonti che citi descrivono solo un lato di quella che a tutti gli effetti &#232; un punto ancora piuttosto oscuro della storia italiana. Dall'opinione che mi sono fatto, credo che il comportamento pro/contro ebrei fu pi&#249; dovuto a sentimenti personali che a vere e proprie direttive dall'alto.
                Perch&#233; se da un lato ci sono avvenimenti da te citati che fanno pensare ad un avversione del governo fascista verso l'antisemitismo nazista, dall'altro lato ci sono altrettanti avvenimenti che farebbero pensare l'esatto opposto.
                Ovviamente, prima dell'armistizio, non assistiamo ai tristi livelli di Hitler e soci, mentre dopo l'armistizio, il grosso lo fecero s&#236; i tedeschi, ma con l'aiuto di elementi fascisti, evidentemente l'inculcamento delle masse fatto da Mussolini per ragioni puramente "diplomatiche", a qualcuno sort&#236; veramente effetto.
                E comunque, prima dell'armistizio ci fu sempre qualcosa, Mussolini perseguit&#242;, grazie alle leggi razziali, tutti gli ebrei anti fascisti internandoli nei campi di concentramento di Campagna e Ferramonti, addirittura alcuni di essi vennero incarcerati in prigioni "comuni" come San Vittore o Regina Coeli.
                Fatto sta che attualmente, molti storici sono concordi nel dire che durante la guerra e prima dell'armistizio, in Italia dove i sentimenti antisemiti nel fascismo si facevano parecchio sentire, la situazione per gli Ebrei si aggrav&#242; notevolmente. Nelle zone estere occupate da Italiani invece, dove il potere degli alti comandi locali era nettamente pi&#249; incisivo delle stesse direttive da Roma, furono frequenti casi in cui i militari italiani "proteggerono" gli ebrei (la famosa terra promessa in costa azzurra da te citata), bisogna anche considerare che questo pu&#242; essere anche dovuto al contatto diretto degli italiani coi metodi brutali di persecuzione utilizzati dai nazisti, che quindi potrebbero aver spinto buona parte dei soldati all'estero di opporsi alle intenzioni dei loro stessi alleati.
                Ma attenzione, si tratta pur sempre di comportamenti "singoli", decisioni prese da singole persone e non direttive ufficiali di governo o dell'esercito.
                Prima dell'armistizio, in cui il governo fascista conservava la sovranit&#224; ti ricordo che il piano della soluzione finale mica lo conoscevano tutti, nonostante ci&#242; pare che il duce venne a conoscenza, agli inizi del '43, di deportazioni e massacri di massa grazie ad un rapporto segreto di Galeazzo Ciano.
                Dopo l'armistizio, parte dei fascisti della Rsi collabor&#242; attivamente coi nazisti nella loro caccia agli ebrei, scrive De Felice

                " Alcune prefetture e comandi ci mettono uno zelo veramente incredibile, fatto al tempo stesso di fanatismo, di sete di violenza, di rapacit&#224;, nel collaborare con i nazisti."

                "Basta ricordare che sulle tracce del commissario Giovanni Palatucci, che salv&#242; col sacrificio della vita migliaia di ebrei, gli addetti ai lavori furono guidati da uno "zelante" poliziotto italiano, mai perseguito dopo la Liberazione."

                Quindi, se &#232; pure vero che il fascismo non arriv&#242; alla ferocia folle tipica dei nazisti, tanto che ci sono stati casi in cui molti Italiani nascoser&#242; ebrei dalla furia dei Tedeschi, &#232; altrettanto vero che una buona fetta del movimento fascista condivideva un atteggiamento discriminatorio verso gli ebrei (magari sempre non ai livelli dei nazisti), e alcuni di questi esasperarono questa avversione fino ad arrivare a collaborare attivamente coi tedeschi. Lo stesso atteggiamento di Mussolini e di molti gerarchi, sembra ancora oggi, contraddittorio tra testimonianze ed atti discordanti tra di loro.
                A riguardo della presunto razzismo di Mussolini, Lomonaco ad esempio ha scritto questo articolo.

                Michele Sarfatti e Liliana Picciotto, del Centro di documentazione di Milano, illuminano di nuova luce la Shoah in Italia. In due rispettivi libri, in uscita per la Giornata della memoria, demoliscono due miti: il preteso non razzismo di Mussolini, sostenuto da Renzo De Felice, e la mancata collaborazione tra italiani e tedeschi.
                &#171;De Felice - dice Sarfatti commentando la sua prossima opera per Einaudi - ha sostenuto nel suo libro dedicato alla storia degli ebrei italiani sotto il fascismo che Mussolini non era intrinsecamente razzista. Lo stesso Mosse, lo storico tedesco scomparso di recente, dette per scontato il giudizio di De Felice sulla base delle decisioni del Gran Consiglio dell'ottobre del '38 che parlavano di discriminazione e non persecuzione degli ebrei. Nell'ultimo periodo della sua vita tuttavia Mosse si ricredette. E aveva ragione perch&#233; De Felice ha sbagliato: le leggi di novembre, che tramutarono quelle decisioni in atti legislativi, non solo discriminarono ma perseguitarono. Basti ricordare ad esempio l'espulsione dagli impieghi pubblici o dalle forze armate. Le leggi tradussero cos&#236; in pratica lo spirito del Gran Consiglio: colpire gli ebrei italiani perseguendoli ben oltre la discriminazione. Esentare qualcuno significa essere razzisti a met&#224;, se cos&#236; si pu&#242; dire, perch&#233; non tutti sono eguali; prevedere per tutti la persecuzione significa invece essere pienamente razzisti&#187;.
                Ovviamente, per Sarfatti, il processo di presa di coscienza razzista del fascismo prerepubblichino fu diverso da quello del nazismo: &#171;diciamo - precisa Sarfatti - che i tempi sono differenti, tuttavia lo sbocco &#232; parallelo&#187;.
                Questo, a giudizio dello storico, muta l'analisi d'assieme della persecuzione fascista introducendo elementi nuovi sia sul rapporto tra l'Italia e il fascismo sia su quello tra il fascismo e il nazismo.
                Lo stesso vale per Liliana Picciotto che nell'aggiornamento del 'Libro delle Memoria' (Mursia) oltre a riscrivere le cifre della deportazione aggiunge nuove conoscenze al meccanismo della persecuzione.
                Innanzitutto le cifre: secondo la ricercatrice gli arrestati e deportati in Italia furono 6807; gli arrestati e morti in Italia, 322; gli arrestati e scampati in Italia, 451. Esclusi quelli morti in Italia, gli uccisi nella Shoah sono 5791.
                A questi vanno aggiunte 950 persone che non si &#232; riusciti a identificare e che quindi non sono classificabili.
                Ma ci sono novit&#224; anche sul meccanismo della persecuzione.
                Liliana Picciotto &#232; convinta sulla base delle circolari che i nazisti inviavano sempre pi&#249; spesso alle autorit&#224; italiane che tra i due ministeri degli Interni ci fosse un accordo preciso: gli italiani avrebbero pensato alle ricerche domiciliari, agli arresti e alla traduzione nei campi di transito; i tedeschi, alla deportazione nei campi di sterminio.
                &#171;Manca il documento- precisa - ma i sospetti sono oramai quasi realt&#224;&#187;.
                Il secondo elemento &#232; costituito dal fatto che finora si era pensato che la razzia nel Ghetto di Roma il 16 ottobre del 1943 fosse stato il via, drammatico e eclatante, scelto dai nazisti per far capire al governo italiano e al Papa quali fossero le intenzioni tedesche.
                &#171;Dai documenti risulta invece che i tedeschi avevano scelto di cominciare dal sud Italia: solo l'insurrezione popolare del primo ottobre, liberando Napoli, salv&#242; gli ebrei del capoluogo campano&#187;.

                Sul fatto che poi ci fossero parecchi Ebrei nel movimento fascista, mi sembra che lo abbiamo detto entrambi, appunto per questo e anche per tutta una serie di documentazioni in netto contrasto tra di loro (come quelle postate da me e da te), appare pi&#249; "oscura" e soggetta a discussione storiografica la svolta razzista del fascismo (che attenzione Spc, non parte in coincidenza delle leggi raziali, ma ufficialmente comincia dal 33, quando parte del movimento comincia ad esporre in maniera diretta le proprie tesi a riguardo) e il comportamento ambiguo di alcuni nomi eccellenti del fascismo, Mussolini in primis.
                Last edited by Kaiohshin87; 04 November 2007, 17:10.

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                • #9
                  Purtroppo le fonti che citi descrivono solo un lato di quella che a tutti gli effetti &#232; un punto ancora piuttosto oscuro della storia italiana.
                  Beh io pi&#249; che le fonti “secondarie” porto le fonti primarie ossia i documenti. E’ dai documenti originari che occorre dare un giudizio critico

                  Dall'opinione che mi sono fatto, credo che il comportamento pro/contro ebrei fu pi&#249; dovuto a sentimenti personali che a vere e proprie direttive dall'alto.
                  Perch&#233; se da un lato ci sono avvenimenti da te citati che fanno pensare ad un avversione del governo fascista verso l'antisemitismo nazista, dall'altro lato ci sono altrettanti avvenimenti che farebbero pensare l'esatto opposto.
                  I
                  n uno Stato totalitario i “sentimenti personali” non servono a molto senza l’assenso e le direttive dall’alto.
                  Gli italiani, all’ombra del Governo di Mussolini, a mezzo del Ministero degli esteri e dell’esercito, salvarono un numero altissimo di ebrei togliendoli di fatto dalle grinfie dei tedeschi.
                  All’inizio della guerra la situazione degli ebrei europei peggior&#242;. Durante la non belligeranza italiana, Mussolini rimase in contatto con le associazioni ebraiche (che aveva contattato anche per il suo progetto dello stato indipendente) e favor&#236; la fuga degli ebrei perseguitati dai tedeschi (fonte: Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo) in modo sotterraneo. Al momento del nostro intervento e della conquista di zone in Francia, Iugoslavia, Africa, ecc, i territori di nostra competenza furono un punto di riferimento per gli ebrei di ogni nazionalit&#224;.
                  La filosofa ebrea Hannah Arendt nel suo libro "La banalit&#224; del male", illustra (pp. 182-6) il comportamento delle autorit&#224; militari e dei funzionari fascisti. L’autrice attesta che gli ebrei delle zone italiane hanno sempre avuto protezione e asilo e le pressioni dei tedeschi per la consegna nelle loro mani venivano rifiutate con abilit&#224;.
                  Tra gli altri, i modi in cui gli italiani negavano la consegna ai tedeschi degli ebrei, che essi richiedevano per ragioni di sicurezza interna all’Asse, erano i seguenti:

                  1. Verificare l’appartenenza alla pertinenza italiana (in questo modo anche gli ebrei che non lo erano diventavano italiani grazie a fantomatiche parentele). Questi censimenti stupivano per la loro eccessiva durata;
                  2. Verificare le condizioni d salute;
                  3. Esporre problemi di logistica legati ai mezzi di trasporto, alla mancanza di strutture, ecc.
                  4. Esecuzione di rastrellamenti volti a concentrare gli ebrei in mano italiana, facilitandone la fuga. Ecc;


                  Quest’ultimo punto &#232; supportato da un resoconto di De Felice. In Croazia gli italiani si inventarono un rastrellamento di guerriglieri ma in realt&#224; consentirono agli ebrei di levarsi dalle mani dei nazisti (fonte: Renzo De felice, op. cit., p. 405). Questo atteggiamento italiano era promosso da Mussolini, come ha testimoniato il capo della polizia Carmine Senise:

                  "Lo stesso Mussolini, &#232; doveroso ricordarlo (…) favor&#236; l’umano contegno delle nostre forze armate (…) anche a costo di affrontare aperte rampogne germaniche". (Fonte: C. Senise, Quando ero capo della polizia, pp. 102-3; R. Guariglia, Ricordi, p. 182)


                  Ovviamente, prima dell'armistizio, non assistiamo ai tristi livelli di Hitler e soci, mentre dopo l'armistizio, il grosso lo fecero s&#236; i tedeschi, ma con l'aiuto di elementi fascisti, evidentemente l'inculcamento delle masse fatto da Mussolini per ragioni puramente "diplomatiche", a qualcuno sort&#236; veramente effetto.
                  E comunque, prima dell'armistizio ci fu sempre qualcosa, Mussolini perseguit&#242;, grazie alle leggi razziali, tutti gli ebrei anti fascisti internandoli nei campi di concentramento di Campagna e Ferramonti, addirittura alcuni di essi vennero incarcerati in prigioni "comuni" come San Vittore o Regina Coeli.
                  Sino all'8 settembre 1943 non sono mai esistiti, in Italia, campi di concentramento per ebrei, ma campi di internamento per cittadini i cui Paesi erano in guerra con l'Italia. Uno di questi campi, forse il pi&#249; noto, era quello di Ferramonti e qui fu internato il Dottor Selim Diamond, autore del libro "Internment in Italy, 1940-1945", nel quale tra l'altro, l'autore ha scritto: <<Non ho mai trovato segni di razzismo in Italia (…). Nel campo controllato dai carabinieri e dalle Camicie Nere gli ebrei stavano come a casa loro >>. Il Dottor Diamond attesta che il Governo Fascista concedeva 8 lire al giorno agli internati i quali potevano spenderle come desideravano.
                  Ricordiamo che all’indomani del 10 giugno 1940 i francesi internarono nei campi di internamento gli italiani residenti in Francia. Stessa cosa fecero i gli USA verso gli americani di origine giapponese all’indomani dell’attacco a Perarl Harbor.

                  Fatto sta che attualmente, molti storici sono concordi nel dire che durante la guerra e prima dell'armistizio, in Italia dove i sentimenti antisemiti nel fascismo si facevano parecchio sentire, la situazione per gli Ebrei si aggrav&#242; notevolmente. Nelle zone estere occupate da Italiani invece, dove il potere degli alti comandi locali era nettamente pi&#249; incisivo delle stesse direttive da Roma, furono frequenti casi in cui i militari italiani "proteggerono" gli ebrei (la famosa terra promessa in costa azzurra da te citata), bisogna anche considerare che questo pu&#242; essere anche dovuto al contatto diretto degli italiani coi metodi brutali di persecuzione utilizzati dai nazisti, che quindi potrebbero aver spinto buona parte dei soldati all'estero di opporsi alle intenzioni dei loro stessi alleati. Ma attenzione, si tratta pur sempre di comportamenti "singoli", decisioni prese da singole persone e non direttive ufficiali di governo o dell'esercito.
                  Eppure i documenti da me postati parlano chiaro: le direttive vennero dall’alto!
                  Ricordo ancora un ordine categorico del duce:

                  <<(…) io ho dovuto promettere la consegna, ma voi inventate tutte le scuse che volete per non consegnare neppure un ebreo. Dite che non abbiamo assolutamente alcun mezzo di trasporto per portarli a Trieste via mare visto che via terra non &#232; possibile farlo>>.

                  Prima postai anche un documento molto interessante, ma ne postai solo una parte! Eccolo tutto completo:

                  In occasione della visita del Reichsfuhrer delle SS al Duce, potrebbero essere trattati i seguenti argomenti:
                  1. Nella zona occupata dalle truppe italiane sino ad ora ebrei e sudditi di stati nemici si sono potuti muovere del tutto liberamente. Ci rientrano anche numerosi ebrei che sono emigrati dalla Germania o altrimenti che, resisi noti per il loro atteggiamento contrario all’Asse, di fronte all’avanzata tedesca si sono rifugiati nelle zone d’occupazione italiana. In seguito ad un intervento dell’ambasciatore Von Mackesen presso il Duce, fu da questo fatta sperare l’esecuzione immediata delle pi&#249; rigorose misure di sicurezza, e precisamente per mezzo dell’Ispettore di Polizia Lo Spinoso, che avrebbe dovuto condurre l’operazione con i carabinieri che non dipendono dalle forze armate italiane. Poich&#233; malgrado questa direttiva in un primo momento non accadde nulla, fu dato incarico all’ambasciata di Roma di trattare di nuovo, nel maggio, la questione. Bastianini dichiar&#242;, dopo un colloquio telefonico con il nuovo ministro della polizia, che il Lo Spinoso aveva ottenuto l’invio di ulteriori forze di polizia che stavano per esser messe in viaggio. L’operazione sarebbe stata adesso eseguita in modo definitivo. Malgrado questa rinnovata promessa, fino ad ora non &#232; accaduto nulla nella questione.
                  2. Da parte italiana vengono sollevate continue difficolt&#224; per la consegna degli ebrei croati destinati al trasferimento verso l’oriente che si trovano nelle zone occupate dai soldati italiani. Le trattative tra le legazioni tedesca e italiana su questa questione non hanno ancora condotto a un risultato. E’ da augurarsi che la legazione italiana riceva severe disposizioni per la definizione del problema.
                  3. Da parte italiana &#232; stata promessa l’esecuzione di determinati provvedimenti riguardo gli ebrei (deportazione, ecc) nella zona di occupazione italiana della Grecia. Ordini in questo senso sono anche pervenuti alle truppe, tuttavia non si &#232; arrivati all’attuazione di alcun provvedimento perch&#233;, a loro dire, le truppe italiane sono ancora impegnate nella redazione delle liste degli ebrei che si trovano nella zona. Nel caso che il lavoro dovesse essere concluso, &#232; da supporre che l’esecuzione dell’operazione sar&#224; ancora tenuta in sospeso con la scusa che non c’&#232; a disposizione spazio sulle navi per il trasporto degli ebrei. L’ambasciata di Roma &#232; stata pregata di raccomandare agli italiani, in quanto la cosa appare l&#224; sostituibile, di raccogliere per lo meno senza indugio gli ebrei in campi di concentramento e di adoperarli come manodopera.
                  4. Gli italiani si adoperano con particolare impegno e con la motivazione di particolari benemerenze verso l’Italia o di altro titolo di ‘italianit&#224;’ in favore, finora, di circa 80 ebrei che non sono in possesso della cittadinanza italiana. Per particolari motivi politici gli uffici del Reichsfuhrer delle SS sono stati pregati di permettere in questi casi dubbi il trattamento degli ebrei come cittadini italiani, da sottoporre alle leggi italiane.
                  5. Mentre a proposito del caso precedente gli italiani si ostinano a dire che la nazionalit&#224; non ha alcuna importanza, invece chiedono con insistenza la liberazione di una certa signora Cozzi, un’ebrea orientale che ha contratto matrimonio con un generale italiano acquisendo cos&#236; la cittadinanza.


                  CONTINUA.....
                  "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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                  • #10
                    ....CONTINUAZIONE....

                    6. Secondo una comunicazione all’ambasciata tedesca a Roma, il console onorario svedese a Trieste, Lekner, &#232; ebreo puro e sposato con un ebrea pura, un certo console onorario portoghese Frankel &#232; ebreo, il viceconsole onorario spagnolo Durando &#232; sposato con un ebrea pura, il console onorario bulgaro Eliznakoff &#232; sposato con una semi-ebrea, il console onorario giapponese Schnabel &#232; per un quarto ebreo, il console onorario portoghese a Fiume Denes &#232; ebreo.
                    Sebbene, dato l’atteggiamento italiano sulla questione ebraica, non ci sia da aspettarsi che gli italiani adottino misure per l’epurazione del corpo consolare dagli ebrei, sarebbe tuttavia egualmente gradito che fosse richiamata l’attenzione del Duce su queste questioni."


                    Prima dell'armistizio, in cui il governo fascista conservava la sovranit&#224; ti ricordo che il piano della soluzione finale mica lo conoscevano tutti, nonostante ci&#242; pare che il duce venne a conoscenza, agli inizi del '43, di deportazioni e massacri di massa grazie ad un rapporto segreto di Galeazzo Ciano.
                    Verissimo! Mussolini verso il 1943 venne a conoscenza di massacri che avvenivano in Russia ad opera dei nazisti, questo deve aver accentuato la sua volont&#224; di proteggerli.
                    Ufficialmente i tedeschi ribadivano che gli ebrei venivano internati “per sicurezza” e ufficialmente gli italiani ribadivano che non avevano i mezzi per consegnarli.
                    Il comportamento del Governo italiano irritava i tedeschi sempre di pi&#249; e lo stesso Hitler scrisse una lettera di fuoco a Mussolini in cui affermava che bisognava “fare giustizia di tutti i filosemiti e traditori” (Renzo De Felice Storia degli ebrei italiani sotto il fascism , pag. 415). Si tratt&#242; di una intimazione personale bella e buona!

                    Dopo l'armistizio, parte dei fascisti della Rsi collabor&#242; attivamente coi nazisti nella loro caccia agli ebrei, scrive De Felice

                    " Alcune prefetture e comandi ci mettono uno zelo veramente incredibile, fatto al tempo stesso di fanatismo, di sete di violenza, di rapacit&#224;, nel collaborare con i nazisti."

                    "Basta ricordare che sulle tracce del commissario Giovanni Palatucci, che salv&#242; col sacrificio della vita migliaia di ebrei, gli addetti ai lavori furono guidati da uno "zelante" poliziotto italiano, mai perseguito dopo la Liberazione."
                    <<Considerare la Repubblica Sociale come un tutt’uno, in cui non si distinguono assassini come Pietro Kock da gentiluomini come Luigi Bolla, fanatici come Giovanni Preziosi da uomini come Giovanni Gentile, faziosi come Guido Buffarini Guidi o Alessandro Pavolini da conservatori moderati come Giorgio Pini o Concetto Pettinato, &#232; il frutto amaro della cultura dei vincitori>> (De Felice)

                    questi uomini erano i fanatici di sempre, gli stessi fanatici fautori delle rappresaglie pi&#249; violente contro la popolazione civile. Di essi Mussolini pronunci&#242; una condanna nell’ultimo discorso al Teatro Lirico:

                    <<Fu detto nel manifesto che nessun cittadino pu&#242; essere trattenuto oltre i sette giorni senza un ordine dell'Autorit&#224; giudiziaria. Ci&#242; non &#232; sempre accaduto. Le ragioni sono da ricercarsi nella pluralit&#224; degli organi di Polizia nostri e alleati e nell'azione dei fuori legge, che hanno fatto scivolare questi problemi sul piano della guerra civile a base di rappresaglie e contro-rappresaglie. Su taluni episodi si &#232; scatenata la speculazione dell'antifascismo, calcando le tinte e facendo le solite generalizzazioni. Debbo dichiarare nel modo pi&#249; esplicito che taluni metodi mi ripugnano profondamente, anche se episodici. Lo Stato, in quanto tale, non pu&#242; adottare metodi che lo degradano. Da secoli si parla della legge del taglione. Ebbene, &#232; una legge, non un arbitrio pi&#249; o meno personale. Mazzini, l'inflessibile apostolo dell'idea repubblicana, mand&#242; agli albori della Repubblica romana nel 1849 un commissario ad Ancona per insegnare ai giacobini che era lecito combattere i papalini, ma non ucciderli extra-legge, o prelevare, come si direbbe oggi, le argenterie dalle loro case. Chiunque lo faccia, specie se per avventura avesse la tessera del Partito, merita doppia condanna.>>.


                    Quindi, se &#232; pure vero che il fascismo non arriv&#242; alla ferocia folle tipica dei nazisti, tanto che ci sono stati casi in cui molti Italiani nascosero ebrei dalla furia dei Tedeschi, &#232; altrettanto vero che una buona fetta del movimento fascista condivideva un atteggiamento discriminatorio verso gli ebrei (magari sempre non ai livelli dei nazisti), e alcuni di questi esasperarono questa avversione fino ad arrivare a collaborare attivamente coi tedeschi. Lo stesso atteggiamento di Mussolini e di molti gerarchi, sembra ancora oggi, contraddittorio tra testimonianze ed atti discordanti tra di loro.
                    Giusto! Non furono pochi i fascisti che esasperarono questa situazione! Tuttavia, lungi dall’essere “una buona fetta del movimento fascista”, erano semmai casi singoli emarginati dallo stesso Mussolini.
                    "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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                    • #11
                      A riguardo della presunto razzismo di Mussolini, Lomonaco ad esempio ha scritto questo articolo.
                      Michele Sarfatti e Liliana Picciotto, del Centro di documentazione di Milano, illuminano di nuova luce la Shoah in Italia. In due rispettivi libri, in uscita per la Giornata della memoria, demoliscono due miti: il preteso non razzismo di Mussolini, sostenuto da Renzo De Felice, e la mancata collaborazione tra italiani e tedeschi.
                      &#171;De Felice - dice Sarfatti commentando la sua prossima opera per Einaudi - ha sostenuto nel suo libro dedicato alla storia degli ebrei italiani sotto il fascismo che Mussolini non era intrinsecamente razzista. Lo stesso Mosse, lo storico tedesco scomparso di recente, dette per scontato il giudizio di De Felice sulla base delle decisioni del Gran Consiglio dell'ottobre del '38 che parlavano di discriminazione e non persecuzione degli ebrei. Nell'ultimo periodo della sua vita tuttavia Mosse si ricredette. E aveva ragione perch&#233; De Felice ha sbagliato: le leggi di novembre, che tramutarono quelle decisioni in atti legislativi, non solo discriminarono ma perseguitarono. Basti ricordare ad esempio l'espulsione dagli impieghi pubblici o dalle forze armate. Le leggi tradussero cos&#236; in pratica lo spirito del Gran Consiglio: colpire gli ebrei italiani perseguendoli ben oltre la discriminazione. Esentare qualcuno significa essere razzisti a met&#224;, se cos&#236; si pu&#242; dire, perch&#233; non tutti sono eguali; prevedere per tutti la persecuzione significa invece essere pienamente razzisti&#187;. Ovviamente, per Sarfatti, il processo di presa di coscienza razzista del fascismo prerepubblichino fu diverso da quello del nazismo: &#171;diciamo - precisa Sarfatti - che i tempi sono differenti, tuttavia lo sbocco &#232; parallelo&#187;.
                      Mussolini personalmente non fu mai razzista, n&#233; prima n&#233; dopo l’introduzione della legislazione razziale.

                      Afferma De Felice: << Sino al 1937 l’idea di un antisemitismo di Stato fu lontanissima da lui: gli ebrei italiani godevano sotto il fascismo n&#233; pi&#249; n&#233; meno della stessa “libert&#224;” che godevano gli altri italiani; gli ebrei stranieri perseguitati trovarono in lui se non proprio un protettore, un uomo politico che a pi&#249; riprese li aiut&#242; e apr&#236; loro le porte d’Italia come – bisogna onestamente riconoscerlo – non fecero molti altri capi di Stato per i loro Paesi…. Certo verso “gli ebrei” Mussolini ebbe sempre una certa diffidenza, ma si trattava della diffidenza tipica di tutti i nazionalisti: era la differenza tipica del provinciale insofferente per tutto ci&#242; che sapeva di cosmopolita e di internazionale… L’alta banca e l’internazionale ebraica erano per lui una realt&#224;, una realt&#224; con il quale per&#242; non voleva scontrarsi e che, in ogni caso, non riteneva avesse in Italia agganci molto potenti. Gli ebrei italiani erano per lui italiani: erano stati buoni combattenti nella prima guerra mondiale (spesso irredentisti), molti erano stati ed erano buoni fascisti>>.

                      Quando il 28 marzo 1933 il partito nazista in Germania eman&#242; il proclama antiebraico, Mussolini il 31 invi&#242; a Berlino il diplomatico Vittorio Cerruti con la consegna di recare al Fuhrer il suo messaggio. Consigliava al governo tedesco di invitare il partito a non dare corso al suo proclama, nell’attesa che lo stesso governo, valendosi di tutti i mezzi a sua disposizione, dalla radio alla stampa e alla diplomazia, ristabilisse la verit&#224; sulle denigrazioni giudaiche:
                      <<Credo che il governo deve invitare il partito a non dar corso pratico al suo proclama. Gli stessi ebrei tedeschi devono essere sollecitati a dire la verit&#224;, ma, dopo il proclama, per essi &#232; assai difficile farlo. Ogni regime ha non solo il diritto ma il dovere di eliminare dai posti di comando gli elementi non completamente fidati, ma per questo non &#232; necessario, anzi pu&#242; essere dannoso, portare sul terreno della razza, semitismo e arianesimo, quello che &#232; invece semplice misura di difesa e di sviluppo di una rivoluzione>>, concluse affermando: <<Voglio credere che Hitler comprender&#224; la portata esatta del mio intervento e soprattutto lo spirito dal quale &#232; animato. La questione dell’antisemitismo pu&#242; sollevare contro lui i nemici, anche cristiani della Germania>>.
                      Cerruti afferma che dopo la lettura del messaggio di Mussolini, Hitler <<and&#242; eccitandosi sempre di pi&#249; sino ad urlare come un ossesso>>.
                      Dopo aver ribadito la sua ammirazione per Mussolini, Hitler afferm&#242;: <<Mi consenta di affermare che Mussolini non capisce nulla del problema ebraico che io invece conosco a fondo avendolo studiato per anni interi, da ogni lato, come nessun altro. Voialtri avete, sembra, la fortuna di avere pochi ebrei. Me ne felicito, ma non &#232; una ragione perch&#233; non scorgiate il pericolo che costituisce l’ebraismo intimamente legato al bolscevismo nel mondo intero>>.
                      “Il duce si prodig&#242; per favorire il transito e concedere asilo agli ebrei che, perseguitati dal nazismo, abbandonavano la Germania. Ne accolse duemila e si adoper&#242; per sburocratizzare i trasferimenti monetari. Fond&#242; per loro diverse scuole agricole, e impiant&#242; un istituto marinaro a Civitavecchia per i marinai ebrei di diciotto nazioni, compresi naturalmente i profughi dalla Germania”. (fonte: “Mussolini”, di Antonio Spinosa, pag 338).
                      Emblematica la sezione ebraica della scuola marittima di Civitavecchia (1934), i cui allievi diverranno i futuri ufficiali della Marina da guerra israeliana.
                      Quattro anni prima in occasione del dibattito del 1929 alla Camera sull’approvazione dei trattati con la Santa Sede Mussolini aveva affermato: <<E’ ridicolo pensare che si debbano chiudere le Sinagoghe. Gli ebrei si trovano a Roma dai tempi dei Re, forse fornirono gli abiti dopo il ratto delle Sabine. Erano 50.000 ai tempi di Augusto e chiesero di piangere sulla salma di Giulio Cesare. Assicuro che rimarranno indisturbati>>.
                      Di li a un anno il duce far&#224; approvare la “Legge Falco” sulla Comunit&#224; israelitiche italiane, accolta molto favorevolmente dagli ebrei italiani.
                      Tre anni pi&#249; tardi, nel 1932, all’intervistatore Emil Ludwig che gli chiedeva se credesse all’esistenza di razze pure in Europa e se ritenesse che l’unit&#224; della razza servisse a rinsaldare le forze nazionali, Mussolini rispose: <<Naturalmente non esiste pi&#249; una razza pura, nemmeno quella ebrea. Ma appunto da felici mescolanze deriva spesso forza e bellezza ad una Nazione. Razza: questo &#232; un sentimento, non una realt&#224;; il 95% &#232; sentimento. Io non creder&#242; che si possa provare biologicamente che una razza sia pi&#249; o meno pura. Quelli che proclamano nobile la razza germanica sono per combinazione tutti non germanici: Gobineau francese, Chamberlain inglese, Woltmann israelita, Lapouge nuovamente francese: Chamberlain &#232; arrivato perfino a chiamare Roma la capitale del Caos. Una cosa simile da noi non succeder&#224; mai […] l'orgoglio nazionale non ha affatto bisogno dei deliri di razza>>.
                      E l’intervistatore, ebreo, rispose: << La migliore dimostrazione contro l’antisemitismo>>, e il duce ribad&#236;: <<L'antisemitismo non esiste in Italia. Gli Ebrei italiani si sono sempre comportati bene come cittadini, e come soldati si sono battuti coraggiosamente. Essi occupano posti elevati nelle Universit&#224;, nell’esercito, nelle banche. Tutta una serie sono generali; comandante della Sardegna &#232; il generale Modena, un altro generale &#232; nell’artigleria>>.
                      N&#233; la personale convinzione di Mussolini cambi&#242; con l’introduzione in Italia delle leggi razziali, di cui ci soffermeremo nel capitolo successivo.
                      In una lettera alla sorella Edvige nel 1938, in piena campagna razziale, il duce le scrisse:
                      &#171;Che in Italia si faccia del razzismo e dell' antisemitismo &#232; cosa tanto importante nella sua apparenza politica quanto priva di peso nella sua sostanza reale. La purit&#224; della razza in questo popolo sul quale sono passate tante invasioni e che ha assorbito tante genti dai quattro punti cardinali, e il pericolo semita in una Nazione come la nostra dove perfino l' alta finanza, e perfino se manovrata dagli ebrei, non pu&#242; non diventare qualcosa di cattolico, sono evidentemente fandonie da lasciar scrivere a certi zelatori. Se le circostanze mi avessero portato a un Asse Roma-Mosca anzich&#233; a un Asse Roma-Berlino, avrei forse ammannito ai lavoratori italiani, intenti alla loro fatica con tanta alacrit&#224; e per&#242; con un distacco che i razzisti potrebbero chiamare mediterraneo, l' equivalente fandonia dell' etica stakanovista&#187;.
                      E ancora all’amico Spampanato nel dicembre 1943: << Il manifesto della razza poteva evitarsi. Si &#232; trattato di una astruseria scientifica di alcuni docenti e giornalisti. C’&#232; molta distanza da quanto io ho detto, scritto e firmato in materia. Io ho sempre considerato il popolo italiano un mirabile prodotto di diverse fusioni etniche sulla base di una unitariet&#224; geografica, economica e specialmente spirituale. E’ lo spirito che ha messo la nostra civilt&#224; sulle strade del mondo. Uomini che avevano sangue diverso furono i portatori di un’unica splendida civilt&#224;. Ecco perch&#233; io sono lontano dal mito di Rosenberg. Anche quella &#232; una posizione da rettificare>>.

                      CONTINUA.....
                      "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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                      • #12
                        No, ma non ti preoccupare, se vuoi fai un altro paio di doppi post, figurati.

                        Tranquillo.
                        Don't act like I never told ya...

                        Comment


                        • #13
                          ...CONTINUAZIONE...

                          E una troppa sincera confessione al medico tedesco Gerog Zachariae nel 1944: << Per L’Italia non esiste un problema ebraico, poich&#233; in Italia vi sono pochissimi ebrei ed essi in generale non sono mai riusciti ad occupare i posti chiave dell’economia, che possiedono invece in America e negli altri paesi europei, e possedevano specialmente in Germania prima che Hitler andasse al potere… Io non sono anti-semita e riconosco che scienziati e tecnici ebrei hanno dato al mondo delle individualit&#224; eccezionali, per&#242; giudico necessario tentare di limitare la decisiva influenza ebraica e il predominio degli ebrei in ogni campo della produzione e del capitale, riducendola a una partecipazione equa che corrisponda proporzionalmente alla loro importanza numerica. Non posso approvare la maniera con cui &#232; stato risolto in Germania il problema ebraico, poich&#233; i metodi adottati non sono conciliabili con la libera vita del mondo civile e ridondano a danno dell’onore tedesco; devo tuttavia riconoscere che alcuni incidenti sono stati provocati da parte ebraica, comunque non certo in modo tale da giustificare la violenza nazista>>.
                          Per Mussolini e per il fascismo, dunque, la razza non era una mera espressione biologica ma spirituale. E ci&#242; contraddice tutto il sistema di “razza biologica” elaborato dai nazisti.


                          interrompo momentaneamente il discorso per rispondere a Mystic:

                          No, ma non ti preoccupare, se vuoi fai un altro paio di doppi post, figurati.
                          Tranquillo.
                          Carissimo, vatti a rileggere le prime pagine, capirai che questa &#232; una "discussione eccezionale" dove sono state, almeno inizialmente, messe da parte certe limitazioni come i famosi "doppi post", data la limitazione dei caratteri (massimo 10.000).
                          Ora se non hai altro da aggiungere c'&#232; un dibattito serio in corso!
                          Saluti.
                          "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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                          • #14
                            Originariamente Scritto da †Evil Darkness† Visualizza Messaggio

                            interrompo momentaneamente il discorso per rispondere a Mystic:



                            Carissimo, vatti a rileggere le prime pagine, capirai che questa &#232; una "discussione eccezionale" dove sono state, almeno inizialmente, messe da parte certe limitazioni come i famosi "doppi post", data la limitazione dei caratteri (massimo 10.000).
                            Ora se non hai altro da aggiungere c'&#232; un dibattito serio in corso!
                            Saluti.
                            Hai ragionissima.

                            Ti lascio al tuo lavoro di copia-incollatore.

                            Saluti, carissimo.
                            Don't act like I never told ya...

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                            • #15
                              Quanto alle leggi razziali NON MIRAVANO AD UNA “PERSECUZIONE”, MA AD UNA “SEPARAZIONE” e vennero applicate in maniera a dir poco blanda.
                              Ma analizziamo il decreto legge 17 novembre 1938 sulla discriminazione razziale:

                              REGIO DECRETO-LEGGE 17 novembre 1938-XVII, n. 1728
                              Provvedimenti per la difesa della razza italiana.
                              VITTORIO EMANUELE III
                              PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA' DELLA NAZIONE
                              RE D'ITALIA

                              IMPERATORE D'ETIOPIA

                              Spoiler:
                              Ritenuta la necessit&#224; urgente ed assoluta di provvedere;
                              Visto l'art. 3, n. 2, della legge 31 gennaio 1926-IV, n. 100, sulla facolt&#224; del potere esecutivo di emanare norme giuridiche;
                              Sentito il Consiglio dei Ministri;
                              Sulla proposta del DUCE, Primo Ministro Segretario di Stato, Ministro per l'interno, di concerto coi Ministri per gli affari esteri, per la grazia e giustizia, per le finanze e per le corporazioni;
                              Abbiamo decretato e decretiamo:
                              CAPO I
                              PROVVEDIMENTI RELATIVI AI MATRIMONI
                              Art. 1
                              Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza &#232; proibito.
                              Il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto &#232; nullo.
                              Art. 2
                              Fermo il divieto di cui all'art. 1, il matrimonio del cittadino italiano con persona di nazionalit&#224; straniera &#232; subordinato al preventivo consenso del Ministro per l'interno.
                              I trasgressori sono puniti con l'arresto fino a tre mesi e con l'ammenda fino a lire diecimila.
                              Art. 3
                              Fermo sempre il divieto di cui all'art. 1, i dipendenti delle Amministrazioni civili e militari dello Stato, delle Organizzazioni del Partito Nazionale Fascista o da esso controllate, delle Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni, degli Enti parastatali e delle Associazioni sindacali ed Enti collaterali non possono contrarre matrimonio con persone di nazionalit&#224; straniera.
                              Salva l'applicazione, ove ne ricorrano gli estremi, delle sanzioni previste dall'art. 2, la trasgressione del predetto divieto importa la perdita dell'impiego e del grado.
                              Art. 4
                              Ai fini dell'applicazione degli articoli 2 e 3, gli italiani non regnicoli non sono considerati stranieri.
                              Art. 5
                              L'ufficiale dello stato civile, richiesto di pubblicazioni di matrimonio, &#232; obbligato ad accertare, indipendentemente dalle dichiarazioni delle parti, la razza e lo stato di cittadinanza di entrambi i richiedenti.
                              Nel caso previsto dall'art. 1, non proceder&#224; n&#233; alle pubblicazioni n&#233; alla celebrazione del matrimonio.
                              L'ufficiale dello stato civile che trasgredisce al disposto del presente articolo &#232; punito con l'ammenda da lire cinquecento a lire cinquemila.
                              Art. 6
                              Non pu&#242; produrre effetti civili e non deve, quindi, essere trascritto nei registri dello stato civile, a norma dell'art. 5 della legge 27 maggio 1929-VII, n. 847, il matrimonio celebrato in violazione dell'art. 1.
                              Al ministro del culto, davanti al quale sia celebrato tale matrimonio, &#232; vietato l'adempimento di quanto &#232; disposto dal primo comma dell'art. 8 della predetta legge.
                              I trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire cinquecento a lire cinquemila.
                              Art. 7
                              L'ufficiale dello stato civile che ha provveduto alla trascrizione degli atti relativi a matrimoni celebrati senza l'osservanza del disposto dell'art. 2 &#232; tenuto a farne immediata denunzia all'autorit&#224;
                              CAPO II
                              DEGLI APPARTENENTI ALLA RAZZA EBRAICA
                              Art. 8
                              Agli effetti di legge:
                              a) &#232; di razza ebraica colui che &#232; nato da genitori entrambi di razza ebraica, anche se appartenga a religione diversa da quella ebraica;
                              b) &#232; considerato di razza ebraica colui che &#232; nato da genitori di cui uno di razza ebraica e l'altro di nazionalit&#224; straniera;
                              c) &#232; considerato di razza ebraica colui che &#232; nato da madre di razza ebraica qualora sia ignoto il padre;
                              d) &#232; considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da genitori di nazionalit&#224; italiana, di cui uno solo di razza ebraica, appartenga alla religione ebraica, o sia, comunque, iscritto ad una comunit&#224; israelitica, ovvero abbia fatto, in qualsiasi altro modo, manifestazioni di ebraismo.
                              Non &#232; considerato di razza ebraica colui che &#232; nato da genitori di nazionalit&#224; italiana, di cui uno solo di razza ebraica, che, alla data del 1&#186; ottobre 1938-XVI, apparteneva a religione diversa da quella ebraica.
                              Art. 9 L'appartenenza alla razza ebraica deve essere denunziata ed annotata nei registri dello stato civile e della popolazione.
                              Tutti gli estratti dei predetti registri ed i certificati relativi, che riguardano appartenenti alla razza ebraica, devono fare espressa menzione di detta annotazione.
                              Uguale menzione deve farsi negli atti relativi a concessioni o autorizzazioni della pubblica autorit&#224;.
                              I contravventori alle disposizioni del presente articolo sono puniti con l'ammenda fino a lire duemila.
                              Art. 10
                              I cittadini italiani di razza ebraica non possono:
                              a) prestare servizio militare in pace e in guerra;
                              b) esercitare l'ufficio di tutore o curatore di minori o di incapaci non appartenenti alla razza ebraica;
                              c) essere proprietari o gestori, a qualsiasi titolo, di aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione, ai sensi e con le norme dell'art. 1 del R. decreto-legge 18 novembre 1929-VIII, n. 2488, e di aziende di qualunque natura che impieghino cento o pi&#249; persone, n&#233; avere di dette aziende la direzione n&#233; assumervi, comunque, l'ufficio di amministratore o di sindaco;
                              d) essere proprietari di terreni che, in complesso, abbiano un estimo superiore a lire cinquemila;
                              e) essere proprietari di fabbricati urbani che, in complesso, abbiano un imponibile superiore a lire ventimila. Per i fabbricati per i quali non esista l'imponibile, esso sar&#224; stabilito sulla base degli accertamenti eseguiti ai fini dell'applicazione dell'imposta straordinaria sulla propriet&#224; immobiliare di cui al R. decreto-legge 5 ottobre 1936-XIV, n. 1743.
                              Con decreto Reale, su proposta del Ministro per le finanze, di concerto coi Ministri per l'interno, per la grazia e giustizia, per le corporazioni e per gli scambi e valute, saranno emanate le norme per l'attuazione delle disposizioni di cui alle lettere c), d), e).
                              Art. 11 Il genitore di razza ebraica pu&#242; essere privato della patria potest&#224; sui figli che appartengano a religione diversa da quella ebraica, qualora risulti che egli impartisca ad essi una educazione non corrispondente ai loro principi religiosi o ai fini nazionali.
                              Art. 12 Gli appartenenti alla razza ebraica non possono avere alle proprie dipendenze, in qualit&#224; di domestici, cittadini italiani di razza ariana.
                              I trasgressori sono puniti con l'ammenda da lire mille a lire cinquemila.
                              Art. 13 Non possono avere alle proprie dipendenze persone appartenenti alla razza ebraica:
                              a) le Amministrazioni civili e militari dello Stato;
                              b) il Partito Nazionale Fascista e le organizzazioni che ne dipendono o che ne sono controllate;
                              c) le Amministrazioni delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e degli Enti, Istituti ed Aziende, comprese quelle di trasporti in gestione diretta, amministrate o mantenute col concorso delle Provincie, dei Comuni, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza o dei loro Consorzi;
                              d) le Amministrazioni delle aziende municipalizzate;
                              e) le Amministrazioni degli Enti parastatali, comunque costituiti e denominati, delle Opere nazionali, delle Associazioni sindacali ed Enti collaterali e, in genere, di tutti gli Enti ed Istituti di diritto pubblico, anche con ordinamento autonomo, sottoposti a vigilanza o a tutela dello Stato, o al cui mantenimento lo Stato concorra con contributi di carattere continuativo;
                              f) le Amministrazioni delle aziende annesse o direttamente dipendenti dagli Enti di cui alla precedente lettera e) o che attingono ad essi, in modo prevalente, i mezzi necessari per il raggiungimento dei propri fini, nonch&#233; delle societ&#224;, il cui capitale sia costituito, almeno per met&#224; del suo importo, con la partecipazione dello Stato;
                              g) le Amministrazioni delle banche di interesse nazionale;
                              h) le Amministrazioni delle imprese private di assicurazione.
                              Art. 14
                              Il Ministro per l'interno, sulla documentata istanza degli interessati, pu&#242;, caso per caso, dichiarare non applicabili le disposizioni dell’art. 10*, nonch&#233; dell'art. 13, lett. h):
                              a) ai componenti le famiglie dei caduti nelle guerre libica, mondiale, etiopica e spagnola e dei caduti per la causa fascista;
                              b) a coloro che si trovino in una delle seguenti condizioni:
                              1) mutilati, invalidi, feriti, volontari di guerra o decorati al valore nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola;
                              2) combattenti nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola, che abbiano conseguito almeno la croce al merito di guerra;
                              3) mutilati, invalidi, feriti della causa fascista;
                              4) iscritti al Partito Nazionale Fascista negli anni 1919-20-21-22 e nel secondo semestre del 1924;
                              5) legionari fiumani;
                              6) abbiano acquisito eccezionali benemerenze, da valutarsi a termini dell'art. 16.
                              Nei casi preveduti alla lett. b), il beneficio pu&#242; essere esteso ai componenti la famiglia delle persone ivi elencate, anche se queste siano premorte.
                              Gli interessati possono richiedere l'annotazione del provvedimento del Ministro per l'interno nei registri di stato civile e di popolazione.
                              Il provvedimento del Ministro per l'interno non &#232; soggetto ad alcun gravame, sia in via amministrativa, sia in via giurisdizionale.
                              Art. 15 Ai fini dell'applicazione dell'art. 14, sono considerati componenti della famiglia, oltre il coniuge, gli ascendenti e i discendenti fino al secondo grado.
                              Art. 16 Per la valutazione delle speciali benemerenze di cui all'articolo 14 lett. b) n. 6, &#232; istituita, presso il Ministero dell'interno, una Commissione composta del Sottosegretario di Stato all'interno, che la presiede, di un Vice Segretario del Partito Nazionale Fascista e del Capo di Stato Maggiore della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale.
                              Art. 17 E' vietato agli ebrei stranieri di fissare stabile dimora nel Regno, in Libia e nei Possedimenti dell'Egeo.
                              Last edited by †Evil Darkness†; 05 November 2007, 22:48.
                              "L'uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l'essenziale non esiste più"

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