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Credente e non credente: vite a confronto

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  • Credente e non credente: vite a confronto

    Mi spiego.

    Oggi in classe è sorta una discussione riguardo a questo argomento.
    Il professore di Filosofia (naturalmente ateo) sosteneva che il credente non è felice, in quanto lui vive nell'illusione di vivere "sotto le dipendenze" di un essere superiore, che decide cosa è bene e cosa è male. Quindi secondo lui il credente non può essere felice, perché credendo nella vita eterna, crede nell'infelicità eterna, quindi se dice di essere felice, è un imbecille.
    Il non credente, al contrario, è felice, in quanto si basa solo sul proprio merito, e sapendo che non c'è nulla dopo la morte, cerca di vivere meglio la vita, in modo felice. Questo è il succo del suo pensiero odierno.

    La maggior parte di noi, e la professoressa di Scienze, sosteneva invece che il credente è più felice, in quanto vive in modo più spensierato, poiché se succede qualcosa di male, è Dio che l'ha fatto accadere seguendo il suo Disegno, che poi porterà il credente alla vita eterna, e quindi è felice; se succede qualcosa di buono, è felice in quanto è successo.
    Il credente non si rende conto di essere irrazionale, lui pensa di aver ragione, e se lui ha ragione, è più felice, in quanto ciò in cui crede, non lo fa sentire solo e gli "offre" sempre un'altra possibilità, quella della giustificazione seguendo il modello del Disegno divino.


    Voi che ne pensate? Non vi basate solo sulla nostra discussione, dite la vostra, senza per forza rispondere a quello che ho scritto.

    Ripropongo la domanda: "chi è più felice? Il credente o il non credente?"


    Sì, lo so, sarà il millesimo topic sull'ateismo e sulla religione, ma almeno il particolare argomento è diverso. In classe ne è uscita una discussione interessante (il che è tutto dire).
    Last edited by The Mystic; 15 May 2008, 22:18.
    Don't act like I never told ya...

  • #2
    Perchè dare ragione al credente?
    Perchè dare ragione al non credente?

    E' tanto semplice.

    Il credente trova la ragione per la quale non vuole commettere delle azioni perchè ha paura di qualcosa di stupido, dato che non sa come aggrapparsi alla vita.

    Il non credente guarda in faccia la realtà e continua ad andare avanti non sapendo cosa lo aspetta, preparandosi al domani con cognizione di sè.

    Risultato?

    Credente +1wned.

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    • #3
      E' ininfluente.
      Personalmente sono credente, anche se mi diverto a scazzarci un po' e iniziare a postare santini a "scherzo" seguo comunque il cattolicesimo.
      Ma credo che se non credessi (che bel gioco di parole) sarebbe la stessa cosa per la mia condizione di felicità, ne più ne meno.
      Madre de dios, es el Pollo Diablo!

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      • #4
        Penso che il credere o il non credere in Dio non determini la felicità di una persona,invece credere fortemente in dei valori religiosi o laici
        che siano penso che sia una delle qualità fondamentali per godersi la vita,infatti una persona completamente vuota nn penso che riuscirà mai a sentirsi realizzata

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        • #5
          Originariamente Scritto da Goge Visualizza Messaggio
          Perchè dare ragione al credente?
          Perchè dare ragione al non credente?

          E' tanto semplice.

          Il credente trova la ragione per la quale non vuole commettere delle azioni perchè ha paura di qualcosa di stupido, dato che non sa come aggrapparsi alla vita.

          Il non credente guarda in faccia la realtà e continua ad andare avanti non sapendo cosa lo aspetta, preparandosi al domani con cognizione di sè.

          Risultato?

          Credente +1wned.
          Ti piace sparare cazzate eh?
          Io sono cattolico per quello che penso, non per quello di cui ho paura.
          Anzi, al dopo vita non ci penso nemmeno, io vivo la mia vita ogni giorno pensando ad un domani vivo, non a cosa posso provare dopo la morte xD
          Madre de dios, es el Pollo Diablo!

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          • #6
            Sono credente perché vedo in Dio la risposta a tutte le domande della vita. Di fronte a tutte le domande che un uomo si pone, la risposta coincide con il Creatore. Che senso avrebbe altrimenti la Scienza? Nessuno. Studiare tutto ciò che ci circonda, senza sapere poi da dove viene, senza conoscere cosa ha generato tutto. C'è sempre una causa, che precede ogni avvenimento, e questa concezione prosegue all'infinito. Dio stesso coincide con il concetto di Infinito.
            Un errore comune è quello di associare la figura dello scienziato a quella del non credente. In verità lo scienziato si occupa di studiare e capire l'"opera" di Dio. Sinceramente ho sempre pensato che un non credente passi la propria esistenza senza riuscire a trovarne una spiegazione, una motivazione, e che questa sensazione di ignoto lo faccia anche sentire più forte, tanto da farlo arrivare a giudicare il credente come un subdolo che ha paura di non trovare un senso alla vita.

            Inoltre, non ho mai intuito il senso di questa teoria alquanto calvinista del Disegno divino. Dio ci ha semplicemente messi al mondo, e sta a noi vivere come meglio ci pare e piace, senza dover seguire nulla di preimpostato. I conti con il Creatore verranno fatti dopo la morte, sulla base del comportamento che avremo tenuto in vita. Io da credente passo la mia esistenza con spensieratezza, credendo in un'Entità superiore.

            Tutto ciò che ho scritto comunque non è da intendere come una squallida giustificazione. E' una risposta, che da un senso a tutto, basata su prove intangibili quali la parola di persone realmente esistite, come Gesù Cristo.
            Last edited by Margera; 15 May 2008, 23:03.
            sigpic
            "...potesse poi, parlarti, prometterti partenze..
            per posti paesi popoli in pace provenienze..."

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            • #7
              Citando House, penso che sia molto più consolante pensare che la nostra vita non consista in una grande prova.

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              • #8
                Sono credente perché vedo in Dio la risposta a tutte le domande della vita. Di fronte a tutte le domande che un uomo si pone, la risposta coincide con il Creatore. Che senso avrebbe altrimenti la Scienza? Nessuno. Studiare tutto ciò che ci circonda, senza sapere poi da dove viene, senza conoscere cosa ha generato tutto. C'è sempre una causa, che precede ogni avvenimento, e questa concezione prosegue all'infinito. Dio stesso coincide con il concetto di Infinito.
                Un errore comune è quello di associare la figura dello scienziato a quella del non credente. In verità lo scienziato si occupa di studiare e capire l'"opera" di Dio. Sinceramente ho sempre pensato che un non credente passi la propria esistenza senza riuscire a trovarne una spiegazione, una motivazione, e che questa sensazione di ignoto lo faccia anche sentire più forte, tanto da farlo arrivare a giudicare il credente come un subdolo che ha paura di non trovare un senso alla vita.

                Inoltre, non ho mai intuito il senso di questa teoria alquanto calvinista del Disegno divino. Dio ci ha semplicemente messi al mondo, e sta a noi vivere come meglio ci pare e piace, senza dover seguire nulla di preimpostato. I conti con il Creatore verranno fatti dopo la morte, sulla base del comportamento che avremo tenuto in vita. Io da credente passo la mia esistenza con spensieratezza, credendo in un'Entità superiore.

                Tutto ciò che ho scritto comunque non è da intendere come una squallida giustificazione. E' una risposta, che da un senso a tutto, basata su prove intangibili quali la parola di persone realmente esistite, come Gesù Cristo.
                Finalmente qualcuno che la pensa come me........ quoto tutto

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                • #9
                  Originariamente Scritto da Final Bardock Visualizza Messaggio
                  Sono credente perché vedo in Dio la risposta a tutte le domande della vita. Di fronte a tutte le domande che un uomo si pone, la risposta coincide con il Creatore. Che senso avrebbe altrimenti la Scienza? Nessuno. Studiare tutto ciò che ci circonda, senza sapere poi da dove viene, senza conoscere cosa ha generato tutto. C'è sempre una causa, che precede ogni avvenimento, e questa concezione prosegue all'infinito. Dio stesso coincide con il concetto di Infinito.
                  Un errore comune è quello di associare la figura dello scienziato a quella del non credente. In verità lo scienziato si occupa di studiare e capire l'"opera" di Dio. Sinceramente ho sempre pensato che un non credente passi la propria esistenza senza riuscire a trovarne una spiegazione, una motivazione, e che questa sensazione di ignoto lo faccia anche sentire più forte, tanto da farlo arrivare a giudicare il credente come un subdolo che ha paura di non trovare un senso alla vita.

                  Inoltre, non ho mai intuito il senso di questa teoria alquanto calvinista del Disegno divino. Dio ci ha semplicemente messi al mondo, e sta a noi vivere come meglio ci pare e piace, senza dover seguire nulla di preimpostato. I conti con il Creatore verranno fatti dopo la morte, sulla base del comportamento che avremo tenuto in vita. Io da credente passo la mia esistenza con spensieratezza, credendo in un'Entità superiore.

                  Tutto ciò che ho scritto comunque non è da intendere come una squallida giustificazione. E' una risposta, che da un senso a tutto, basata su prove intangibili quali la parola di persone realmente esistite, come Gesù Cristo.
                  Non vedo la necessità di credere in Dio. Sul serio, mi sembra (senza offesa) patetico credere che una fantomatica entità superiore si interessi a noi. Voglio dire che mi sa di egocentrismo. Perché TUTTO deve avere una ragione, uno scopo recondito? Io, da non credente, credo l'esistenza come un qualcosa fine a sé stessa. L'aldilà, la vita dopo la morte, sono tutti concetti per allievare la propria paura.
                  Forse quando rimarrà solo sale e terra e le stelle cadranno, ti sentirai a casa.

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                  • #10
                    Ti parlo da persona che, dopo una vita da cristiano, in tre mesi è passato da Cristiano a Evangelista ad Agnostico.
                    quindi la mia vita è stata divisa in due fasi; credenza e non credenza in dio

                    1) Credenza in dio. Avanti, devo ammeterlo, avere l'idea che da lassù qualcuno mi guardasse era davvero consolatorio, ad esempio per compiti interrogazioni, anche per le cose più piccole. Ma per le sofferenze atroci, mi trovavo in un brutto bivio; volontà divina, o manifestazione della sua assenza? In fin dei conti, però, ero felice. Ma con quel sentore in bocca che qualcosa non poteva andare così come i preti volevano che andasse, non come mi dicevano che doveva andare... così...

                    2) Agnosticismo. Tutto ciò che mi accade dipende da me stesso e dalle mie decisioni. Le disgrazie sono casualità, come in una sorta di immenso meccanicismo, qualcosa che ho fatto io ha modificato l'avveire dall'altra parte del mondo. Paradossalmente, mi sento più responsabile. Ma felice uguale.Ho deciso con la mia testa
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                    • #11
                      Io sono credente, ma la religione non condiziona ogni mi azione... anzi, mi sento molto libero. Se agisco in parallelo con gli insegnamenti della bibbia ecc. è perchè li trovo degli ottimi insegnamenti di vita (non tutti... ) A mio parere anche un ateo potrebbe benissimo prendere per buoni quegli insegnamenti ed usarli come regole di buon comportamento, niente di più.
                      Credo che se fossi ateo vivrei felicemente come vivo adesso, non credo ci sarebbero differenze: la vita dell'ateo ha dei momenti di crisi, la vita del religioso anche; l vita dell'ateo non ha guida, la vita del religioso ce l'ha ma è nella sua natura metterla costantemente in dubbio. La religione non deve influenzare tutti i respiri della vita, anche perchè ci sono molti principi che non condivido, ma mi trovo bene con la mia religione...
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                      • #12
                        Originariamente Scritto da Marcos92 Visualizza Messaggio
                        Ti piace sparare cazzate eh?
                        Io sono cattolico per quello che penso, non per quello di cui ho paura.
                        Anzi, al dopo vita non ci penso nemmeno, io vivo la mia vita ogni giorno pensando ad un domani vivo, non a cosa posso provare dopo la morte xD
                        Certo, i credenti dicono tutti così.
                        A questo punto mi viene da chiedermi se ti sei mai posto delle domande sull'esistenza di questo fantomatico Dio.

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                        • #13
                          Entrambi. Il professore di filosofia e di scienze sono entrambi dei cazzari. Personalmente non credo che la felicità che noi tutti proviamo ogni giorno si imputabile al credere o no in Dio. Ma dico, scherziamo? Ognuno è felice a modo suo, non c'entra in cosa si crede.
                          sigpic

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                          • #14
                            Originariamente Scritto da sentinel Visualizza Messaggio
                            L'aldilà, la vita dopo la morte, sono tutti concetti per allievare la propria paura.
                            Vedi, è proprio questo l'effetto che fanno i credenti: pensi davvero che concetti come l'aldilà siano stati inventati per contrastare una sensazione di panico? Sbagli, perché in verità la maggior parte di essi (o almeno il sottoscritto) non temono ciò che li aspetta dopo, ma sono più volti a sapere l'origine della vita, quello che è accaduto all'inizio, che, sinceramente, mi sembra l'ultimissima delle cose da poter interpretare come fine a sé stessa.
                            sigpic
                            "...potesse poi, parlarti, prometterti partenze..
                            per posti paesi popoli in pace provenienze..."

                            Comment


                            • #15
                              Originariamente Scritto da Final Bardock Visualizza Messaggio
                              Vedi, è proprio questo l'effetto che fanno i credenti: pensi davvero che concetti come l'aldilà siano stati inventati per contrastare una sensazione di panico? Sbagli, perché in verità la maggior parte di essi (o almeno il sottoscritto) non temono ciò che li aspetta dopo, ma sono più volti a sapere l'origine della vita, quello che è accaduto all'inizio, che, sinceramente, mi sembra l'ultimissima delle cose da poter interpretare come fine a sé stessa.
                              Non dico che le persone che credono in queste cose anno paura di morire.
                              L'idea di aldidà esiste perché radicata profondamente nella mente dell'uomo e estremamente consolatoria. Non negare che fa piacere credere che se siamo buoni in vita ci aspetta qualcosa di bello dopo la morte. Tutte le religioni, eccetto il buddismo e poche altre, predicano l'immortalità dell'anima. Si sono forse copiate a vicenda? No, è un idea che coesiste naturalmente con la paura dell'oblio, della fine.

                              Inoltre ribadisco che mi sembra egocentrico pensare che siamo stati creati, e per giunta con una ragione. Dà noia pensare che siamo frutti del caso, che non siamo speciali, vero?
                              Forse quando rimarrà solo sale e terra e le stelle cadranno, ti sentirai a casa.

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