Oggi voglio proporvi un quesito, o meglio uno scontro di filosofie, in cui mi sono imbattuto negli ultimi tempi in campo accademico.
Il dibattimento nasce dal ruolo che possiede l'uomo nella natura, e sulla natura dei suoi interventi. In sostanza, da un lato vi è una scuola di pensiero che, nella preservazione di specie ed ecosistemi, predica l'allontanamento dell'uomo dai siti interessati, consentedo un cosidetto "sviluppo naturale" degli ambienti. Questo punto di vista però. fa notare la fazione avversa, si esclude l'uomo come prodotto della natura e dell'evoluzione. Nei fatti, noi facciamo parte dell'ecosistema terra, dunque in realtà i nostri effetti sull'ecositema non sono da considerarsi "alteranti" su di esso, ma interni alla sua stessa evoluzione, in quanto appartenenti all'ambiente studiato. Dunque eventuli estinzioni, inquinamento, modificazioni climatiche non sarebbero un crimine dell'uomo nei confronti di una fantomatica natura, ma gli effetti di una specie sull'ecosistema di cui fa parte. Ciò non cambia gli effetti pratici dell'azione dell'uomo, ma ne condiziona l'ambito morale. Stando al primo punto di vista, è nostro compito preservare un ambiente naturale privo del nostro intervento, dando a queste aree quello che viene definito uno sviluppo naturale. Seguendo il secondo, si arriva al punto che è la preservazione di simili aree, il volitivo allontanamento dell'uomo il vero condizionamento, e che è invece naturale ciò che accade alle aree ove è lasciato libero sfogo all'evoluzione umana.
Dunque, a vostro avviso, qual'è la posizione da privilegiare, e quale quella logicamente giusta? Da notare che una delle due può essere entrambe le cose, sia giusta che logica, così come queste qualità possono dividersi su entrambe le idee. A voi la parola, sperando che la discussione possa essere stimolante.
Il dibattimento nasce dal ruolo che possiede l'uomo nella natura, e sulla natura dei suoi interventi. In sostanza, da un lato vi è una scuola di pensiero che, nella preservazione di specie ed ecosistemi, predica l'allontanamento dell'uomo dai siti interessati, consentedo un cosidetto "sviluppo naturale" degli ambienti. Questo punto di vista però. fa notare la fazione avversa, si esclude l'uomo come prodotto della natura e dell'evoluzione. Nei fatti, noi facciamo parte dell'ecosistema terra, dunque in realtà i nostri effetti sull'ecositema non sono da considerarsi "alteranti" su di esso, ma interni alla sua stessa evoluzione, in quanto appartenenti all'ambiente studiato. Dunque eventuli estinzioni, inquinamento, modificazioni climatiche non sarebbero un crimine dell'uomo nei confronti di una fantomatica natura, ma gli effetti di una specie sull'ecosistema di cui fa parte. Ciò non cambia gli effetti pratici dell'azione dell'uomo, ma ne condiziona l'ambito morale. Stando al primo punto di vista, è nostro compito preservare un ambiente naturale privo del nostro intervento, dando a queste aree quello che viene definito uno sviluppo naturale. Seguendo il secondo, si arriva al punto che è la preservazione di simili aree, il volitivo allontanamento dell'uomo il vero condizionamento, e che è invece naturale ciò che accade alle aree ove è lasciato libero sfogo all'evoluzione umana.
Dunque, a vostro avviso, qual'è la posizione da privilegiare, e quale quella logicamente giusta? Da notare che una delle due può essere entrambe le cose, sia giusta che logica, così come queste qualità possono dividersi su entrambe le idee. A voi la parola, sperando che la discussione possa essere stimolante.
Comment