Originariamente Scritto da Lelouch
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Comunque, io penso che il credente viva in modo più "felice" rispetto al non credente.
Io sono stato credente, e quando mi accadeva qualcosa di brutto (a me, come ad un mio caro) sapevo che comunque c'era sempre qualcuno al mio fianco, e sapevo che una volta terminata la vita terrena, avrei rivisto tutti i miei cari.
Ora non sono credente (grazie al mio percorso di studi), ma capisco il credente; capisco che Dio non è altro che un suo sfogo psicologico, l'uomo ne ha bisogno, l'uomo ne ha avuto bisogno fin dall'alba dei tempi. E se l'uomo è convinto che ci sia sempre un'entità al suo fianco, sì, potrebbe risultare agli occhi di molti uno stupido, ma lui ne è felice, ne è confortato.
Il non credente, invece, vede la realtà così com'è, ha una concezione più prettamente realistica e materialistica della realtà, e questo è un bene dal punto di vista della ragione (tra l'altro io non differenzio "fede" e "ragione", perché a mio avviso, la ragione è talmente razionale, che quando non riesce a spiegare qualcosa, per il semplice fatto che è successa, le attribuisce una causa; questa causa può essere chiamata "fede", e quindi entra in gioco Dio), ma è un male dal punto di vista prettamente, passatemi il termine, "sentimentale", perché il credente capisce che deve sbrigarsela da solo, e che non vedrà mai più i suoi cari, e ciò può abbattere, e non poco.
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