In questi giorni mi è sorta un dilemma...
Io sono, ero e sempre sarò un superbo narcisista che si crede superiore alla maggioranza di quanti gli stanno intorno(taluni aggiungono "Niccocentrico") e qualora un argomento mi interessasse ho sempre cercato di analizzarlo in maniera un po' più approfondita di quanto non venga normalmente fatto a scuola(ma questo credo lo facciano un po' tutti, chi più chi meno)
Ora, per qualche strana ragione, un dì, mentre ascoltavo distrattamente le interrogazioni programmate di filosofia mi è caduto l'occhio su di una pagina da cui ho preso spunto per una riflessione di cui comprendo l'assurdità, sebbene lì per lì non vi avessi fatto caso(da tenere in conto il fatto che non avessi studiato il nostro amico Platone e dunque non potevo fare un discorso esauriente)...giunto la mia interrogazione due giorni dopo ho sottoposto il problema(tagliato in molti punti, visto che per di più non era argomento dell'interrogazione) alla professoressa che ha anche dato l'opportunità ai miei compagni di intervenire, e alla fine si è dimostrato(ma non ricordo più come) la falsità della tesi: benissimo, ho compreso il mio errore, poco importa se poi la mia interrogazione sia stata da 5, non contesto il voto, so di essere stato carente
Il problema è sorto dopo l'interrogazione: ciò che mi hanno detto i miei compagni mi ha lasciato perplesso("in pratica, ti abbiamo smontato tutti"), ma non ne ho fatto una questione, se volevano essere convinti di avermi demolito le tesi, a loro la scelta
Ma non si è conclusa qui: mi fu contestato il voto nella misura in cui non era coerente con quanto avessero saputo altri insufficienti(secondo molti ero andato peggio, c'era persino chi mi voleva dare un 2 1/2)
La stangata definitiva si è avuta in seguito: io, non contento, mi sono letto il Parmenide del simpatico Platone e i miei compagni, appena giuntilo a sapere mi hanno chiesto: "Ma perchè non fai semplicemente quello che ti danno i professori e fai di testa tua?"
Insomma, io non capisco che male possa fare cercare di lavorare oltre per andare più a fondo in cose che ti lasciano perplesso(vedi dilemma delle opposizioni a Platone), eppure vedo questi ragionamenti e vedo che in fondo non si fa altro che appuntarsi tutto quello che viene detto in classe, cosa che io faccio sì, e chi non prede un appunto?, ma lo faccio ragionando, cerco di capire cosa vada necessariamente segnato e cosa no e soprattutto cosa ci sia sul libro
Vi in più un ulteriore fattore straniante per me: io non voglio più farmi interrogare...per dirla in breve le interrogazioni mi paiono solo ed esclusivamente nozionistiche e prive della possibilità di ragionare, e questo è ciò che non voglio fare, non sopporto l'idea di non poter ragionare
E, come se non bastasse, a ragionare su Platone sono giunto al totale disprezzo nei suoi confronti e al totale rifiuto della sua filosofia, cosa che non mi era mai prima d'ora capitata...
Ho dunque perso l'interesse per lo studio? Ma perchè? Cosa mi ha portato realmente a disprezzare tutto questo e a voler lavorare a modo mio?
Io sono, ero e sempre sarò un superbo narcisista che si crede superiore alla maggioranza di quanti gli stanno intorno(taluni aggiungono "Niccocentrico") e qualora un argomento mi interessasse ho sempre cercato di analizzarlo in maniera un po' più approfondita di quanto non venga normalmente fatto a scuola(ma questo credo lo facciano un po' tutti, chi più chi meno)
Ora, per qualche strana ragione, un dì, mentre ascoltavo distrattamente le interrogazioni programmate di filosofia mi è caduto l'occhio su di una pagina da cui ho preso spunto per una riflessione di cui comprendo l'assurdità, sebbene lì per lì non vi avessi fatto caso(da tenere in conto il fatto che non avessi studiato il nostro amico Platone e dunque non potevo fare un discorso esauriente)...giunto la mia interrogazione due giorni dopo ho sottoposto il problema(tagliato in molti punti, visto che per di più non era argomento dell'interrogazione) alla professoressa che ha anche dato l'opportunità ai miei compagni di intervenire, e alla fine si è dimostrato(ma non ricordo più come) la falsità della tesi: benissimo, ho compreso il mio errore, poco importa se poi la mia interrogazione sia stata da 5, non contesto il voto, so di essere stato carente
Il problema è sorto dopo l'interrogazione: ciò che mi hanno detto i miei compagni mi ha lasciato perplesso("in pratica, ti abbiamo smontato tutti"), ma non ne ho fatto una questione, se volevano essere convinti di avermi demolito le tesi, a loro la scelta
Ma non si è conclusa qui: mi fu contestato il voto nella misura in cui non era coerente con quanto avessero saputo altri insufficienti(secondo molti ero andato peggio, c'era persino chi mi voleva dare un 2 1/2)
La stangata definitiva si è avuta in seguito: io, non contento, mi sono letto il Parmenide del simpatico Platone e i miei compagni, appena giuntilo a sapere mi hanno chiesto: "Ma perchè non fai semplicemente quello che ti danno i professori e fai di testa tua?"
Insomma, io non capisco che male possa fare cercare di lavorare oltre per andare più a fondo in cose che ti lasciano perplesso(vedi dilemma delle opposizioni a Platone), eppure vedo questi ragionamenti e vedo che in fondo non si fa altro che appuntarsi tutto quello che viene detto in classe, cosa che io faccio sì, e chi non prede un appunto?, ma lo faccio ragionando, cerco di capire cosa vada necessariamente segnato e cosa no e soprattutto cosa ci sia sul libro
Vi in più un ulteriore fattore straniante per me: io non voglio più farmi interrogare...per dirla in breve le interrogazioni mi paiono solo ed esclusivamente nozionistiche e prive della possibilità di ragionare, e questo è ciò che non voglio fare, non sopporto l'idea di non poter ragionare
E, come se non bastasse, a ragionare su Platone sono giunto al totale disprezzo nei suoi confronti e al totale rifiuto della sua filosofia, cosa che non mi era mai prima d'ora capitata...
Ho dunque perso l'interesse per lo studio? Ma perchè? Cosa mi ha portato realmente a disprezzare tutto questo e a voler lavorare a modo mio?
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