Originariamente Scritto da Chibi Goku
A tratti insostenibbile...
Aspetta.
Recca no Hono (anzi, Flame of Recca, abbreviato FoR così faccio prima, o almeno, avrei fatto prima senza questa digressione) si basa sulle avventure di Recca, che appartiene alla classica stirpe cazzuta bla bla bla e ha in dotazione delle "fiamme".
Ad ognuna di quelle corrisponde in pratica un kanji (o almeno credo lo sia) sul suo braccio.
Quindi ogni volta che viene chiamato fuori un drago di fuoco si vede il suo simbolo.
Non penso siano onomatopee.
Recca no Hono (anzi, Flame of Recca, abbreviato FoR così faccio prima, o almeno, avrei fatto prima senza questa digressione) si basa sulle avventure di Recca, che appartiene alla classica stirpe cazzuta bla bla bla e ha in dotazione delle "fiamme".
Ad ognuna di quelle corrisponde in pratica un kanji (o almeno credo lo sia) sul suo braccio.
Quindi ogni volta che viene chiamato fuori un drago di fuoco si vede il suo simbolo.
Non penso siano onomatopee.
Alla faccia che nome lungo ha questo drago.
E comunque a prescindere ora da questo Recca, quasi ogni manga d'azione ha delle onomatopee difficilissime da riadattare.
DB stesso non è stato adattato benissimo da questo punto di vista.
Perchè è difficilissimo.
La scrittura jappo è molto grafica, è un disegno lei stessa in realtà.
Gli autori tendono ad amalgamare i kanji con il disegno per ovvie ragioni.
La scrittura occidentale non ha questa plasticità. Anche impegnandosi il risultato visivo è tutt'altro.
Detto questo modificare un'onomatopea è un lavoro della madonna che porta via 2 barche di tempo (ho provato ad adattare un capitolo di naruto, non ti dico quanto bestemmiavo quando c'erano scritte direttamente sulla tavolo od onomatopee da togliere).
Però se fatto bene è un lavoro che non rovina la tavola ed aiuta molto.
Poi c'è chi lo fa male (la playpress ad esempio ha la simpatica usanza di prendere l'onomatopea giapponese e creare a partire da quella dei termini leggibili in lingua occidentale, peccato non vogliano dire niente...) o chi non lo fa (d/visual ad esempio, ma anche altri editori minori)
Però se fatto bene è un lavoro che non rovina la tavola ed aiuta molto.
Poi c'è chi lo fa male (la playpress ad esempio ha la simpatica usanza di prendere l'onomatopea giapponese e creare a partire da quella dei termini leggibili in lingua occidentale, peccato non vogliano dire niente...) o chi non lo fa (d/visual ad esempio, ma anche altri editori minori)
Anche perchè l'autore -o chi per lui - è andato giù di pennino o pennello a fare queste scritte, e ci vorrebbe il santo cristo che si metta a riscriverle a mano in italiano adattandole agli spazi. Cosa tra l'altro per lo più impossibilie viste le diverse lunghezze e dimensioni.
C'è anche chi si chiede quale sia il limite tra adattamento e scempio, visto che certe volte diventa davvero difficile capire dove finisce il disegno e dove comincia l'onomatopea. (nella maggior parte dei casi a mio avviso anche l'onomatopea è parte del disegno, e modificarla è in sostanza come cambiare la testa di un personaggio)
Così c'è anche chi sarebbe dell'idea di lasciarli in pace lì dove sono questi onomatodisegni, e scrivere accanto la trad.
A mio avviso non c'è una vera soluzione. Comunque ti muovi fai un danno e una cosa buona.
Se adatti violenti la grafica della tavola originale, modificando sostanzialmente il lavoro originale a livello visivo, ma mantieni la completezza sonora della tavola. Se asterischi lì per lì non 'percepisci' i suoni che dovresti leggere, ma mantieni intatta la tavola.
La soluzione definitiva: adattare, e guardarsi pure l'originale.
Oppure imparare il giapponese.
Kabu.
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