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letteratura e realtà

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  • letteratura e realtà

    ho discusso spesso di laurea con mio padre e con altri.
    le lauree in materie umanistiche sono spesso denigrate per la loro matrice prettamente teorica, mentre sono apprezzate le lauree pratiche e ingegneristiche.
    mi è anche capitato di leggere Fahrenheit 451 di Bradbury e devo dire che ha avuto un peso ingente sulla mia opinione.
    io non denigro affatto le lauree di tipo umanistico perchè sono lauree di pensiero, che stimolano la mente nel ragionamento forse di più rispetto a lauree prettamente pratiche.
    vorrei anche sapere come la pensate su questo aspetto della società odierna, che sembra scartare il pensiero a favore del movimento delle braccia.
    mi interessa anche sapere come pensate che sarà in futuro questo aspetto.
    io un'idea in parte marcusiana l'avrei...

    PS: moderatori, scusate, io manco da 4 giorni e voi mi chiudete tutti i topic più stupidi del mondo dove ci si può divertire un po'?
    "Una cantante di merda che frequenta un cantante di merda per la proprietà transitiva può solo continuare a produrre musica di merda"
    Casper su Tatangelo&D'Alessio

  • #2
    Originariamente Scritto da Will Visualizza Messaggio
    io non denigro affatto le lauree di tipo umanistico perchè sono lauree di pensiero, che stimolano la mente nel ragionamento forse di più rispetto a lauree prettamente pratiche.
    vorrei anche sapere come la pensate su questo aspetto della società odierna,
    Mi son laureato in lettere 2 anni fa e ad agosto mi iscriverò in filosofia. Questo dice tutto :P

    Originariamente Scritto da Will Visualizza Messaggio
    mi interessa anche sapere come pensate che sarà in futuro questo aspetto.
    io un'idea in parte marcusiana l'avrei...
    Io credo che le lauree umanistiche, professionalmente parlando, verranno messe sempre più da parte. Magari mi sbaglio e spero di sbagliarmi, visto che se tutto va bene tra 3 anni avrò 2 lauree umanistiche sul groppone. Non so, la vedo così. Già ora mi rendo conto che gli sbocchi professionali "veri" sono quello dell'insegnamento nelle scuole pubbliche o private, della ricerca (inesistente nelle università italiane), del giornalismo (sempre piu servile ed asservito, sempre meno meritocratico e sempre più "accozzo-cratico"LOL!); poi ci sono gli sbocchi "finti" cioè quegli sbocchi dove le lauree umanistiche si riciclano: operatore risorse umane, operatore allo sportello. Ti dicono cose tipo:"la tua laurea ti ha dato necessariamente un buon livello culturale, una buona capacità espressiva e dialettica, quindi puoi metterti ad uno sportello a dare informazioni alla gente". Vabbè son troppo pessimista dai.

    Ma forse chiedevi qualcosa di più generale, un giudizio più universale e non solo confinato al campo degli sbocchi professionali. Ho letto tempo fa un libro di Severino, Il destino della Tecnica. E' un filosofo che mi è piaciuto molto e quel libro prova a dare una spiegazione su quanto ti stai domandando tu: perchè le materie cerebrali, culturali, umanistiche, stanno cedendo il passo a materie più tecniche? Che fine farenno le materie umanistiche?
    Originariamente Scritto da Will Visualizza Messaggio
    PS: moderatori, scusate, io manco da 4 giorni e voi mi chiudete tutti i topic più stupidi del mondo dove ci si può divertire un po'?
    Se vuoi li riapro tutti per te! LOL!
    A torme, di terra passarono in terra,
    Cantando giulive canzoni di guerra,
    Ma i dolci castelli pensando nel cor;
    Per valli petrose, per balzi dirotti,
    Vegliaron nell’arme le gelide notti,
    Membrando i fidati colloqui d’amor.

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    • #3
      Semplicemnte oggi, con l'avvento dei Computer gli specialisti sono richiestiestissimi, e in linea di principio e' molto piu' facile avere una laurea tecnologica e tecnica odierna che prima.
      Il lavoro e sicuro almeno attualmente. Probabilemente prima o poi ci sara' una saturazione, e poi una persona media e anche vero che deve vivere di qualcosa e non di pensieri.
      Di conseguenza io e Naoto moriremo di fame dimenticati in qualche vicolo.

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      • #4
        Emanuele Severino è stato nel mio mirino della scelta del filosofo della tecnica da portare all'esame come tesina, alla fine ho scelto Marcuse.
        la penso molto marcusianamente in questo caso, penso che in fondo il "merito" di ciò sia la società tecnologica che impone una sorta di dittatura in sordina.
        la ragione, soprattutto quella negativa e fuori dagli schemi fa male a questa società che si protegge escludendo dalla vita e dall'attenzione chi se ne fa portatore. forse i letterati sono portatori della capacità del pensiero negativo e dunque la società tecnologica tende a emarginarli.
        "Una cantante di merda che frequenta un cantante di merda per la proprietà transitiva può solo continuare a produrre musica di merda"
        Casper su Tatangelo&D'Alessio

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        • #5
          Le lauree umanistiche attualmente hanno di solito la propedeutica funzione di darti quella formazione di base che le scuole dell'obbligo dovrebbero fornirti, ma che per la miserabile forma istituzionale della scuola italiana è quasi impossibile ottenere.

          A prescindere da questo, il problema non è specificamente la mancanza di cultura umanistica (a dirla tutta all'estero ci criticano proprio l'eccesso di questa, e gli iscritti nella facoltà di lettere e filosofia son sempre più numerosi..), bensì il fatto che questa cultura abbia perduto l'intero senso pratico che aveva, diventando semplicemente un ammasso di parole e teorie di cui non ci si impegna più a reinterpretare il significato, in cui non si è più capaci di riconoscere la corporeità originaria che ha manifestato quella teoria. Teoria e tecnica sono due facce della stessa medaglia che vengono sempre ammassate nozionisticamente nelle persone non per dargli la capacità di autoformarsi come individuo, bensì per creare un individuo-tipo da inserire con comodità nel posto di lavoro a svolgere determinate mansioni predefinite. I lavoratori non sono più considerati come persone, bensì come pacchetti di funzioni, dispositivi ("Bestand" per Heidegger) pronti ad essere semplicemente utilizzati come e quando serve al datore di lavoro. Questo tipo di funzioni non sono propriamente pratiche: la maggior parte di esse anzi richiedono un'assenza di lavoro mentale e manuale, una totale alienazione dell'individuo che non è più il semplice controllore di una macchina, ma finisce per divenire lui stesso controllato dalla tecnica.
          Dall'altra parte, anche gli studi teoretici, se non vengono "praticati", ovvero se non li si incorpora, li si trasforma e li si applica alla realtà e alla vita, rimangono lettera morta che non accresce né diminuisce la qualità della vita degli individui: è, come le applicazioni tecniche, uno spreco d'energia dove il singolo scompare dietro l'ammasso di teorie che recita a manovella.

          E vorrei a questo punto smentire nuovamente un pregiudizio: le lauree tecniche e le specializzazioni non ti danno automaticamente lavoro; al contrario, proprio per le dinamiche appena mostrate, se il lavoro o lo studio per cui ti sei specializzato diventa improvvisamente inutile nella società, tu scompari dalla società con esso, diventi del tutto inutile. E con la rapidità con cui si sviluppano le tecnologie il pericolo di una specializzazione tecnica è sempre forte.
          La formazione umanistica, al contrario, nelle sue forme più compiute non forma un lavoratore, ma un uomo che si può adattare a qualsiasi lavoro con molta facilità. Ad uno che è stato educato in modo pieno nessuna specializzazione è preclusa, nessun lavoro è tagliato fuori a priori; ma ad uno che ha studiato un solo campo senza guadagnare una conoscenza e una capacità riflessiva d'ampio respiro non gli resta che venir sballottolato qui e là dal caso e dalla fortuna per il resto della vita.

          Il processo che l'Occidente ha intrapreso, di cui la tecnica non è che in realtà una parte, è qualcosa di ben più vasto e antico: potremmo, seguendo in parte Baudrillard, chiamarla la virtualizzazione, ovvero la trasmutazione degli esseri nelle categorie mentali, nel linguaggio, soprattutto il linguaggio scritto che tende a recidere il contatto con l'esperienza vissuta da cui è stato originato. E' un problema che già sentiva addirittura Platone, quando nel "Fedro" criticava il dono della scrittura, e che con internet prende probabilmente la piega più drastica in assoluto, un vero e proprio luogo virtuale dove si è sempre e solo quello che si dice di essere, un ammasso di parole dietro cui solo con fatica si può scorgere una vita che si muove.

          Questo discorso sarebbe talmente vasto che è impossibile tracciarne anche solo le articolazioni generali, dato che è praticamente l'asse portante di tutto il pensiero dall'idealismo tedesco in poi e che con il filone Goethe-Fichte (quello dei "Discorsi alla nazione tedesca")-Schopenhauer-Nietzsche apre praticamente tutte le problematiche del pensiero contemporaneo, quindi mi trattengo per eventuali domande più specifiche.

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          • #6
            Originariamente Scritto da EmptÿWords Visualizza Messaggio
            La formazione umanistica, al contrario, nelle sue forme più compiute non forma un lavoratore, ma un uomo che si può adattare a qualsiasi lavoro con molta facilità. Ad uno che è stato educato in modo pieno nessuna specializzazione è preclusa, nessun lavoro è tagliato fuori a priori; ma ad uno che ha studiato un solo campo senza guadagnare una conoscenza e una capacità riflessiva d'ampio respiro non gli resta che venir sballottolato qui e là dal caso e dalla fortuna per il resto della vita.
            In poche frasi una grande verità.
            resta un problema di fondo. La società continuerà a cercare e a pagare meglio gli specialisti, anche se poi quando ci sarà bisogno di scrivere un documento o comunicare ci si affiderà a persone con formazione umanistica, perchè oggi si è perduta la capacità di scrivere e di comunicare i pensieri in una forma comprensibile. Queste però sono mansioni ritenute inferiori, da segretario. Di conseguenza verranno pagate poco.
            ... bello è il bosco, buio e profondo,
            ma io ho promesse da non tradire,
            miglia da percorrere prima di dormire,
            miglia da percorrere prima di dormire


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            • #7
              Originariamente Scritto da VNSmatrix Visualizza Messaggio
              In poche frasi una grande verità.
              resta un problema di fondo. La società continuerà a cercare e a pagare meglio gli specialisti, anche se poi quando ci sarà bisogno di scrivere un documento o comunicare ci si affiderà a persone con formazione umanistica, perchè oggi si è perduta la capacità di scrivere e di comunicare i pensieri in una forma comprensibile. Queste però sono mansioni ritenute inferiori, da segretario. Di conseguenza verranno pagate poco.
              Beh, la formazione umanistica va sempre completata con una specializzazione, altrimenti ti sei perfezionato a metà.. la differenza con chi invece ignora la formazione generale è che in questo modo puoi trovare più facilmente una specializzazione che ti appaghi, con conseguente maggiore impegno nella stessa, maggiore qualità del tuo lavoro e maggiore valore nel mercato; e anche se non troverai il miglior lavoro possibile avrai sempre gli strumenti e le capacità di adattarti a qualsiasi mansione minore, accontentandoti di essa e senza ambire troppo in alto.
              Voglio dire, uno che ha fatto un buon classico o scientifico se c'è da lavorare in contabilità la partita doppia se la impara in un attimo.. uno che esce da ragioneria o fa quello - finché ci sono posti di lavoro che lo offrono - o è meglio che si cerchi un posto sotto un ponte.

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              • #8
                sono del parere che una persona che conosce le materie umanistiche abbia un bagaglio culturale immenso.(che io non ho dato che ho fatto un itis )
                ed è solo da lodare.
                http://www.x-players.com/images/sign...ar-9202581.jpg

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                • #9
                  Originariamente Scritto da EmptÿWords Visualizza Messaggio
                  Voglio dire, uno che ha fatto un buon classico o scientifico se c'è da lavorare in contabilità la partita doppia se la impara in un attimo.. uno che esce da ragioneria o fa quello - finché ci sono posti di lavoro che lo offrono - o è meglio che si cerchi un posto sotto un ponte.
                  non sono affatto d'accordo con te.
                  se una persona lo vuole puo' anche fare altro.
                  non è detto che se uno fa raggioneria in futuro faccia il raggioniere!
                  http://www.x-players.com/images/sign...ar-9202581.jpg

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                  • #10
                    Originariamente Scritto da _darkstalker_ Visualizza Messaggio
                    non sono affatto d'accordo con te.
                    se una persona lo vuole puo' anche fare altro.
                    non è detto che se uno fa raggioneria in futuro faccia il raggioniere!
                    Va che stai parlando con uno che a ragioneria si è diplomato (e poi è anche scappato via di corsa).. sto solo dicendo che le competenze che ti danno in quella scuola ti restringono il tuo campo d'applicazione lavorativa a solo un determinato numero di mansioni, tutto qua.

                    Comment


                    • #11
                      Originariamente Scritto da EmptÿWords Visualizza Messaggio
                      Va che stai parlando con uno che a ragioneria si è diplomato (e poi è anche scappato via di corsa).. sto solo dicendo che le competenze che ti danno in quella scuola ti restringono il tuo campo d'applicazione lavorativa a solo un determinato numero di mansioni, tutto qua.
                      beh si, la preparazione è moltopiu ampia! questo è vero.
                      ma se ce passione puoi fare qualsiasi cosa
                      http://www.x-players.com/images/sign...ar-9202581.jpg

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                      • #12
                        Originariamente Scritto da EmptÿWords Visualizza Messaggio
                        Va che stai parlando con uno che a ragioneria si è diplomato (e poi è anche scappato via di corsa).. sto solo dicendo che le competenze che ti danno in quella scuola ti restringono il tuo campo d'applicazione lavorativa a solo un determinato numero di mansioni, tutto qua.
                        Ma un ragioniere di preciso cosa fa?
                        E' una domanda inquietante che si e' insinuata nella mia mente da quando ho guardato Fantozzi a 5 anni.
                        Sara' pure vero che una materia umanistica ti prepara a piu' tipi di mansioni (Questo e' soggettivo e varia da persona a persona, e dalle sue peculiari abilita') ma un lavoro lo trovi facilmente solo se hai una carta che attesti le tue capacita' in un determinato campo lavorativo, anche se forse sai fare il lavoro in modo migliore dello specializzato.

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                        • #13
                          non conosco il mercato del lavoro, ma una laurea umanistica si impronta molto sulla critica credo e dunque predispone ad una certa forza e capacità mentale per affrontare le situazioni; capacità mentale che probabilmente una formazione pratica non può darti
                          "Una cantante di merda che frequenta un cantante di merda per la proprietà transitiva può solo continuare a produrre musica di merda"
                          Casper su Tatangelo&D'Alessio

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                          • #14
                            Originariamente Scritto da Will Visualizza Messaggio
                            non conosco il mercato del lavoro, ma una laurea umanistica si impronta molto sulla critica credo e dunque predispone ad una certa forza e capacità mentale per affrontare le situazioni; capacità mentale che probabilmente una formazione pratica non può darti
                            Infatti.
                            Ma un datore di lavoro preferisce prendere uno con una carta che attesti la sua specializzazione, e giustamente anche, anche se poi si puo' rivelare un incapace. Una laurea umanistica nel pensar comune moderno, e vista come una cosa inutile e che non puo' darti niente dalla vita a livello economico, ed e' per questo che molti fanno Universita' specialistiche, pur non sapendo niente dell'argomento e poi finiscono per abbandonarla.

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                            • #15
                              Originariamente Scritto da Will Visualizza Messaggio
                              non conosco il mercato del lavoro, ma una laurea umanistica si impronta molto sulla critica credo e dunque predispone ad una certa forza e capacità mentale per affrontare le situazioni; capacità mentale che probabilmente una formazione pratica non può darti
                              Capacità che può benissimo darti una laurea scientifica teorica (infatti i matematici sono molto richiesti, e anche molto rari), insieme a un bagaglio di conoscenze applicabili in diversi settori (vedi i fisici ad esempio)

                              I problemi delle lauree umanistiche in ambito lavorativo per me sono essenzialmente due:

                              1) In Italia ci sono molti più iscritti a queste che non alle lauree scientifiche
                              2) E' vero che ti formano in senso più ampio, ma, soprattutto per quanto riguarda i settori primario e secondario, un imprenditore preferirà affidare il lavoro a qualcuno che conosce già il mestiere, o ha già ampie basi, piuttosto che dover formare da zero una persona che comunque potrebbe imparare facilmente, semplicemente perché gli conviene.
                              Così i laureati in lauree umanistiche troveranno lavoro soprattutto nel terziario, settore che però si spartiscono con i laureati delle lauree tecniche (ad esempio gli economisti), laureati nelle lauree scientifiche o con gli umanisti già in parte specializzati (ad esempio scienze della formazione o psicologi). In genere quando un datore di lavoro assume qualcuno da formare tenderà ad assumere un diplomato, perché giovane ed "elastico"

                              Questo è ciò che penso, anche se io non ho notizie dirette di ciò, in quanto sono un po' a parte (studio medicina)

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