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I consigli letterari di Francesco Tenni.

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  • Toglietemi la turpe fattura (ma non quella fiscale!).

    Ringrazio l'Ammiraglio Byrd del suo intervento.

    Inerentemente all'"anatema" che mi ha colpito, comunico a chi lo ha lanciato i seguenti eventi.

    L'influenza non passa nemmeno se si usano antibiotici di potenza stellare; durante l'ultima partita, domenica, che ho giocato con la febbre, oltre al dito, che permane rotto allegramente, ho rischiato uno stiramento ai muscoli della schiena. Preciso che non ho 200 anni e che la schiena non mi ha mai dato gravi difficoltà. Poi, l'altro giorno, la mia auto, da poco revisionata e quasi nuova, mi ha lasciato a piedi in autostrada. Guasto multiplo (evito particolari comici). La giornata successiva ha visto il computer del mio ufficio, all'Università, essere rubato da mani ignote, l'unico in tutto il Dipartimento, ed in maniera quasi inspiegabile. Inutile dire che conteneva segreti decisivi alle sorti del mondo..... Ieri, per chiudere, la bambina ha iniziato a stare male. Le è venuta la febbre così alta che ho dovuto lasciare baracca e burattini e portarla, di corsa, al pronto soccorso. Adesso la sua febbre si è un po' abbassata ed è a casa con sua madre, ma mi sono preso uno spavento mica tanto da ridere e la bambina soffre molto.

    Fine del bollettino di guerra.

    Ora, prego ulteriormente colui (o colei o coloro) che ha lanciato l'"anatema" di piantarla con le maledizioni. Se no, qui, ci lasciamo tutti la pelle! Tra le altre cose, "sciagure" di questo genere sembra abbiano colpito anche alcuni miei "sodali", alcune persone a me vicine. La preghiera, dunque, è quella di seppellire le asce di guerra (ammesso che qualcuno le abbia mai dissepolte) e di lasciare che tutti vivano la vita quotidiana normalmente. Questa vita è già tanto piena di difficoltà varie e di trambusti roboanti, che tutte queste piccole (e non solo piccole) disgrazie sono superflue ed eccessive.

    Lanciando il mio "Grazie!" più sentito a chi eliminerà l'"anatema", porgo cordiali saluti.

    Francesco Tenni

    P. S.: questo messaggio è "semi-serio" (se qualcuno non l'avesse capito). E' un po' "scherzoso" ed un po' "serio", un po' "semi" ed un po' "serio" (ma toglieteci l'"anatema", per carità!). Saluti!
    Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

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    • Stéphane Mallarmé. Le sue opere.

      Tornando seri (semi?), rispondo ad Empty, che mi chiedeva edizioni italiane di Mallarmé. Indico, qui di seguito, le tre delle quali ho disponibilità nella mia biblioteca. Non ho notizia di Igitur tradotto in Italiano, ma dovrei effettuare alcune ricerche bibliografiche prima di dare indicazione definitiva. Il Colpo di dadi, vista la sua mole calligrammatica, si può trovare in alcune antologie della poesia figurata futurista europea (della quale Mallarmé fu un precursore) od in antologie (anche scolastiche) di Letteratura italiana con pagine di Letterature straniere.

      I testi che segnalo ad Empty ed a tutti gli Utenti interessati sono i seguenti:

      - Stéphane Mallarmé, Poesie, traduzione e cura di Luciana Frezza, testo originale a fronte, Feltrinelli, Milano, 1998 (1991-1966). Il poeta "difficile" per eccellenza è tradotto, in quest'edizione, da una nota poetessa e brava traduttrice italiana.

      - Stéphane Mallarmé, Poesie, traduzione di Patrizia Valduga, introduzione di Jacques Derrida, testo francese a fronte, Mondadori, Milano, 1991 (1974). In quest'edizione Mallarmé è introdotto da un grande filosofo francese e tradotto dalla più trasgressiva e dolorosa poetessa italiana attualmente in attività.

      - Stéphane Mallarmé, Sonetti, a cura di Cosimo Ortesta, testo francese a fronte, T.E.A., Milano, 1999 (1980, edizione Ugo Guanda Editore, Parma). Anche qui, i sonetti di Mallarmé sono tradotti da un apprezzato e valente poeta italiano.

      Non è un caso che Mallarmé, antesignano dell'Ermetismo e poeta ermetico per eccellenza, veda cimentarsi, nella traduzione delle sue opere, tanti poeti. L'esercizio di traduzione non è, in questo caso, solo pratica di resa della poesia di Mallarmé in Italiano, ma confronto con il dire mallarméano e scambio di scritture poetiche che si struttura attraverso il passaggio da una lingua ad un'altra. C'è il poeta che traduce per affinità e quello che, come diceva Vittorio Sereni inerentemente alle sue traduzioni del poeta francese Henri Michaux, "per contrasto". L'arrichimento c'è sempre, in ogni caso, ed il risultato poetico e linguistico è, sempre, almeno, interessante.

      Spero di avere dato utili indicazioni ad Empty ed a chi sia interessato alla poesia mallarméana.

      Aspetto altre domande e (repetita iuvant?) suggerimenti su quel che volete che io scriva e che "consigli".

      Un "Grazie!" a tutti.

      Saluti calorosi.

      Francesco Tenni
      Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

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      • Originariamente Scritto da Francesco Tenni Visualizza Messaggio
        - Stéphane Mallarmé, Poesie, traduzione di Patrizia Valduga, introduzione di Jacques Derrida, testo francese a fronte, Mondadori, Milano, 1991 (1974). In quest'edizione Mallarmé è introdotto da un grande filosofo francese e tradotto dalla più trasgressiva e dolorosa poetessa italiana attualmente in attività.
        Ecco, di questa traduzione ho letto invece peste e corna, e la cosa mi dispiaceva soprattutto per l'introduzione di Derrida. E' un peccato che i saggisti più interessanti siano spesso usati solo come contorno ad edizioni non eccellenti (a parte la versione dell'Emilio di Rousseau della Mondadori, che pur non essendo la migliore in commercio e pur non avendo eccessiva simpatia per Lèvi-Strauss è comunque estremamente maneggevole e piacevole da leggere).

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        • Risposta "bibliografica" ad Empty sull'edizione di Mallarmé.

          Secondo me la traduzione della Valduga non è male. Sicuramente è una poetessa / traduttrice che divide. In quanto a Derrida, la sua introduzione non è che un estratto da un saggio molto più esteso. Dunque, difficile da giudicare e, come dici tu, Empty, è deplorevole che sia usato un "frammento" di un testo di un filosofo come "corredo" introduttivo ad un'antologia di un poeta. Il libro, inoltre, è un'antologia. Riguardo alla scelta dei testi, non è semplice giudicare od esprimere pareri riguardo ai criteri di selezione.

          Ti ringrazio del tuo commento.

          Ho effettuato uno "studio" bibliografico, tramite Internet e l'archivio del mio Dipartimento. Non risulta, almeno a quel che ho potuto vedere io, un'edizione italiana disponibile sul mercato e recente di Igitur. Vedremo di tenerci informati su eventuali uscite nel prossimo avvenire.

          Ti saluto con calore.

          Francesco Tenni
          Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

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          • Originariamente Scritto da Francesco Tenni Visualizza Messaggio
            Secondo me la traduzione della Valduga non è male. Sicuramente è una poetessa / traduttrice che divide. In quanto a Derrida, la sua introduzione non è che un estratto da un saggio molto più esteso. Dunque, difficile da giudicare e, come dici tu, Empty, è deplorevole che sia usato un "frammento" di un testo di un filosofo come "corredo" introduttivo ad un'antologia di un poeta. Il libro, inoltre, è un'antologia. Riguardo alla scelta dei testi, non è semplice giudicare od esprimere pareri riguardo ai criteri di selezione.
            Ma l'idea del saggio di per sé non è malvagia, specie perché spesso ti permette di mettere in diretto confronto diretto due grandi pensatori (il poeta/scrittore e il filosofo), di modo che l'uno mostri sempre delle parti dell'altro che non erano venute alla luce, in prospettive differenti. La frammentarietà poi è ancora meno problematica per quanto riguarda Derrida che è del resto proprio il pensatore della frattura, della scomposizione, della decostruzione della totalità. La sua intera opera è stata più un lavorio sconnesso su centinaia di testi sparsi più che la costruzione di un certo impianto teorico (a cui comunque fa affacciare attraverso gli spiragli che apre nei testi). E' che questi saggi dovrebbero essere un'aggiunta di prestigio a qualcosa che già ne possiede, non un modo per rimediare ad una carenza nella cura del testo che hanno gli editori per le cosiddette "edizioni economiche". Meglio a quel punto spendere 3-4 euro in più e rivolgersi alle edizioni "di lusso", almeno non rischi di trovarti per le mani qualcosa di illeggibile a causa delle smanacciature maldestre fatte dal traduttore sottopagato.

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            • Risposta ad Empty. Ed Heidegger.

              Caro Empty, condivido pienamente quello che hai scritto. La politica editoriale della Mondadori (e di altre case editrici) riguardo ai libri "economici" (escludendo, dunque, le collane dei "Meridiani" e della "Fondazione Lorenzo Valla") è, in effetti, piuttosto discutibile. Personalmente, ritengo che Derrida sia un maestro. Nella esperienza che ho maturato nel corso degli anni ho sempre amato i filosofi "non-sistematici", "frammentari", se così si vuol dire, Kierkegaard in primis.

              So che tu non ami troppo Heidegger. Lo sapevi che ha scritto, anche, poesie ("filosofiche")? Il testo deille poesie heideggeriane è il seguente.

              Se ancora non lo hai letto, ti stupirà.

              - Martin Heidegger, L'esperienza del pensare, testo originale a fronte, introduzione, traduzione e note di Armando Rigobello, Città Nuova, Roma, 2000 (1954).

              Saluti calorosi.
              Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

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              • “Il grande libro dei misteri irrisolti”, di Colin e Damon Wilson

                Gli autori, fratelli, sono appassionati di temi legati al soprannaturale, agli alieni e ai culti religiosi; in questo testo analizzano oltre sessanta eventi misteriosi ancora in attesa di una spiegazione definitiva; si spazia così dagli enigmi più noti, Atlantide, Re Artù, i vampiri, Loch Ness, Rennes-le-Chateau, la maledizione dei faraoni, il Triangolo delle Bermuda, i cerchi nel grano, ad enigmi forse meno conosciuti quali Kaspar Hauser, l’esplosione di Tunguska, Fulcanelli e il mistero alchemico, la cometa di Velikovsky, la combustione umana spontanea, Rudolf Hess, etc etc…
                Rivivono in queste pagine gli interrogativi che ancora sfidano il nostro desiderio di conoscere e spiegare il mondo che ci circonda e quanto in esso accade.

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                • Guillaume Apollinaire. Cenni biografici.

                  Proponiamo ai lettori alcuni dati biografici inerenti Guillaume Apollinaire, il grande poeta francese precursore delle Avanguardie Europee del '900.

                  Guillaume Apollinaire, pseudonimo di Wilhelm Apollinaris de Kostrowitzky (Roma, 1880 - Parigi, 1918), poeta francese. Figlio naturale di una nobildonna polacca e di un italiano, ex-ufficiale borbonico, visse i suoi primi anni tra Roma, Monaco, Nizza, Cannes, Lione. Stabilitosi a Parigi, nel 1902, partecipò alle più vivaci battaglie artistiche del tempo. Fondò riviste, e scrisse cronache d’Arte. Fu il primo a sostenere i Fauves, presentando, nel 1908, opere di Matisse, Derain ed altri; sostenne la “rivoluzione” cubista, tramite uno scritto, rimasto celebre, I pittori cubisti (1913); entrò in contatto con Filippo Tommaso Marinetti, e scrisse il manifesto L’antitradizione futurist (1913). Fu, poi, sempre pronto a cogliere l’importanza di Artisti dalle tendenze, anche, disparate, da Delaunay, a Picabia, ed a De Chirico. Arruolatosi, nel 1914, e, successivamente, inviato al fronte, nel 1916, fu ferito alla testa. Nel Novembre 1918, fu stroncato dalla “febbre spagnola”.
                  Apollinaire è Autore di numerose opere in prosa. Ricordiamo: L’enchanteur pourissant (1909); i racconti, riuniti in L’Hérésiarque et C.ie (1910); Le poète assassiné (1916); il dramma presurrealista Les mamelles de Tirésias (1917); i testi libertini. Ma la sua fama resta, essenzialmente, affidata a due raccolte poetiche: Alcools (1913) e Calligrammes (1918). Alcools raccoglie 50 componimenti, rappresentativi di una produzione che va dal 1898 al 1913. Accanto a poesie ostentatamente moderniste, quali Zona, o L’emigrante di Lander Road, nelle quali il discorso poetico va verso una frantumazione, procedendo per accumuli eterocliti di materiali tratti dall’attualità più provocatoria e stilisticamente più bassa, ne stanno altre, risolte in una pura linea di canto, le quali ripropongono cadenze e temi neoromantici (Le pont Mirabeau), o che si giovano dei modelli più collaudati del postsimbolismo. Calligrammes raccoglie 86 “poesie della pace e della guerra”, delle quali, però, 19, soltanto, hanno vera e sincera struttura di calligramma. Qui, è da vedersi, probabilmente, il momento più avanzato dello studio formale di Apollinaire: l’”ideogramma lirico” sfrutta le possibilità figurative dei segni verbali; il poème-conversation (giustapposizione di frammenti di dialogo), vuole riprodurre, colte sul nascere, le molteplici sfaccettature del reale, infrangendo ogni gerarchia tra il prosaico ed il poetico; il ritmo accelerato del testo “simultaneo”, il quale trova il suo equivalente nella tecnica compositiva del Cubismo, spinge l’immagine in libertà alle soglie del Surrealismo. Ma l’originalità ed il vero volto della sua poesia, vanno, soprattutto, visti in quel parlato continuo, in quella discorsività ininterrotta, la quale, assecondati dal movimento di una sintassi poetica liberata, unificano i differenti versanti della sua sperimentazione.

                  Sorgenti: vedetevele un po' voi. Nondimeno, sono sempre le stesse.

                  Comunico a L0rd C che la rassegna dei "poeti maledetti" riprenderà appena sarà possibile. Rivolgo, per l'ennesima volta, un rispettoso invito agli Utenti a scrivere i propri suggerimenti su questo topic. Tra l'altro, i "poeti maledetti" non vengono a costituire un argomento così astruso. Vorrà pure, qualche Utente, scrivere qualcosa in proposito o darci qualche suggerimento?
                  Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

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                  • Originariamente Scritto da Ammiraglio Byrd Visualizza Messaggio
                    Gli autori, fratelli, sono appassionati di temi legati al soprannaturale, agli alieni e ai culti religiosi; in questo testo analizzano oltre sessanta eventi misteriosi ancora in attesa di una spiegazione definitiva; si spazia così dagli enigmi più noti, Atlantide, Re Artù, i vampiri, Loch Ness, Rennes-le-Chateau, la maledizione dei faraoni, il Triangolo delle Bermuda, i cerchi nel grano, ad enigmi forse meno conosciuti quali Kaspar Hauser, l’esplosione di Tunguska, Fulcanelli e il mistero alchemico, la cometa di Velikovsky, la combustione umana spontanea, Rudolf Hess, etc etc…
                    Rivivono in queste pagine gli interrogativi che ancora sfidano il nostro desiderio di conoscere e spiegare il mondo che ci circonda e quanto in esso accade.
                    Davvero interessante...Credo che gli darò un'occhiata
                    Forse quando rimarrà solo sale e terra e le stelle cadranno, ti sentirai a casa.

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                    • Sergio Toppi

                      Chi è Sergio Toppi?

                      Non è uno scrittore e nemmeno un poeta, non è noto per aver scritto libri, saggi o romanzi, ma attraverso la sua arte sa raccontare come pochi al mondo riescono a fare.

                      E' un fumettista. So che può sembrare un azzardo proporre una cosa simile in una sezione potenzialmente delegata ai libri, ma dato che non sono state specificate restrizioni a tal proposito, ecco il mio consiglio.

                      Sharaz-de

                      Liberamente ispirato alla raccolta de "Le mille e una notte", racconta della splendida Sharaz-de che per fermare l'ira di un re tradito, si offre volontaria per aiutarlo a trovare la serenità perduta, rischiando ogni mattina la decapitazione.
                      Sarà la sua arte nel raccontare storie fantastiche a salvarle la vita.

                      Toppi fa parlare i personaggi attraverso i canonici balloon, ma ancor di più sono le sue tavole inchiostrate a raccontare, mostrando immagini dalla forte espressività narrativa; l'intera pagina diventa la tela di un quadro, uno spazio dove l'autore non mostra solamente, ma fa vivere le proprie idee. Immagini non più "imprigionate" in sequenze o strette vignette, ma libere di muoversi e di esprimersi per l'intera pagina. Immagini da leggere.

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                      • Grazie, Hyde!

                        Grazie del tuo intervento, Hyde! E' molto interessante ed assolutamente adatto al topic!

                        Spero ne seguiranno altri.

                        Aspettiamo altri tuoi suggerimenti!

                        Saluti calorosi!

                        Francesco Tenni
                        Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

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                        • Li Po. Cenni biografici e breve poesia.

                          Inseriamo qualche cenno biografico inerente Li Po, il più grande poeta cinese d'epoca classica, unitamente ad un suo testo. Se la "cosa" non interessa il lettore, basta che il lettore stesso non la legga.

                          Li Po (701-762 d. C.), nato da una famiglia cinese che, esiliata, nel VII secolo, nell'odierno Turkestan, era rientrata nel Sichuan quando il poeta era ancora bambino. Da giovane, Li Po vagabondò per la Cina meridionale; nel
                          724 si trovava nello Shandong, dove faceva parte di un gruppo letterario che si era dato il nome di "Sei oziosi del boschetto di bambù". Solo nel 742 si recò nella capitale, Chang'an, dove fu introdotto nei circoli della corte da un dotto taoista. Entrato nelle grazie dell'Imperatore Xuanzong, ebbe un posto nell'Accademia Hanlin e l'incarico di scrivere poesie per le feste di corte; nel tempo libero (che non doveva esser poco), Li Po frequentava le bèttole ed indulgeva al suo debole per il vino assieme ad un gruppo di amici che si erano dati il nome di "Gli Otto Immortali della Coppa di Vino". Dopo soli tre anni, perduto per intrighi di corte il favore del sovrano, riprese la vita vagabonda e, coinvolto in una ribellione, conobbe la prigionia e l'esilio. Lasciata Chang'an, andò nello Shandong, dove studiò Taoismo, e, poi, a Nanchino. Amnistiato, tornò nel Nord; morì a Taiping, nell'Anhui, in casa di un amico calligrafo.
                          Considerato, in Occidente ed in patria, il più grande poeta cinese di tutti i tempi, ci ha lasciato un migliaio di poesie ed una sessantina di testi in prosa. Per la sua arte, Li Po si è meritato i titoli postumi di Li Tai Bai ("Li Bai il Sommo"), Xian Bei ("Pennello immortale") e Xian Cai ("Talento immortale"); per la sua fede taoista e la sua smodata passione per il vino, quello di Jiu Xian ("Immortale del vino").
                          L'attribuzione a Li Po dello ci è contestata, perchè l'aria di Pusa man si sarebbe diffusa, in Cina, soltanto dopo la morte del Poeta.


                          Li Po

                          Ricordo d'un addio in una taverna di Nanchino (Gushi - qiyanshi)

                          Con il vento entra nella taverna
                          un profumo di salici in fiore.
                          La bella di Wu che mesce il vino
                          mi chiama che assaggi.
                          Gli amici di Nanchino
                          son venuti a farmi compagnìa:
                          chi parte, chi resta,
                          ognuno vuota il bicchiere.
                          Prova a chiedere al Fiume
                          che scorre verso Oriente
                          se la tristezza degli addii
                          è più lunga o più breve del suo corso.
                          Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

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                          • Originariamente Scritto da Francesco Tenni Visualizza Messaggio
                            Li Po (701-762 d. C.), nato da una famiglia cinese che, esiliata, nel VII secolo, nell'odierno Turkestan, era rientrata nel Sichuan quando il poeta era ancora bambino. Da giovane, Li Po vagabondò per la Cina meridionale; nel
                            724 si trovava nello Shandong, dove faceva parte di un gruppo letterario che si era dato il nome di "Sei oziosi del boschetto di bambù".
                            Sti qua, notare bene, erano nientemeno che i decadentisti dell'Oriente.. ho letto in proposito "La via della bellezza" di Li Zehou, un decente saggio sulla storia dell'arte cinese (soprattutto poesia, pittura e calligrafia) che raccoglie un sacco di composizioni fin dai primordi della cultura orientale arrivando praticamente all'epoca attuale; lo consiglierei se non fosse incredibilmente difficile da leggere, non si capisce se a causa delle difficoltà della traduzione (che essendo fatta comunque da una notevole esperta di sinologia della nostra facoltà dovrebbe essere più piana) o proprio dell'inintellegibilità propria di un cinese che tenta di scrivere una storia senza averne nemmeno la nozione (che in Cina in effetti è pressoché sconosciuta).

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                            • Wang Wei ed i "Decadentisti" cinesi.

                              Grazie del tuo intervento, Empty!

                              Andrò a vedere di leggere il volume che hai consigliato. Deve essere interessante, nonostante le difficoltà "ermeneutiche". Domani, magari, se ho tempo, scrivo qualcosa su Wang Wei, il precursore (poetico, letterario e politico) del "Decadentismo" cinese.

                              Ti auguro un sereno proseguimento.

                              Saluti calorosi!

                              Francesco Tenni
                              Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

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                              • Wang Wei. Cenni biografici e poesia.

                                Come promesso, riportiamo alcuni cenni biografici, inerenti Wang Wei, il precurosore della scuola di poesia classica cinese, unitamente ad un suo breve testo poetico. Detto per Li Po, detto per Wang Wei. Se la cosa non vi interessa, non dovete fare altro che non leggerla.

                                Wang Wei (699-759 d. C.). Nacque a Qixian, nella prefettura di frontiera di Taiyuan, ma visse più a lungo nel Hedong, dove suo padre era magistrato. Nel 721 superò gli esami di "jinshih" e, nello stesso anno, fu nominato Assistente alla Sovrintendenza per la Musica, a Chang'an. Dopo alterne vicende, collegate con la ribellione di An Lushan, la sua carriera politica culminò con la carica di Vice-presidente dei Ministri.
                                Medico, calligrafo e pittore di talento (gli si attribuisce l'invenzione del paesaggio monocromo), fu uno dei personaggi più eminenti del suo tempo.
                                Le sue poesie, scritte, in gran parte, sotto forma di lettera a parenti ed amici, furono raccolte - dopo la sua morte - per ordine dell'Imperatore Daizong. Oltre alle poesie, tradotte, in Italia, in varie antologie, di lui si può leggere (nella versione italiana di Benedikter) la raccolta Poesie del fiume Wang (èdita da Einaudi, Torino, 1956).


                                Wang Wei

                                Accompagnando Yuan Er inviato ad Anxi (Qijue)

                                Weizheng: la pioggia del mattino
                                ha bagnato la polvere lieve
                                alla locanda, tra il verde,
                                i salici han nuovo colore
                                Ti consiglio di bere
                                un'altra coppa di vino:
                                a occidente del Passo Yang
                                non ci saranno più i vecchi amici.

                                Sentio, fugit hiems, Zephyrisque moventibus orbem / iam tepet Eurus aquis; sentio, fugit hiems.

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