Eres si morse il labbro infreriore, pensando freneticamente ad una risposta. Lanciò un altro preoccupato sguardo al corpo di Goku. - Fai un'eccezione per questa volta, Morte - disse, quasi supplicandolo. -E' stato sufficientemente punito. E comunque -continuò, notando il disaccordo dell'interlocutore - non ci metterei molto a toglierti di mezzo, nel caso tu non collaborassi -.
Morte era esterrefatto. Voleva dire che...- Hai trovato la formula?-.
Sul volto di Eres si distese un enigmatico sorrisetto. - Non abbiamo esperimentato a fondo tutti i suoi poteri, ma ti assicuro che quel poco che ne so usare potrebbe porre fine alla tua esistenza-.
Per la prima volta Morte si trovò in difficoltà; aveva perduto quel tono strafottente, sostituitosi da un tremolio nella voce. Meglio trattare, pensò. Al fine di difendere una vita, Eres era disposto ad ucciderlo. - Noto che questo soggetto desta un grande interesse. Vuoi farlo membro dei ribelli, non è così?-.
-Suvvia, Morte. Non dovrebbe importarti nulla di tutto ciò. Pensa piuttosto a servire Celine. -.
Morte si limitò a ghignare. aveva vinto lui. - Facciamo finta che non sia accaduto nulla. Tu prenditi il Saiyan, ed io non ne faccio parola con la Padrona. -.
- Oh, no. Ti sbagli.- lo interruppe l'altro. - A Celine dirai di averlo eliminato e mangiato i suoi resti. Ma ricorda- fece minaccioso -. Un passo falso e sono guai per te. Chiaro? Spero di essermi adeguatamente spiegato.-.
Vide l'assassino indietreggiare. - Chiaro.- disse Morte. - Però lascia che controlli la vita rimasta al Saiyan. -.
Eres acconsentì e lasciò che estraesse un orologio da tasca, legato ad una lunga catena di ossa.
Morte fissò a lungo il quadrante. Qualcosa non quadrava. - Non mi segna i giorni ti vita che gli sono rimasti. - osservò, balbettante.
Quando alzò la testa per guardare Eres, lo vide sorridere soddisfatto.
Come mai sull'orologio non compariva nulla? Cosa stavano a significare quelle lancette immobili?
Gohan, arrivato a casa della madre ormai da ore, fissava stupito Chichi che trafficava per la casa con Martin in braccio. Lo aveva lavato, vestito e profumato, ed ora non riusciva a metterlo giù. A sorprenderlo più di tutto questo era la dolcezza infinita con cui la madre trattava il piccolo riccioluto. Dopo il ringiovanimento, la donna sembrava avere ritrovato la voglia di prendersi cura di qualcuno.
- Ecco, Martin. Ti presento Gohan, il tuo fratellone.-. Chichi diede un buffetto al bimbo che annuì, sorridendo. - Ti piace, vero? Lo sapevo! - esclamò entusiasta. - Diventerai un grande uomo come lui, ne sono sicura-.
Dall'altro canto, il grande uomo da ammirare iniziava a perdere la pazienza. Ogniqualvolta che cercava di fare parola sull'accaduto, la madre lo zittiva, ripetendogli che era impegnata ad abituare il nuovo arrivato nell'ambiente.
Pan gli aveva raccontato il pomeriggio che aveva avuto con la nonna. Lui non riusciva però a spiegarsi il motivo dall'elevato incremento di potenza della madre, non previsto dalla macchina, che invece puntava al ringiovanimento fisico e psicologico dell'individuo. Con Chichi era successo tutto altro. Percepiva da lei un'eccezionale aura, ma dentro di lui qualcosa gli diceva che le sorprese non erano ancora finite.
Posò gli occhi sulla figlia Pan che, dopo aver vissuto l'episodio di poche ore prima, era rimasta ampiamente sbalordita. Non avrebbe mai previsto che Chichi fosse capace di così tanto.
Ora, quando Chichi svolazzava col suo bimbo per la casa, le veniva automatico spalancare quasi esageratamente la bocca. Si disse che col tempo si sarebbe abituata alla nonna che si librava in aria e picchiava così duro. Con un sospiro profondo, Pan accennò con la testa a suo padre. E lui, mordendosi un labbro, si imponeva di stare calmo. Eccitata com'era, Chichi, una volta interrotta, avrebbe potuto scaricare su di lui tutta la sua rabbia e magari ricordarsi del pomeriggio di shopping perduto.
- Mamma...-azzardò allungando un braccio verso di lei. - Dobbiamo parlare...-.
- Non vendi che sono impegnata? - latrò Chichi. - Su, piccolino, andiamo a fare la nanna. -.
Gohan scattò in piedi, furibondo. Era insopportabile il modo in cui la donna prendeva alla leggera la situazione. Ma non poteva biasimarla, dopotutto: qualsiasi persona, una volta ricevute straordinarie capacità, avrebbe voluto godersi quel magico momento senza troppi rompiscatole di torno. Quello non era però il momento di pensarci; acchiappò Martin, volò su per le scale e lo mise nel suo letto. Per nulla spaventato da quella furia, il bambino stampò allegramente un bacio al fratellone, il quale, sentendosi addosso le morbidi labbra del cucciolo, si intenerì un attimo, prima di spegnere velocemente la luce e augurargli la buonanotte, scendendo in salotto.
L'uomo prese delicatamente la madre per le braccia e la fece accomodare, il viso contratto in un'espressione seria. Lei evitò di ribattere e rimase a fissare il figlio negli occhi. Mentre lui si schiariva la voce, anche la figlia si sedette per ascoltare. - Mamma, sono contento che tu adesso ti senta bene, ringiovanita e allegra come una volta...ma devi sapere che tutto questo la macchina non lo prevedeva questo...Si tratta di un errore, capisci? -.
Chichi non sembrò darci molto peso. - Spiegami un po' come è successo - sospirò. I suoi occhi però, sembravano tutt'altro che rattristati.
- Be...questo vorrei saperlo pure io...Dunque: la macchina era stata progettata dalla moglie per Trunks, che è diventato molto pigro e, insomma, ha perso le sue doti combattive. Ma lui si è rifiutato di usarla, quindi abbiamo sostituito qualcosa per adattarlo a te. Probabilmente c'è stato un errore nella sostituzione dei filtri contenti le vostre caratteristiche; così tu hai acquisito tu le sue potenzialità. -.
Chichi rise, compiaciuta. - E qual è il problema allora? Non vedo niente di male... Potrei darvi una mano se qualche alienuncolo disturbasse. Poi è l'ora che la gente mi rispetti più del dovuto, sai. Mi batterò per i bambini di strada...come il piccolo Martin. Dovevi vederlo, poverino e..-.
- Aspetta, mamma. Io non voglio che tu ti metta nei guai, papà non me lo perdonerebbe mai, capisci?-.
Udita quella parola, Chichi abbassò lo sguardo. Ora cosa le importava di Goku? Di quel moccioso lì, che l'aveva preferita al drago. Bimbo immaturo, stupido. La sua donna per lui, cosa contava? Pensò tutto questo stringendo le labbra, per non esplodere...di rabbia, per non urlare al mondo le sue sofferenze. Sofferenze passate, si disse, doveva voltare pagina. Una vita nuova, un corpo nuovo, mente fresca, cuore lucido. Sorrise, un sorriso strano, quasi diabolico. Non riconosceva più quello scimmione come marito che amava una volta... - Non importa, Gohan, non preoccuparti troppo. E' tutto a posto, va bene? Comunque...oramai è successo, non puoi tornare indietro, sbaglio?-.
-No- ammise il figlio - volevo ricordarti di essere cauta. -.
- Ma quello è il mio secondo nome! - esplose la madre, ridendo.
Abbracciò il figlio, ne respirò il profumo. La maggiore consolazione che aveva erano appunto i suoi figli...era orgogliosa di loro. A pensarci bene, Goten le mancava un po'. Chissà cosa stava combinando.
Rimasero un minuto in silenzio, e riuscirono a sentire che qualcuno bussava alla porta incessantemente.
- Vado io - esclamò allegramente Chichi, avviandosi a passo di danza verso la porta. - Chi sarà mai, la la la...-.
Dopo un attimo la sentirono urlare. -Aaaaaaaah! Goten, oddio! Che è successo?-. La voce della donna era disperata, e le nipotine davvero spaventate.
- Coraggio, forza! Lavorare!-.
Taba latrava senza stancarsi mai, rosso in volto. Camminava per il corridoi del laboratorio, il passo svelto, quasi impaziente. Stult lo seguiva a poca distanza, incantando anche lui gli scienziati. Era estremamente importante, il loro lavoro rappresentava l'arma vincente della Regina, un solo errore, un esperimento non riuscito bastava per mandarla in bestia. Solo la mente astuta di Celine era capace di elaborare stratagemmi del genere...anche se secondo il figlio non era necessario prendere tante precauzioni. L'universo intero era ai piedi della Saiyan...ormai mancava poco. Che la Regina considerasse ancora una minaccia l'altro figlio e quel Kakaroth?
ce l'ho miracolosamente fatta. voglio delle critiche, suu!
Morte era esterrefatto. Voleva dire che...- Hai trovato la formula?-.
Sul volto di Eres si distese un enigmatico sorrisetto. - Non abbiamo esperimentato a fondo tutti i suoi poteri, ma ti assicuro che quel poco che ne so usare potrebbe porre fine alla tua esistenza-.
Per la prima volta Morte si trovò in difficoltà; aveva perduto quel tono strafottente, sostituitosi da un tremolio nella voce. Meglio trattare, pensò. Al fine di difendere una vita, Eres era disposto ad ucciderlo. - Noto che questo soggetto desta un grande interesse. Vuoi farlo membro dei ribelli, non è così?-.
-Suvvia, Morte. Non dovrebbe importarti nulla di tutto ciò. Pensa piuttosto a servire Celine. -.
Morte si limitò a ghignare. aveva vinto lui. - Facciamo finta che non sia accaduto nulla. Tu prenditi il Saiyan, ed io non ne faccio parola con la Padrona. -.
- Oh, no. Ti sbagli.- lo interruppe l'altro. - A Celine dirai di averlo eliminato e mangiato i suoi resti. Ma ricorda- fece minaccioso -. Un passo falso e sono guai per te. Chiaro? Spero di essermi adeguatamente spiegato.-.
Vide l'assassino indietreggiare. - Chiaro.- disse Morte. - Però lascia che controlli la vita rimasta al Saiyan. -.
Eres acconsentì e lasciò che estraesse un orologio da tasca, legato ad una lunga catena di ossa.
Morte fissò a lungo il quadrante. Qualcosa non quadrava. - Non mi segna i giorni ti vita che gli sono rimasti. - osservò, balbettante.
Quando alzò la testa per guardare Eres, lo vide sorridere soddisfatto.
Come mai sull'orologio non compariva nulla? Cosa stavano a significare quelle lancette immobili?
Gohan, arrivato a casa della madre ormai da ore, fissava stupito Chichi che trafficava per la casa con Martin in braccio. Lo aveva lavato, vestito e profumato, ed ora non riusciva a metterlo giù. A sorprenderlo più di tutto questo era la dolcezza infinita con cui la madre trattava il piccolo riccioluto. Dopo il ringiovanimento, la donna sembrava avere ritrovato la voglia di prendersi cura di qualcuno.
- Ecco, Martin. Ti presento Gohan, il tuo fratellone.-. Chichi diede un buffetto al bimbo che annuì, sorridendo. - Ti piace, vero? Lo sapevo! - esclamò entusiasta. - Diventerai un grande uomo come lui, ne sono sicura-.
Dall'altro canto, il grande uomo da ammirare iniziava a perdere la pazienza. Ogniqualvolta che cercava di fare parola sull'accaduto, la madre lo zittiva, ripetendogli che era impegnata ad abituare il nuovo arrivato nell'ambiente.
Pan gli aveva raccontato il pomeriggio che aveva avuto con la nonna. Lui non riusciva però a spiegarsi il motivo dall'elevato incremento di potenza della madre, non previsto dalla macchina, che invece puntava al ringiovanimento fisico e psicologico dell'individuo. Con Chichi era successo tutto altro. Percepiva da lei un'eccezionale aura, ma dentro di lui qualcosa gli diceva che le sorprese non erano ancora finite.
Posò gli occhi sulla figlia Pan che, dopo aver vissuto l'episodio di poche ore prima, era rimasta ampiamente sbalordita. Non avrebbe mai previsto che Chichi fosse capace di così tanto.
Ora, quando Chichi svolazzava col suo bimbo per la casa, le veniva automatico spalancare quasi esageratamente la bocca. Si disse che col tempo si sarebbe abituata alla nonna che si librava in aria e picchiava così duro. Con un sospiro profondo, Pan accennò con la testa a suo padre. E lui, mordendosi un labbro, si imponeva di stare calmo. Eccitata com'era, Chichi, una volta interrotta, avrebbe potuto scaricare su di lui tutta la sua rabbia e magari ricordarsi del pomeriggio di shopping perduto.
- Mamma...-azzardò allungando un braccio verso di lei. - Dobbiamo parlare...-.
- Non vendi che sono impegnata? - latrò Chichi. - Su, piccolino, andiamo a fare la nanna. -.
Gohan scattò in piedi, furibondo. Era insopportabile il modo in cui la donna prendeva alla leggera la situazione. Ma non poteva biasimarla, dopotutto: qualsiasi persona, una volta ricevute straordinarie capacità, avrebbe voluto godersi quel magico momento senza troppi rompiscatole di torno. Quello non era però il momento di pensarci; acchiappò Martin, volò su per le scale e lo mise nel suo letto. Per nulla spaventato da quella furia, il bambino stampò allegramente un bacio al fratellone, il quale, sentendosi addosso le morbidi labbra del cucciolo, si intenerì un attimo, prima di spegnere velocemente la luce e augurargli la buonanotte, scendendo in salotto.
L'uomo prese delicatamente la madre per le braccia e la fece accomodare, il viso contratto in un'espressione seria. Lei evitò di ribattere e rimase a fissare il figlio negli occhi. Mentre lui si schiariva la voce, anche la figlia si sedette per ascoltare. - Mamma, sono contento che tu adesso ti senta bene, ringiovanita e allegra come una volta...ma devi sapere che tutto questo la macchina non lo prevedeva questo...Si tratta di un errore, capisci? -.
Chichi non sembrò darci molto peso. - Spiegami un po' come è successo - sospirò. I suoi occhi però, sembravano tutt'altro che rattristati.
- Be...questo vorrei saperlo pure io...Dunque: la macchina era stata progettata dalla moglie per Trunks, che è diventato molto pigro e, insomma, ha perso le sue doti combattive. Ma lui si è rifiutato di usarla, quindi abbiamo sostituito qualcosa per adattarlo a te. Probabilmente c'è stato un errore nella sostituzione dei filtri contenti le vostre caratteristiche; così tu hai acquisito tu le sue potenzialità. -.
Chichi rise, compiaciuta. - E qual è il problema allora? Non vedo niente di male... Potrei darvi una mano se qualche alienuncolo disturbasse. Poi è l'ora che la gente mi rispetti più del dovuto, sai. Mi batterò per i bambini di strada...come il piccolo Martin. Dovevi vederlo, poverino e..-.
- Aspetta, mamma. Io non voglio che tu ti metta nei guai, papà non me lo perdonerebbe mai, capisci?-.
Udita quella parola, Chichi abbassò lo sguardo. Ora cosa le importava di Goku? Di quel moccioso lì, che l'aveva preferita al drago. Bimbo immaturo, stupido. La sua donna per lui, cosa contava? Pensò tutto questo stringendo le labbra, per non esplodere...di rabbia, per non urlare al mondo le sue sofferenze. Sofferenze passate, si disse, doveva voltare pagina. Una vita nuova, un corpo nuovo, mente fresca, cuore lucido. Sorrise, un sorriso strano, quasi diabolico. Non riconosceva più quello scimmione come marito che amava una volta... - Non importa, Gohan, non preoccuparti troppo. E' tutto a posto, va bene? Comunque...oramai è successo, non puoi tornare indietro, sbaglio?-.
-No- ammise il figlio - volevo ricordarti di essere cauta. -.
- Ma quello è il mio secondo nome! - esplose la madre, ridendo.
Abbracciò il figlio, ne respirò il profumo. La maggiore consolazione che aveva erano appunto i suoi figli...era orgogliosa di loro. A pensarci bene, Goten le mancava un po'. Chissà cosa stava combinando.
Rimasero un minuto in silenzio, e riuscirono a sentire che qualcuno bussava alla porta incessantemente.
- Vado io - esclamò allegramente Chichi, avviandosi a passo di danza verso la porta. - Chi sarà mai, la la la...-.
Dopo un attimo la sentirono urlare. -Aaaaaaaah! Goten, oddio! Che è successo?-. La voce della donna era disperata, e le nipotine davvero spaventate.
- Coraggio, forza! Lavorare!-.
Taba latrava senza stancarsi mai, rosso in volto. Camminava per il corridoi del laboratorio, il passo svelto, quasi impaziente. Stult lo seguiva a poca distanza, incantando anche lui gli scienziati. Era estremamente importante, il loro lavoro rappresentava l'arma vincente della Regina, un solo errore, un esperimento non riuscito bastava per mandarla in bestia. Solo la mente astuta di Celine era capace di elaborare stratagemmi del genere...anche se secondo il figlio non era necessario prendere tante precauzioni. L'universo intero era ai piedi della Saiyan...ormai mancava poco. Che la Regina considerasse ancora una minaccia l'altro figlio e quel Kakaroth?
ce l'ho miracolosamente fatta. voglio delle critiche, suu!
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