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Anche la mia FanFiction

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    Con la lentezza di qualcuno che si è svegliato dopo un sonno lungo mille anni,
    18 aprì gli occhi.
    Era stato un sogno?
    Eppure le sensazioni che aveva provato erano …reali.
    Dopo tanto tempo, il suo petto aveva iniziato a riempirsi del calore di alcune emozioni.
    Emozioni come lo sconforto che stava provando in quel momento.

    Cosa voleva dire 6 con quelle parole?

    Il soffitto che stava fissando era bianco.
    Sentiva un piacevole tepore, e la morbidezza delle coperte che coprivano quasi tutto il suo corpo, eccezione fatta per le spalle e la sua testa.
    Per la prima volta si sentiva fiacca.
    Le sembrava quasi di esser tornata umana.

    Con lentezza cercò di sollevarsi,facendo perno sui gomiti.
    I suoi occhi di ghiaccio vagarono per qualche attimo nella stanza, per poi riconoscere una figura che stava seduta davanti al letto, ad occhi chiusi:
    Stava seduto su una sedia, e teneva la testa bassa e gli occhi chiusi, con le braccia conserte.
    Aveva i capelli neri, cortissimi, di appena pochi centimetri.
    Non capì subito di chi si trattava, finché lui non si svegliò di soprassalto.
    In quel momento lo riconobbe, non appena gli occhi gelidi di lei incontrarono quei due occhi oscuri come la notte.

    “ Numero 18?” mormorò lui avvicinandosi.
    La osservò un attimo, e poi sorrise.
    “Ti sei svegliata!!!Meno male…credevo che non ti svegliassi più!”

    18 rimase in silenzio un attimo, poi rispose.
    “Io ti conosco…sei il piccoletto…l’amico di Goku,giusto?!” borbottò a bassa voce
    “ In persona!” rispose lui, mettendosi una mano sulla nuca, e passandosela tra i capelli.
    “ Ti trovi alla Kame house. Ti ho trovata fuori di casa sotto la pioggia, poi sei crollata e ti ho portato qui in camera.” spiegò velocemente lui.
    Prima che 18 potesse dire altro, sentì la testa pesante, e si mise una mano sulla tempia.
    “ Uhm…credo tu abbia la febbre” accennò lui, per poi posarle uno straccio bagnato sulla fronte. “Prego, sdraiati.”

    18 non fiatò, ed obbedì.
    “ Come mai ho la febbre?” domandò, non capacitandosi del suo stato.
    “Non ne ho idea…a dire il vero…è strano per te che sei un androide,non ti pare?” mormorò lui, sedendosi a bordo del letto.
    “Comunque...mi stupirei se qualcuno non si ammalasse, con questo acquazzone!” disse, indicando la finestra.
    18 diede un’occhiata, e vide di sfuggita il mare ingrigito e una pioggia intensa cadere da delle nubi oscure.
    Ripensò senza motivo a quella volta dove gli disse “Ci vediamo.”
    Ironia della sorte, i suoi passi l’avevano condotto da lui…

    “Ehi, piccoletto…” borbottò lei a bassa voce.
    “ Non ti sei preoccupato nemmeno un poco nel raccogliere una come me?...In fondo, avrei potuto ucciderti…”
    Il ragazzo rimase in silenzio a guardarla per un po’, con uno sguardo indecifrabile.
    “Beh…se posso dire la verità…non penso tu abbia la forza di attaccarmi,no?
    E poi…non so se ne avresti il motivo. Ma se sbaglio, correggimi!” disse, per poi fare una risatina.
    18 sbuffò, senza rispondere.
    “ A dire il vero…avevo paura perché…” mormorò con tono enigmatico lui, chinando la testa e girando lo sguardo
    “ …Temevo di averti persa per sempre…”

    Questa frase fece voltare di scatto 18.
    Un flash improvviso di 6 si sovrappose alla figura seduta di lui.
    Per un attimo fu come sentire la frase venir pronunciata da entrambi allo stesso momento.

    Lui si voltò e notò lo sguardo confuso di 18.
    “ Scherzo, scherzo!!!” disse, per poi fare un'altra risata.
    “Comunque…forse è meglio se ti lascio riposare…” mormorò, come per cambiare discorso.
    18 si riprese e assunse un espressione decisa.

    “ Sì. Lasciami sola. Voglio dormire un po’.” disse con tono seccato.
    Il ragazzo annuì, e si alzò, diretto verso la porta.
    “ Va bene. Ti lascio dormire…ma se hai bisogno chiama…ok?” domandò, lanciandone un occhiata dubbiosa.
    18 emise un “Uhm” di assenso, e poi si voltò, coprendosi meglio.
    La porta venne chiusa, e lei rimase sola nella stanza.

    Forse per quella strana febbre, forse per altro, non sapeva bene cosa pensare.
    Ripensava a quel “sogno” con Roku.
    E a quello che aveva detto prima di andarsene.
    Con un sospiro, mormorò:
    “ Non riesco a capire…dove cerco questa persona di cui mi parlavi tanto…?”
    Così dicendo, chiuse gli occhi, e in breve tempo, si riaddormentò.
    Nolite te bastardes carborundorum

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    • bel capitolo complimenti
      sigpic
      DragonBall Power Line La mia Fanfiction

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      • Come ho fatto a nn accorgermi che avevi aggiornato proprio nn lo so.Beh splendido capitolo,stiamo per giungere alla conclusione di una fantastica storia.
        I embrace my desire
        to feel the rhythm, to feel connected
        enough to step aside and weep like a widow

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        • grandiosa, riesci atrasmettere le sensazioni in maniera impeccabile ed in più non è una fanfiction di 10 capitoli e svolta velocemente, è piena di dettagli ed è ben espressa con termini adeguati e perfettamente calzanti.
          aspetto la conclusione della tua opera d' arte con trepidazione... caspita mi sono messsa a pari in un giorno e adesso mi bruciano gli occhi!
          http://valenth.com/feed/218491
          sigpic

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          • bella ff continua così brava

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            • Originariamente Scritto da goten_ssj95 Visualizza Messaggio
              grandiosa, riesci atrasmettere le sensazioni in maniera impeccabile ed in più non è una fanfiction di 10 capitoli e svolta velocemente, è piena di dettagli ed è ben espressa con termini adeguati e perfettamente calzanti.
              aspetto la conclusione della tua opera d' arte con trepidazione...
              quoto ..............davvero molto molto brava
              sigpic
              Il mio primo video adesso rimodernato.... "braccio destro di Dante™"
              Ed ecco il secondo OSCAR DBA 2007/2008 :"Miglior critico di ff"
              Mia LongShot con Gogeta_89

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              • ho iniziato a leggerla, devo dire che sei molto brava complimenti, bellissima ff
                Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo…
                Che sia la libertà di volare o solo di sentirsi vivo…



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                • l'anima di roku rimasta attaccata a dei componenti meccanici, capitolo molto profondo! nons o più cosa dire per non ripetere che questa ff è fantastica
                  SE TI DICONO DI ALZARTI TU SIEDI E QUANDO SIEDONO TU ALZATI IN PIEDI, NON AVER FEDE SOLO IN QUELLO CHE VEDI, INSEGUI I SOGNI FINO A QUANDO LI CREDI VERI!- articolo31
                  http://img211.imageshack.us/img211/5...testripnv0.gif

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                  • GT! ma non aggiorni + ?

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                    • Originariamente Scritto da majinzssj Visualizza Messaggio
                      GT! ma non aggiorni + ?
                      Tra poco, tra poco...
                      Nolite te bastardes carborundorum

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                      • potete passare a commentare la mia?

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                        • oltre che essere OT,elemosinare commenti in giro mi sembra davvero una cosa...diciamo non intelligentissima.Se la tua fanfic è davvero bella prima o poi i commenti arriveranno.In caso contrario vuol dire che c'è qualcosa di sbagiato nella tua.

                          Tornando IT attendiamo tutti il nuovo episodio con impazienza GT!
                          I embrace my desire
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                          • Sperando che arrivino nuovi lettori, metto il nuovo capitolo XD

                            CAPITOLO 29 -CONFUSION

                            La pioggia continuava a cadere da più di due giorni.
                            Un’ innumerevole susseguirsi di gocce, che cadevano con tale frequenza e velocità da
                            formare un effetto ottico simile alle sbarre di una prigione.
                            Due occhi di vetro osservavano il paesaggio, attraverso la finestra.
                            18 aveva posato la fronte sul vetro, reggendosi a malapena in piedi, e stava osservando la pioggia cadere.

                            Non le piaceva stare tutto il giorno a dormire.
                            La sensazioni di debolezza e fiacchezza, invece, non le dispiacevano.
                            Per lo meno, ora come non mai, si sentiva debole come un umano.

                            I dati nel suo cervello spiegarono questo fatto curioso: l’acqua era penetrata nei suoi componenti interni, rovinandoli.
                            Per questo aveva questa specie di “febbre”.
                            “ Ci vorrà circa una settimana, prima che il mio sistema di auto-riparazione faccia il suo lavoro…” pensò 18, sospirando sul vetro, rendendolo opaco.
                            “Però non voglio star qui a fare nulla…non lo sopporto!”

                            Riposando aveva ragionato su quello che era successo.
                            La visione di 6 le diceva di cercare la persona che l’avrebbe resa felice…
                            ma di quanto si sarebbe potuta fidare, considerando che a dirlo era stato solo un ricordo dotato di coscienza, ora svanito nel nulla?
                            E poi…davvero tra tutti gli uomini che aveva promesso di odiare per sempre,
                            sarebbe mai esistito uno così?

                            In quel momento la porta della stanza si aprì, e il piccoletto entrò lentamente.
                            “Numero 18!” esclamò, avvicinandosi.
                            “ Non sei nelle condizioni giuste per stare in piedi…”

                            18 si voltò a guardarlo.

                            Si ricordava benissimo di quando il figlio di Son Goku aveva ingenuamente detto ad alta voce di aver scoperto i sentimenti del ragazzo.
                            E si ricordava altrettanto bene la sua reazione da perfetto idiota.
                            Era gentile con lei, e innamorato…l’idiota.
                            Ne era consapevole, lei, ma si capiva benissimo comunque.

                            “Tuttavia”- pensò lei – “tu non sei molto diverso dagli altri uomini…
                            chi mi dice che questa gentilezza non abbia un secondo fine?”

                            “O forse sei così ingenuo da non capire che quel bacio che ti diedi era solo una beffa?”
                            La ragazza tornò a fissare la finestra.
                            Non aveva voglia di discutere. In fondo, le premure che riceveva non le dispiacevano…
                            Era un ottima idea, approfittarsene.

                            Il ragazzo rimase in silenzio un attimo, poi coprì le spalle di 18 con una coperta.
                            18 si voltò e lo guardò corrucciata.
                            Il piccoletto sussultò.
                            “Non dovresti prendere freddo…” mormorò.
                            “Non ho bisogno di con…” iniziò 18, per poi venir bloccata da un forte colpo di tosse.
                            La tosse degenerò in un tossire cronico, che le stava quasi levando il fiato.
                            Il ragazzo la coprì per bene, nonostante il suo rifiuto iniziale, e le batté una mano sulla schiena, cercando di farla riprendere.

                            18 riprese fiato, e lo guardò di nuovo.
                            In quella situazione, la sua debolezza momentanea non le faceva affatto piacere.
                            Non era molto diversa da una comune umana, e la cosa era molto seccante, essendo abituata alla sua immensa forza.

                            “ E va bene…” borbottò a voce bassa.

                            Lui sorrise e la aiutò a coricarsi. Poi le chiese se avesse fame.
                            18 non seppe che rispondere: non aveva mai mangiato da quando era diventata un androide, nè aveva mai sentito la fame.
                            Però provava un curioso desiderio di assaggiare una qualsiasi fonte di nutrimento, a prescindere dal fatto che non ne avesse bisogno.

                            “Sì…un po’… ” rispose con aria vaga.
                            “Perfetto! Torno in un secondo!!!” rispose lui, correndo fuori dalla stanza, e tornando con del cibo fumante.

                            Tenendo il piatto sopra un panno che copriva l’avambraccio, le porse il cucchiaio.
                            18 raccolse una cucchiaiata del cibo, ma prima che lo avesse portato alla bocca, la forza delle dita mancò, facendo cadere la posata.
                            “Uhm…” mugugnò lui “ va bene...se non ti dispiace, ti imbocco io, ok?”
                            18 assunse un espressione indefinibile.
                            “M…ma sei matto??! Non serve!!!”
                            “Apri la boccuccia….aaaaaaaaahmm!!!!” ridacchiò lui, imboccandola come una bambina piccola.
                            La ragazza rimase per un poco corrucciata,ma poi mormorò qualcosa come
                            “…ha un buon sapore, tutto sommato…”
                            “Ti ringrazio.” gongolò lui con un sorriso a trentadue denti.

                            Ancora non capisco il perché di questa gentilezza – pensò 18.
                            Sapeva che provava qualcosa per lei, seppur non avendone la certezza matematica.
                            Poi rivolse il suo pensiero a cosa avrebbe fatto poi, una volta guarita.
                            La prima cosa a cui pensò fu quella di partire per una meta ignota.

                            -Per ora- pensò non troppo seriamente – meglio godersi questo servizio…se non altro lo trovo molto carino come gesto.



                            * * * * * * * * * * *


                            Era già passata circa una settimana da quando 18 era stata “ricoverata” in quella casa.

                            Come previsto, si era ripresa molto velocemente.
                            Ora si sentiva piena di energia, ma allo stesso tempo ancora più vuota…
                            ora che avrebbe fatto?
                            La pioggia aveva smesso da un po’.
                            Ora le gocce di pioggia cadevano dalle palme, luccicando alla luce di un sole per metà nascosto dalle ultime nuvole grigiastre.
                            18 era scesa nel soggiorno, e ci aveva trovato il piccoletto e il suo anziano maestro.

                            “ Me ne vado…” aveva detto in fretta.

                            La frase aveva avuto un effetto inspiegabile sul ragazzo, che assunse un espressione indecifrabile, avvicinandosi.
                            “Perché?” domandò a testa bassa.
                            18 non aveva voglia di paroloni, quindi si avviò verso la porta molto lentamente.
                            “ Grazie mille per l’ospitalità…addio.” borbottò.
                            “Ma dove andrai??!” domandò il vecchio, con aria sorpresa.

                            Già…dove andrò?- pensò, fissando il vuoto.

                            Una parte di lei desiderava nel modo più assoluto andarsene, pur non sapendo dove, e nemmeno il perché.
                            Mentre una parte di lei, si sentiva strana…quasi dispiaciuta.
                            “Non è affar tuo…” sbottò lei, seccata dal dover ragionare.
                            Fece quindi per varcare la soglia, quando una voce la fermò:

                            “Vieni a vivere qui con noi!!!!”

                            18 si voltò, e vide il ragazzo che la fissava con un volto inespressivo.
                            Le venne quasi un brivido lungo la schiena, ormai abituata com’era a vederlo sempre sorridente.

                            “Come?” domandò, fingendo di non aver capito.
                            “Non…non hai nessun posto dove andare, no?” iniziò lui.
                            “…Puoi vivere qui…nessuno ti disturberà!!!E… io mi prenderò cura di te!!!”

                            L’androide rimase in silenzio, a fissarlo.
                            Rifletté sulla proposta che le era stata fatta, e non ci trovò nulla di negativo.
                            Quindi si avvicinò al piccoletto, per poi passargli davanti senza degnarlo di uno sguardo.

                            “ E va bene…” rispose, senza voltarsi.
                            “ La tua proposta mi sembra gentile…però ti dico chiaro e conciso che non ho bisogno di te…”
                            Così dicendo,se ne andò dalla stanza chiudendo la porta rumorosamente.

                            “ Ha accettato…” mormorò la voce del vecchio, dietro la porta.
                            La voce del ragazzo parve fioca. “Sì…” mormorò non molto vivacemente.
                            18 fissò la porta per un attimo, poi sbuffò, tornando di sopra.

                            La sua vita non era cambiata, grossomodo.
                            Anche se se ne fosse andata, di certo non avrebbe avuto un posto in cui stare, ne dove andare.
                            Era lo stesso per lei.
                            Anzi, forse la proposta del ragazzo era un pochino meglio…per lo meno, non sarebbe stata più sola, a parlare con se stessa soltanto…
                            Last edited by GT!; 25 May 2007, 16:34.
                            Nolite te bastardes carborundorum

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                              Il sole sorse. Ancora.
                              18 lo rimase a fissare dalla finestra, con la mente vuota.
                              Uno scenario simile, ormai, l’aveva visto molte e molte volte.
                              Quanto tempo era passato da allora?

                              6 mesi?
                              7 mesi?

                              Non importava molto. I giorni le parevano tutti uguali.
                              Quella ormai era la sua casa.
                              Viveva da tempo con quelle due persone, così ospitali da averla accolta come una figlia.
                              La camera dove passava la notte era divenuta sua soltanto: il piccoletto gliela aveva ceduta, sempre sorridendo, affermando di avere una stanza per se.
                              Non di rado 18 durante la notte passava ore e ore a girarsi e rigirarsi tra le coperte…
                              Vuota. Si sentiva completamente vuota. Ancora.

                              Un dolore al petto la tormentava ogni tanto.
                              Le mancava 17, ormai disperso in chissà quale parte del mondo.
                              Ogni giorno, più o meno, lo viveva uguale: lei e il piccoletto si scambiavano qualche amichevole saluto, ma nulla di più. Ogni tanto parlavano, certo, ma lei finiva per rimanere in silenzio la maggior parte delle volte.
                              Aveva come l’impressione di piacere anche al maestro di lui: non di rado sentiva dei commenti ben poco signorili fatti a bassa voce, provenienti dal vecchio.

                              Davvero lei era così desiderata?
                              Qualsiasi persona che aveva incontrato fin’ora, era rimasta colpita, o invaghita di lei.

                              Perché?

                              Lui invece, non commentava mai, a differenza del vecchio. Spesse volte la fissava,osservava bene i suoi movimenti, come se cercasse di carpire qualcosa.
                              E questa era la cosa che forse le dava più fastidio di tutte.

                              La gentilezza che le riservava era piacevole, sì, ma anche estremamente irritante:
                              ogni suo sguardo, ogni suo gesto, o parola, lasciava trasparire anche troppo chiaramente quello che provava.
                              Ma mai, mai, si era dichiarato di persona.
                              Eppure era già un anno che lo conosceva.

                              --- Anche se di lui non m’importa niente--- pensò schiettamente
                              --- mi chiedo sempre che secondo fine abbia, la sua stomachevole gentilezza---
                              Era pur sempre un maschio.
                              Un esponente della razza che odiava. Di certo queste premure nascondevano un desiderio nascosto. Ne era sicura.
                              Scendendo per le scale, si mise in ascolto presso la porta che conduceva al soggiorno.
                              Come spesso aveva sentito, Lui e il vecchio stavano parlando.

                              “ Ormai è un anno che la conosci, vero?” chiese il maestro.
                              Il ragazzo sospirò e rispose di sì.
                              “ Penso che abbia capito quello che provi…” continuò l’anziano
                              “ Perché non glielo dici?”
                              Ci fu un breve periodo di silenzio.
                              18 rimase impassibile dietro la porta, ascoltando attentamente.
                              Perché ascoltava, se non gliene importava nulla?
                              “ Io… non lo so!” mormorò Lui, con un tono che pareva imbarazzato.
                              “ Che vigliacco che sei!” ribatté il vecchio, non troppo seriamente.

                              In quel momento, 18 decise di aprire la porta.
                              I due si voltarono con aria indecifrabile.
                              “C…ciao 18!!!” mormorò il piccoletto, accennando ad un sorriso.
                              Lei li salutò entrambi, e passò senza degnarli di uno sguardo.
                              Quindi uscì all’aperto, sempre tendendo per bene l’orecchio.
                              “ Certo che è bellissima…” commentò l’anziano, chiaramente alludendo a lei.
                              “ …mi meraviglio di te…come fai a resistere?Eppure ci vivi assieme!!!”
                              Il ragazzo non rispose. Ci fu ancora silenzio.

                              Ad un certo punto, il vecchio batté il bastone sul pavimento, e bofonchiò.
                              “E va bene…stai a sentire. Io parto per alcuni giorni, diciamo che mi prendo una vacanza…
                              così starete voi due soli soletti!!!” disse, per poi ridacchiare.
                              “C…che cosa???!” balbettò lui.

                              In quel momento, il vecchio uscì di casa, e si voltò verso 18.
                              L’androide rimase in silenzio, rivolgendo lo sguardo altrove.
                              “ Ti saluto 18…ho deciso di andare in vacanza. Mi raccomando, fate i bravi…”
                              bofonchiò con un filo di malizia.

                              18 si morse il labbro senza farsi vedere.
                              L’odio che covava in petto stava lentamente riprendendo forza.
                              Il vecchio non aggiunse altro, e chiamò la sua tartaruga, per poi salirle sul dorso e partire verso il largo.
                              In breve sparì all’orizzonte.

                              Maledetti.
                              Maledetti uomini – pensò 18.
                              Cosa avevano in mente?
                              L’androide tornò in casa a passo rapido.
                              “Levati!!!” ordinò 18, spintonando il piccoletto, stizzita.
                              “18?” fece lui, confuso.
                              La donna non rispose, e sbatté la porta con forza.
                              “C…che le è preso???!” si domandò il ragazzo.

                              18 si gettò a peso morto sul letto, atterrando a faccia in giù.
                              Cominciò a pensare a quello che aveva sentito, rabbiosa.
                              Se l’aspettava,che prima o poi sarebbe successo.
                              Quel vecchio non le era mai piaciuto, e ora aveva in mente qualcosa.

                              “ Maledetti…qualsiasi cosa vogliate da me, non l’avrete mai!!” urlò, soffocando la voce in uno dei cuscini posti sul bordo del letto.

                              La ragazza rimase con il volto sprofondato nel cuscino per un po’, poi si mise una mano sulla tempia, sbollendo la rabbia.
                              “Ma di che mi preoccupo?” sì domandò.
                              “Da quando sono qui, mi preoccupo sempre per cose idiote…che problemi che mi faccio…” bofonchiò.
                              Così dicendo, si mise a sedere, posò sul suo grembo il cuscino, e prese un libro per leggere.
                              Era da un po’ che aveva iniziato a leggere.
                              Non che la cosa avesse per lei molta importanza, ma… era interessante leggere tra le righe certi concetti a volte ridicoli degli umani, compatirli, o riflettere su essi.
                              Ad esempio, le veniva da ridere, ricordando una cosa che aveva letto tempo
                              prima: era un articolo di una rivista di gossip, dove una lettrice domandava ad una certa dottoressa se il suo uomo l’amasse veramente.

                              “Che assurdità” mormorò lei.
                              “L’amore non esiste…poveretta, mi fa quasi pena” pensò in cuor suo.

                              Le passarono in mente i pochi ricordi che aveva, tra cui alcuni con numero 6.
                              Ora che ci pensava…aveva mai provato amore per lui?
                              L’amore che trovava descritto nei libri e recitato in certi film alla tv pareva un sentimento incredibile, che riempiva di gioia, al punto di far piangere sia l’attore che lo spettatore.
                              Lei, invece, quando stava con numero 6, aveva spesso dell’amaro in bocca…
                              Inoltre, quando guardava certe cose, non riceveva alcuna emozione.
                              I ragionamenti contorti di 18 vennero interrotti dal rumore di un pugno battuto sulla sua porta.
                              La voce del piccoletto iniziò a parlare in tono preoccupato dietro la soglia
                              “18…sicura di star bene?”
                              La reazione di 18 fu stizzosa, poiché odiava essere interrotta.
                              “Che vuoi!!!” urlò contro la porta, lanciando il libro per terra.
                              “Mi…mi sembravi strana…” rispose lui, balbettando
                              “Volevo accertarmi che tu stessi bene!”

                              ---Se sto bene?--- si domandò 18.
                              La sua mente in quel momento pensò al piccoletto, senza motivo alcuno.
                              Una inspiegabile sensazione di nausea la avvolse.

                              “Certo che sto bene!!!Non ho bisogno del tuo aiuto!” rispose lei con aria seccata.
                              Da dietro la porta non si udì la risposta, fino a circa un minuto dopo.
                              “C…capisco…” mormorò flebilmente lui.
                              18 udì dei passi allontanarsi, e capì da questo che il rompiscatole se ne era andato.
                              La nausea sparì dopo un poco, e 18 sbuffò di nuovo.
                              “ E ora che diavolo mi prende…?”

                              * * * * * * * * * * * *
                              Nolite te bastardes carborundorum

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                              • Erano passate alcune ore da quando 18 era tornata in camera.
                                La luce del sole se ne era andata già da un pezzo, e ora le stelle brillavano in cielo.
                                18 decise di scendere di sotto, si stava annoiando.

                                Era confusa…
                                ogni tanto le veniva da pensare al piccoletto. Più che altro, ai suoi modi di fare, al modo in cui la osservava o le parlava, e le espressioni che faceva in base a ciò che gli si diceva.
                                E più ci pensava, più provava una sensazione di fastidio.
                                Se non gli importava nulla di lui, allora perché questo…?

                                Sorprendentemente, trovò la porta che dava in soggiorno semi-aperta.
                                Era tutto buio, salvo per una piccola luce che illuminava qualcosa.
                                18 si avvicinò silenziosamente.
                                Il piccoletto era seduto su una sedia, e teneva la testa nascosta tra le braccia conserte sul tavolo. Solo i capelli rimanevano ben visibili, ed erano tutti arruffati.
                                Non distante da lui vi erano in un piatto i resti di una cena frugale,poggiati vicino ad una piccola lampada da tavolo.
                                Dava un’aria triste, ma al contempo, aveva qualcosa di grazioso.

                                “Che tipo…addormentarsi qui…” pensò 18, arrivandogli appresso.
                                Sorprendentemente, non appena 18 fece per toccargli una spalla, il ragazzo girò la testa, osservandola con l’occhio che non era coperto dagli avambracci.
                                “Ah, 18…sei qui…” mormorò a voce bassa, per poi sciogliere la sua posa e sistemarsi i capelli come meglio poteva.
                                La ragazza non disse nulla, e continuò ad osservarlo.
                                Anche se non lo pensava seriamente, le venne quasi da mormorare “che carino”.

                                Lui intanto si sfregò gli occhi, stranamente arrossati.
                                “Scusami, ho cenato senza di te…” mormorò con tono insolitamente fiacco
                                “Non avevo fame.” rispose semplicemente lei.
                                “Inoltre…non so se lo sai, ma io non ho necessariamente bisogno di cibo.”
                                “Ah.” fece lui, abbassando lo sguardo.

                                Quella sera, c’era un qualcosa di strano in lui, o forse era solo un impressione di 18…
                                Solitamente era abituata a vederlo sorridente, dalla risata facile, e aveva degli occhi splendenti.
                                Invece, quella che aveva davanti, pareva quasi un'altra persona: non vi era il minimo sorriso sulla sua bocca, il suo tono di voce era oppresso,stanco.

                                “Sarà perché si è appena svegliato…” pensò lei, non troppo seriamente.
                                “Scusami,18…non sono di buon umore…” mormorò, guardando da tutta altra parte.
                                “Ah, uno come te può esser di cattivo umore?” disse lei cinicamente, non pensando che l’avrebbe ferito.
                                Ai suoi occhi, di solito, pareva quasi un buffone, una persona mai capace di esser seria.

                                Ed era strano vedere un “buffone” triste,no?
                                Lui non rispose, però la guardò di striscio atterrito.
                                In quel momento, in lei tornò di nuovo quella sensazione sgradevole, che le fece fare una smorfia indefinibile.
                                Odiava in assoluto sentirsi così, specie perché non sapeva il motivo per cui succedeva.

                                Il ragazzo si alzò in piedi.
                                18 rimase a fissarlo per un poco, poi si sedette al suo posto.
                                “ Certo che senza il vecchietto, la casa sembra vuota…” bofonchiò fissando il vuoto.
                                Il ragazzo mugugnò come per dire sì.
                                18 pensò quindi di parlare con lui.

                                “ Ho sentito quello che vi siete detti…” mormorò.
                                Questa frase ebbe l’effetto sperato: Lui spalancò gli occhi, e si voltò di scatto, sorpreso.
                                “C…ci hai sentito??!” balbettò, imbarazzato.
                                “Non sono tipa da non prestare ascolto a certe cose…” rispose lei, gelida.
                                Voleva a tutti i costi scoprire cosa frullava nella mente a quel tizio.
                                “…devi scusarlo…” cominciò lui.
                                “Il…il maestro delle volte dice cosa senza pensarci, e…”
                                “Stai zitto!” ribatté improvvisamente 18, facendolo sussultare.
                                “Non me ne frega nulla di te e il tuo maestro…” mormorò, alzandosi improvvisamente.
                                Il piccoletto fissò 18 con aria indecifrabile, indietreggiando.
                                18 inaspettatamente si avvicinò.
                                “Devi spiegarmi una cosa…”
                                “C…che cosa???!” domandò lui.

                                “Ancora non capisco il motivo per cui ogni volta che vedo o penso a te, mi sento da schifo…spiegamelo un po’ tu, dai!!!”
                                “C-come?!” fece lui, confuso.

                                Un silenzio innaturale scese sulla stanza.
                                La ragazza non gli staccò gli occhi di dosso.
                                Era stanca.
                                Stufa di venir coccolata senza apparente motivo.
                                Voleva sentirselo dire in faccia, cosa gli passava per la mente…
                                a prescindere dal fatto che fosse stato con le buone, o con le cattive.
                                Nolite te bastardes carborundorum

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